Onde tumultuose

La colazione era un concentrato unico di squisitezze: arance fresche e uva matura, latte appena munto e pane imburrato, frittelle, mirtilli e lamponi. Ma il pasto più delizioso lo doveva star gustando Jaehaerys, il quale, per nulla intenzionato a mollare il capezzolo della sua mamma, succhiava avido le gocce di latte. Daenerys gli accarezzò la testolina, scostandogli un ricciolo d'onice dalla fronte. Osservò stregata le manine di Jae stringerle il seno come se esso fosse un calice contenente il nettare più prelibato dell'universo.

All'altro capo del tavolo, Jon Snow si intenerì a quella vista e non potè fare a meno di sorridere a quel meraviglioso rito antico quanto il mondo stesso. "Ogni giorno che passa il nostro piccolo khalakka ingurgita sempre più latte. Di questo passò diverrà un molosso ancor prima di aver imparato a camminare!"

Dany alzò il viso e afferrò una fetta di pane. "Un vero Khal deve essere possente amore mio, questo Jae l'ha capito e difatti ha iniziato a farsi i muscoli!" Diede un morso al pane. Era morbido e caldo, appena sfornato dalle cucine.

La risata di Jon per poco non gli fece andare di traverso il latte appena bevuto. "Da qui a pochi anni il piccolino farà a gara con me!"

Che gemma inimitabile era la sua risata, una gemma quasi del tutto inesistente per il mondo esterno ma scintillante per lei. La nordica espressione di gesso si era sciolta ed era riaffiorata in superficie un'allegria e un senso dell'umorismo che mai Daenerys avrebbe osato immaginare in Jon Snow. Il Sud aveva giovato al suo Jon, facendogli lasciare alle spalle tutte le gelide preoccupazioni che l'avevano perennemente assillato al Nord. Anche lei si unì alla risata, sfoggiando degli ammaglianti denti bianchi.

"Vedi di non strozzarti mio re, le strade di Westeros hanno ancora bisogno della tua attenzione."

Jon sbuffò, abbandonandosi sulla sedia e lasciando che i lembi della sua vestaglia si aprissero, svelando il torace nudo e pallido. "Sono stufo di visionare progetti per reti e sentieri. Preferirei, anzi, dovrei piuttosto stare al tuo fianco data la situazione ed essere pronto a proteggerti in caso di pericolo. Ormai sono guarito ed è inutile che io continui a rimanere chiuso tutto il santo giorno in queste stanze!"

Dany scosse il capo divertita e approfittò della poppata appena giunta al termine per deporre Jaehaerys nella sua culla. Si alzò e si avvicinò al suo sposo, stringendogli la vestaglia al petto e mandando in esplorazione le sue dita nella foresta incontaminata dei riccioli scuri di lui. Contemporaneamente l'altra sua mano si focalizzò sulla barba di Jon, solleticandogli il mento. Lui chiuse gli occhi e si disperse in quei gesti d'una tenerezza infinita. La sala della colazione cadde d'improvviso in un silenzio solenne.

"La tua gola non è della tua stessa opinione mio piccolo draghetto di neve." La voce di Dany irruppe in quel silenzio, demolendolo. "Quello di cui tu hai bisogno ora è serenità e pace, non un vortice di intrighi e richieste. Sei appena ritornato alla salute e non sarebbe affatto raccomandabile che tu ti esponga subito ai macigni che sono gli impieghi di corte. Fa' il bravo, ubbidisci alla Mamma e rilassati."

"E tu?" Jon sollevò le palpebre e le sue iridi suggellarono un'alleanza con quelle di Dany. "Ora tutto ricade su di te Dany e io non voglio che tu ti sovraccarichi troppo, hai anche Jae a cui pensare. Inoltre con questa storia della congiura... se ti dovesse capitare qualcosa e io non fossi lì per difenderti, o peggio ancora se qualche pazzo osasse fare del male ai nostri figli io non me lo perdonerei mai!"

"La sorveglianza è stata rafforzata e io e i bambini siamo scortati ovunque da almeno due cavalieri della Guardia Reale, non c'è bisogno di allarmarsi Jon. Inoltre sono fermamente convinta che se a qualcheduno passasse per la mente di sferrare un attacco alla nostra famiglia tu, Drogon e Spettro piombereste da ogni angolo e fareste piazza pulita di quel folle."

Lo baciò sulla fronte, gioendo al contatto delle sue labbra con un pelle fresca e non più cocente. Jon curvò la bocca nella forma di un sorriso e cercò di nasconderle le incertezze che le sue parole non avevano del tutto dissipato.

"Oggi vedi di non saltare il tuo pisolino pomeridiano..." Gli ricordò Dany tornando al proprio posto. "Sai che ne hai bisogno e non voglio tornare un'altra volta e trovarti addormentato sulla scrivania, intesi?"

"Intesi, mia bellissima regina."









La reclusione nelle sue stanze non vietava che passasse il tempo con qualche vecchio e buon amico di cuoio e inchiostro. Dalla biblioteca di Castel Granito Tyrion Lannister si era portato dietro una serie di mastodontici volumi sui regni di Aegon IV, Daeron II ed Aerys I. Sfogliando le pagine incartapecorite Tyrion si trovava catapultato all'improvviso nella lussuriosa corte del peggiore sovrano di Westeros e delle sue nove amanti o al cospetto di un monarca che apprezzava di più la compagnia dei libri a quella delle donne. Spesso una bella coppa di ottimo e dolce vino dorniano lo aiutava a conciliare i pensieri mentre rifletteva sull'operato dei tre re e su come ciascuno avesse plasmato il Continente Occidentale durante il suo regno.

La lady da lì a poco sua futura moglie non si era dimostrata altrettanto felice alla notizia di non poter più mettere piede fuori dai suoi appartamenti per un paio di giorni. Aveva continuato a fare domande su domande, molte più di quante ne avesse mai fatte da quando Tyrion l'aveva conosciuta, ma alla fine il torpore della gravidanza aveva avuto la meglio e perciò Lady Goodbrook trascorreva quasi tutte le sue giornate stesa a letto e ingrossata dalla gestazione giunta ormai metà. Non trovava diletto nella lettura antica come invece era per Tyrion e questo non faceva che aumentarne la distanza fra loro due.

Era stato solo un momento, solo pochi minuti nelle stanze di lei e il concepimento era avvenuto. Lady Goodbrook scambiava già occhiate timide al Folletto ma lui, nel profondo del suo cuore, non aveva mai nutrito un profondo amore per lei. Certo, era bella, gentile e intelligente, la moglie che qualsiasi lord vorrebbe al suo fianco, ma ciò che quella notte aveva spinto Tyrion Lannister a bussare alla sua porta non era stato l'amore o l'attrazione per queste doti, ma piuttosto la disperata realizzazione di essere l'ultimo Lannister rimasto al mondo. E di non aver assaggiato carnalmente una donna dai tempi di Shae. Aveva improvvisamente avvertito la mancanza di quelle braccia morbide e di quella voce leggera ed era corso a cercarli.

"Vedo che non avete accettato la nostra proposta Lord Lannister."

Lady Goodbrook ronfava nella stanza accanto e il solarium di Tyrion era illuminato dai raggi perpendicolari del sole pomeridiano. Un ragazzo emerse dalle ombre della stanza, le sue fattezze coperte da un mantello. Non pareva essere lo stesso adolescente di due notti fa, eppure Tyrion non avrebbe saputo dirlo con certezza. Maledetti mantelli.

Il Folletto richiuse delicatamente il tomo. "No, non l'ho fatto. Io non gioco più a queste cose."

"Invece avreste dovuto. Loro stanno arrivando e allora voi cosa farete? Difenderete i vostri insulsi sovrani?"

"Sì, perché ho già procurato loro troppo male in passato."

Una risata. "Oh milord... una volta eravate così esperto al Gioco del Trono..." E il ragazzo sparì fra le tenebre.

Una volta. Pensò Tyrion ritornando a leggere. Ma ora non più.








"Una delegazione di Qarth?! Qui?!"

"Vogliono discutere con noi di una nuova serie di rotte commerciali e di legami fra l'Impero e la loro città. Poi vi è anche la questione del tempio del Signore della Luce. Oggi mi sono recata in visita al cantiere e ho constatato che i lavori non procedono come avevamo previsto inizio. Ogni mattina gli operai trovano i massi sgretolati, la calce rovesciata sul terreno e le corde delle carrucole tagliate. Dato ciò sono costretti a richiedere sempre più spesso nuove attrezzature. Ho fatto appostare una guarigione della cappe dorate che sorvegli il cantiere anche di notte, in modo che il furfante venga allo scoperto."

"Per te può avere qualcosa a che fare con..."

"Non lo so e non ci voglio pensare. Godiamoci piuttosto questa bella serata."

La brezza serale era tiepida e il tramonto uno spettacolo di fuoco. Seduti sul loro balcone, Jon e Daenerys ammiravano le ultime ore della giornata scivolare via e la notte incombere su Approdo del Re, ubriaca di stelle e gravida di una luna piena.

"Hai ragione amore mio." Sui braccioli della sedia, le dita di Jon corsero a intrecciarsi con quelle di Dany. "Ma nulla di tutto quello che la natura ci offre è lontanamente paragonabile alla tua bellezza."

Dany arrossì e gli sorrise contenta. Un'altra lunga giornata giungeva infine al termine. Fece per portarsi alle labbra una calice di vino quando... swish! Un'ombra bianca sfrecciò nel suo campo visivo, facendo cadere la coppa sul pavimento e rovesciare il contenuto al suo interno. Era Spettro. Il metalupo si mise a ringhiare silenziosamente difronte alla bevanda sparsa sulle piastrelle.

Dany ne comprese subito il motivo e si scambiò con Jon uno sguardo allibito. Il suo sussurro volò sul vento e sulle onde del mare.

"Questo non era vino... questo era veleno!"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top