Prime cavalcate con il puledro

Le manine di Jaehaerys erano teneri batuffoli rosa ammorbiditi dal recente bagnetto. Le piccole dita si strinsero intorno al suo indice e un fremito percorse il braccio di Daenerys. Gli occhi di Jae erano caldi e soffici come il velluto, i suoi capelli finissimi fili che si diramavano sulla sua testolina. Era stupendo, unico, ingordo e perennemente accerchiato dai suoi familiari. Rhaella aveva rimarcato la somiglianza fra lui e Jon, dichiarando la sua felicità per "avere finalmente un fratellino con i suoi stessi capelli", Aemon aveva scoccato un bacio sulla sua piccola fronte, domandando poi alla sua mamma se poteva regalare a Jae la sua spada di legno. Alysanne e Daeron, invece, si erano limitati a scrutare il nuovo arrivato con occhi curiosi, non avendo mai avuto precedentemente la possibilità di incontrare un neonato.

Come per ogni nascita reale, missive infarcite di congratulazioni e i più pregiati doni erano piovuti a dirotto da tutto il reame, affluendo nella Fortezza Rossa fino a quando non si era trovato più un singolo centimetro di spazio. Ninnoli d'argento, d'oro e di corallo, collanine, sonagli incrostati di gemme, cavalli a dondolo, interi eserciti in miniatura, draghi dagli arti mobili o dotati di ruote per essere trainati sul pavimento, corredi completi cuciti dalle abili mani delle signore di più alto lignaggio e intessuti delle stoffe più preziose di ogni sponda del Mare Stretto. E ancora sculture raffiguranti pargoli dolci e grassottelli, vasche per il bagno del piccolo principe, braccialetti che avrebbe potuto mordere una volta che i denti avrebbero iniziato spuntare. Certo, tutta questa profusione di regali non era nulla in confronto a quella che aveva investito la Capitale quando i gemelli erano venuti al mondo. Allora ogni cosa era doppia e le felicitazioni per non solo uno, ma ben due principi si era rivelate talmente numerose che parecchie avevano visto le braci dei camini.

Senza contare naturalmente i cavalli, le vettovaglie e i gioielli inviati dai più ricchi abitanti di ogni angolo dell'Impero. Il Principe di Dorne aveva recato in dono un puledro dorniano agile come il vento, Lord Redwyne di Arbor e di Alto Giardino un carro traboccante dell'abbondanza dell'Altopiano, da gustosi maialini da latte ai vini dolci dell'estate. Il Governatore di Pentos un pesante collare puntellato da zaffiri, smeraldi e rubini e i Tredici di Qarth una scimmietta addestrata ad ubbidire al suo padrone. Quest'ultima era finita a far compagnia all'altra esotica bestia proveniente da Qarth, il cammello che era giunto per il torneo organizzato in occasione del secondo compleanno di Rhaella e del primo di Aemon, nelle verdi e lussureggianti  profondità dei giardini reali.

Jaehaerys girò il minuscolo capo, risvegliando Dany dai suoi pensieri. Le sue palpebre, fragili tendaggi pallidi orlati da ciuffi neri alle estremità, erano abbassate. Il suo piccolo khalakka aveva deciso di partire per un viaggio nelle lande del sonno. Dany lo rimboccò con la copertina di lana bianca che aveva creato con le proprie mani e tirò i tendaggi della culla affinché nessuno osasse disturbare il sonno del suo tesoro.

Il seno le pulsava, ancora memore della voracità di Jae. Dal punto di vista nutritivo era veramente implacabile, sempre voglioso del capezzolo nonostante avesse meno di una settimana di vita. Una volta accostato alla fonte del latte, Jaehaerys prendeva a succhiare come una sanguisuga avrebbe succhiato il sangue dal braccio di un inferno. Della sua fame il petto di Dany ne risentiva, i capezzoli arrossati ne erano la conferma. Lei se lo massaggiò e volse lo sguardo altrove, facendolo vagare per la stanza.

Nei giorni successivi al parto era stata confinata a letto e l'unico tramite con il mondo esterno si era dimostrato Jon. Lui aveva fatto il possibile per agevolarle il soggiorno, svegliandola ogni mattina con un bacio, portandole personalmente la colazione (mai un'occasione dove non fosse presente sul vassoio anche un grazioso fiore colto da lui stesso nei giardini e ancora scintillante di rugiada) e assumendosi il fardello delle alzate notturne per assistere ai bisogni di Jae. Bisogni che si moltiplicavano notte dopo notte. Il parto aveva lasciato Daenerys disperatamente bisognosa di riposo e, per questo motivo, in quelle nottate appena trascorse nemmeno una schiera di trombettieri avrebbe potuto riuscire a destarla. Per Jon invece, a giudicare di come fosse giunto alla fine della prima settimana con Jae quasi a piombare esausto sul tappeto, non doveva essere una situazione altrettanto lieta.

Jaehaerys chiedeva, strillava ed esasperava strappando bruscamente Jon dal letto, questo ciò che Dany aveva intuito senza dubbio alcuno degnando di un'occhiata il suo sposo quella mattina. E lo rimembrò anche ora, osservando il capo di Jon ciondolare verso il materasso. Si domandò per l'ennesima volta come riuscisse a non far scappare nemmeno un grido di fastidio dalle labbra. A passi lievi, scivolando sulle soffici babbucce di raso, si diresse verso il letto. Come Jon vide la sua figura venirgli incontro, si rialzò in un battito di ciglia, poggiando dignitosamente la schiena contro lo schienale intagliato.

"Qualcosa ti turba mia Imperatrice?"

Le labbra di Dany si schiusero in un sorriso e il suo palmo percorse la lucida colonna del baldacchino. "Jae si è addormentato, dovresti farlo anche tu."

"Ma non sono affatto..." Sbadiglio traditore. "... stanco..."

Il sorriso si tramutò in lieve e tintinnante risata e Dany si distese sul letto, le lenzuola sotto di lei fresche e profumate di bucato. La sua mano si protese verso il viso di Jon e subito incontrò il pizzicore della barba. "Il mio piccolo draghetto di neve ha gli occhi cascanti. Perché non ti prendi una pausa e affidiamo Jaehaerys alle septe per un po'?"

La bianca curva di un sorriso. "Affidarlo? Lo dici proprio tu che non riesci a stare lontana da lui per cinque minuti?"

"Oggi lui sta bene, ma sei tu che mi preoccupi. Hai bisogno di dormire."

Jon chiuse gli occhi e sospirò, crogiolandosi nella carezza della sua sposa. Alla loro riapertura seguirono un cenno di assenso e un baciamano. "Hai vinto: schiaccerò un pisolino. Ma solo se tu mi prometti che ci divertiremo con i gemellini e Jae questo pomeriggio. Fintanto che le due tormente sono a lezione è meglio approfittarne."

"Te lo prometto. Ora giù la testa, spenta la favella e occhietti serrati. L'unico suono che tollererò sarà il tuo russare Jon Snow."

Ordine portato a compimento in meno di un minuto. Dopo un ultimo sbadiglio, il capo di Jon trovò cuscino nella sua spalla, non tardando a svelare un pendente filo di saliva. Daenerys gli scompigliò i capelli, percependo felice il respiro ritmico di lui che si scontrava con quello di lei. Jon dormiva sereno così come suo figlio poco più in là.

Solo dopo alcuni attimi di meraviglioso e divino silenzio Dany si accorse di aver dimenticato di dirgli una cosa. Ma non importava, gliela avrebbe comunicata una volta sveglio: Questa notte mi alzo io, è così che fanno i genitori.

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