Sacro momento
Sognò meraviglie. Jaehaerys era un infante al suo seno, rubicondo, perfetto e con gli occhi e i capelli di Jon. Rhaella e Aemon si rincorrevano per la radura dell'albero di limoni, le loro risate volavano fino al cielo e nelle loro mani impugnavano spade di legno. I gemellini erano con Jon nella loro accogliente casetta dalla porta rossa. E lì dentro il fuoco nel camino era accesso e una pentola di zuppa cuoceva sulle fiamme, diffondendo un odore delizioso. Daenerys trovò Jon al piano superiore e rise con gioia quando vide lui e i gemelli nel bel mezzo di un'indigestione di cioccolato. Anche il suo amato rise e anche i suoi bambini. Era tutto bellissimo. Era tutto perfetto. La sua famiglia era felice e al sicuro e i draghi volavano nel cielo mentre Spettro sonnecchiava di fronte al camino. Era una vita pacifica, lontana da guerre e intrighi.
Si svegliò con ancora la boccuccia di Jae attorno al suo capezzolo, la pelle del suo piccolo khalakka sfregante contro la sua. Ed era una pelle morbida come la buccia di una pesca. E Jae profumava d'estate, di talco e di limoni. Ancora navigante nelle acque quiete del sonno, Dany cercò con la mano il suo bambino ma non lo trovò. Il suo seno era gonfio ma nessun neonato vi traeva nutrimento, il suo capezzolo era turgido e roseo, non rosso come le ciliegie. Dany se lo pizzicò con la punta delle dita pur di risentire quella sensazione. Un calcetto giunse a interromperla e allora lei si passò la mano sul grembo, salutando Jaehaerys con un sorriso.
Anche Jon Snow le sorrise, il trionfo lucente dell'alba contro i suoi capelli arruffati. "Sei bellissima."
Come ogni mattina. "Anche tu amore mio. Vado matta per i tuoi capelli."
Jon le si avvicinò e le baciò la punta di un seno, percorrendo poi la liscia superficie dell'aureola con la punta della lingua. Dany fremette di eccitazione e non riuscì a trattenersi dal prendere il suo capo fra le mani. Entrambi erano nudi. Entrambi desideravano scappare dalla giornata fitta di impegni che li aspettava aldilà di quella porta di legno d'acero. Ma Roccia del Drago attendeva loro e così emissari, nobili e ambasciatori dell'Est e dell'Ovest. Gli Imperatori di Nuova Valyria non avrebbero mancato per nulla al mondo alla loro incoronazione. Dai seni, Jon scese sul suo ventre rigonfio. Lo baciò con delicatezza, come se contenesse una perla preziosa.
"Ciao Jaehaerys." La sua voce, alle orecchie di Dany, suonò morbida come il velluto. "Sono il tuo papà. È comodo lì dentro vero? Bene, vedi di starci comodo per tutta la giornata di oggi. È un giorno importante mio piccolo khalakka, la mamma e il papà saliranno di grado..."
""Jon!" La faceva ridere ed emozionare ad un tempo stesso, come ci riusciva?
Lui continuò, incurante del colpetto scherzoso che giunse sul suo orecchio. I suoi capelli ricadevano sul ventre di Dany, solleticandole la pelle. "E ti do un avviso per quando uscirai, da uomo a uomo: nella nursery, quella su cui devi sempre fare affidamento è Alysanne. È la più tranquilla, anche se a volte un po' intrepida. Rhaella vorrà condurti subito in qualche avventura strampalata e Aemon la seguirà a ruota. Ma tu devi rimanere buono buono con Aly e Dada. Ti istruiranno nella nobile arte del ciucciare le dita e mordere le gambe del tavolo con i dentini da latte, in quello Daeron è un maestro."
Dany non riuscì più a trattenersi e rise sonoramente. "Nostra figlia non si imbatte in avventure strampalate amore mio."
Quale scintilla di puro amore in quegli occhi grigi. "Conosco qualche stalliere che non ne sarebbe così convinto. Ti ricordi quando ha tentato di montare in sella a quello stallone imbizzarrito e per poco non volava dritta fino alla collina di Rhaenys? Tentare di cavalcare a tre anni è assai audace ma in seguito quei poveri ragazzi delle stalle hanno dovuto sorbirsi un cavallo scatenato per mezza luna! Non voleva più rimanere fermo dopo quella cavalcata!"
"Nostra figlia ha preso proprio dal suo papà. È testarda come te, se non di più."
"Disse Daenerys Targaryen, Madre dei Draghi e regina delle testone. Quando ti metti in testa qualcosa è più facile scalare la Barriera in pieno inverno che farti cambiare idea."
Con le mani a coppa, Dany incorniciò il viso del suo sposo. "È per questo che siamo fatti l'uno per l'altra mio piccolo draghetto di neve, per questo e per altri innumeri motivi." Scostò le lenzuola dal suo corpo e accolse l'aria fresca del mattino. "Ma adesso non è proprio il momento di stare qui a poltrire. Abbiamo un'incoronazione alla quale presenziare ed esigo che tu ti vesta subito."
La Sala del Trono di Roccia del Drago era talmente gremita che al suo interno si soffocava. Letteralmente. Centinaia di corpi stretti gli uni agli altri come pesci nel barile di un pescatore, fiati che condensavano e, se a ciò ci si aggiungeva pure l'estenuante caldo estivo, si poteva liberamente affermare che la Sala era più calda di una fucina. Bollente. Torrida. Per far fronte a cascate copiose di sudore e a spiacevoli macchie su abiti che erano stati commissionati settimane prima, molti tra i nobili ospiti avevano iniziato a tamponarsi la fronte con fazzoletti imbevuti di profumo. E così lavanda, gelsomino e rosa andarono presero ben presto il posto di un tanfo nauseante. Non che quello non avesse smesso di aleggiare nell'aria naturalmente.
Sulla volta di pietra vulcanica, scolpita anni e anni prima da architetti valyriani e intrisa di chissà quali incantesimi, il drago rosso su sfondo nero dei Targaryen aveva proliferato, sfornando cuccioli che si fronteggiavano su una schiera infinita di vessilli pendenti. Un lungo tappeto rosso conduceva direttamente al trono, quel trono dal quale Aegon il Drago aveva scrutato Westeros per anni prima di approdarvi e unificarla con fuoco e sangue. Chissà cosa avrebbe detto al sapere che i suoi discendenti era andati anche oltre, portando sotto il dominio di Casa Targaryen anche quelle terre che un tempo avevano ospitato l'Impero di Valyria. Chissà quale sorprendente espressione avrebbe sfoggiato il Conquistatore alla notizia della rinascita di Valyria.
Ma qui non si parlava del primo Aegon, le cui ossa erano ormai neri granelli di cenere nelle viscere di Approdo del Re. Al portone d'ingresso uno squillare di trombe da parte di due araldi indossanti giustacuori scarlatti e spille a testa di drago a tener ferme le loro cappe di tenebra annunciò l'ingresso dei sovrani. E allora centinaia di teste e di occhi si volsero in una sola direzione.
"Le Loro Grazie Imperiali, l'Imperatrice Daenerys della nobile Casa Targaryen e l'Imperatore Aegon delle nobili Case Targaryen e Stark!"
Entrarono solenni, sfolgoranti, due divinità scese dai cieli e venute a mischiarsi con i comuni mortali al seguito di due paggetti che dispersero petali di rose lungo tutto il tappeto. Rose blu, non mancarono di notare molti, della medesima sfumatura del cielo e del ghiaccio. I due giovani avanzavano allo stesso passo, austeri, stupendi, unici. Entrambi portavano un lungo mantello sulle spalle. Entrambi l'avevano di seta rossa ricamato con fili d'oro puro, bordato di pelliccia d'ermellino e con squame di drago sul collo che poi si disperdevano e assumevano colorazioni dorate. Ed ad entrambi, infine, due gruppi di paggi sosteneva l'ampio mantello. Lei era bellissima, più incantevole di una dea. Il suo corpetto nero come la notte era intessuto con rubini scintillanti, rossi come lava, di cui il più grosso le ricadeva perfettamente in mezzo si seni.La sua gonna alternava strisce d'un nero profondo ad altre rosse e su ognuna di esse spiccava una pioggia di rubini simili a lapilli incandescenti. I capelli dell'Imperatrice poi, erano sublimi. Una treccia intrecciata con cura e nella quale si perdeva un filo d'oro adornato con altrettanti minuscoli rubini. Una squisitezza.
Dell'Imperatore si sarebbe potuto dire altrettanto. Era un azzurro delicato a dominare sul suo abito. Una raffinata giubba agghindata con un singolo, grosso e pendente zaffiro sulla gorgiera e con intrecci di filo d'argento puro si combinava alla perfezione con un paio di pantaloni dello stesso colore, quell'azzurro lieve che sovrasta i cieli e le nubi e annuncia la prima neve. Infine, un paio di stivali neri ma dalle fibbie in argento e con incastonati due microscopici zaffiri, completava il tutto. Se Daenerys era il Fuoco, molti osservarono che Aegon era il Ghiaccio.
A braccetto, i sovrani giunsero sulla pedana e una volta arrivati si inginocchiarono al cospetto dell'Alto Septon. Sette oli cosparse sulle loro fronti, uno a testa. Uno per il Padre, uno per la Madre, uno per la Vecchia, uno per la Fanciulla, uno per il Fabbro, uno per il Guerriero e infine uno per lo Sconosciuto. Ad ogni unzione invocò la divinità sulla coppia, affinché li sommergesse di benedizioni. I principini erano lì in prima fila, tutti e quattro. Erano dei batuffoli di gioia nei loro abitini identici, rossi e neri, come lo stemma della loro Casata. Nelle menti di molti riaffiorarono le celebrazioni che alla nascita di ognuno di loro erano seguite, i vini distribuiti gratuitamente per le città e le donazioni reali agli edifici più indigenti di Approdo del Re. E le volte in cui il Re aveva sollevato il nascituro o i nascituri dall'alto della Collina di Aegon, ricevendo in risposta un grido lieto e benedetto.
Gli oli si erano conclusi, ma non la cerimonia. Per unire Occidente e Oriente, bisognava anche unire i loro credi, o almeno far sì che convivessero in pace. Per questo era presente anche una sacerdotessa rossa. Facendo avvicinare i due sovrani al braciere poco distante, sussurrò qualche parola in Alto Valyriano e poi accarezzò le fronti dei due. Pochi compresero che aveva pregato il Signore della Luce di preservare per anni, in salute e nella buona sorte i suoi eletti. Ora era giunto il momento della vera incoronazione. La prima testa su cui fu posata la pesante corona fu quella di Aegon. Era ricca, adornata con gemme risplendenti, un cerchio d'oro sormontato da una cupola d'oro e avvolto da una striscia di raso rosso. Elencando tutti i suoi titoli, l'Alto Septon lo incoronò. La Corona di Daenerys era una cupoletta interamente decorata di diamanti e di rubini e con un diamante ancor più grande sulla sommità. Anche tutti i suoi titoli furono elencanti e anche lei fu incoronata.
E allora un solo grido risuonò nella Sala, prima per bocca dell'Alto Septon e della sacerdotessa rossa, poi per bocca di tutti:
"Lunga vita all'Imperatore e all'Imperatrice di Nuova Valyria! Lunga Vita al Drago!"
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