Ruscelli e calde fonti

Le carpe si muovevano agili nella fontana con le loro squame infuocate. Il loro arancione spiccava vivido sullo scuro sfondo di pietra e, se qualcuno lasciava ricadere nell'acqua qualche briciola di pane, tutto quel brillante colore si radunava in un unico punto, dando così l'impressione che un fuoco si fosse miracolosamente acceso sott'acqua. Rhaella Targaryen, Principessa di Roccia del Drago, compì proprio quest'azione. Allungando sul bordo della fontana una paffuta manina carica di briciole e molliche, la aprì fulminea e così una pioggia di pane cadde sulla liscia superficie dell'acqua. Rhaella emise gridolini eccitati quando le carpe si incontrarono per contendersi il lauto pasto. 

Daenerys sorrise alla vista della sua bambina così felice e le donò un tenero bacio sul suo nero e riccioluto capo. La sua piccolina si meravigliava per qualunque cosa, che fosse una foglia danzante nel vento o un gigantesco cavaliere in acciaio bollito. Adorava i draghi, i lupi, i topolini, il cioccolato, le conchiglie e la mussola. Rimaneva a volte incantata ad osservare gli allenamenti del suo papà e la luce lì che baciava le lame delle spade. Ma le piacevano anche i capelli della sua mamma e rideva divertita quando tentava di sciogliere le trecce delle intricate capigliature di Daenerys o intrecciava le manine nelle sue collane.

Rhaella era una bambina di sole e di amore, un draghetto birichino, il loro primo sogno di primavera.

"Uccellino!" La voce della sua principessa riportò Dany alla realtà e subito la piccola corse all'interno del parco degli Dei di Delta delle Acque. Aemon si accinse immediatamente a starle dietro, come sempre del resto. Silenzioso e meditabondo, per quanto un bambino di un anno e mezzo potesse esserlo, il più giovane dei due principi Targaryen seguiva la sorella ovunque lei andasse. Caratterialmente Aemon era lo specchio di Jon, anche se ogni tanto qualche sgarbo monello se lo concedeva. Presto avrebbe scelto il suo drago, proprio come il resto della famiglia.

E parlando di Jon Snow, un dolce bacio sulla guancia svegliò Dany dalla sua trance. Si girò e due dardi grigi si piantarono nel suo cuore. Oh, quanto amava quegli occhi... "I nostri pargoletti sono vivaci oggi, mia regina."

Mia regina. Queste due parole racchiudevano un amore sconfinato e ogni volte che fuoriuscivano dalle labbra di Jon un brivido di desiderio percorreva la spina dorsale di Daenerys. Quelle due parole segnavano la sua realizzazione. Fin da quando era una ragazzina che si ritirava intimidita nell'ombra del fratello, tutto quello che aveva voluto era stata una casa, una casa vera, e una vita in pace. Una vita lontano dai fiumi di sangue delle battaglie e dal cozzare di armatura contro armatura, di spada contro spada. E nonostante tutto ciò avesse deciso di entrare impetuosamente nella sua vita, quel sogno in Dany non era mai morto. Nel profondo del suo cuore, lì dove le maledette lame del Trono di Spade non erano mai riuscite a farsi strada, quel sogno aveva continuato ad essere covato.

Un sogno di amore, di braccia forti e calde che la tenessero al sicuro in una casa dalla porta rossa e di un albero di limoni appena fuori dalla finestra. Un sogno di un figlio vivo nel ventre, una fiammella di vita che lei e il suo amato avevano acceso e che nessuno sarebbe mai stato in grado di spegnere. Un sogno di terre verdi e feconde come il grembo di una vergine, contornato da rose blu che spuntavano da muraglie di ghiaccio e che riempivano l'aria con la loro fragranza. Per anni Dany non aveva chiesto altro dalla vita, solo una casa e un amore, ma la vita aveva continuato a dirle di no e a scuotere la testa, una dea capricciosa che gioca con gli uomini come se fossero burattini. Ma poi, un giorno, la vita aveva improvvisamente cambiato opinione e le aveva messo sul proprio cammino Jon Snow. Jon Snow che l'aveva amata nonostante tutto e che l'aveva salvata. Salvata dal vero e unico antagonista della storia: il Trono di Spade.

Certe notti Dany lo sognava ancora. Un demone di ferro dagli artigli contorti e acuminati che recava ai suoi piedi un insanguinato cammino. Dei teschi pallidi circondavano quel Trono come una macabra ghirlanda, memento di tutti coloro che invano avevano cercato di conquistarlo. E, senza che nessuna bocca si muovesse, senza che nessun essere fosse presente nella desolata sala, una risata scaturiva dalle appuntite lame. Era una risata beffarda, di scherno. Il Trono si faceva gioco di tutti, specialmente di coloro che per lui avevano versato sangue. Perché alla fine l'unico vero vincitore era sempre e comunque rimasto lui, un qualcosa di nemmeno umano, un qualcosa che non poteva neanche muoversi. Un qualcosa per cui un continente intero si era ucciso dall'interno senza fermarsi a pensare un attimo che, nonostante fosse fatta di spade e la corona veniva da essa donata, rimaneva sempre e solo una sedia.

E, per di più, una sedia molto scomoda. Gli uomini si abbarbicano su castelli d'aria e di simboli ricamati per cercare di mantenere il potere quando non si rendono conto che il loro vero e unico nemico è il potere stesso. Un arma a doppio taglio.

"Già, mio re, oggi sono proprio vivaci." Rispose Daenerys stringendo la mano che Jon le offriva. "Ed è meglio che andiamo a controllarli. Non vorrei che si fossero cacciati in qualche guaio come qualcuno che conosco fa molto spesso."

Jon rivolse scherzosamente gli occhi al cielo. "Non so proprio di chi tu stia parlando..."

Risero e mano nella mano si avviarono verso il parco degli Dei di Delta delle Acque. Salici, lecci,sequoie, cinguettii di uccelli e scrosciare di fonti li accolsero. Il sole rendeva la vegetazione scintillante come uno smeraldo e i giunchi delle sponde si agitavano lievi alla brezza pomeridiana. Il gracidare di una rana risuonò nella radura e una libellula svolazzò davanti a Dany. Erano arrivati nelle Terre dei Fiumi tre giorni orsono, dopo altri due passati su una galea che era salpata da Pyke. Lord Edmure Tully li aveva accolti con garbo e cortesia, dichiarandosi onorato di poter ospitare i suoi sovrani nelle sue terre. In compagnia sua e della sua scorta, Jon e Dany aveva percorso la distanza che li separava da Delta delle Acque e, come era stato negli altri Regni, anche qui si erano fermati in locande e in residenze di Lord minori, avevano sostato presso contadini e piccoli villaggi, ascoltando attenti ciò che il loro popolo diceva loro. Lungo la strada avevano ammirato campi di grano dorato, frutteti e mulini, mentre paesani sudati e abbronzati li salutavano agitando le mani e gli attrezzi da lavoro.

"Mamma!"Aemon si dimostrò felice non appena la vide, i suoi capelli argentati brillavano al sole. Erano diventati lunghi fino alle spalle, rilevò Daenerys, forse avrebbero dovuto tagliarli presto. 

Il suo piccolo draghetto era seduto sul terreno vicino all'albero del cuore, una possente pianta intagliata nel legno-ferro e con un'espressione più minacciosa che triste. Eppure Aemon non sembrava esserne spaventato, tutt'altro: un candido sorriso solcava il roseo e morbido terreno delle sue guance e il divertimento accendeva i suoi fari grigi. Il piccolo si diresse verso di lei, ma non furono le braccia della mamma che lo accolsero. Furono quelle del papà e lo sollevarono in aria.

"Il mio principino!" Esclamò Jon prima di baciare Aemon sulla fronte. "Aemon il Gentile! Non è forse vero, mio piccolo principe? Non sei forse il più educato dei reali? Invece tua sorella è un diavoletto..."

Sentendosi chiamata in causa, Rhaella sbucò da dietro un tronco e si diresse imperterrita verso Jon. Con un'adorabile espressione contrariata sul volto, tirò i pantaloni di Jon, esprimendo così il desiderio di essere presa in braccio. Desiderio esaudito. Con l'ausilio del braccio libero, Jon si chinò e la accolse nella sua stretta amorevole. La baciò sulla guancia con la stessa delicatezza che avrebbe riservato a una dea. 

"Sei una monella ma so già che sarai una donna stupenda, mia cucciola, una donna bella quanto la tua mamma..."

Dinanzi a quella vista, ai suoi bambini così assorti nell'amore di suo marito, Dany cercò di reprimere un singhiozzo di commozione nelle profondità della gola. Eccolo lì, il suo più grande sogno avverato: una famiglia e dove vi era quella vi era la sua casa. Posandosi una mano sul ventre si chiese se anche quel semino di vita che le stava crescendo dentro sarebbe stato oggetto delle premurose cure di Jon.

Ma era una domanda retorica, la risposta la conosceva già ed era uno sfolgorante sì.




Quel pomeriggio, dopo aver messo i loro bambini a fare il loro riposino pomeridiano, le Loro Grazie si ritirarono nel bagno della fortezza per concedersi una rilassante momento intimo. La sala da bagno di Delta delle Acque non era molto grande, ma offriva molta comodità. Con le sue pareti color avorio e il pavimento di nera roccia lavorata, il pezzo forte della sala era una enorme vasca ottagonale disposta accanto al muro e dalla quale si ergeva una gigantesca pietra di fiume. Da essa colavano tanti e piccoli ruscelli. La vasca doveva ricordare una fonte naturale, una di quelle che nelle Terre dei Fiumi abbondavano.

Dany fu la prima a entrare e a crogiolarsi in quel bollente abbraccio. Riemerse poco dopo con la pelle solcata da rivoli d'acqua calda. La percepì gocciolarle in mezzo ai seni e sulle punte dei capezzoli. La sua pancia lievemente rigonfia si ritrovò oggetto di trasparenti ghirigori e Dany l'accarezzò, felice di sentire il bambino scalciare. 

Ciao piccolino.... un piccolo calcio arrivò nel punto in cui aveva posato la mano, direttamente sul suo palmo. Per un secondo le parve di stare accarezzando non la pelle del suo ventre, ma il minuscolo e roseo piedino del suo bimbo. Ti piace il bagno eh? Mia quarta e stupenda meraviglia...

In quel periodo la sua pancia si era fatta più evidente, cosa che alla quarta luna non era mai successa con gli altri due. Lei pensava che il motivo fosse la stazza del bambino e che al termine della gestazione avrebbe partorito un esserino decisamente robusto, invece Jon continuava a stuzzicarla sul fatto che questa sua nuova mole fosse dovuta alle sue continue voglie, specialmente alla sua nuova passione per i fichi. Dany gli rispondeva sempre con una scherzosa linguaccia ma non poteva non ammettere che ogni scorta di fichi di ogni castello dove fino ad allora si erano fermati si era quasi subito esaurita.

Splash! Un sonoro schizzo alle sue spalle costrinse Daenerys a voltarsi ed a incrociare lo sguardo con un Jon Snow grondante acqua da ogni parte del corpo. I suoi occhi si deliziarono della vista del suo torace scoperto e dell'umido casco corvino che aveva preso il posto dei suoi riccioli. Jon le si avvicinò con un sorriso sulle labbra.

"Ti stai rilassando mia e cara e bellissima Dany?" Le domandò stringendola a sè. 

"Molto." Rispose lei cingendogli il collo con le braccia. "E tu, mio piccolo draghetto di neve?"

Una vivace sfumatura di rosso fu cosparsa sul viso di Jon. "Se ti ho al mio fianco? Sempre."

Il bacio avvenne senza che la mente di Dany ne formulasse il pensiero. Era ormai un'abitudine incisa nelle loro vite, una cosa talmente spontanea che non ci doveva più neanche pensare. I baci facevano parte della vita quotidiana di entrambi. La lingua di Jon affondò nel suo palato lussuriosa e focosa, carica di essenze e di vita. Dany accolse quella lingua e, contemporaneamente, si sentì spinta verso il bordo della vasca. La sua schiena incontrò la roccia e la pelle d'oca fiorì sulla sua pelle non appena quest'ultima si ritrovò solcata dai minuscoli fiumicelli fuoriuscenti dalla roccia. Il gorgogliare dell'acqua fu l'unico suono che per un po' dominò nella sala, fino a quando le labbra di entrambi si staccarono. 

"Vedo che il draghetto è affamato oggi, ma non vuole lavarsi i capelli?"

"Dopo magari, adesso il draghetto vuole la sua preda tutta per sé..."

E accadde. Jon entrò in lei con la forza dei draghi e dei lupi, il suo seme divenne un serpente guizzante che si insediò nel suo grembo. L'estasi arrivò a Dany quando raggiunse l'orgasmo e lei non riuscì a trattenere un sospiro di gioia. Lo voleva. Lo voleva dentro di lei. Ora. Subito. Immediatamente.

Con le sue braccia e le sue gambe si artigliò al corpo di Jon come una cozza alla prua di una nave. Si scontrò con lui in un amplesso concitato, ridendo quando i peli pubici di lui le solleticarono l'inguine. Jon prese a baciarla con forza sul collo e sulle spalle, lasciandole segni rossi. Poi scese ai seni, strizzandoli fra le mani e succhiandole i capezzoli. Erano già duri e pieni di latte e il suo consorte bevve con gusto. Lei invece gli leccò il torace con malizia, asciugandolo con la lingua dall'acqua. Indulgiò su ogni singolo muscolo e baciò con passione le sue cicatrici. Stava giusto baciando l'ultima quando un altro amplesso la fece indietreggiare per la meravigliosa sensazione. Si spingevano uno contro l'altra con passione, con estasi, dentro di loro bruciava un fuoco che era impossibile da spegnere. 

Continuarono così per un po', fino a quando entrambi non ebbero più forze per continuare. 

"Ora lavati amore mio." La voce di Daenerys, così come quella di Jon, era affannata per il sesso. "Zia Dany ti laverà ben benino con la spugna e con tanti oli profumati."

"Va bene zietta, però..."

"Però che cosa, mio piccolo Aegon?"

"Però prima voglio questo per l'ultima volta." E, afferrandola per il polso, sigillò il loro amore in un ultimo bacio. Un bacio che durò di più degli altri, per la gioia di entrambi.

"Ora so da chi ha preso nostra figlia!" Scherzò Dany quando terminarono. "Ma adesso sono seria Jon: fatti lavare."

Il gorgogliare dell'acqua si unì alle loro risate mentre si lavarono a vicenda, mettendo amore in ogni loro singolo gesto.






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