Rose e neve

Il Parco degli Dei di Grande Inverno era così silenzioso di prima mattina, un piccolo paradiso innevato. Daenerys si accostò all'albero del cuore e ne accarezzò la corteccia. Il legno era pallidissimo, bianco quanto la neve tutt'intorno. E nel bel mezzo di quel tronco bianco spiccavano due occhi lacrimanti resina rossa, solitari e malinconici come quelli di una madre che vede il proprio figlio partire per la guerra. Ma più che resina, quel liquido scuro le ricordava sangue. L'albero era forse condannato a piangere in eterno per tutte le morti a cui aveva assistito?

Che fossero fatte di resina o di sangue poco importava, perché quelle gocce non arrivavano mai ad innaffiare il suolo. Poco sotto le loro sorgenti vi era una bocca tirata all'ingiù, un broncio scolpito nel legno alle cui estremità pendevano due sottili fili cremisi. Anche le labbra di legno dell'albero del cuore sanguinavano, benché, a differenza dei lupi che abitavano il suo giardino, esse non avessero azzannato nessuna preda. Quella bocca ricordava a Dany una cicatrice non ancora rimarginata e che continua a sanguinare. Chissà che cosa nascondeva al suo interno. Forse era semplicemente cava o forse vi trovava riposo qualcosa di importante. Dany alzò lo sguardo e osservò il vento stormire fra le foglie di un rosso ancora più intenso della resina. Una di esse si staccò e si ritrovò a danzare nella brezza invernale.

Daenerys la guardò incantata.

Swish. La foglia volteggiò trasportata dal vento. Su e giù, su e giù. Proprio come la bambina che un tempo lei era stata, un tempo che adesso le sembrava lontano di mille lune, con i sicari dell'Usurpatore sempre alle calcagna di lei e suo fratello. O almeno così Viserys le aveva fatto credere. Swosh. La foglia era diventata adesso una bandierina rossa in perenne movimento. Il vento era il suo padrone e le ordinò di scendere lentamente. Anche lei era stata in perenne movimento ad Essos, aveva infiammato quella terra con il fuoco dei suoi draghi e con il suo spirito. Poi era iniziata la discesa verso il vero obbiettivo: il Trono. Ma il Trono era sinonimo di follia. E, dopo quella follia, era seguita una discesa verso la redenzione, verso la pace e verso l'amore. Swish. Il vento si acquetò, la foglia planò leggera sul laghetto ghiacciato e andò a depositarsi sulla lucida superficie. Una mano rossa che spiccava vivida sul ghiaccio. Una fiamma che lottava contro il gelo.

Ghiaccio e fuoco. Pensò Dany stupita. Incredibile quante cose le ricordassero quei due elementi. Il ghiaccio era bellezza e morte al tempo stesso, pronto a lacrimare con la grazia di una dama quando il sole baciava la sua superficie levigata e contemporaneamente pronto a uccidere un uomo con la sua spada forgiata nel vento e nella neve. Il fuoco invece era per antonomasia un ribelle. Nasceva nel gelo per combatterlo con il suo calore e nella notte per squarciarla con la sua luce. E Dany, che era la Madre del fuoco fatto carne, conosceva il fuoco come le sue tasche. Molte volte il fuoco l'aveva abbracciata come un antico amante e l'aveva sempre lasciata andare pura, rinata. Il fuoco di Rhllor aveva riportato lei e Jon alla vita.

Il mondo in cui lei viveva era un mondo di ghiaccio e di fuoco, di corvi che si nutrivano d'oscurità e di Dei Rossi che parlavano fra la luce delle fiamme. Un mondo di un fragile e misterioso equilibrio.

Raggi di sole penetravano attraverso le cupole degli alberi e andavano a conferire al terreno innevato un meraviglioso scintillio. Il parco degli Dei pareva quasi essere fatto di vetro e Dany aveva paura di poterlo distruggere anche solo muovendo un passo. Era uno spettacolo meraviglioso, unico nel suo genere. Come la sfumatura rosea del cielo al tramonto, oppure come i bucaneve. Era bellissimo.

"Mamma!"

La vocina allegra di Rhaella Targaryen interruppe l'atmosfera e Daenerys si girò per accogliere fra le sue braccia quel batuffolo di felicità che era sua figlia. Una bambina completamente ricoperta di pellicce le venne incontro. Più di uno strato di morbida pelle di orso era stato fatto indossare alla principessina di Roccia del Drago e adesso Rhaella così imbottita assomigliava da lontano a una pallina. Dopo qualche passo goffo per via di quelle, per lei, nuove e strane calzature chiamate stivaletti, la bimba si gettò a capofitto nelle sue braccia.

"La mia bellissima piccolina..." Mormorò Dany accarezzando i riccioli scuri della figlioletta. Presto non sarebbe stata più tanto piccolina, lo sapeva. Quando il loro terzo - no! quartogenito, Rhaegar contava come gli altri - sarebbe venuto alla luce, Rhaella avrebbe avuto tre anni e Aemon due. Eppure le sembrava solo ieri che spingeva per portarli alla vita. La bambina interruppe di colpo l'abbraccio e la guardò sorridendo. Dany non potè fare a meno di notare quanto le labbra stessero diventando simili alle sue, rosee e carnose. Il pensiero di quanto Rhaella stesse crescendo in fretta le strizzò il cuore.

"Per te dal papà!" La piccola allungò un braccino e le parò davanti agli occhi una rosa. Una rosa blu, quelle che crescevano solo a Grande Inverno. Delicatamente, Dany la prese fra le dita e ne ammirò la corolla. Sul blu profondo dei petali si era depositata una corona di brina. Si portò il fiore alle narici e ne inspirò il profumo.

"Ringrazia il papà da parte mia e del fratellino Rhaella." Disse Dany quando ebbe terminato l'estasi dovuta al fiore. "E dagli un bel bacio come ricompensa, d'accordo?"

"Oh, ma credo che non ce ne sarà alcun bisogno mia regina."

Sulla soglia del Parco apparve un sorridente Jon Snow. Chiedendo a Rhaella di andare a giocare, si avvicinò alla sua consorte e le fece un delicato baciamano. "Sono venuto di persona per riscuotere la mia ricompensa."

"Davvero?" Dany rise. "Sua Grazia Re Aegon è davvero sceso dai cieli per mescolarsi con i comuni mortali? A cosa si deve questo miracolo?"

Il modo in cui le labbra di Jon si mossero per svelare dei candidi denti la fece fremere di desiderio. "Al fatto che Sua Grazia abbia visto una dea Nata dalla Tempesta e se ne sia fortemente invaghito."

"Oh, capisco..." I loro volti si avvicinarono talmente tanto che i loro fiati condensarono in un'unica nuvoletta. "E, se posso osare chiedere, che cosa gradirebbe fare Sua Grazia di questa dea?"

Il sussurro di Jon fu appena percettibile e nei suoi occhi balenò per un secondo un guizzo birichino. "Porla sull'altare più alto del Tempio e fare in modo che tutti la vedano. Darle in dono le vesti più preziose, di damasco e di broccato e ricamate con fili d'oro e d'argento. Incoronarla con le stelle del firmamento e cingerle il collo sottile con una collana di rose, gigli e viole... devo continuare?"

"No."

Il bacio si avviò subito, lungo e appassionato. Dany percepì le mani di Jon incorniciarle il viso e il calore che esse emanavano anche se coperte dai guanti. La lingua di Jon lottò contro la sua, la spinse sul palato e la scaraventò contro i denti. Era la lotta dell'amore, la loro lotta dell'amore. Quando finirono, entrambi erano rossi in viso e con i respiri affannati.

"Come ti senti oggi?" Domandò lui. "Il nostro piccolo scalcia oppure è tranquillo?"

"È abbastanza tranquillo." Daenerys si portò le mani al ventre. Ormai era diventato più che visibile, presto avrebbe abbandonato la quinta luna e sarebbe entrata nella sesta. "Però... posso confidare un segreto al mio re?"

"Al tuo re puoi confidare tutto."

"Ebbene..." Annusò ancora una volta il profumo della rosa blu. Era buonissimo. "Questo vorrei darlo alla luce a Roccia del Drago, un Targaryen nato nel più importante castello Targaryen. Ti piace l'idea?"

"Ogni tuo desiderio è un ordine per me." Jon le fece un altro baciamano. "Se vuoi che questo figlio nasca a Roccia del Drago, questo figlio nascerà a Roccia del Drago. Trasferire la corte per un breve periodo nel nostro caro castello non porterà che bene. E l'aria di Roccia del Drago gioverà a te e ai bambini."

"A proposito di bambini... spero proprio che durante la nostra discussione non si siano cacciati nei guai. Andiamo a vederli?"

"Con molto piacere. Posso avere l'onore di tenere a braccetto la mia regina?" Jon le offrì un braccio e Dany lo afferrò. Insieme uscirono dal Parco degli Dei, lasciandosi alle spalle due occhi rossi lacrimanti.





Stranamente, Aemon e Rhaella non si erano cacciati nei guai, ma avevano trovato un nuovo divertimento grazie a Sansa. "Zia Sasa", come era stata chiamata da Rhaella non appena l'aveva vista, aveva dato a disposizione dei due giovani principini una slitta trainata da un pony. Ben al calduccio sotto pellicce e coperte, i piccolini ridevano mentre l'animale faceva fare loro il giro del cortile. Campanelli d'argento legati alla slitta tintinnavano ad ogni suo movimento. Come videro i genitori, i bambini agitarono le manine ed esclamarono i loro nomi. Dany rispose con un bacio invisibile e Jon muovendo la mano. A vegliare sul divertimento dei piccoli era stata, fino a quel momento, la Lady di Grande Inverno. La pace tra Jon e Sansa era finalmente arrivata la sera prima, al banchetto che si era tenuto nella Sala Grande in onore ai sovrani. Pur da lontano, Dany aveva potuto udire le risate e le battute che i due si era scambiati e ammirare quell'abbraccio fraterno che sembrava aver definitivamente sigillato il riappacificamento.

"Sono dei veri tesori." Disse Sansa non appena Jon e Dany le si avvicinarono. "Due bambini d'oro."

Jon rise. "Prova a dirlo dopo che ti hanno tenuto sveglia per tutta la notte e hai difronte una giornata di udienze."

"Sfida che tra non molto dovrai compiere Jon Snow." Dany si strinse al suo amato. La sua pelliccia era così soffice e grande... "Ti avverto già da subito."

"Lo so, infatti mi sto già preparando mentalmente a dire addio al letto."

Risate genuine sgorgarono dalle gole di Sansa, Daenerys e Jon. Poi Jon portò in disparte la sua regina e le sussurrò all'orecchio: "Approfittiamo di quest'occasione mia regina, voglio portarti in un luogo."





Luogo che si rivelò essere i giardini. Un grande mantello bianco era stato posato su alberi, cespugli e aiuole. Dany si domandò perché mai fossero tornati lì. Domanda che trovò ben presto risposta quando qualcosa di morbido la colpì sulla schiena. Non fece in tempo a girarsi che un'altra di quelle cose le arrivò direttamente in faccia. Era fredda. Era una palla di neve. E a lanciarla era stato Jon Snow, il quale adesso al guardava con un sorriso monello stampato in volto.

"Lo sai che la neve ti dona ai capelli?" Scherzò lui prima di lanciare un'altra palla in pieno petto a Dany. Lei decise di contrattaccare. Ammucchiandò un po' di neve ottenne un buon numero di palle e iniziò subito a rispondere agli attacchi di Jon.

"Vuoi forse dichiarare guerra alla corona Jon Snow?"

Palle volavano ovunque, lanciate a una velocità stratosferica da entrambi i sovrani. Le loro risate salirono al cielo e si persero nell'aria. Per un secondo, a Dany parve di essere ritornata bambina, anche ad Essos non aveva mai avuto occasione di giocare a palle di neve perché lì non nevicava. Da piccola giocava con palle di stracci o di pelli d'animali cucite insieme. Dopo un po' lei parve guadagnare terreno e Jon si ritrovò ad essere bombardato da centinaia di palle di neve.

Fino a quando cadde sul terreno e non si rialzò.

Cosa? Cosa diamine era successo? La preoccupazione attanagliò subito Daenerys come un serpente e lei si diresse verso il suo sposo. Jon giaceva immobile nella neve ed emetteva rantoli dolorosi. Oh Dei... si era fatto male? Lei gli aveva fatto qualcosa?

"Jon?" Non si muoveva, oh no, no, no... "Jon stai bene?"

Jon alzò di poco il viso dal terreno innevato ed emise una smorfia di dolore. "Dany..."

"Sì? Sono qui Jon sta tranquillo." Gli accarezzò la testa.

"Dany i-io..."

Lei accostò il suo viso al suo per sentire meglio. "Sono qui ti ho detto. Adesso chiamo le guardie."

"Dany... b-b... BECCATI QUESTA!"

E rialzandosi di colpo sorridente e sano, Jon Snow colpì in faccia la sua consorte con una palla di neve. A Dany ci volle qualche secondo per realizzare l'accaduto, ma quando lo fece non potè fare altro che donare un sonoro calcio negli stinchi con la mano a suo marito.

"Razza di cretino! Mi hai fatto prendere un colpo! Ti pare giusto spaventare in questo modo una povera donna incinta?!"

Il cretino in questione non la smetteva di ridere. "Andiamo! Dillo che ti è piaciuto! Oh Dei avresti dovuto vedere la tua faccia! Ahahah!"

Alla fine la sua risata contagiò anche Daenerys. "Hai ragione, ma..."

"Ma?"

Fulminea, l'ennesima palla di neve colpì Jon Snow in pieno viso e lo fece ricadere diretto sul terreno accanto a Dany. Lei si rialzò e guardò soddisfatta la sua opera. "Lo sai che la neve ti dona ai capelli?"

I preziosi boccoli corvini di Jon erano bagnati e ricoperti di neve su ogni loro ciocca. Così conciato Jon assomigliava a un leone con un bianca criniera. Dany lo aiutò ad alzarsi e non potè non ridere alla vista del suo re in quello stato. Lui si accarezzò i capelli imbronciato. Ci teneva così tanto alla sua capigliatura...

"Non mettere il broncio, per farmi perdonare ti offro una bella cioccolata calda davanti al camino. D'accordo?"

Jon sembrò pensarci su. "D'accordo, ma voglio anche qualcos'altro."

"Che cosa?"

Un bacio piccolo e veloce sulla guancia sembrò anticipare la risposta. "Mille e mille baci in un bel lettuccio caldo questa notte."

E allora Dany non potè fare altro che acconsentire.

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