Picnic e divertimento fra i prati


Alcune formiche marciavano in fila a poca distanza dal loro telo come un nero e microscopico esercito che si dirigeva compatto verso casa.

Daenerys le osservò e gettò loro una briciola di pane. In breve tempo le formiche le furono addosso, una dopo l'altra, e cominciarono a spingersi e scavalcarsi per ottenere quel prezioso pezzettino di cibo.

Alla fine una ne uscì vincitrice e, portando sul dorso la briciola come un trofeo in mostra, si mise alla testa del corteo e le altre la seguirono, riprendendo i loro posti.

"La mia regina gradisce tutto questo?"

La voce di Jon si fondeva con la voce del mare. Poco più in basso, dove il prato lasciava il posto a lucida pietra levigata, le onde si infrangevano sugli scogli e sulla spiaggia.

Dany si voltò a guardarlo: il suo re le era seduto accanto, un sorriso sul volto pallido e i capelli corvini che venivano mossi dalla brezza marina. Ma erano i suoi occhi che lei guardava con piacere, perché quel grigio dell'iride le provocava un piacevole brivido lungo la schiena.

Quel grigio la vedeva sotto i vestiti e sotto la pelle, la vedeva fino al cuore. E fino al cuore, come un dardo scoccato da un abile arciere, la raggiungeva e leggeva i pensieri più reconditi lì racchiusi.

Quel grigio era la sua coperta di nebbia, morbida e confortevole, e Dany adorava esserne avvolta.

"Lo gradisce assai mio re." Rispose lei sfoderando un candido sorriso. "E voi, lo gradite?"

Jon sbuffò e si sdraiò, posando il capo sulle ginocchia di Dany. "Molto, ma preferirei che fossimo solo noi due, senza tutte queste guardie."

Così dicendo indicò gli uomini in armatura che circondavano a poca distanza la loro tovaglia da picnic. Sopra le teste di Jon e Dany si estendeva un gigantesco telo che offriva ombra e fresco riparo dal sole pomeridiano e che era stato posizionato grazie a quattro paletti fissati nel terreno.

Era stato Jon ad avere l'idea del picnic, ma naturalmente senza dirlo a Dany, per farle una sorpresa. 

Perciò, quando lui quel pomeriggio l'aveva condotta lì a cavallo, a poca distanza dalla Fortezza Rossa, lei si era stupita alla vista di tutto quel cibo lì disposto.

 Vi erano dolci, frutta, latte, tea e liquori adagiati su un morbido telo e da quella posizione si poteva ammirare il mare.

Dany adorava che Jon continuasse a farle questo genere di sorprese.

"È per la nostra sicurezza amore mio, lo sai." Gli accarezzò la guancia, percependo la graffiante sensazione dei peli della barba di Jon sotto i polpastrelli.

Jon Snow sbuffò ancora e alzò lo sguardo a lei. Quando i loro sguardi si incrociavano, a Dany sembrava qualcosa di più di un semplice incontro. 

Era una fusione di anime, una lettura delle emozioni altrui e una magica scintilla scaturiva da quell'incontro fra l'ossidiana e l'ametista. Una scintilla dalla quale poi, di notte, nasceva un incendio.

"Lo so, eppure quando siamo a casa, nella radura dell'albero di limoni, possiamo essere liberi di fare quello che vogliamo."

Dany rise e gli donò un tenero buffetto sul mento.

"L'hai appena detto tu: lì siamo a casa e a casa possiamo andare ovunque senza che delle guardie ci stiano con il fiato sul collo, ma qui non siamo nella Fortezza Rossa."

Jon non rispose. Si limitò a chiudere gli occhi e a godersi le mani di Dany si muovevano fra i suoi fili scuri, massaggiando con dolcezza il suo cuoio capelluto.

Dany ormai conosceva quei capelli a memoria, così come a memoria conosceva il resto di Jon, ma ogni volta la deliziava di come i riccioli scuri del suo amato si attorcigliassero intorno a un suo dito come nere serpi. Nere serpi pronte a penetrare nelle sue carni per morderla con il veleno dell'amore, nere serpi pronte a solleticarle il petto, le gambe e il seno ogni volta che Jon si muoveva nell'atto.

"Voglio darti solo il meglio Dany." Disse Jon dopo qualche minuto di silenzio. I suoi occhi erano ancora chiusi. "Dopo tutto quello che hai passato, soprattutto per causa mia, è il minimo.."

Dany smise di accarezzargli i capelli e si chinò in avanti, sul suo viso, sfiorando le sue bianche gote con le labbra.

"Quante volte ti devo dire di non pensare alle cose brutte del passato e di guardare al futuro?"

Le labbra di Jon si allungarono verso le sue e un piccolo bacio le unì per un momento. "Tante."

Risero entrambi.

Poi Dany prese una fetta di torta alla fragola. 

"Ne vuoi un po'?" Domandò mostrando prima l'invitante pasto a Jon.

Lui fece segno di non con la testa. "No grazie, non ho molta fame."

Dany cominciò a mangiare la fetta di torta. Era buona e cremosa e forse ne avrebbe presa un'altra. "In questi giorni non mangi molto, tutto bene?"

Nel parlare qualche briciola era caduta sul volto di Jon. Lui le prese con la punta del dita e le leccò via con la lingua. 

"Sì, te l'ho già detto: gli allenamenti sono sfiancanti e mi tolgono l'appetito. Ma a breve ricomiceremo a un giusto ritmo, non appena questi nuovi soldati della Guardia Cittadina ritorneranno nella loro caserma a battersi fra di loro e non con il loro re. Però la devi smettere di prendermi in giro quando io mi preoccupo per te..."

"Perché?" Altre briciole piovvero sul viso di Jon.

Prima di parlare lui tossì e si coprì la mano con la bocca.

"Perché tu diventi più ansiosa di una balia quando pensi che io abbia qualcosa."

Dany rise, cercando questa volta di tenere la bocca chiusa per non sottoporre Jon a un'altra cascata di briciole al gusto di fragola. Poi lo colpì scherzosamente sulla fronte con la mano.

"Non è vero!"

"Oh sì invece lo è: Jon ti sentì bene? Hai qualcosa? Sei stanco? Altri incubi? Hai la febbre o il mal di testa? Vuoi andare a stenderti un attimo?..."

Jon imitò la voce femminile con striduli e acuti gridolini e a quello spettacolo Dany non riuscì a trattenere un'altra risata. Briciole di crema rosa caddero a colorare le bianche guance di Jon Snow.

Finalmente mandò giù e nello stesso momento Jon si alzò dalle sue ginocchia, togliendosi le glassate decorazioni del viso con la mano.

"Fai proprio così mia regina!"

"È perché quando ti ho visto sul Nord eri proprio con tutti quei sintomi: stanco, perseguitato dagli incubi e se non ricordo male pure dei mal di testa dovuti all'inimicizia che si era instaurata fra te e il sonno, giusto Jon Snow?"

Jon Snow le si avvicinò e le scoccò un bacio sulla guancia. "Giusto mia regina, ma ora non più, ora io e il sonno siamo ritornati amici grazie a te."

Dany emise un mormorio di piacere quando le labbra di Jon scesero giù lungo il collo fino a raggiungere il seno. 

"E poi, mio re, anche tu quando ti preoccupi per me sei ansioso come pochi."

Un'adorabile e finto broncio fece la sua comparsa sul viso di Jon. Dany adorava quando tirava in avanti il labbro inferiore e i suoi tratti si trasformavano in tratti tristi. Quando faceva così le ricordava davvero un bambino piccolo che faceva i capricci.

Se prima Jon aveva imitato la voce di una donna, ora Dany imitò quella di un uomo e per farlo cercò di tenerla più profonda che potè. 

"Stai attenta Dany, potresti ferirti, potresti farti male, potresti cadere, scivolare, sbattere la testa..".

"È perché dopo quello che ti è successo Dany... non voglio che ti capiti nessun'altra cosa brutta, voglio che tu sia felice."

Oh Jon... Dany sapeva a cosa si riferiva.

Gli accarezzò la guancia. "Io sono felice perché ho te al mio fianco, l'uomo più buono del mondo, e anche perché ho tre figli meravigliosi con te. Te, che mi hai salvato dalla mia distruzione e mi hai riportato sul cammino che anni fa avevo giurato di percorrere. Non mi serve nient'altro per essere felice."

Gli occhi di Jon parvero farsi lucidi per un secondo.

"Ti amo." Le sussurrò all'orecchio.

"Anch'io ti amo. Infinitamente."

Si baciarono. Dany sentì la lingua di Jon che ripuliva le sue labbra dalle briciole rimaste. Lo fece con minuzia e alla fine entrò nel suo palato. Le loro lingue si abbracciarono, scambiandosi l'un l'altra sapori, emozioni e sensazioni. Si abbatterono contro i palati, assaporando le loro pareti umide.

Jon avrebbe voluto andare oltre quel semplice bacio e fu per questo che Dany interruppe l'idillio. 

"Non qui amore mio"

"Eh?" Jon era ancora intrappolato nella magia del bacio. 

"Non qui." Ripetè Dany. "Ci sono troppi occhi che ci scrutano."

Jon si morse il labbro e la osservò un attimo silenzioso, poi i suoi occhi grigi si illuminarono. "Allora andiamocene da qui mia regina."

Dany ubbidì e afferrò la mano che il suo re le offriva.





Da lì corsero nei boschi, mano nella mano e ridendo, trascinandosi dietro i richiami delle guardie. 

"Vostre Grazie!" 

Ogni volta che sentivano queste voci avvicinarsi, Dany e Jon si spostavano.

A Daenerys sembrava quasi come un gioco, come guardie e ladri, solo che loro non erano ladri ma le guardie qui erano vere.

Jon la guidava per i verdi sentieri dei boschi con la stessa scaltrezza con cui un lupo conosce il suo territorio. Salivano e scendevano colline, si nascondevano dietro alberi o cespugli e assaggiavano i doni che la natura offriva loro.

I lamponi erano squisiti e mirtilli si scioglievano in bocca.

"Sono buoni vero?" Le domandò Jon.

Le sue labbra si erano colorate di blu per tutti i mirtilli che aveva mangiato. 

Dany annuì. "Ma vorrei proprio sentire il sapore dei mirtilli sulle labbra del mio re..."

Gli occhi del suo re scintillarono alla luce del sole pomeridiano che scompariva oltre le cime degli alberi. A Dany ricordavano un fiume di montagna, reso grigio dalle pietre del suo fondale.

Jon tossì un attimo e si coprì la bocca con la mano ma poi le sue labbra si posarono su quelle di Dany.

La loro passione si infervorò in quel bacio. Si scambiarono essenze e si fusero sensazioni e la lingua di Jon esplorò il palato di Dany con tale fervore che lei si ritrovò spinta sull'erba.

In bocca a Jon Dany sentì anche qualcos'altro oltre al sapore dei mirtilli, un sapore acre, ma molto probabilmente erano solo i resti dei pochi lamponi che Jon aveva mangiato prima.

L'erba era morbida sotto di lei, un materasso verde brulicante di vita.

E poco dopo quel materasso accolse Jon Snow senza pantaloni.

Stendendosi al suo fianco, Jon riprese a baciarla e contemporaneamente con una mano libera le alzò la gonna.

Dany gli cinse il collo con le braccia, costringendolo così a scambiare il suo ruolo con lei. Ora era Jon Snow che se ne stava sdraiato sull'erba mentre Daenerys Targaryen troneggiava sopra di lui.

Fu lei che inserì la chiave nella serratura.

E come una chiave inserita nella serratura fa scattare il suo meccanismo, così il membro di Jon inserito nella carne soffice e vellutata di Dany, fece scattare in loro la passione.

Dany si aggrappò a lui e spinse, muovendo avanti e indietro il bacino per far sì che raggiungessero il piacere.

Gli sciolse i lacci del farsetto e cominciò a baciarlo sul collo. Nello stesso momento Jon le aveva abbassato le spalline dell'abito e le stava mordicchiando i seni lasciati liberi.

I suoi denti affondavano nella carne come in una polpa di un frutto, le sue dita stringevano e torcevano i capezzoli di Dany con desiderio. La baciò nell'incavo del collo e sulle spalle.

Poi si alzò e il suo corpo si scontrò nuovamente con quello di Dany.

Dany sentì il suo seme entrare guizzante in lei tranne che per una goccia ribelle che le scese giù lungo la coscia, lasciando dietro di sè una striscia trasparente.

Jon tornò con le spalle al terreno quando Dany lo spinse con forza. Si baciarono ancora e i loro piedi giocarono.

Il piede destro di Jon spinse contro il suo e spinta dopo spinta lo liberò del sandalo. Accadde così anche per l'altro.

"Vostre Grazie!"

Oh oh, le guardie.

Il loro richiamo interruppe il rapporto e Jon e Dany si misero a sedere sull'erba. I fili verdi decoravano i loro vestiti e i loro capelli. 

"Dove andiamo?" Domandò Dany. 

Un luccichio birichino comparve negli occhi di Jon. Lui sorrise.

"Nei giardini."






E nei giardini andarono, riuscendo sempre a seminare le guardie.

Correvano e ridevano, Dany a piedi nudi e Jon con indosso solo una maglia, essendo i sandali e il farsetto abbandonati nei boschi.

Ben presto le guardie si moltiplicarono, soprattutto durante la notte.

Quando le tenebre calarono su Approdo del Re, Jon e Dany continuarono a correre ridendo per i giardini.

Gli arbusti, i fiori, le statue e le fontane furono i silenti testimoni del loro amore, consumato sotto un limpido cielo stellato. L'erba e le foglie furono il loro materasso, la brezza primaverile la loro coperta.

E le torcie delle guardie che si avvicinavano la loro interruzione.

Per Dany era così eccitante sviare per una volta dagli impegni reali, soprattutto facendolo in quel modo. Come un gioco, come una sfida.

Riuscirono ad arrivare all'alba e fu Jon a suggerire di vederla.

"Corri! Corri! Corri!" Le esclamò mentre con lei, la mano stretta nella sua, scendeva lungo un pendio contornato da fontane.

Arrivarono al fine, poco lontano dal mare, e una volta lì crollarono esausti sul terreno. Tanto erano già sporchi di erba e terriccio dalla testa ai piedi.

"Guarda Jon!"

In quel momento l'abbagliante striscia dell'aurora squarciò il velo nero della notte e come un araldo annuncia l'arrivo del suo signore, così lei annunciò l'arrivo del nuovo giorno.

Estasiata, Dany appoggiò la guancia sulla spalla di Jon. Di rimando lui la baciò sul capo.

"È bellissima..."

"Già, come te."

Un altro bacio suggellò il loro amore. 

E fu allora che tutta l'euforia che aveva sostenuto Dany durante la notte e il pomeriggio, sembrò svanire in un colpo solo. La stanchezza della notte in bianco venne a farsi sentire.

Anche per Jon: lui sbadigliò e dopo aver tossito ancora si sfegò un occhio.

"Credo chi sia ora di smettere di giocare e di andare a nanna mio re."

Il suo re sbadigliò ancora. "Già... mi sento un po' stanchino..."

"Anche noi Vostra Grazia." Rispose una voce alle loro spalle.

Dany e Jon si voltarono e si trovarono difronte Ser Davos Seaworth, seguito da Ser Brienne, Ser Podrick e altre cinque guardie della Guardia Reale.

"Sapete..." Continuò il vecchio contrabbandiere con l'ombra di un sorriso sulle labbra. "Dopo aver passato quasi tutta la notte a inseguirvi."

Le Loro Grazie scoppiarono a ridere insieme a Ser Davos e fu proprio lui che li riportò alla Fortezza Rossa, fornendo loro morbide coperte per far fronte all'aria fredda del mattino e facendoli circondare da tutti e sette i membri della Guardia Reale.

Giusto per assicurarsi che non tentassero di scappare ancora.




"Vi rendete conto che ho mandato quasi tutte i soldati di questo dannato castello a cercarvi?" 

La ramanzina di Tyrion Lannister non tardò a farsi sentire: come Jon e Dany avevano messo piede all'interno della Fortezza Rossa, il Folletto li aveva raggiunti per sbraitare la sua preoccupazione come solo un leone Lannister sapeva fare.

"Eravamo tutti preoccupati, non sapevamo cosa fare... e voi dove eravate?! A giocare nei boschi come due spiritelli fatati, facendo sgobbare dietro a voi quelle sante persone delle guardie!"

Giocare. Dany si morse il labbro cercando di trattenere una risata. Sapeva che dietro a quel "giocare" si nascondeva molto di più. 

Fu in quel momento che Jon tossì e, come le altre volte, si coprì la bocca con la mano.

"Desideri intervenire Jon?" La rabbia di Tyrion era talmente estesa che si era dimenticato i convenevoli.

"C-Cosa? No." 

"Bene." 

Il Folletto si massaggiò le palpebre, poi sospirò. "Andate a riposare e a lavarvi vi prego. Sposteremo la riunione del Concilio a questo pomeriggio."

Sia per il consiglio sia per desiderio, Daenerys e Jon ubbidirono e si diressero verso le loro stanze.







Dormirono per tutta la mattina e lo fecero nei loro abiti sporchi. All'arrivo erano talmente esausti che si erano gettati entrambi sul letto senza neanche cambiarsi.

Poi a mezzogiorno si lavarono e successivamente ebbero modo di pranzare e di passare un po' di tempo con i loro figli.

E alla fine arrivò il momento del Concilio Ristretto.

In seguito, di quella seduta, Dany avrebbe solo ricordato una cosa: la tosse di Jon. 

Il giorno prima non le era sembrata questa gran cosa, dato che il suo consorte tossiva sporadicamente, ma da quella mattina, da quando si erano svegliati, Jon aveva tossito più spesso del solito.

Per non parlare poi del suo pallore. L'incarnato di Jon Snow non era mai stato vivido, dato che al Nord il sole non riusciva sempre a oltrepassare le spesse nubi, ma in quei giorni sembrava essere diventato di colpo bianchissimo.

Soprattutto quel giorno. Jon sembrava non avere colore, se non fosse stato per le labbra. Risaltavano rosse come due rubini in mezzo alla neve.

Dany sentiva la preoccupazione nascerle nel petto.

E a ogni colpo di tosse, la preoccupazione cresceva.

Verso metà del Concilio strinse la mano di Jon sotto il tavolo. Era calda, non di molto, ma era calda.

"Sono preoccupata per te." Gli sussurrò, sperando che gli altri non l'avessero udita.

Jon la guardò con due occhi lucidi prima che un altro colpo di tosse prendesse il sopravvento.

E in quel breve attimo del suo movimento, mentre si portava la mano alla bocca per non far fuoriuscire niente, Dany vide che cosa tentava di bloccare.

Capì che cosa aveva sentito di acre il giorno prima, mentre lo baciava: sangue.

La bocca di Jon era arrossata e piena di sangue. 

Lui si alzò dalla sedia. Tremava tutto.

"S-Scusate signori..." Mormorò con voce debole. "Non m-mi sento molto bene..."

Anche Dany si alzò per sorreggerlo ma proprio allora, mentre Jon si incamminava verso la porta, accadde qualcosa.

Lui fu colpito da un altro colpo di tosse e poi svenì sul pavimento, pallidissimo e tremante.

"Jon!" Dany si precipitò verso di lui e prese a schiaffeggiarlo per fargli riprende conoscenza. Subito arrivò Ser Davos, che slacciò i lacci del corpetto per fargli prendere aria.

"Ehi ragazzo torna fra noi..."

Il ragazzo in questione lo fece, ma per poco, e riuscì solo a mormorare con due occhi lucidi di febbre: "Mi fa male... la... schiena..."

Poi ripiombò nel regno dello svenimento.

"Portate il re nelle sue stanze." Ordinò Dany. "E che il Gran Maestro lo visiti immediatamente."

Jon fu preso per le spalle da Ser Brienne e Ser Podrick. I suoi piedi strisciavano sul pavimento.

Dany si affrettò a seguirli, preoccupatissima.





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