Profumi marini
Il rosso delle ciliegie spiccava nelle mani a coppa di Rhaella, vivido e lucido, lasciando che sulla loro levigata superficie la luce e i riflessi scivolassero. Erano le ciliegie più mature che Daenerys avesse mai visto. Accettando l'offerta della sua sorridente bambina ne prese una e se la portò alla bocca. La polpa era succosa e fresca. I minuscoli frutti erano solo alcuni dei tesori che la villa di Illyrio, quasi come uno scrigno di calce e di mattoni, racchiudeva.
Percorrendo quei corridoi e i sentieri selciati dei giardini, Dany non poteva fare a meno di tornare indietro nel tempo con la mente. Lì, anni prima, i battenti dorati si erano chiusi per una spaventata e tremendamente ingenua ragazzina che era riuscita a diventare una Khaleesi e poi, più avanti, una regina.
Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire i rimproveri di Viserys e le fantasie di cui lui le riempiva la testa. Fantasie che sua fratello aveva pensato di poter tramutare in realtà non appena l'accordo matrimoniale fra lei e Drogo era stato siglato ma esse si erano successivamente fuse insieme al cervello di Viserys quando una corona d'oro fuso gli aveva cinto il capo.
Daenerys aveva dovuto uscire indenne da una pira con tre cuccioli di drago, conquistare città, comandare eserciti, trovare l'amore della sua vita, doversi separare da lui per un po', subire perdite che le avevano scalfito l'anima, morire e infine risorgere memore dei suoi veri ideali affinché tutte quelle storie narratale da Viserys diventassero realtà. Anche se, se avesse dovuto dire il vero, tutto ciò che aveva sempre cercato era stata una casa, una famiglia, qualcuno che l'amasse con tutto il cuore... e che speranze infantili aveva riposto nella casa di Illiryo!
A giudicare dallo sfarzo che adornava l'abitazione, dagli arazzi sulle pareti, dai mobili laccati, dai pregiati tessuti che costituivano le tende e le coperte e dalle siepi accuratamente potate nei giardini, la voce che voleva che Illyrio non possedesse nessun amico che non fosse disposto a vendere pareva molto più di un pettegolezzo da servitù. Persino i raffinati abiti che cercavano, seppur inutilmente, di contenere la notevole stazza del mercante, conferivano alla storia un pizzico di verità. Barbe dalle tinte sgargianti, farsetti damascati dagli orli d'oro e d'argento, giubbe agghindate con ogni tipo di sciccheria, dalle spille ingioielliate alle piume di pavone, braghe dalla vita incredibilmente larga tenute sù da cinture da fibbie di rubino o di smeraldo... questo e altro rientrava nel guardaroba dell'anfitrione di Jon e Dany.
"È buona mamma?" La vocina della sua bimba la riportò alla realtà e Dany annuì a quelle bellissime iridi violette. Per ora, Magistro Illyrio continuava a dimostrarsi un fedele alleato di Casa Targaryen così come aveva fatto in passato, dunque non vi era nulla di cui preoccuparsi.
Rhaella rise ancora e la sua treccia corvina ricadde morbida sulla sua spalla. Come ogni altra anche quella era nata dalle abili mani di Dany. Era così bella la sua piccina quella mattina, vestita di bianco e di verde acqua. Con quei colori si fondeva con i giardini, con il cespuglio di rosmarino e la pianta di mirto, con le foglie di salvia e le aiuole di viole e di gigli. Sopra di lei arance, limoni, cedri e ciliegie spandevano il loro profumo.
"Ne hai colta anche qualcuna per il papà tesoro mio?" All'altro capo del tavolino, proprio lì dove il confine fra la terrazza e i giardini era delimitato da ondeggianti tende di lino, Jon Snow stava facendo colazione con l'orecchio aguzzato per udire le frasi delle sue signore. "Lo sai che gli piacciono tanto."
"Sì! Sì!" Esclamò Rhaella saltellando. "Le hai prese Aem! Vieni Aem! Dai le ciliegine al papà!"
E a te piacciono le ciliegie mio piccolo khalakka? Con un calcio quasi impercettibile Jaehaerys rispose di sì. Il lieve rigonfiamento sembrava essere aumentato di poco, adesso il suo bambino era grande quanto un mandarino. Dany si accarezzò il grembo, pregando mentalmente che Jae non fosse così difficile come i gemellini. Aemon, seguito a ruota da due gattonanti Daeron e Alysanne, dimostrò nel portare le ciliegie a Jon una solennità pari solo a quella di un septon in una cerimonia dei Sette. Allungando le manine verso l'alto le offrì al suo papà.
"Per te." Disse il suo piccolino con le guance rubizze di gioia. "Per il mio papà e per il fratellino."
"Grazie cucciolo." Jon accettò di buon grado l'offerta di Aemon e gli scompigliò i capelli. Mentre Aemon ritornò a giocare sul pavimento con la sorella maggiore, i gemelli si divisero e gattonarono uno in direzione di Dany e l'altra di Jon. E, una volta giunti ai piedi delle loro sedie, stupirono i loro genitori arrampicandosi e aggrappandosi alle loro ginocchia. Le loro gambine li ressero mentre sorrisero.
"Jon loro stanno cominciando a..."
"Camminare..." Con il più sfolgorante dei sorrisi Jon prese in braccio Alysanne e la fece saltare nelle sue braccia, beandosi delle risate della piccola. "I nostri draghetti cominciano a muovere i loro primi passi! State crescendo amori miei! State crescendo!"
Eppure a Dany sembrava appena ieri che le venivano posti sulle braccia! Non poteva essere passato così tanto tempo, almeno non ancora. D'accordo, recentemente Aly e Dada avevano smesso di nutrirsi al suo seno e incominciato a succhiare avidamente latte di capra... ma erano ancora così piccoli! Batté le mani eccitata.
"Siete bravissimi amori miei... adesso avremo qualcosa da mostrare a tutti quei pomposi signori di Essos quando arriveranno!"
La piazza sarebbe stata il luogo dell'incontro designato, essendo abbastanza grande per occupare tutta moltitudine. Accanto a lei Jon rise e rimise la bimba sul pavimento, lasciando che si ricongiungesse con i fratelli. Anche Daeron ritornò da lei e allora Jon Snow degnò di un'occhiata particolarmente toccante la sua regina.
"Cos'hai dai guardarmi in quel modo?" Quello era lo sguardo che segnava l'inizio delle loro notti di passione, perché mai avrebbe dovuto sfoggiarlo a colazione? "Ti è andata di traverso un'arancia per caso?"
Jon alzato e inginocchiato dinanzi a lei fu la sua risposta. Posò il capo sulle sue ginocchia e si crogiolò nelle carezze che le dita di Dany conferirono ai suoi riccioli. E tutto ciò senza mai perdere il sorriso. "Perché sei così voglioso di coccole stamattina? Il mio Khal Aegon richiede tanto... Sei riuscito a dormire ieri notte dopo la lettera?"
Jon annuì e sfregò la fronte contro il tessuto dell'abito di Dany. "Voglio tante coccole perché mi sei mancata tanto tanto mia regina... non posso? Ieri notte comunque ho dormito come un ghiro..."
"Certo che puoi, mio piccolo ghiro... la tua regina ti farà tante tante coccole e curerà le tue emicranie. Ti tormentano ancora?"
"In misura minore rispetto a prima, più la ferita risana più la loro intensità diminuisce. Adesso continua! Il tuo ghiro vuole ancora grattini sulla testa."
A nessuno ho mai rivolto parole parole così dolci. Solo Jon Snow, Aegon Targaryen riusciva a estrapolarle dalla sua lingua. Un'altra delle sue innumerevoli magie.
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