Piani

"Jon..."

"Mmmh..."

"Aegon... mio dolce Eggy... mio piccolo draghetto di neve...."

Una lama di luce mattutina penetrava nella tenda e cadeva ad accarezzare la pelle di Daenerys. Il suo amato dormiva accanto a lei, la guancia posata contro la sua spalla e una marea di riccioli scuri sparsi disordinatamente sul cuscino. Dany baciò quei capelli, sfregandovi il naso e inebriandosi del loro profumo. Le essenze dei dothraki erano penetrati in essi: crine di cavallo ed erba fresca, carne cotta alla brace e cuoio. Jon mugugnò ancora e il sentiero di saliva che partiva dalle sue labbra si allungò.

"Jon..." Sussurrò ancora lei cercando di trattenere una risatina. "... è ora di svegliarsi dormiglione, apri quei tuoi occhietti stanchi..."

Niente da fare. Jon rimaneva ancorato allo scoglio del sonno. Aldilà della tenda Dany poteva udire i suoni di centinaia di khalasar ridestanti. Gli uomini parlavano, le donne preparavo il cibo e i cavalli nitrivano ma tutto questo sembrava non disturbare affatto il Khal suo marito. E nemmeno i suoi figli. Rhaella, Aemon, Daeron e Alysanne li circondavano in ogni dove, i corpicini stetti a quelli più grandi dei genitori. L'unica differenza fra di loro e il loro papà era che i principini si erano già svegliati da un pezzo.

E anche tu sei sveglio da tempo mio piccolo khalakka. Dentro di lei il semino si mosse, navigando nelle acque sicure del suo ventre. Dany l'accarezzò. La sua pancia era ancora piatta e nulla lasciava intravedere una nuova gravidanza. La manina di Daeron si unì alla sua, piccola e morbida. Il suo cucciolo più giovane scrutò con occhi attenti il petto della sua mamma.

"Qui dentro c'è un fratellino o una sorellina tesoro della mia vita." Gli disse Dany prendendo la sua manina e baciandola. Era ancora così piccola. Se aveva fatto i calcoli giusti i gemelli avrebbero avuto un anno alla nascitura del piccolino. "E scommetto che tu, che sei la calma fatta bimbo, sarai un fratello maggiore stupendo."

Daeron le sorrise. Fu un sorriso così bello che Dany sentì il suo cuore sciogliersi come neve sotto il sole estivo. Trasse a sé il piccino e la sua gemella, serrandoli in una stretta amorevole. I gemellini erano due pure bellezze valyriane, pelle di brina, capelli di luna e ametiste per occhi, ma ciò non escludeva gli altri suoi figli. Rhaella si stava dimostrando il connubio perfetto fra l'aspetto suo e di Jon ogni giorno che passava e Aemon, se non fosse stato per l'argento dei capelli, lo si sarebbe potuto scambiare per un piccolo Jon Snow. Tutti loro erano bellissimi, tutti loro dimoravano nel suo cuore e, come tanti alberelli, avevano messo radici che nessuno avrebbe mai potuto sradicare. Erano i suoi gioielli, una parte di lei, la sua vera corona.

"Papà è un dormiglione!" Esclamò Aemon puntando il dito in direzione del padre addormentato. La testa di Jon era ora scivolata nell'incavo del collo di Dany e suoi respiri di addormentato si scontravano con i suoi di sveglia. Lei era certa il suo cuore lo stesse cullando. "Sveglio papà mamma?"

"No pezzettino del mio cuore, lo devo fare io." Avvicinandosi al suo sposo Dany lo baciò sulle palpebre. Poco dopo una risata scaturì dalla gola di Jon Snow e le sue mani si mossero sul materasso. Poi, finalmente, i suoi occhi si aprirono e guardarono Dany con un tale amore che lei sentì il suo cuore battere più forte. Cercò di non darlo a vedere. "Buongiorno pigrone."

"Mmh... buongiorno..." Jon ritornò a sfregare il capo contro il collo di Dany e sbadigliò. "... è già mattina?"

Dany rise. "Pensavi fosse ancora notte? Oggi ci attende un incontro con i khal e discuteremo dei piano d'attacco sull'esercito di Volantis, l'hai forse dimenticato?"

"No, è che ieri notte ho avuto difficoltà ad addormentarmi. Continuavo a rigirarmi nel letto in preda a pensieri sul nostro piccolo khalakka."

Adoro quando lo pronunci. Questo khalakka non sarebbe stato come Rhaego, Dany ne era certa. Questo bambino sarebbe nato sano e soprattutto vivo, con il soffio vitale che aleggiava nei suoi polmoncini. Avrebbe avuto quattro meravigliosi fratelli ad aspettarlo non appena avrebbe visto la luce e una madre e un padre ad amarlo. Eccolo lì dunque, nel quieto mare del suo grembo, il figlio che aveva perso, lo Stallone che Monta il Mondo. Anche se, nel profondo del suo animo, tutti i suoi figli erano salvatori inviati dagli Dei, piccoli miracoli scesi dal cielo per allietare i giorni suoi e di Jon, Rhaella per prima. La sua dolce, testarda e coraggiosa bambina che era nata in lei quando ormai aveva accettato di essere sterile.

"Ti ho già detto che andrà tutto bene Jon, non c'è bisogno che l'ansia ti divori. Tu devi solo stare tranquillo, me lo prometti?"

La mano che venne ad accarezzare la guancia di Jon fu accolta con un tenero bacio sul palmo. "Te lo prometto mia bellissima regina e temeraria Khaleesi, ma adesso è la fame che mi sta divorando. Vogliamo fare colazione con i nostri pargoletti? Il mio stomaco chiede pietà."

"Ed il tuo stomaco sarà graziato Khal Aegon." Rispose lei alzandosi dal letto e prendendo in braccio Alysanne.





Uomini temprati dalla guerra, dalla pelle ambrata, occhi a mandorla e trecce luccicanti d'olio e di campanelle. Uomini dalle bocche spalancate e occhi dilatati dallo stupore. Uomini dalle teste chinate, dai corpi tremanti e dalle armi ai piedi. Uomini che giuravano fedeltà alla Khaleesi del Grande Mare d'Erba e al Khal suo consorte. Un giuramento aveva abbandonato le loro labbra all'unisono, mentre nelle loro menti il pensiero del ritorno di Daenerys Targaryen prendeva sempre più forma.

Eccola lì, la loro sola ed unica Khaleesi, colei che aveva unito tutti i khalasar in uno solo. Quello era stato solo il primo passo, lo sapevano. Lo Stallone che Monta il Mondo doveva ancora venire per assoggettare tutta la terra al suo comando. Un tempo si era detto che lo Stallone doveva nascere dal grembo della Khaleesi e dal seme di Drogo. Ma poi Drogo era morto e il suo spirito aveva iniziato la cavalcata nel firmamento, il suo enorme khalasar si era frantumato e la Khaleesi aveva iniziato la sua avventura.

Eppure ora al suo fianco vi era un nuovo Khal. Khal Aegon era il suo nome ed era un andalo. La sua pelle era la pelle di latte degli andali e i suoi occhi erano normali, di un grigio profondo come quello delle montagne orientali. Dicevano che fosse dello stesso sangue della Khaleesi e che l'amore che provavano l'uno per l'altra era sterminato come il cielo. Khal Aegon aveva una treccia e cicatrici lungo tutto il corpo e un buon numero di muscoli: che toccasse invece a lui ora il compito di inseminare il grembo della Khaleesi con lo Stallone che Monta il Mondo? E se invece fosse già venuto? Dopotutto la coppia aveva già quattro figli, di cui due maschi.

Ma adesso non era il tempo di pensare ai salvatori inviati dagli Dei, per quanto doveroso potesse essere. Adesso la Khaleesi chiedeva loro, a tutti loro, di combattere di nuovo per lei. Un codardo era il suo nemico, questa la sua spiegazione, un codardo che preferiva nascondersi dietro le mura di pietra piuttosto che accettare di morire gloriosamente in battaglia come per ogni uomo è giusto che sia. Quel vigliacco non aveva nemmeno un ciuffo di capelli per una treccia, quello era poco ma sicuro, e un uomo senza treccia... beh, non era un uomo, era risaputo.

La Khaleesi illustrò persino il suo piano d'attacco. I dothraki avrebbero attaccato lateralmente l'esercito retrostante e l'accampamento, a patto di non prendere donne o bambini. Una volta che un villaggio veniva razziato una donna diveniva proprietà di tutto il khalasar e poteva essere usata da chiunque ma se la Khaleesi lo chiedeva loro avrebbero ubbidito. Tutto il resto, fanteria, cavalleria e tutte quelle incomprensibili parole occidentali che indicavano il resto dell'esercito sarebbero stati vittime delle fiamme degli otto draghi della Khaleesi e di Khal Aegon.

Una pioggia scrosciante di grida esultanti confermò la completa partecipazione dei dothraki.





"Sei sicura?" Il buio copriva Jon come un mantello. "Non voglio che tu ti senta male, puoi sempre rinunciarci."

"È una tradizione amore mio. Lo faccio per il nostro bambino e non mi sono mai sentita male. Stai tranquillo."

Già. C'era riuscita già una volta e doveva riuscirci pure ora. Solo i dothraki avrebbero assistito mentre i membri della corte erano stati tenuti all'oscuro dalla cerimonia. A quell'ora tarda molti erano già sotto le coperte e ciò era un bene. Non sarebbe stato un bello spettacolo.

Un cuore equino divorato a mani nude non sarebbe stato di certo un bello spettacolo. Il sangue colato aveva reso appiccicose le dita di Daenerys e lei poteva sentire ancora il calore dell'organo. Il cavallo era stato uno stallone possente, una fra i più celeri di Khal Ommo, e il cuore era stato strappato dal suo petto solo pochi minuti prima. Era grosso, viscido e araldo di ricordi, almeno per Dany. Si era già trovata in quel luogo, si era già inginocchiata su quella pedana, aveva già ingoiato la carne cruda di un cuore per propiziare il figlio che portava in grembo. La prima volta i presagi annunciati dal suo pasto completo si erano dissolti come fili di fumo e Dany sperò che non lo facessero anche adesso.

Dinanzi a lei Jon la guardava con le iridi ricolme di preoccupazione. Dany poteva vedere anche a un miglio quanto il desiderio di intervenire gli stesse corrodendo le ossa. Ma non doveva. Con uno sguardo tagliente Dany gli intimò di rimanere al suo posto e il consorte ubbidì. Lei azzannò ancora il cuore. Distrusse tendini e muscoli e altro sangue le colò lungo il mento. Doveva sembrare macabra ad alcuni. Centinaia di occhi erano fissi su di lei, occhi a mandorla, occhi duri. Le bocche dei dothraki erano serrate, pronte per lasciare uscire esclamazioni di festa.

Dany non chiedeva altro che accontentarli. Le sue viscere erano in fiamme e stavano ribollendo come le profondità laviche di un vulcano, chiedendo disperatamente di non ricevere più carne equina. Un altro morso, poi un altro e un altro ancora. Morsi, morsi e morsi. Conati trattenuti e sguardi di sicurezza scambiati con Jon. Da preoccupati i suoi occhi erano diventati calamite di forza, pozze dove Dany poteva dissetarsi di sicurezza e poi riprendere a mangiare.

Qualcosa decise di tornare indietro nella sua gola e da lì fino alla sua bocca. Dany si piegò in due per cercare di trattenerlo. Non doveva vomitare, non doveva... lo rigettò nel suo stomaco e si rialzò, deglutendo l'ultimo pezzetto di cuore e leccandosi persino le dita. Grida di giubilo salirono al cielo stellato dalle gole dei dothraki. Il suo bambino sarebbe stato maschio, sano e forte.

Jon corse verso di lei e la sollevò come un trofeo. Il suo sorriso fece dimenticare a Dany il sapore nauseante del cuore. "Ce l'hai fatta! Lo sapevo! Lo sapevo! Ero preoccupato ma lo sapevo!"

"Tu sei sempre preoccupato razza di testone!" Dany lo baciò con enfasi e non si accorse del terreno che ritornò sotto i suoi piedi.

Ma non era finita lì: il Grembo del Mondo attendeva ancora una sua abluzione. Con i piedi nudi affondanti nella sabbia, Dany si diresse verso la fonte. Discese nella sua acqua gelida e prese le mani a coppa, lasciando ricadere su di sé gocce che la lavarono via dal sangue. Quando fu pulita, benedetta e bianca come la luna sullo sfondo, uscì dalla laghetto. Fili d'acqua le ruscellarono lungo le caviglie e i seni.

Jon le prese la mano e la baciò sul collo e, nel mentre, la sua altra mano fece ricadere i suoi pantaloni, svelando così il suo uccello. "Posso giacere con la benedetta dal Grande Stallone?"

Nel mio Grembo cresce lo Stallone che Monta il Mondo, i miei figli sono Draghi dai destini infuocati, io stessa sono un Drago e pure mio marito è un Drago, un Drago cresciuto da lupi. Io sono figlia di sovrani, moglie di sovrani e madre di sovrani. "Certo, entra in me. Sono pronta per scendere in guerra."

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top