Sensazioni
"Siete sicuri?"
"Maestà, questa volta sembra più grave della precedente. Il Re ha bisogno di massime cure."
Una mano morbida contro la sua guancia. "Allora io resterò al suo fianco, sempre. Non mi separerò da lui. Fate e dite quel che volete ma io e lui saremo sempre insieme."
Sotto le coperte Jon era avvolto da un caldo abbraccio. Era soffice e gli faceva venire sonno. Le coperte erano soffici, il cuscino era soffice, quella mano era soffice. Si stava così bene lì sotto... Oltre la rosea membrana delle palpebre chiuse le voci si fondevano le une alle altre, si raggrumavano e scintillavano vivide come stelle. Che strano mondo, quello della febbre. Un'altra mano si posò su di lui. Non era morbida, ma grossa e ruvida e con essa vennero anche le gocce. Gocce di... di cosa? Latte? Jon non riconobbe il liquido. Le mani, le voci e il calore presto scomparvero, inghiottite da un buio profondo.
Per prima venne Dany. Dany nella Sala del Trono innevata e incenerita, così come era stata quel fatidico giorno. Stava ammirando il Trono di Spade in tutta la sua aguzza gloria, le lame luccicanti ai raggi del sole. Si voltò verso di lui, ma non lo accolse con un sorriso. Al posto dei suoi occhi vi erano due bulbi oculari vuoti e sanguinanti. Lacrime di sangue sgorgavano dai quei buchi. Erano buchi profondi, scavati nella carne. Il sangue ruscellava lungo le sue guance candide, passava le sue labbra e gocciolava sul mento.
Erano le lacrime del tradimento, Jon lo sapeva, del suo tradimento. In una frazione di secondo Dany gli fu vicina, quelle due devastazioni in bella mostra. Sembravano due pozzi senza fine, che dal rosso vivo della carne passavano al nero della putrefazione.
"Oh Jon..." La voce di Dany era poco più che un sussurro. "... perché mi hai tradito?"
Il pugnale entrò in lui con immediata velocità. Gli perforò gli organi e giunse al cuore, riaprendo quella vecchia cicatrice. Venne un altro colpo, netto, preciso, quasi come se fosse partito dalle mani di un sicario professionista. Lo colpì sulla spalla, lasciandogli un sorriso vermiglio. Jon cadde sulle ginocchia. Dinanzi a lui, Dany rideva. I suoi fili di sangue avevano proseguito il loro ricamo ed erano scesi fino ai piedi. Due perfette, simmetriche e macabre linee rosse.
Dany gli donò il colpo di grazia e Jon ormai non chiedeva altro. Perché lei... p-perché?
La lama del pugnale si fece strada nella sua gola fino a raggiungere l'osso e allora, solo allora, Jon Snow urlò.
Si svegliò con un urlo soffocato dai colpi di tosse. Qualcosa gli occludeva la gola, qualcosa di grumoso e che non era facile da rigettare. Ne sputò un pezzo e ne sentì il sapore acre sulle labbra. Sangue.
Il mondo intorno a lui era indefinito, come se una nebbia si fosse posata su tutto. Ombre sfocate si agitavano intorno a lui, danzavano e parlottavano intorno a puntini luminosi. Jon non era in grado di capire cosa stessero dicendo, non era neanche in grado di dire se fosse giorno o notte. La testa gli martellava senza pietà e, quando il lezzo nauseante di erbe affiorò alle sue narici, il sangue tornò ad affacciarsi sulle sue labbra. Accanto a lui vi era un corpo caldo. Caldo e morbido e vestito, sì, era così. Era la sua Daenerys. Lo stava scaldando con il proprio corpo.
"Il mio Bimbo è forte..." Il suo fiato si scontrò con le sue orecchie. "La Mamma sa che è così, pensa ai nostri figli, ai nostri meravigliosi figli, devi guarire per loro."
Guarire? Non chiedeva altro agli Dei. Avrebbe stretto Dany ancora, avrebbe fatto l'amore con lei di nuovo ogni sera, avrebbe ancora letto a Rhaella una favola della buonanotte, avrebbe ancora giocato con Aemon al cavaliere. E Daeron e Alysanne, ancora così piccoli... i suoi bambini avevano bisogno di un padre, Dany di qualcuno che la difendesse...
Tossì. Alcune di quelle ombre rarefatte si avvicinarono a lui, gli aprirono la bocca e lo costrinsero a masticare erbe amare. La sua gola era ancora un incendio e non riuscì a deglutire. Un bacio di Dany lo aiutò a farlo. Ma così come le sue parti corporee superiori, anche quelle inferiori erano estremamente deboli. La sua vescica irruppe e si ritrovò con i pantaloni e il materasso bagnati.
Poi, dopo Dany, venne Lady Lyanna. Bellissima, immersa nei petali di rose blu e con un sorriso smagliante in viso, Lyanna gli tese la mano. Lo voleva con sé, sua madre lo voleva con sé. Sua madre... Jon non ci pensò due volte e l'afferrò. Si ritrovò bambino, un bambino dai ribelli riccioli scuri e con grandi occhi grigi. Lyanna lo fece volteggiare, la risata di lei riecheggiò nell'aria di primavera.
Quando il giro fu terminato Jon l'abbracciò. Non aveva desiderato altro per tutta la vita: abbracciare sua madre, sentire il suo profumo, le sue carezze. Ed ora era lì, sua madre era lì con lui. Lo baciò sulla guancia. Un'aureola di luce illuminò i suoi boccoli castani, e il viso armonioso di Lady Lyanna si allontanò.
No! Dove stava andando?! Adesso l'aveva finalmente ritrovata! La chiamò: "Mamma! Dove vai? Non lasciarmi solo ancora! Mamma! MAMMA!".
Pianse, ma non arrivò nessuna risposta.
Almeno non da Lady Lyanna. D'improvviso, Jon si ritrovò a Grande Inverno, nello studio di Maestro Luwin. L'anziano sapiente aveva appena finito di dare lezioni a lui, Robb e Theon e Jon aveva appena promesso di raggiungere Robb nei giardini per una sfida con gli spadini di legno.
"Dove pensi di andare Snow?" Eccolo lì, sull'uscita verso il cortile interno, Theon Greyjoy. Cinque anni più grande di lui, da poco protetto di Lord Eddard e un energumeno in confronto a quello scricciolo di bambino che era Jon. Un sorrisetto beffardo appariva sulle sue labbra. Sorrideva sempre, Theon Greyjoy.
"Lasciami in pace Theon, non ho tempo da perdere." Jon cercò di deviare e di uscire. Theon l'aveva preso di mira dal primo momento in cui l'aveva visto perché detestava i bastardi. E Jon era un bastardo, uno Snow. Con una spintarella, Theon gli fece cadere sul terreno le sue pergamene.
"Ops! Che sbadato!"
Incurante delle sue parole, Jon si chinò per raccogliere il suo materiale da lezione. Quella mattina avevano studiato l'intero lignaggio dei Targaryen e lui l'aveva ricopiato per intero sulle pergamene. Pergamene nuove e ottenute da pecore giovani, aveva detto Maestri Luwin, occorre trattarle con la massima cura. E così Jon aveva avuto intenzione di fare, beh, fino ad adesso.
"Ma illuminami Snow..." La voce di Theon era graffiante, la prima adolescenza stava arrivando. "Perché mai un bastardo avrebbe bisogno di un'istruzione? Non sono forse una razza ignobile? La feccia della società? Lo dicono tutti."
Le pergamene non avevano subito danni, menomale. Jon si rialzò con l'intenzione di andarsene e lasciare Theon ai suoi ragionamenti idioti, ma una stretta particolarmente forte di lui sul suo braccio glielo impedì. "Lasciami Theon!"
"Fammi vedere cos'hai qui Snow!" Theon gli strappò una pergamena dalle mani.
"Ehi no lasciala! Quella è mia!" Ma Theon la prese comunque.
"Ho detto di lasciarla bastardo. Dunque, dunque... oh! Aegon il Conquistatore! Il primo dei pazzi Targaryen!"
"Non era pazzo!" Rispose Jon arrabbiato. "Era un gran re!"
Theon rise. "Certo! E tu sei un legittimo! I Targaryen erano pazzi, tutti quanti, e tutti i bastardi sono delle merde fatte persone. Come te."
Questo era troppo. Jon depose le altre mappe sul terreno e preparò i suoi pugni. Ma Theon si dimostrò più veloce. Lo colpì allo stomaco. Jon ricadde all'indietro e solo allora si accorse della presenza di altri bambini. I figli della servitù, tutti più grandi di lui. Uno di essi gli sferrò un colpo alla schiena. Jon si ritrovò a pancia in giù sul pavimento gelido. Venne un altro colpo, un altro e poi un altro ancora. Piedi sulla testa, sulle gambe e sullo stomaco. E le risate, quelle risate malvagie...
"Bastardo!" Gridavano. "Bastardo!"
"Chi è tua madre Snow?" Domandò Theon. "Una puttana?"
No! Sua madre era la donna più bella e brava dell'intero reame! Jon alzò la testa per rispondere ma la punta di uno stivale lo fece ritornare sul terreno. Sangue sgorgò dal punto in cui era stato colpito. Si coprì il volto con le mani ma gli altri bambini continuarono, malvagi, irritanti.
"La neve!" Sentì Theon esclamare. "Facciamogli vedere la sua cara neve! Ti piace l'idea Snow?"
No, a Jon Snow non gli piaceva affatto. Due ragazzini lo afferrarono di peso e lo trascinarono nel cortile. La notte precedente una nevicata estiva aveva imbiancato tutto e adesso cumuli di neve fresca se ne stavano di guardia ai lati del cortile. Lo gettarono proprio in uno di essi, ma non si accontentarono di questo. Theon si avvicinò a Jon, gli artigliò il mento e gli ficcò della neve nel palato. Era gelida.
"Bastardo." Sibilò Theon prima di andarsene con gli altri, un guizzo beffardo negli occhi.
A Jon veniva voglia di piangere. Non aveva chiesto lui di nascere bastardo, non aveva chiesto lui che tutto il mondo gli si accanisse contro. Perché doveva solo ricevere insulti?! Si girò e, in una bifora, incrociò il tagliente e azzurro sguardo di Lady Catelyn. La sua matrigna era silenziosa eppure, Jon glielo leggeva negli occhi, stava internamente gioendo di quello che gli era capitato. Era felice. Al bastardo ciò che gli spetta.
La neve nella bocca di Jon non era solo gelida adesso, ma anche salata.
Come le lacrime.
"MAMMA!"
"Eddard, Jon Snow non può partecipare al banchetto questa sera, i nostri ospiti si sentirebbero offesi nell'avere accanto un bastardo!"
"MAMMA? MAMMA DOVE SEI?"
"E ora la mia guardia ha inizio."
"MAMMA! MAMMA PERCHÉ MI HAI LASCIATO SOLO?"
"Il tuo nome è Aegon Targaryen..."
"MAMMA! MAMMA TI VOGLIO!"
"Tu sei la mia regina, ora e sempre."
"MAMMA!"
"Tu sei mia e io sono tuo, da questo giorno fino alla fine dei miei giorni."
Voci. Ombre. Ricordi dimenticati e ricordi ancora impressi nella memoria. Mani ondeggianti davanti ai suoi occhi, cucchiai e medicine dal sapore orrendo. E il profumo di Dany, della sua Dany...
"Vostra Grazia, la temperatura del Re ha bisogno di abbassarsi! La febbre lo sta divorando!"
"Ma il freddo gli dà fastidio e io non voglio che abbia fastidio."
"È per il suo bene credetemi! Ha bisogno di panni freddi su tutto il corpo."
Freddo? No, non il freddo... Un sospiro rassegnato. "E va bene allora, ma non appena ciò gli provoca dolore, esigo che il trattamento sia interrotto."
Il calore delle coperte gli venne strappato via di colpo. Jon lo cercò a tastoni con la mano, ma non lo trovò. Il gelo lo azzannò con il suo morso letale e sommato ad esso vennero le pezze gelide. Rabbrividì.
"Scusami." La dolce voce di Dany. "Se vuoi che io smetta non devi fare altro che dirmelo."
Non poteva, il sangue gli bloccava l'uscita anche di una sola sillaba, e non voleva. Se questo l'avrebbe aiutato a guarire e a ritornare dai suoi cari era ben contento di subirlo.
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