Ricerche

Dany avrebbe potuto chiedere benissimo a Jon chi fosse stato il mandante del tentato avvelenamento, questo era vero, ma non voleva che i dolorosi ricordi di quel degradante soggiorni in carcere riaffiorassero nella sua mente. Desiderava che lui fosse protetto, tranquillo, in pace. Voleva allontanare da lui i nuvoloni scuri e temporaleschi del passato. Perciò non gli disse nulla. All'inizio fu una sensazione strana, non c'erano mai segreti fra loro due e si erano raccontanti anche il più insignificante dettaglio delle loro vite, ma Daenerys ricordò a sé stessa le lacrime che colavano senza sosta lungo le guance del suo amato, i brividi dovuti al gelo della cella e le occhiaie scavate sotto gli occhi per le infinite notti tormentate dagli incubi. Non avrebbe rivisto ancora il dolore sul viso di Jon.

Approfittando dell'alveare in cui in quei giorni sembrava essersi trasformata la Fortezza Rossa, Dany lasciò Jon al compito di supervisionare alcuni preparativi per il torneo che sarebbe seguito alla loro incoronazione come imperatori. Gli disse di sentirsi stanca, Jaehaerys non aveva smesso per un secondo di scalciare quella mattina e lei desiderava riposare al fresco. Mosso dall'abituale ansia, Jon si offrì di accompagnarla in camera e di chiamare lui stesso le sue ancelle, ma Dany scosse la testa. Voleva pace e solitudine, gli spiegò, non un chiacchiericcio da pollaio. Una Guardia Reale fuori dalla porta sarebbe stata sufficiente. Al che Jon rise e, dopo averla baciata sulla guancia, le augurò un buon sonnellino. Finalmente libera da qualsiasi sospetto di lui, Dany salì le scale e imbucò il corridoio che conduceva agli appartamenti reali, ma poi, quando la sagoma di Jon sparì dietro il muro, lei cambiò direzione.

Nella sua mano la fialetta delle lacrime di Lys aspettava di essere esaminata dal Gran Maestro Samwell Tarly.








Gran Maestro che trovò assorto nel bel mezzo della lettura di un pesante tomo sui Primi Uomini e il quale, dopo essersi reso conto della sua presenza, la invitò subito nel suo studio. Pergamene arrotolate e posizionate le une sopra le altre in un grande armadio dalle ante spalancate e finemente intagliante, libri, libri e ancora libri, alcuni legati con una catenella a mensole, altri formanti una torre e altri ancora aperti su leggii di legno lavorato, mappe della volta celeste, mappe delle Terre Conosciute, lenti della più diversa forma e fattura, strumenti in ferro per operare un uomo, pozioni per curarlo o condurlo verso l'ultimo sonno e, nel bel mezzo di tutto questo, una sfera armillare appesa al soffitto, dorata e maestosa. Era questo lo spettacolo variegato che si poteva ammirare una volta entrati nello studio di un Gran Maestro della Corona e quello del Gran Maestro Samwell sembrava essere particolarmente... disordinato.

"Perdonate la confusione Maestà." Disse il giovane facendosi strada in quel mondo di sapienza. "Non aspetto molti visitatori di solito. È G-Gilly quella che mi da una mano a ripulire ma oggi lei e i piccoli Sam e Jon sono andati al mercato. Ad ogni modo..." Si sedette sul suo seggio, non prima di aver offerto a Dany il suo. "... che cosa vi porta qui? Riguarda il bambino? Oppure il Re accusa di nuovo i sintomi della..."

"Niente di tutto questo Sam." Senza perdere tempo, Dany poggiò sul tavolo la fiala. Un raggio di sole scintillò attraverso il vetro opaco e ricadde sull'ultima goccia del veleno che vi dimorava all'interno. "Ieri ho trovato questo."

Sam fissò stupito il minuscolo oggettino. "Veleno? Qualcuno ha tentato di avvelenare voi e la creatura che portate in grembo?!"

"No, non io e lui." Rispose prontamente Dany. "Ma il Re, quando questi era in prigione per l'esattezza. Ieri ho voluto visitare la cella che con la sua aria malsana ha sconvolto per sempre la vita del mio amato consorte ed ho trovato questa. Nessuno verserebbe mai dell'acqua in una fiala così piccola, perciò non può essere altro che veleno. E l'unico veleno che assomigli in tutto e per tutto all'acqua sono le Lacrime di Lys, dico bene? Qualcuno voleva sotterrare una volta per tutte Jon ma il sangue di drago che è in lui ha bruciato la sostanza."

Sam fece per prendere in mano la fialetta. "Posso?" Come Dany ebbe annuito, lui afferrò l'oggetto e lo ispezionò con occhio scrupoloso, facendo ondeggiare la gocciolina all'interno e girando la fiala nelle mani. Poi si alzò e andò dritto alla sua scorta di medicinali e pozioni. "So qual'è la domanda che vi ha condotto qui da me Vostra Grazia: durante il periodo della detenzione di Aegon, vi è stato per caso un furto dalle vostre scorte? Ebbene, la risposta è no. Ero arrivato da poco nella Capitale e feci visita al Re ed Imperatore solo una volta. I miei rifornimenti rimasero intatti ma..."

"Ma..."

"Ma so a chi dovreste chiedere. Al carceriere. Vi sono uomini che per un bel gruzzolo d'oro chiudono un occhio e se, come sappiamo, egli ispeziona persino il cibo dei prigionieri per sventare eventuali armi nascoste, può essere che di occhi quella volta ne abbia chiusi anche due. Andate Vostra Grazia e che i vostri dubbi siano dissolti."









E Dany ci andò, trovando un carceriere mezzo addormentato alla sua postazione. Ordinò a Ser Brienne di scuoterlo e di schiaffeggiarlo, se ce ne fosse stato bisogno. La donna guerriera ubbidì e fu così che un frastornato carceriere ricadde sullo sgabello, le chiavi delle celle tintinnanti contro la sua coscia e una caraffa di vino annacquato ai propri piedi. Strizzò gli occhi prima di comprendere chi fossero le due figure davanti a lui. "M-Mia regina?..."

"Ubriacone." Sibilò Dany velenosa incrociando le braccia. "Il tuo dovere è quello di sorvegliare questi condannati, non di sollazzarti con del vino andato a male. Chi ti ha dato il permesso di prenderlo?"

Le guance rosse dell'uomo si contrassero in un sorriso strano. "È stato... non mi ricordo... il gattino forse... quello piccolo piccolo... ma comunque..." Si alzò su due gambe traballanti e cercò di inchinarsi. Ser Brienne lo afferrò per la giubba prima che il suo viso incontrasse il pavimento e lo rimise seduto. "... come posso servirvi Vostra Grazia?"

"Dicendomi il nome di colui che quasi quattro anni fa ti pagò per tenere la bocca chiusa riguardo a una fiala."

Una risata beffarda scaturì dalla gola dell'uomo, oltrepassando una serie di denti giallastri. "Quattro anni? E io come faccio a ricordarmelo? Sapeste quanti sono passati di q-ah!"

Prima che potesse finire la frase, Ser Brienne lo prese per il colletto della giubba e affondò i suoi occhi, come due pugnali di zaffiro, nelle profondità di quelli appannati dal vino del carceriere. "Senti un po' decerebrato, la tua regina ti ha fatto una domanda ed esige immediatamente una risposta. Perciò sciogli la tua lingua e dalle quello che vuole. Subito."

"D'accordo.. d'a-accordo... quattro anni fa venne Ser... S-Ser Bronn delle Acque Nere. Era il momento del pasto e nella zuppa del prigioniero Snow trovai una fialetta contenente del liquido trasparente. Ser Bronn mi diede cento dragoni d'oro a patto che tenessi la bocca chiusa riguardo a quella fialetta. Mi disse che il suo signore mi avrebbe ricompensato ulteriormente se avessi fatto come mi comandava e il giorno dopo infatti mi fu recapitato un bel borsello pieno zeppo di dragoni d'oro e di cervi d'argento. Non ho idea di chi fosse il mandante, lo giuro, lo giuro! E questa mattina sono venuto come al solito per il mio turno e ho... e ho trovato questo vino! È stato così! Lo giuro sugli Dei!"

Tornò sul suo sgabello con un tonfo di natiche. Dany gli mostrò la fiala. "È questa la fiala che stava nascosta nella zuppa? Rispondi!"

"Sì, sì proprio quella." Il carceriere scosse la testa tremando come un topolino. "È lei, è-è proprio lei!"

Il veleno è un arma da donne ed eunuchi. Si ricordò Dany. E Bronn era un mercenario, al servizio di chi lo pagasse di più. Vi è una sola Casata a Westeros che sguazza perennemente nell'oro e vi è una sola donna legata al rappresentante di quella Casata. La Casata del gattino piccolo piccolo, del leoncino. I Lannister e Sansa Stark.








Lo schiaffo a Tyrion Lannister colse quest'ultimo di sorpresa. Fu rapido, carico di tutta la rabbia di Daenerys. La testa grottesca del nano si voltò in un secondo e Dany sperò interiormente che si staccasse dal resto del corpo e che rotolasse giù sul pavimento. Non fu così ma godette comunque quando il segno rosso della sua mano rimase impresso sulla guancia del Folletto. Senza pensarci un attimo, Dany era corsa dalle segrete e si era diretta imperterrita verso la Torre del Primo Cavaliere, pronta per sputare addosso a quell'essere infame.

"LA VITA DI MIO MARITO VALE UN SACCO D'ORO EH LANNISTER?! IL TUO CULO MERDOSO ERA TROPPO IMPORTANTE PER TE?! TU HAI CONTINUATO A CROGIOLARTI NELLA TUA SOZZA LUSSURIA DORATA MENTRE LUI SOFFRIVA COME UN CANE!"Arrivò un altro schiaffo. "AVEVA RAGIONE MIO FRATELLO: VOI LANNISTER SIETE SEMPRE STATI DEGLI AVIDI E SCHIFOSI ESSERI IMMONDI CHE PENSANO SOLO AL LORO TORNACONTO! OGNI GOCCIA DEL SANGUE CHE LUI SPUTA E SPUTERÀ SARÀ SCRITTA SULLA TUA ANIMA!"

"M-Maestà... lasciatemi spiegare..."

"Spiegare cosa bastardo? Che non hai pietà e riconoscenza? O che nemmeno Sansa Stark, la moglie che non sei neanche stato capace di scoparti perché era una bambina viziata e piagnucolosa, possiede queste doti? Se solo quella tua testa non fosse intrisa di conoscenza e la tua Casata non fosse una delle più influenti e ricche del Continente Occidentale, la tua testa se ne starebbe già infilzata su una picca!"

Tyrion si avvicinò alla sua scrivania. "Invece vi sbagliate mia signora: quella era pietà. Non riuscivo a sopportare di vedere Jon ridotto in quello stato perché era colpa mia se lui era lì. L'ho solo usato come un mezzo, avrei dovuto essere io a giacere in quella cella per mesi, non lui. Lui soffriva per un'azione che io avrei dovuto compiere. Qualcuno doveva fermarvi, ma io ero in catene e lui..."

"Lui era scosso dalla rivelazione sulla sua vera identità e mi amava. Mi amava e mi ama Tyrion. Scegliere il mio amato come colui che avrebbe posto fine alle mie sofferenze non si è rivelata una scelta azzeccata, non è vero?" Dany si portò le mani sul grembo, proteggendo Jaehaerys. "Dopo tu eri l'uomo più in vista di tutti i Sette Regni, avresti potuto rifiutare l'offerta di Bran a dispetto di quanto fosse un ordine. Era con un peso sull'anima che avresti rimediato agli errori di tutta una vita Tyrion? Dimmelo."

" No. Non con voi due perennemente a infestare i miei pensieri. Volevo che vi rincontraste almeno nella morte e che lì avreste trovato quella felicità che qui non avevate potuto avere e anche Sansa lo pensava. Sansa l'ha fatto solo per amore fraterno devi credermi! Aveva pure scritto una lettera a Jon per spiegargli il motivo. Solo amore fraterno, nulla di più."

E la disperazione ha preso il sopravvento in Jon, l'ha fatto bere. "Oppure l'amore per una corona? Sappiamo entrambi che una volta ottenuto il Nord lei non mosse un dito a favore di Jon." Dany sospirò e si voltò a guardare il tramonto che calava su Approdo del Re. "Tu non oserai più rivolgere la parola al Re se non per motivi di politica e guai a te se mai vedrò dei tuoi uomini girovagare per la Fortezza Rossa. Non ti avvicinerai ai miei figli e non li toccherai, così come non toccherai più il Re. D'ora in avanti ti dedicherai al benessere dell'Impero, solo a quello. Questi i miei ordini per te Lord Lannister."







Al ritorno nelle sue stanze trovò un Jon preoccupato e che presto avrebbe scavato un buco nel pavimento a furia di fare avanti e indietro per la stanza. Come la vide si precipitò ad abbracciarla e a baciarla sulla fronte. "Ti ho fatto cercare per tutta la Fortezza Rossa! Tu non sei mai stata qui, tutti mi hanno detto che non hai mai percorso questi corridoi. Dove sei stata? Mi hai fatto stare in pensiero come non mai, pensavo che ti fosse successo qualcosa!"

"Invece non mi è successo nulla. Ho solo... ho solo fatto una visita ai bambini!"

Jon non se la bevve. Dalla sua espressione si capiva che era stato in pena per ore. "Non eri nemmeno nella nursery. Dany, dimmi cosa c'è. È successo qualcosa? Sei arrabbiata con me?"

Come poteva mentirgli? Aveva scoperto i colpevoli e avrebbe avuto a che fare con Sansa non appena lei sarebbe giunta alla Capitale per le celebrazioni. Doveva dirglielo. Gli mostrò la fiala. "Ho trovato questa ieri nelle segrete e..."

"Aspetta..." Jon era stupito. "Ieri sei andata nelle segrete? Senza dirmi niente? Perché? Pensavo che non ci tenessimo nascosto nulla tranne le sorprese!" Sembrava sinceramente ferito.

"Volevo visitare la tua cella, volevo vedere a cosa ti condannarono Jon! Lì ho... ho trovato questa fiala, conteneva del veleno, delle lacrime di Lys per l'esattezza. Qualcuno tentò di avvelenarti, di avvelenarti lo capisci? Perché non me l'hai mai detto?!"

"Che motivo c'era di allarmarti? Io sono vivo e vegeto e noi due siamo felici!" Jon prese le sue mani fra le sue. D'improvviso i suoi occhi parvero più lucidi. Lui non era felice, non lo era per niente. "Era solo dello stupido veleno per un altrettanto stupido malfattore... p-perché mai dovevo farti soffrire raccontandoti di esso... era solo d-dello stupido veleno..."

Cercava di trattenere le sue emozioni, il dolore di quel momento ma soprattutto l'amarezza nel sapere che persino certi membri della sua famiglia lo volevano morto. Prima che Dany potesse confortarlo si mise a sedere sul letto e prese la testa fra le mani. "Era di Sansa! Di Sansa! Di mia sorella! Avevo salvato il suo maledetto castello, l'avevo avvertita del pericolo, l'avevo salvata da quel cane di Ramsey Bolton e lei come mi ringrazia? Recapitandomi del veleno. Non sopportavo più di vivere senza di te Dany, volevo morire, volevo che il mondo dimenticasse il mio nome, volevo che i Sette Inferi mi prendessero! Mi era parsa la scelta migliore..."

Per la prima volta nella sua vita, Daenerys vide Jon Snow piangere a dirotto come un bambino. Lo vide tremare e dondolarsi sul letto con le braccia al petto. Si sedette accanto a lui e prese il suo capo fra le mani, cominciando poi a cullarlo. Le sembrò d'improvviso così piccolo, così fragile. Un ragazzino. "Fa tanto male Dany, ogni giorno brucia! Quello che ti ho fatto brucia! Come fai a non odiarmi? Come fai?!"

"L'amore vince sempre l'odio." Lo baciò sulla fronte, continuando a cullarlo.

Non seppe dire fino a quanto andarono avanti in quel modo, lui abbandonato nelle braccia di lei, piangente e singhiozzante e lei intenta a confortarlo, a trasmettere il suo amore. Seppe solo che, verso la fine, quando Jon aveva terminato di lasciar uscire tutto, Rhaella, Aemon, Daeron e Alysanne si affacciarono sulla soglia della porta. Spalancando un braccio per accoglierli, Dany li vide correre verso lei e Jon. Anche i gemellini, nonostante avessero imparato a camminare da poco.

Siamo una famiglia. Il pensiero venne da solo, limpido e fresco. E ci aiutiamo gli uni gli altri. Siamo un solo sangue, un solo corpo, una sola anima, un solo Drago. Se qualcuno fa del male a uno di noi, fa del male a tutti.

E non bisogna mai far arrabbiare un Drago.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top