Prima giornata del torneo

"Intendi tenertelo anche sotto l'armatura?"

"Certamente amore mio! Sarai più vicina al mio cuore in questo modo!"

Jon alzò le braccia e lasciò che i due giovani scudieri gli applicassero la placca pettorale sul petto. Erano due rampolli Velaryon, occhi viola, capelli biondo-argentei e mani svelte per allacciare i lacci dell'armatura. La tenda imperiale sfuggiva alla calura che aveva invaso le strade di Approdo del Re, fornendo un fresco riparo. Al contrario di Roccia del Drago, dove almeno la brezza marina mitigava l'estate ustionante e il giardino era un rifugio di ombre e di fontane, Approdo del Re e il caldo non erano mai stati destinati ad essere amici. La Capitale, oltre ad essa affollata come non mai, grondava sudore. Sulle rive della Baia delle Acque Nere si radunavano poveri nel tentativo di alleviare la morsa del caldo con un bagno in mare, i loro abiti cenciosi si ammucchiavano e in men che non si dica corpi nudi dominavano le spiagge. Altri dormivano sui tetti su stuoie o letti di frasche. I più abbienti cercavano di far fronte all'afa gustando vini o altre bevande ghiacciate, ma il loro vero nemico era il sudore.

Macchie e puzza devastavano i loro cari, sgargianti e ricchi abiti, gettando all'aria così i denari che si erano spesi per far bella figura a corte. Di conseguenza, man mano che i giorni si erano fatti più caldi e le notti meno fresche, benché sempre costituissero una pausa collettivamente ben accolta dall'aria calda, le casse dei profumieri si erano riempite fino a scoppiare. Lavanda, rosa, gelsomino, fiori di sambuco, violetta e un sacco di altre essenze avevano preso a vagare per i corridoi della Fortezza Rossa sotto forma di fazzoletti ricamati accuratamente piegati nelle tasche dei cortigiani o di sali in barattoli da portarsi alle narici di tanto in tanto. Sulle prime, le fragranze avevano allietato il naso di Dany, ma questo finché avevano svolazzato intorno a un ristretto gruppo di lord e lady. Quando metà della corte aveva iniziato a farsi quotidianamente , a quanto pareva, il bagno in ogni profumo esistente, il suo acume da gravidanza aveva iniziato a farsi sentire e Dany non era più riuscita a sopportare neppur la più singola traccia di essenza.

In compenso Approdo del Re si era animata. Carovane nobili e plebee avevano fatto rotta verso Sud, intasando la Strada del Re e con un solo obbiettivo nella mente: il torneo dedicato all'incoronazione e ai compleanni dei due principini maggiori. E nei giorni passati dal ritorno di Jon e Dany da Roccia del Drago, fiumi umani erano scorsi impetuosi per le vie della Capitale, allagandole con carrozze, cavalli, uomini in armatura e vessilli. Affinché il caos non cedesse il posto all'ordine, un buon numero di uomini era stato aggiunto alla Guardia Cittadina e giorno e notte sorvegliavano Approdo del Re con scrupolosa attenzione. Le taverne e le osterie erano cariche, i bordelli rimbombanti delle urla estasiate dei clienti soddisfatti e le tasche di fornai, macellai, pescivendoli, calzolai, canestrai, cordai, vetrai, fabbri e arazzieri così piene da scoppiare. Il cibo abbondava, specialmente la frutta. Le giornate erano lunghe, le notti corte e giovani, pregne di profumi esotici e di sudore. Le pesche erano morbide, i limoni freschi, i melograni carichi di semi e delicati e i meloni così dolci che li si mangiavano interamente.

E quel giorno si sarebbe tenuta la giostra del torneo, la prima giornata di divertimento per tutti. Daenerys osservò i due ragazzini Velaryon alzarsi sulla punta dei piedi per sistemare la gorgiera al loro sovrano. La cotta di maglia di ferro di Jon luccicò prima di venire sepolta dal ferro. Dany gli strinse la mano guantata, la manopola di ferro era fredda ma lo sguardo di Jon tutto il contrario.

"Vedi di giungere a stasera tutto intero." Gli prese il viso fra le mani, ammirando il suo sorriso di draghetto desideroso di carezze. "Nessuno deve fare del male al mio piccolo draghetto di neve."

"Con la mia Khaleesi stretta al mio cuore so già di trionfare. Ho tre pasti da servire a quei signorotti altolocati: polvere per colazione, pranzo e cena."

Dany lo baciò un'ultima volta e dopodiché l'elmo piumato calzò sul suo capo. Solo gli occhi erano visibili nella fessura che orizzontalmente divideva in due l'elmo. Jon le rivolse uno sguardo d'amore prima di calarsi anche la visiera sugli occhi con uno tonfo sonoro. Dany lo guardò dirigersi verso la giostra accarezzandosi la sua pancia di ormai cinque lune.








La piana adibita per il torneo era larga abbastanza per ospitare le tende dei più illustri combattenti del Continente Occidentale e Orientale, costeggiata da alberi e poco distante dalla Fortezza Rossa. Oltre al drago rosso dei Targaryen una bizzarria di altri stemmi garrivano al vento: lupi, leoni, piovre, grappoli d'uva, fiori, stelle, cinghiali, grifoni, cervi, fogli, querce e soli e molti altri. Con la sua scorta, Dany viaggiò in questo campo dai mille fiori colorati, percependo su di sé gli sguardi delle bestie di stoffa. Rhaella le stringeva la mano e camminava al suo fianco, felice di essere considerata abbastanza grande rispetto ai suoi fratelli per assistere a una giostra.

Il terreno ovale per la giostra, diviso da un palo di legno affinché ogni cavaliere avesse il suo spazio, era fiancheggiato da due file di spalti. Quella sulla destra ospitava la pedana reale e i seggi dei nobili, quella sulla sinistra i posti dei popolani. Una volta che Dany si fu seduta sulla sua poltrona e Rhaella ebbe trovato posto ai suoi piedi, il torneo poté avere inizio. La prima sfida occorse fra Lord Arryn e un vassallo dei Martell, un giovane con delle vipere smeraldine che si intrecciavano le une le altre sul mantello. Il giovane Lord Robin invece fu capace, nel suo aspetto, di levare al cielo i gridolini eccitati di damigelle sognanti. Veri e minuscoli zaffiri puntellavano la sua armatura d'argento, facendo nascere nella mente di Dany il quesito di quale somma avesse ricevuto in cambio il fabbro per quella commissione. Una piuma bianca, solitaria e ondeggiante, spiccava sul suo elmo e si fondeva perfettamente con la sua cappa d'un candore tale da risultare quasi accecante.

Gli scudieri dei due contendenti passarono loro le lance e in uno squillo di tromba il torneo poté avere veramente iniziare.

Gli zoccoli dei cavalli presero a tamburellare sul terreno, nuvole di polvere si alzarono e un silenzio tombale discese sulla piana, cucendo le bocche petulanti delle dame di corte. Gli occhi di tutti erano fissati sui due rivali, uno che al sole scintillava come un gioiello e un altro con delle vipere danzanti alle spalle. Le lance di entrambi erano erette, appuntite, pronte per distruggere e conficcarsi negli scudi di legno laccati con i loro stemmi. Dany le vide puntarsi verso l'avversario come i pungiglioni delle api. E poi fu un attimo. Un secondo. Un battito di ciglia e il pungiglione del falcone con la mezzaluna punse una delle due vipere, bucando il mantello ondeggiante e così strappando brutalmente il vassallo dalla propria sella. Quest'ultimo rotolò sul terreno, appannando la sua lucida armatura, il suo fine mantello e finendo a pancia in giù. Se ne andò via dalla scena con il suo scudiero mentre una pioggia di applausi scroscianti sommergeva Lord Robin Arryn.

Il ragazzo è bravo. Pensò Dany massaggiandomi il ventre. Jaehaerys era irrequieto così come lo era stato Aemon durante il torneo per il primo compleanno di Rhaella. Vuoi partecipare anche tu? Aspetta e cresci piccolo mio, manca ancora tanto tempo.










La seconda sfida vedeva coinvolti niente meno che Jon e l'erede di qualche ricco mercante dell'Est. Come vide il suo cavaliere in armatura smaltata di nero e con il Drago Targaryen risvegliato dai rubini sul petto, il cuore di Dany cominciò ad accelerare il proprio battito. Solo una piuma decorava l'elmo, rossa e solitaria come il fuoco. Jon rivolse qualche parola ai popolani, gettò uno sguardo verso la pedana reale e mandò silenzioso baci e Dany e ai loro figli che nel frattempo erano giunti al gran completo per assistere al momento glorioso del loro papà. I gemellini, per quanto ormai pesassero come i bambini di quasi un anno che erano, sedevano sulle ginocchia di Daenerys e allungarono felici le braccia e quando videro Jon scendere in campo.

"Pa! Pa! Pa! Pa!"

Jon riservò loro un'altra dose di baci, poi abbassò la propria visiera e afferrò deciso la lancia nera che il suo scudiero, uno dei due giovani Velaryon che prima l'avevano aiutato ad indossare l'armatura, gli porse. Nonostante i tornei non fossero popolari ad Essos, il suo rivale non si era fatto mancare nulla. Il suo elmo era la testa di un'aquila, le piume erette d'un argento scintillante e il becco spalancato, aguzzo come la punta di una freccia, che lasciava intravedere il viso. La gualdrappa del suo destriero era d'un viola sfolgorante, elettrico e ricamato di filo d'oro. I due sfidanti protesero le lance, ansiosi di iniziare. E iniziarono. Come l'araldo ebbe dato il via, i due diedero di speroni. Le creature corsero, si avvicinarono l'una all'altra, nitrenti e giovani come perfetti animali da corsa. Le punte delle lance brillavano al sole e il petto di Jon sembrava stesse andando a fuoco, il fuoco dei rubini. Veloci, veloci e sempre più veloci, gli zoccoli pestarono il terreno con furia andando a costituire l'unico rumore che le orecchie degli spettatori potessero udire in quel momento. Il fiato di tutti era sospeso come la polvere sollevata dagli zoccoli dei destrieri, gli occhi sempre fissati sui due cavalieri.

"Ah!"

Il sangue nelle vene di Dany prese a correre più veloce, Jaehaerys a scalciare con più forza e le pieghe del suo vestito a finire vittime dalle sue mani. La lancia dell'orientale aveva colpito Jon sul petto, non penetrando per fortuna nel ferro ma facendogli comunque male. Come il suo sposo si lasciò sfuggire un gemito di dolore, l'ansia e la preoccupazione iniziarono ad assalire Daenerys. Per un secondo, Jon penzolò da un lato del suo cavallo, la testa ciondolante nel vuoto. Poi, come svoltò la curva per affrontare nuovamente il suo rivale, si raddrizzò e ritrovò la fierezza. E a Jon Snow bastò un giro, soltanto quel giro di pochi secondi, per far capitombolare nella polvere l'avversario. Applausi scroscianti gli ricaddero addosso ma quello che sembrò gradire di più fu quello di Dany. Con un misto di orgoglio e preoccupazione negli occhi, Dany lanciò benedizioni sul nome di suo marito.

Altre gare ebbero luogo fra Occidente e Oriente, fra eredi di potenti Casate e umili vassalli al servizio di qualche lord minore. Ma alla fine, nonostante la ferita, fu Jon a trionfare. Aveva mantenuto la promessa fatta a Dany, aveva fatto baciare la polvere a tutti quei vistosi signorotti. Dany era stata certa fin dall'inizio che sarebbe andata così perché quando Jon Snow giurava qualcosa, nemmeno gli Dei in persona avrebbero potuto dissuaderlo dall'infrangere quel giuramento. Trottando dopo aver servito un pasto di terra al suo ultimo rivale, un tyroshi dalla biforcuta barba tinta d'un rosa acceso, trottò delicato verso la pedana imperiale e con la punta della lancia depose in grembo alla piccola Alysanne una corona di rose blu dell'inverno. La bimba, incurante delle spine, l'afferrò felice e l'agitò, per acquietarsi poi quando la sua mamma la incoronò.

E io stasera incoronerò te Jon Snow. Gli occhi di Dany e di Jon si incrociarono e generarono una scintilla d'amore.









Nulla di grave per fortuna, nemmeno un graffio. Solo tanta paura e un'armatura leggermente ammaccata ma che il miglior fabbro della Capitale si era offerto di rimettere in sesto per il giorno seguente, quando la Grande Mischia sarebbe occorsa e le barriere fra orientali e occidentali sarebbero crollate sul campo di battaglia dove tutti erano contro tutti e un solo uomo sarebbe uscito vincitore. Quella sera, nella tenda imperiale vasta, rossa e nera, mentre le ombre si crogiolavano negli angoli e bevevano la luce dei fuochi, Dany baciò il punto in cui la lancia aveva colpito il suo amato.

"Ti fa male?" Il suo petto era nudo e bianco come quello di un adone di marmo. La mano di Dany vagò su quel pallido paesaggio. "Dimmelo mio piccolo draghetto di neve, sono qui per te."

Jon le sorrise e il suo braccio le cinse la schiena, portandola ancor di più contro di lui. "No, non mi fa male. È stato solo quell'attimo, tutto qui. Jae invece? È stato bravo?"

"Un po' agitato ma non mi posso lamentare, questo sarà un monello come te mio re."

Le punte loro nasi sfregarono l'una contro l'altra, profetizzando un bacio. Che unica meravigliosa era il sorriso di Jon, raro come una perla preziosa. Per questo Dany l'adorava. "Ma io sono il tuo unico monello e rimarrò per sempre tale. Nessuno mi può scavalcare, giusto?"

Dany rise felice e adagiò il capo sul suo torace. Il cuore battente di lui la cullò e la trasportò in un sonno denso. "Giusto."

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