Peregrinazioni alla luce della luna

Il tocco di lei era gelido come il ghiaccio, i suoi polpastrelli fecero fiorire pelle d'oca sulla sua pelle. Jon non osava muovere un muscolo, non osava fiatare. Strinse i denti e pregò che finisse presto, che Daenerys se ne andasse. La pelle del suo amore era marmo immacolato macchiato di rosso e la macchia nasceva proprio lì, vicino al cuore e sotto il seno, lì dove il pugnale di Jon si era fatto strada nella sua carne. Sorrideva, Daenerys Targaryen, ma il suo sorriso donava inquietudine, non dolce come il miele. Jon avrebbe voluto chiudere gli occhi e pensare a cose belle, ma lì non vi era niente di bello. Dany era ritornata dalla tomba giustamente arrabbiata e adesso avrebbe riversato la sua vendetta su di lui. Jon sapeva che era giusto così, era giusto che lui morisse da traditore quale era e che la sua ultima visione terrena fossero quei due bulbi oculari cavi e grondanti di sangue.

"Jon?..." La sua voce, quella voce che Jon amava tanto, assunse una piega divertita. Echeggiò nella sua mente e nelle mura e nei corridoi infestati da spettri e ragnatele della Fortezza Rossa. "Jon, mio dolce Re del Nord, che succede?"

Le parole gli erano morte in gola. "I-i..."

Il sorriso dal volto di Dany scomparse con la stessa velocità della luce. "VIVI CON QUESTO PESO SULLA TUA ANIMA TRADITORE! IO TI HO DATO TUTTO E TU MI HA RIPAGATO CON IL FREDDO BACIO DI UNA LAMA!"







Sobbalzò nelle lenzuola, sudato e ansimante. All'inizio, con ancora i rimasugli nel sogno intenti a rimescolarsi nella sua mente, non riconobbe le familiari pareti della camera da letto. Il cuore nel suo petto batteva impazzito contro il suo petto come se avesse dovuto saltar fuori da un momento all'altro. Jon cercò di ritornare in sé, si passò una mano fra i capelli arruffati e sospirò. Era stato solo un incubo, un altro da aggiungersi alla lista. Molte volte si era domandato per quanto quelle orripilanti visioni avrebbe continuato a tormentarlo e a rendere le sue notti un inferno di ricordi. Con il passare del tempo si erano fatte sempre più rare e, soprattutto grazie al fatto che Dany dormiva stretta a lui, il suo ciclo del sonno aveva ricominciato a girare nel verso giusto. Jon detestava quando gli incubi arrivavano d'improvviso e turbavano la sua mente perché dopo tornare a dormire era una vera e propria impresa. E quando giungevano le mattine, beh, dire che si sentiva un morto vivente sarebbe stato un eufemismo. Cercava disperatamente di tenere gli occhi aperti e di non dare a vedere a Dany la sua stanchezza.

Ma era difficile combattere sbadigli, lentezza, difficoltà di comprendonio e un bel paio di occhiaie scure sotto gli occhi. Ed ancora più difficile era tentare di scacciare i frammenti degli incubi. Quasi sempre Dany era la protagonista dei suoi incubi e Approdo del Re in quel fatidico giorno il suo scenario, ma a volte l'argomento variava. Veniva sua madre a piangere per il figlio orribile, per l'assassino, che aveva generato, veniva suo padre con la sua testa mozzata e la sua collana di sangue raggrumato, venivano i suoi antenati, sia Targaryen che Stark, a far rimbombare le loro voci nella stanza e a cavargli nella mente il pensiero di essere la feccia dell'universo, di non essere stato mai amato da nessuno, di essere una persona ignobile. Se poi alla sua mancanza di sonno ci si aggiungeva la tubercolosi, la situazione di complicava assai. Dany non mancava di notare il suo aspetto trasandato e lo spediva a letto addirittura con le minacce.

Una volta, Jon ne conservava ancora l'imbarazzo, il sonno mancato aveva avuto la meglio su di lui nel bel mezzo di una seduta del Concilio Ristretto e l'aveva fatto crollare con il capo sul tavolo. Un incubo non si era fatto attendere e Jon si era risvegliato urlando a squarciagola il nome di Dany e facendo sussultare di spavento tutti gli altri. Qualcuno, forse Dany o Davos, gli aveva posato sulle spalle una coperta ed era proprio in essa che Jon avrebbe voluto sprofondare in quel momento, mentre gli sguardi di tutti i presenti si focalizzavano su di lui e le sue guance si infiammavano.

"Jon?"

Dany avanzò timidamente nelle tenebre, fermandosi in seguito nel punto esatto dove un raggio di luna baciava il pavimento. I raggi del verginale astro scivolarono sui suoi capelli sciolti, facendoli risplendere come argento colato e pizzicarono come dita pallide i minuscoli e circolare ricami d'oro che puntellavano la sua camicia da notte. Era d'un tessuto talmente fine che lasciva intravedere il corpo nudo e mozzafiato di Dany, pancione compreso. Dany rivolse a Jon uno sguardo carico d'apprensione. "Che succede amore mio?"

Jon non respirò sillaba alcuna, si limitò a farle intendere con uno sguardo la situazione e si morse il labbro inferiore. Dany realizzò l'accaduto. "Oh, ancora un incubo? Il mio piccolo draghetto di neve non riesce a riposare bene?"

Jon annuì e protese un braccio per afferrare la mano che lei gli tendeva. Dany atterrò fra le soffici coltri e scoccò un bacio sulla guancia del suo sposo. Jon sfregò la punta del naso contro il suo collo sottile, da cigno, e rispose al bacio di lei. La risatina di Dany tintinnò nell'aria come una campanella d"argento e deliziò le orecchie di Jon. "Tu invece mia imperatrice? Che cosa facevi in piedi a quest'ora e nella tua delicata situazione?"

"Urinavo." Dany non ricorse a mezzi termini. "È arrivato il periodo della pipì e Jae lo ama particolarmente. Senza omettere che continua a girarsi e rigirarsi nel mio grembo, scalcia più di un puledro e non mi da requie..."

Jon accolse il capo di lei e il suo sbuffare nella sua spalla, l'attirò a sé e ascoltò il suo cuore battere all'unisono con quello piccolissimo di Jaehaerys. Lei era viva e felice, risorta sarebbe stato il termine esatto, ma Jon lo sorpassò. Dany respirava, Dany era contenta e Dany lo amava, solo questo contava. I suoi incubi erano solo lontani ricordi. "Vedo che si profila una bella notte insonne per entrambi amore mio, domani andremo a fare compagnia ai gemelli e al loro perenne assopimento."

Daenerys sorrise al pensiero dei suoi due raffreddati bimbi. "I nostri pulcini col moccio al naso... oggi hanno starnutito in continuazione e credo di avere consumato ogni singolo fazzoletto in mio possesso. Rispetto a ieri ci sono stai dei netti miglioramenti: non si sono più mostrati reticenti difronte alla medicina e sono riusciti a rimanere sotto le coperte per larga parte del pomeriggio. Ahimè, anche Aemon è stato abbracciato dal raffreddore. L'ho dovuto spedire a letto con un bel febbrone."

"A quell'età i bambini si beccano ogni infermità immaginabile. Mi ricordo che Rickon a tre anni si era preso la varicella ed Arya a due la polmonite. Ho vegliato su di lei per ben quattro giorni di fila nonostante le proteste di Lady Catelyn." La sua matrigna aveva tentato di tutto pur di strapparlo dalla piccola Arya inferma, ma Jon non aveva desistito. Era la sua sorellina, il suo amato scricciolo dai capelli perennemente arruffati e dai graffi su tutto il corpo. Solo quando gli occhi di Arya avevano perso il luccichio febbrile, il piccolo Jon di otto anni si era lasciata trasportare esausto nelle braccia di suo padre fino a una visita di sicurezza da Maestro Luwin e successivamente fino alle calde coperte del letto.

"Già..." Dany sospirò e si accoccolò ancora di più nella stretta delle braccia di Jon. Lui inalò il suo profumo, quel profumo di maternità che era unico nel suo genere. La vide portarsi una mano sul grembo bene in vista. "Oh!"

Jon si allarmò subito. "Cosa? Sta succedendo qualcosa?"

Lo scuotere del capo di Dany mise fine alle sue fantasie. "No, no, è soltanto Jae che fa le capriole. Perché non può essere così vivace di giorno? Almeno di notte mi farebbe il sommo piacere di lasciarmi dormire qualche ora e non il contrario."

"Per domani prevedo pisolini nei luoghi più disparati amore mio." Jon sfregò le labbra contro la guancia di lei. La pelle era liscia come la seta e levigata come il marmo, era la pelle della sua Dany. "Tutti da aggiungere alla lista delle tue ronfate diurne..."

La cuscinata che Dany gli tirò non lo colse affatto di sorpresa. Jon ripiombò in avanti con il capo e unì la sua risata a quella della sua sposa. Un'altro colpo di cuscino fece svolazzare piume candide nell'aria. "Prova tu a portare un bambino in grembo e poi ne riparliamo! Ti prosciuga di ogni energia signor russare!"

"Pensavo che amassi il mio russare!" La risata di Jon era genuina e gli faceva dolere lo stomaco da quanto si stava prolungando. Rise anche quando Dany lo spinse scherzosamente.

"Quando tu russi mi culli Jon Snow. I tuoi suoni corporali sono assai graditi dalle mie regali orecchie."

"Allora ti dispiace vedermi vittima dell'insonnia? Questi maledetti incubi non ne vogliono sapere di andarsene Dany. Continuo... continuo a sognare te e quel pugnale e la Sala del Trono ed è tutto orribile. È orribile." Si rialzò e affondò il viso nelle ginocchia di lei, crogiolandosi nel tessuto fine della camicia da notte. "A volte mi chiedo se mai riuscirò ad avere almeno una luna intera di sonno pacifico. Ma non devo asfissiarti con queste idiozie, il benessere tuo e di Jae viene prima di tutto."

Le mani di Dany vennero a portare altrettanto scompiglio nei suoi riccioli già scompigliati. "Invece sì che devi asfissiarmi e anche molto. Sono passati quattro anni amore mio, è ora che tu ti lasci alle spalle i dolori del passato, per quanto possano essere delle cicatrici che impiegano molto tempo a rimarginarsi. Quando un incubo ti coglie nel letto, tu stringiti a me e pensa al mio amore per te, pensa che io sono viva e che ti ho dato cinque meravigliosi figli e un sesto in arrivo. Pensa al nostro piccolo Rhaegar che adesso è con la Madre dei Cieli. Darei qualsiasi cosa pur di vederti dormire tranquillo per sempre, anzi, userei il sistema delle vecchie Città Libere: raccoglierei fondi dai cittadini affinché tu abbia una notte di sonno liscia come l'olio. Fate dormire il mio piccolino Aegon Targaryen, direi, ne va della sua salute e io tengo tanto alla salute del mio nipotino."

"Zietta oratrice." Le sussurrò Jon prima di baciarla con affetto. "Sai che forse esiste un modo per farci ritornare a nanna? Qualche goccia di vino dei sogni custodita nello studio di un certo Gran Maestro di tua conoscenza..."

Dany sorrise.

Gli occhi di Jon si ingigantirono e un sorriso birichino affiorò sulle sue labbra. Sapeva dove la sua Dany volesse andare a parare. "Non ti facevo così monella al punto da trafugare una pozione in piena notte mia regina."

"Ma non la trafugheremo infatti mio re. Ne assaggeremo qualche goccia a vicenda e poi la rimetteremo al suo posto. Lo so che i maestri sono sempre pignoli sulle giuste dosi, ma presumo che una gocciolina non ci faccia alcun male no? E non guardarmi così, per una volta che ti assecondo nelle tue pazzie dovresti essere contento!"










Jon era indubbiamente contento. Contento che la gioia facesse risplendere gli occhi di Daenerys, contento che la risata di lei rimbombasse contro le mura intenebrate dei corridoi e contento che i suoi piedi nudi si levassero al di sopra del pavimento nella foga della corsa. Di colpo la giovinezza aveva preso il sopravvento delle loro membra, spingendoli a correre come due ladruncoli con le guardie alle calcagna nella direzione dello studio del Gran Maestro Samwell. Le guardie che erano di ronda chinavano il capo e si rizzavano sull'attenti, i loro visi inflessibili illuminati dalla candela che la mano di Dany trasportava. La fiamma si era trasformata in una striscia di fuoco sfolgorante che indicava la via ai due reali viandanti e che ingaggiava un gioco di luce e ombre sui loro volti. Oltrepassarono la porta della nursery, sbirciando un attimo oltre l'uscio per controllare i loro bambini. I tre piccoli infermi che erano Aemon, Alysanne e Daeron erano sepolti sotto le coltri mentre Rhaella sembrava combattere il caldo decidendo di dormire senza nessuna coperta. E pareva anche aver ereditato dal suo papà la nobile arte del russare, nonostante il suo fosse assai flebile e le conferisse ancor più dolcezza a quella che già esprimeva.

Dopo aver lanciato baci invisibili baci ai loro tesori, i sovrani proseguirono lungo il loro percorso. Jon aiutò Dany a salire le innumerevoli scalinate che incontrarono e, dopo che i piedi di lei accusarono stanchezza, lui se la caricò in braccio. Stava ancora costatando quanto pesasse una donna incinta quando la porta che dava l'accesso agli appartamento del Gran Maestro, e di conseguenza anche al suo studio, si erse difronte a loro nel suo lucido legno di quercia rinforzato con sbarre di ferro. Jon rimise Dany con i piedi per terra e si assunse l'onere di abbassare la maniglia alla sua signora.

"Mia regina e imperatrice." Mormorò in un buffo inchino. "Vi prego entrate."

"Che modi cavallereschi mio re! Come siete educato!" La risatina di Dany fu un premio che Jon fu orgoglioso di ricevere.

I loro passi echeggiarono per un altro piccolo corridoio arrivando poi a oltrepassare la soglia di un'altra porta, quello dello studio di Samwell. La stanza era immersa nella più fitta oscurità, ma la fiammella della candela la squarciò come un pugnale. Mensole, armadi, scrivanie, mappe, pergamene e i libri in ogni dove vennero percorsi da fiumiciattoli dorati, ma furono le centinaia di ampolle racchiuse nell'armadio delle scorte a brillare come stelle terrene. Con l'avvicinarsi della candela, i liquidi in esse contenute ravvivarono i loro colori e il blu, il verde e il rosso sfolgorarono vivaci. Dany posò la candela sul leggio e cominciò a rovistare nelle scorte alla ricerca del vino dei sogni, le sue mani sconvolsero totalmente il minuzioso ordine che fino a poco prima aveva regnato nell'armadio. Jon invece fu attirato da quello stesso leggio.

Un libro era aperto su di esso, il suo segno tenuto da un raffinato segnalibro di velluto rosso. Jon riconobbe la scrittura bizzarra di Sam, tutta giravolte e lunghe spirali, evidentemente era il suo diario o un acconto degli eventi di corte. Sapeva che era sbagliato ficcare il naso negli affari altrui, eppure Sam parlava proprio di lui e Dany!

"L'opinione che mi ero fatto di Sua Grazia la regina - e ora imperatrice - è ampiamente mutata nel corso del tempo. La Daenerys della strage d' Approdo del Re, o almeno quella che le fonti a me vicine hanno potuto raccontarmi, sembra essere totalmente scomparsa. Sua Grazia non è più quella fredda figura che ebbi modo di conoscere a Grande Inverno. Ora lei è amorevole, gentile e sembra infondere grazia in qualunque suo gesto. Ha un sorriso e una parola di conforto per quanto cercano aiuto presso di lei, si dedica senza sosta ad attività caritatevoli nella speranza di conquistare l'amore di quello stesso popolo che anni prima aveva tentato - e non ne comprendiamo ancora il motivo - di sterminare con il fuoco di drago. Va matta per i bambini, sia i suoi che quelli degli altri e coglie sempre occasione di donar loro un dolcetto o un balocco. Ha finanziato da sé case di cura per i malati, orfanotrofi e lebbrosari e adesso intendere compiere la medesima azione con il nuovo e salubre quartiere che sostituirà Fondo delle Pulci. Tuttavia la regina trasporta con sé anche un misterioso sentimento, un fuoco dalle braci spente negli occhi d'ametista. È senz'ombra di dubbio dovuto agli eventi di alcuni anni fa. Approdo del Re e i suoi cadaveri anneriti la perseguitano, e il sapere di essere andata contro i valori ai quali anni fa si era votata le pesa terribilmente sull'anima. Solo il Re e i suoi figli riescono ad alleggerirla, sia quelli del suo grembo che quelli di squame che solcano i cieli. Guardandola quando è con loro si può intuire la vera essenza della maternità."

Jon si sentì gonfiare il cuore al leggere queste parole meravigliose sulla sua Dany. Il sapere la vera opinione di Sam, positiva per giunta, sulla sua amata lo rendeva assai felice. Proseguì nella lettura, inoltrandosi nel paragrafo a lui dedicato.

"Con Sua Grazia il Re ed Imperatore la situazione è assai più complicata. Egli dimostra, come la sua consorte, lodevoli capacità di governo. Ogni giorno presiede sedute del Concilio Ristretto insieme a Sua Grazia la Regina e Imperatrice e riceve i suoi sudditi con lei assiso sul suo trono. Si allena quotidianamente con la spada, adora andare a caccia con il suo metalupo e far sorprese alla sua prole. Ammirandolo con quella puerile compagnia è facile individuare quella scintilla nei suoi occhi, una scintilla che conferma la sua disposizione a fare qualsiasi cosa per la propria famiglia. Come la Regina, egli apprezza molto le visite nei tuguri fatiscenti dei bisognosi e il contatto con il proprio popolo durante le gite per le strade di Approdo del Re. Tuttavia è giusto mettere in evidenza che l'ombra dei tragici eventi che ebbero luogo ormai quattro anni e che perseguita la regina, su Sua Grazia il Re è ancora più estesa. Nella sua mente sono incise i disperati avvenimenti di cui fu testimone e che a volte dovette compiere e nessun potrà mai levarli. Essi formano il tarlo che rode il suo cervello senza tregua. Le inservienti della camera da letto regale mi riferiscono che a volte bagna il letto e le guardie stanziate fuori dalla porta affermano di sentirlo urlare disperato in certe notti e di gridare il nome della moglie. E solo lei sembra in grado di calmarlo. La triste svolta che ha preso la sua salute non fa altro che gettare altro sale sulla ferita..."

Jon andò avanti. Leggere queste cose gli faceva dolere il cuore, ma sapeva che era la cruda verità. Approdo del Re e la sua guerra l'avevano segnato nel profondo, cavando non solo cicatrici sul suo corpo, ma anche sulla sua anima. E Dany? Dany era sull'orlo delle lacrime ogni volta che vedeva dei bambini della Capitale giocare spensierati e si domandava ad alta voce come avesse potuto riversare morte e distruzione su di loro.

"... Certo, Sua Grazia sta prendendo le giuste cure. Compie ogni mattina, dopo aver spezzato il suo digiuno, una passeggiata lungo la spiaggia per respirare della sana aria marina e si sottopone una volta alla settimana al trattamento con impacchi di fango per sanare le proprie articolazioni, eppure mentirei se affermassi che in lui non vi è più alcuna traccia di tristezza. Durante le sue lunghe convalescenze lo si potrebbe quasi scambiare per un ragazzino, talmente si fa piccolo, vulnerabile e bisognoso d'aiuto. Come suo amico mi vergogno profondamente di essere stato partecipe della nascita suo malessere, avrei dovuto aiutarlo allora, stargli accanto come lui era stato accanto a me quando eravamo nei Guardiani della Notte, ma il mio egoismo mi aveva accecato. La regina e i principini reali sembrano essere il suo balsamo guaritore, quando è con loro ogni incubo sembra svanire. E viceversa è per la regina, perché si trasforma in una gaia ragazza. Qualcosa dentro di loro è ancora in quella devastata, sanguinante e ferita Approdo del Re e non ha intenzione d'andarsene."

Era vero. La verità faceva bruciare gli occhi di Jon Snow e tremare le sue mani. Il bastardo di Grande Inverno, il Lord Comandante dei Guardiani della Notte e il Re del Nord avevano lasciato posto ad Aegon Targaryen, ma Aegon Targaryen era ferito e triste e malato. Alle sue spalle la voce di Dany risuonò limpida come acqua di fonte e il suo braccio fece capolino dalle ante dell'armadio con una fiala stretta nella mano. "L'ho trovato! Ora possiamo do..."

"C-CHI VA LÀ?!"

La luce di un'altra candela quasi accecò Jon e Daenerys e la sagoma di Samwell Tarly si profilò sulla soglia dello studio. I sovrani si immobilizzarono mentre, urlanti e ruspanti, il piccolo Sam e Jon si buttarono a capofitto contro gli intrusi armati di spade di legno. Colpirono le gambe di Jon ma l'unico risultato che ottennero fu quello di fargli sgorgare dalla gola una gaudente risata. "Ehi, ehi, ehi! State calmi giovanotti!"

La luce in mano a Sam colpì i lineamenti suoi e quelli di Dany. "J-Jon, Daenerys? Cioè volevo dire... Vostre Grazie? Posso chiedervi perché diamine siete nel mio studio a tarda notte e state rovistando nelle mie scorte di medicinali?"

"Ehm..." Jon cercò di sciogliere il ghiaccio. "Vedi noi... non riusciamo a dormire. Daenerys è stanca per il bambino e io per gli impegni di oggi ma non riusciamo a chiudere occhio. Volevamo prendere qualche goccia di vino dei sogni e senza disturbarti a quest'ora Sam."

"Già." Intervenne Dany. "Ci dispiace che... e... etciù! Etciù!"

Gli starnuti improvvisi di Dany colsero tutti di sorpresa, soprattutto Jon, che la strinse subito a sé e la baciò sulla fronte. "Oh mamma... non mi dirai che i gemellini ti hanno contagiato! E adesso? Il bambino?"

"Il bambino è al sicuro nel suo grembo Jon, per lui tutto continua a scorrere liscio." Sam lo rassicurò, l'ansia di poco prima già volata via. "Non c'è bisogno di preoccuparsi, Daenerys avrà solo bisogno di qualche giorno di riposo."

Jon lasciò che Dany posasse la fronte sulla sua spalla. Poteva percepire il calore della sua pelle e il naso di lei che bagnava la sua maglia notturna. La vista del suo amore con il naso rosso e tappato e gli occhi lucidi di febbre lo fece innamorare ancora di più. Un altro etciù! e Dany starnutì direttamente contro il suo petto, tirando poi su con il naso. "Scusa..."

"Non fa niente amore mio." Un altro bacio sulla fronte. "Almeno adesso tu hai un motivo per dormire alla grossa... a...a... e...e... etciù! etciú! etciù!"

Oh no! No, no, no! Pure lui adesso! E chi avrebbe badato a Dany e ai bambini ora? Dovevano avere qualcuno che pensasse a loro durante la malattia, non il contrario! Jon sentiva già la mente andare in subbuglio per la febbre e il suo naso prudere per il catarro. Gli occhi gli bruciavano, sbatté le palpebre per scacciare la sensazione e si ripulì il naso direttamente con la manica. Al diavolo le buone maniere per una volta. Toccò a Dany baciarlo sulla fronte e sorridere per la coincidenza.

"Sei un po' caldo Jon, il mio piccolo draghetto di neve ha la febbre..." Gli sussurrò.

Jon posò il mento sul capo di lei. "Mmh... Sam dimmi de babberà... etciù!" La sua voce con il naso tappato era davvero buffa.

Il suo interlocutore era nel frattempo andato a prendere una coperta e con essa aveva avvolto i suoi tremanti sovrani. Ormai Jon aveva capito pienamente che i pargoletti di pochi anni sono capaci di prendere ogni malattia esistente e che i genitori, a loro malgrado, ne erano i successivi destinatari. Era dura e al contempo meravigliosa la vita del genitore ma Jon ora avrebbe definitamente elencato quel momento come duro. Anzi, durissimo. Il lato positivo era che adesso i suoi occhi erano vicini al serrarsi per il sonno.

Sam sorrise comprensivo. "Suppongo che adesso non abbiate più bisogno del vino dei sogni vero? Qualche giornata sotto le coperte e tornerete in azione. Daenerys, ti controllerò ogni giorno per il bambino e tu Jon se vedi del sangue scorrerti dal naso chiamami immediatamente. La tubercolosi potrebbe ripresentarsi, seppur in misura lieve rispetto alle altre volte e il naso è collegato ai polmoni. Avete capito?"

Dany e Jon annuirono all'unisono e si fecero scortare da Sam verso le loro stanze, ma subito incontrarono una guardia che si offrì di accompagnarli.

Ci voleva una passeggiata. Pensò Jon mentre la porta della camera da letto reale si avvicinava sempre di più. Una passeggiata... quello che non è affatto la vita di un genitore! Ci si ammala pure!

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