Passeggiate nel fresco
I petali dei giacinti erano screziati e il loro vaso era fatto di carne. Le manine di Alysanne contenevano quella bellezza e il suo sorriso era il biglietto da visita con cui la stava presentando a Daenerys. Lei accolse i fiori e se li portò alle narici, ispirandone il profumo. Racchiudevano tutta la verdeggiante pace dell'estate. Ai suoi piedi, Alysanne attendeva una risposta con le iridi violette sgranate.
"Grazie mille tesoro mio." I suoi polpastrelli sfiorarono gli steli. "Sono meravigliosi."
Un bacio sulla guancia fu la ricompensa che Alysanne Targaryen ottenne. Elettrizzata, la piccola principessa batté le manine e saltellò come una leprotta sulle piastrelle del portico. La luce filtrava attraverso i viticci del gelsomino, giocando con le ombre sul viso di Alysanne. Dany le sorrise nuovamente prima di osservarla allontanarsi, diretta verso il gemello. Un gorgoglio la fece ritornare focalizzata sull'esserino appicciato al suo seno. Jaehaerys aveva finito la sua colazione e uno sbadiglio segnò la sua partenza per il mondo dei sogni. Marchiando la sua piccola fronte d'inchiostro con un bacio, lo ripose nella sua culla.
All'altro capo del tavolo, Jon Snow stava assaporando una polposa arancia e qualche chicco d'uva. I suoi occhi rimasero incollati a Jae fino a quando il suo corpicino non sparì nelle coltri della culla, scendendo poi sul mazzolino di giancinti che Dany aveva deposto sul tavolo. Sorrise alla vista del dono della loro bambina. "Vedo che la nostra principessa ti ha fatto un regalo."
Dany sorseggiò del vino dal proprio calice. "Già, un regalo assai fragrante."
Aldilà del tendaggio di teneri fiorellini candidi, delicate stelle sbocciate nel verde, si apriva lo spettacolo dei giardini. Le fontane gorgogliavano leggere e conversavano con gli uccellini cinguettanti fra le siepi. Nel frutteto pendevano, come sfere d'oro e di rame, mele, pere, arance, limoni, pesche e ciliegie mature, grasse e gustose. Le rose baciavano l'aria nelle loro sfumature di rosso, rosa e bianco, i gigli spalancavano al cielo i loro petali, le violette si raggruppavano in insoliti gruppi come guarnigioni di soldati dalla violacea armatura e i papaveri danzavano con la brezza marina. L'estate era lussureggiante, gravida di speranze e di promesse. E da qualche parte, dispersi in quello stomaco di foglie, di radici e di fonti, Rhaella ed Aemon erano a lezione con il Gran Maestro Samwell.
Un barbaglio d'affetto illuminò gli occhi di Jon. "Se il caldo non angustia la mia regina io le proporrei di fare una passeggiata. Ella acconsente?"
Jaehaerys riposava tranquillo, i gemelli si trastullavano lieti con i loro balocchi e, per qualche giorno, avrebbero potuto godere della pace. Nessuno sarebbe potuto entrare nella loro bolla d'intimità, erano chiusi da un lucchetto d'amore che la nascita di Jae aveva rafforzato. Dany fece di sì con la testa.
Se le lettere si erano rivelate inizialmente complicate, i numeri lo furono ancora di più. Rhaella si morse le labbra difronte a quei geroglifici di cerchi, spirali e linee. Tentò di ricordare la forma del numero nove, ma i suoi contorni rimasero sfumati nella nebbia della sua mente. Era così frustante dover trascorrere il tempo su un argomento così noioso quando si era circondati dalla più intrattenente fonte di svago che gli Dei avessero mai potuto creare. Una tortora tubò appollaiata sul ramo della quercia a lei sovrastante e Rhaella si permise di dare una sbirciata verso l'alto. Il piumaggio del pennuto, un grigio lieve come quello dei sassolini sulla sponda d'un ruscello, si gonfiò nell'emettere il richiamo. Mentre quello di Rhaella cacciò un sussulto quando la voce del Gran Maestro Samwell la riprese.
"Principessa, vi prego di concentravi sul vostro lavoro."
Rhaella borbottò contrariata e chinò il capo sulla sua pergamena. Un tappeto dagli intricati disegni orientali ne copriva un altro: quello verde e variegato dei fili d'erba. Tutt'intorno ai due bambini e a Samwell giacevano tomi rilegati in cuoio, pergamene, tavolette di cera, scorte d'inchiostro e ceste di frutta deliziosa. Aemon ridacchiò per il richiamo ma un'occhiataccia di Rhaella lo mise subito a tacere. Giocherellò con la piuma d'oca, sbuffando quando una macchia d'inchiostro scese a risucchiare il suo tre. Stava già per domandare al Gran Maestro un foglio di carta assorbente ma lo squittire allegro di Aem le bloccò le parole in gola.
"Mamma e papà!"
Aem abbandonò il suo lavoro e si alzò, puntando il dito verso il sentiero sottostante, quello di fine ghiaia che costeggiava gli ulivi. Il nastro di sassolini si snodava nel folto dei giardini e in quel momento stava ospitando i passi dei loro genitori. Rannicchiandosi con il fratello dietro il cespuglio di biancospino, Rhaella osservò il padre e la madre chiacchierare sereni senza mai però perdere mai di vista Daeron e Alysanne. Nelle sue braccia la mamma stringeva Jae e Rhaella aguzzò lo sguardo su di lui. Il fratellino stava ronfando come faceva sempre; Rhaella non riteneva questo granché la vita dei neonati. Certo, era adorabili e sapevano essere graziosi compagni di gioco quando ne avevano voglia, ma per il resto trascorrevano le loro giornate a dormire, mangiare e fare i bisogni in continuazione. Anche Jae si adattava a questa routine, per quanto si fosse rivelato fin dal primo istante una forza della natura, indomita e monella. Rhaella riteneva che assomigliasse a lei in questo.
Percepì la presenza del Gran Maestro Samwell incombere su di lei ed Aemon e pregò silenziosamente affinché non li rimproverasse dell'ennesima distrazione. Gli Dei si degnarono di ascoltare le sue orazioni, perché quando aprì bocca la sua voce fuoriuscì calma e limpida come l'acqua di torrente di montagna. "Le Loro Grazie hanno deciso di fare una passeggiata. Saggia scelta: la giornata è meravigliosa e i giardini sono un tripudio di verde tutto da godersi."
"C'è Jae." Gli fece notare Rhaella. "E ci sono anche Aly e Dada. Gran Maestro... presto darai lezioni anche a loro?"
Una piccola risata sfuggì dalle labbra del Gran Maestro. "Temo che sia ancora troppo presto principessa. Inoltre voi due siete giunti solo sulla soglia delle nostre lezioni. Una volta che imparerete a leggere avrà inizio il vero lavoro."
Aemon strabuzzò gli occhi. "Il vero lavoro? Che cos'è?"
"I cancelli d'inchiostro delle lettere e dei numeri si spalancheranno per rivelarvi un intero mondo nuovo. Per questo vi domando cortesemente di ritornare ai vostri numeri e conti. Forza miei giovani signori!"
Le mani di Jaehaerys erano allungate verso il suo seno, lo tastavano alla ricerca del latte. Nonostante stesse camminando, Dany riuscì ad abbassarsi una spallina e ad accontentare in questo modo in suo piccolo khalakka. Il bocciolo di rosa che costituiva le labbra di Jaehaerys sbocciò in tutta la sua ingordigia. Daenerys non riuscì a staccare lo sguardo da lui e rimase incantata. Ogni volta che i suoi figli le si attaccavano ai capezzoli una magia la catturava e non le rendeva possibile distogliere gli occhi da loro. Forse era perché la sensazione di un bambino contro il suo petto era rimasta per anni un mero miraggio, un sogno irraggiungibile oppure per la soddisfazione che luccicava nelle iridi dei suoi pargoletti, gioiosi per poter finalmente gustare un pasto.
Le dita di Jon si intrecciarono alle sue e il sussurrò di lui si scontrò contro il suo lobo in una calda nuvoletta. "Qualcuno qui ha fame."
"Qualcuno qui è un ghiottone." Lo corresse scherzosamente Dany. "E non guardarmi in quel modo! Non ha assolutamente preso da me."
"I pescivendoli di questa città affermerebbero benissimo il contrario se li convocassimo tutti qui!" La baciò sulla tempia, ma l'atto fu interrotto da una gomitata nelle costole di Dany. "Che c'è? È la verità! Hai arricchito non so quante persone grazie alle tue voglie!"
Jaehaerys non aveva ancora terminato. Il mare che seguiva il loro percorso era una distesa di fulgido azzurro interrotta a tratti dalle vele delle imbarcazioni che la solcavano. "Ti ricordo che sono state proprio le voglie in questione a rendere questo signorino il colosso che è! Un vero Khal, non c'è che dire... Jon..."
Vi era troppo silenzio, un assordante e fitto silenzio. Le iridi di Dani si staccarono da Jae e vagarono intorno. Dov'erano i gemellini? Le loro risate non rimbombavano più sotto la luce del sole e i loro versetti non sormontavano più i canti degli uccelli. L'ansia scorse immediatamente dirompente in Daenerys e lei artigliò il braccio di Jon. "Alysanne e Daeron sono spariti... dove... dove sono finiti Jon?!"
Jon non potè nemmeno rassicurarla che un grido si alzò alle loro spalle e un guizzo bianco oltrepassò il campo visivo di entrambi. Si trattava di Spettro. Spettro con in groppa... i gemelli. Per i due bambini il metalupo aveva assunto le fattezze di una cavallo, Daeron afferrava ciuffi di pelo per rimanere sul dorso mentre Alysanne sostava eretta dietro di lui. L'espressione di Jon andò aldilà della definizione di stupefatto e Dany si ritrovò indecisa fra il far smontare subito i bimbi e il ridere a crepapelle per la scena surreale che aveva davanti agli occhi. La seconda ebbe la meglio.
"Siete due diavoletti!" Esclamò fra una risata e l'altra, Jaehaerys ormai sazio e mezzo addormentato contro il suo letto. "Come fate a farvi venire in testa idee del genere? Avete a malapena un anno!"
Jon si era aggiunto al gaudio. "Appunto! Questi due sono decisamente figli tuoi! Si gettano a capofitto proprio come fai te!"
"Disse il testone che propose di andare a recuperare un Estraneo aldilà della Barriera e che quando è malato si inventa di tutto pur di non rimanere a letto." Dany lo baciò leggera sulla guancia. "Ora torniamo dentro. Questo caldo mi sta uccidendo e i miei piedi implorano del fresco. Le mie forme saranno pur ritornate sinuose ma mi sento ancora come se fossi in attesa..."
Il braccio del suo Jon le cinse la spalla nel frattempo che i gemellini discendevano dalla selvaggia e candida cavalcatura. "Tu rimani bella in ogni tua situazione. Anzi, non bella, bellissima. Sei capace di mozzare il fiato Daenerys Targaryen."
Dany si dovette trattenere dal baciarlo fino a quando non ebbero rimesso entrambi piedi nel castello.
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