Notizie e partenze
"Tanti auguri!"
Tre anni. La sua Rhaella compiva già tre anni. Ma com'era fuggito il tempo? Al vederla lì in quel momento, seduta dinanzi alla sua torta nella sala da pranzo privata di Roccia del Drago, Daenerys cercò di trattenere le lacrime. Fino al giorno prima era una neonata dalle guance rubiconde e dal pianto perenne e ora si era trasformata di scatto in una bambina birichina con due brillanti occhi viola. Reggendosi bene sulla sedia grazie all'ausilio di qualche cuscino, Rhaella stava sorridendo ai suoi genitori e al suo fratellino, mostrando la finestrella che aveva fra i denti. Il pomeriggio precedente le era caduto il primo dentino da latte ed era immediatamente corsa dai genitori portando il dentino in questione fra le mani come se fosse stato una reliquia preziosa.
"Sono un drago!" Aveva esclamato la piccola entrando trionfante nella Sala del Concilio Ristretto ed interrompendo la riunione. Sia Jon che Dany avevano dimostrato felicità per l'evento ma, nel profondo del suo cuore, Dany aveva percepito una profonda malinconia. Quel dente minuscolo e sporco di sangue all'estremità era l'ennesimo rimando della crescita di sua figlia. Rhaella stava diventando grande e non vi era nulla che lei potesse fare per impedirlo. Eppure avrebbe voluto tanto avere il potere di fermare il tempo, almeno per la sua famiglia.
"Tagliamo la torta?" La voce felice di Jon la riportò alla realtà. Il suo consorte stava aiutando Rhaella a tagliare il dolce. Era consuetudine che le feste di compleanno regali fossero celebrate in pompa magna, con tornei, balli e banchetti, ma per quest'anno ne' lei ne' Jon avevano voluto ciò. C'erano già stati abbastanza festeggiamenti nei due anni precedenti e avevano desiderato, almeno per una volta, qualcosa di discreto e raccolto. Qualcosa solo fra loro quattro, no, fra loro cinque. Dany era da poco entrata nella settima luna.
Il coltello nella mano di Jon scivolò nella tenera pasta della torta e ne tagliò una fetta. Era una piccola torta alle nocciole, niente di enorme o straboccante di decorazioni. Rhaella e Aemon esultarono non appena il loro papà depose la prima fetta nel piatto e batterono le manine eccitati. Ma si dimostrarono ancora più eccitati quando una testa squamosa e argentea fece capolino dalla finestra ad arco.
"Slyxas!" Gridò Aemon indicando il drago e scendendo a dirimpetto dalla propria seggiola. Se Dany non l'avesse aiutato sarebbe di certo caduto a pancia in giù sul pavimento. Il principino dai capelli argentati si diresse deciso verso la finestra e allungò una manina verso la creatura.
Slyxas era il suo drago, un drago dalle squame argentante come pietre di luna, un drago che aveva già deciso fin da subito chi sarebbe stato il suo padrone. Il giorno in cui Aemon aveva dovuto compiere la sua scelta, nell'afosa e polverosa Fossa del Drago, Slyxas non aveva tardato ad arrivare. Frantumando l'aria con un ruggito era sceso dal cielo, la pelle che scintillava al sole come l'armatura di un cavaliere, e si era piazzato immediatamente davanti a Aemon. Drago e bambino si erano guardati l'un l'altro per un tempo che era parso infinito, iridi grigie in iridi nere come gocce d'inchiostro, fino a quando, lentamente e con affetto, Slyxas aveva avvicinato il muso al viso di Aemon e l'aveva sfregato contro.
Era stato Aemon stesso a scegliere il nome del drago, sostenendo, con tutta la profondità dei suoi quasi due anni, che era un nome valyriano. Dany aveva rovistato in tutti i cassetti della sua memoria e della sua conoscenza di Alto Valyriano, ma non aveva mai trovato traccia di un nome simile. Ma dopotutto Aemon non era stato il primo a sviluppare nuovi nomi valyriani, molti suoi antenati prima di lui si erano cimentati in quest'impresa. Dai memorabili Aegon, Visenya e Rhaenys erano nate varianti come Viserys, Viserra, Rhaella, Rhaegar, Aenys, Aeron e Aerys. Radici valyriani e suffissi valyriani si erano fusi e sciolti per anni nella Dinastia del Drago.
Daenerys si era però anche sentita orgogliosa della dichiarazione del figlioletto. Non sarà stato pur un nome reduce dal Disastro di Valyria, ma Slyxas, con quel suo suono sibilante ed esotico, era la prova che gli insegnamenti donati ai suoi figli stessero portando frutto. In famiglia, oltre che alla Lingua Comune, avevano deciso di parlare anche Alto Valyriano e Dothraki. Su quest'ultimo Jon aveva ancora dei rudimenti, ma la sua padronanza dell'Alto Valyriano era fiorita notevolmente. Non era raro ormai che durante le notti di passione dei sovrani qualche parola di quell'antica lingua sfuggisse dalle labbra del Re.
"Slyxas!" Ripetè enfaticamente Aemon posando il palmo sul muso dell'argentata creatura, o meglio, su quella parte di muso che la finestra poteva permettersi di accogliere. Le narici del drago erano entrate prorompenti nell'arco, oscurando il sole. "Slyxas mio!"
"Aemon, lascia Slyxas a giocare con gli altri draghi e vieni a mangiare la torta. È buona." Disse Dany sorridendo al suo piccolino. "E se tu e Rhaella la mangerete tutta ci sarà una sorpresa."
Neanche senza farlo apposta, Rhaella aveva già provveduto a divorare non soltanto una, ma ben due fette di torta. La passione dei dolci non le era mai venuta meno e adesso una ghirlanda marrone decorava la sua bocca. Anche Jon non si era sottratto a quella dolce missione e della fetta che fino a poco prima aveva trovato dimora nel suo piatto ora non ne rimaneva che metà. Quando Aemon e Dany ripresero posto al tavolo lei non potè non scoppiare a ridere.
"Ma guarda che ghiottoni mi ritrovo! E poi il mio re dice sono io quella ingorda!"
Jon le sorrise teneramente, briciole marroni erano rimaste intrappolate nella sua barba. "Beh, puoi ammettere che in questi mesi la produzione di fichi nel Continente Occidentale sia notevolmente aumentata..."
Stupido. Il suo stupido però, unico nel suo genere. Dany cercò di trattenere lo stimolo che le ordinava di baciare quelle labbra sporche di crema alle nocciole, perciò decise di cominciare a mangiare. La torta era buona, una delle innumerevoli delizie che uscivano regolarmente dalle cucine reali, e la sua consistenza era soffice come una nuvola. Gettando successivamente un'occhiata dietro di sé notò che Slyxas se ne era andato.
Erano ritornati ad essere cinque.
Il regalo per Rhaella e Aemon si dimostrò essere la loro prima udienza. Così come le riunioni del Concilio Ristretto e i documenti li avevano raggiunti da Approdo del Re, anche le udienze giornaliere l'avevano fatto. Ogni giorno sostavano nella Sala del Trono ed accoglievano le richieste di popolani e nobili, stranieri e contadini. Vi erano domande dalle facili risposte ed altre invece complicate come la composizione di un mosaico. Ecco un altro dei doveri di un sovrano: essere sempre pronto ad ascoltare le richieste di tutti i suoi sudditi. La sola differenza con Approdo del Re era nel trono. Quello di Roccia del Drago, obliquo, emergente dal suolo e scolpito nella pietra volcanica, non poteva essere spostato per ovvi motivi e solo una persona poteva sedersi su di esso. Con un po' di titubanza all'inizio ma spinta da Jon, Daenerys aveva deciso di prendervi posto. Jon aveva invece accettato una sedia accanto all'ancestrale scranno.
Anche quel giorno le posizioni rimasero invariate ma Dany si concesse il lusso di qualche cuscino per attutire la durezza della pietra ed essere comoda nella sua situazione. I piedi gonfi non avevano voluto ancora lasciarla in pace. I bambini si distesero a giocare sugli scalini mentre i loro genitori compivano il loro dovere.
Iniziarono con le solite situazioni: un agricoltore che faceva loro dono delle sue primizie, un capitano facoltoso che chiedeva il permesso per recarsi nel Mare dei Brividi, un fornaio che chiedeva giustizia per sé dopo un furto nella sua bottega. Dany si meravigliò della forza che avevano dimostrato quelle persone nell'attraversare la Baia delle Acque Nere solo per poter chiedere aiuto ai propri monarchi. Poi, quando il sole di mezzogiorno cominciò a irrompere nelle vetrate, una nuova presenza arrivò sotto gli occhi delle Loro Grazie.
L'Alto Septon. Cosa rara che Sua Alta Sacralità lasciasse il suo seggio dal nuovo Grande Tempio di Baelor, solo nelle questioni importanti si prestava a venire. Invece adesso quell'uomo dal naso adunco e con un'aureola di capelli candidi stava marciando imperterrito proprio verso di loro. Quando un raggio di sole passava attraverso la sua corona di cristallo tanti piccoli arcobaleni si accendevano nell'aria.
"È drammatica!" L'anziano non si soffermò nemmeno sui convenevoli per indicare la situazione, solo un breve inchino ai piedi del trono. "La situazione è drammatica! Perdonatemi Vostre Grazie ma ho assolutamente bisogno di parlarvi."
Poi, come i suoi occhi caddero su Rhaella e Aemon, aggiunse: "T-Temo che quest'argomento non sia adatto per le innocenti orecchie dei vostri figli..."
I bambini furono portati nella nursery e il Concilio Ristretto fu convocato d'urgenza.
"Questi Umili Fratelli sono tutto meno che umili! Dalla Valle le loro spire peccaminose si sono allungate sul resto dei Sette Regni e adesso sono più numerosi di prima! Vostre Grazie... il Credo non vedeva una tale minaccia dai Passeri della Regina Cersei!"
Fin da quando aveva messo piede nella Sala del Tavolo Dipinto, l'Alto Septon non aveva chiuso bocca. Continuava a denunciare insistentemente l'operato di questi Umili Fratelli.
"Oh Vostre Grazie, bisogna fare qualcosa! Subito! Ora! Senza indugio! Il Credo non può permettersi di venire minacciato dalla mattina alla sera da gruppi eretici che spuntano come funghi! No! Assolutamente no! Prima i divulgatori del demone rosso, poi i Passeri e adesso..."
"Nelle situazioni disperate si cerca sempre un aiuto da un altro mondo." Disse Dany posando le mani sul tavolo. Sulle Terre dell'Ovest trovarono riposo i suoi palmi. "E Westeros negli ultimi anni ha vissuto molte situazioni disperate."
"E Sette Dei non sono bastati a contenere così tanta disperazione..." L'Alto Septon si portò le mani al viso, disperato.
"Già." Jon si intromise nella discussione. "Ma, di preciso, cosa commettono questi Umili Fratelli di così scioccante e scandaloso?"
L'Alto Septon si rianimò di colpo e guardò il novizio che si era portato dietro. Non era un ragazzo giovane ma un uomo già in età matura, con i capelli radi e il viso incartapecorito. La collana con il simbolo dei Sette ondeggiò sul suo saio quando si fece avanti. "Cose impronunziabili, Vostra Grazia, cose talmente immorali da far rizzare i capelli persino al Padre nei Cieli. Essi affermano che il peccato è la sola via per giungere alla salvezza, più si affonda e più si sperimenterà la Misericordia della Madre, più si otterrà la saggezza della Vecchia e la forza del Guerriero. Tanto un uomo si lorderà nel male tanto ricca sarà la sua ricompensa nei Sette Cieli."
Gli occhi di Jon si ridussero a due fessure dubbiose. "E come sapete queste cose?"
Il coraggio del novizio non venne meno di fronte ai dubbi del suo re. "Perché li ho visti Vostra Grazia, mi sono finto uno di loro e per qualche giorno sono stato con loro. Gli Umili Fratelli vivono in un grande accampamento di tende e di frasche, sono un unico grande agglomerato sempre in marcia e non lasciano mai dietro nessuno. Portano cilici per mortificare la carne ma nonostante ciò giacciano con concubine e pregano in orgie. Alle volte assumono anche erbe che annebbiano la mente, perché dicono che queste aprono i loro occhi sul mondo divino. Ma lì non vi è alcun mondo divino Vostra Grazia, lì vi è soltanto la più nauseante depravazione."
"È un offesa agli Dei." Soggiunse l'Alto Septon. "Bisogna assolutamente fare qualcosa! Subito! Ogni giorno che passa sempre di più aderiscono a quel movimento di pazzi!"
E molti di sicuro non lo fanno per la propria anima. Dany si immaginava già i più grandi puttanieri del regno in fila per l'accampamento degli Umili Fratelli ansiosi di gustare contemporaneamente quante più donne possibile.
"I Sette Regni tollerano ogni religione ma se questo movimento è come dite..."
"È peggio mia regina! È una vera e propria setta!"
Poteva finire? "... dobbiamo subito fare qualcosa. Tuttavia non possiamo veramente affrontare un nemico senza prima conoscerlo da vicino. Il vostro novizio, Vostra Alta Sacralità, sarà pur stato testimone di tali oscenità, ma la Corona no. E, essendo il Credo privo dei mezzi per combattere questa minaccia, tocca alla Corona farlo. Desideriamo prima osservare questi Umili Fratelli."
Un cenno di capo di Jon le fece intuire che lui si trovasse d'accordo con questa sua decisione. "E, nel frattempo, potremmo anche approfittare di quest'occasione. Fino ad adesso la Corona non ha avuto occasione di estinguere il debito che Cersei Lannister contrasse con la Banca di Ferro di Braavos ormai tre anni orsono in cambio di soldi per pagare la Compagnia Dorata. Mentre io e la Regina ci occupiamo di questo problema interno il nostro fidato Primo Cavaliere potrebbe andare a Braavos e persuadere con le sue doti oratorie i rinomati banchieri. È un debito piccolo ed è stato in gran parte coperto dalle entrate degli anni scorsi ma... è sempre meglio pensarci."
Gli occhi di Dany brillarono quando Jon finì il suo discorso. Eccolo lì il Re di Westeros in tutto il suo splendore, capace di convincere anche il più riluttante. Lo ricompensò con un minuscolo ma sensuale sorriso che fece arrossire Jon fino alla punta delle orecchie. Ed aveva pure trovato un modo per allontanare Tyrion e la sua linguaccia biforcuta!
Il Folletto non sembrò subito convinto della missione che gli era stat affidata. "Io a Braavos avete detto Vostra Grazia?"
"Sì." Rispose Jon con un sorrisetto vittorioso. "Siete capace di convincere anche i più confusi Lord Lannister e questa qualità sarà largamente apprezzata dai braavosiani, ne sono certo."
Stranamente, Tyrion non aggiunse altro. Era un riferimento velato ma aveva capito che Jon aveva parlato di quando lui l'avesse convinto a uccidere la sua regina. Il Folletto sapeva di essere nel torto.
"M-Ma Vostre Grazie..." L'Alto Septon ritornò alla carica. "Chi mai potrebbe andare ed infiltrarsi nell'accampamento di quegli scellerati?"
E fu allora che Daenerys restò a bocca aperta. Nessuno dei presenti, illustri lord e lady membri del Concilio, si fece avanti. Solo uno, ma non era colui che si aspettava.
"Andrò io."
Era Jon.
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