Momenti di famiglia

"Il nostro caro Primo Cavaliere ci fa sapere che le contrattazioni con la Banca di Ferro di Braavos si stanno svolgendo in maniera eccellente."

Jon diede una rapida occhiata alla pergamena, per poi passarla alla sua sposa. Daenerys posò sul vassoio la fetta di pane caldo che stava mangiando e accolse la lettera. La scrittura rapida e inestinguibile di Tyrion Lannister portava con sé il resoconto della missione che al Folletto era stata affidata: estinguere il debito che la Corona aveva contratto, per mezzo di Cersei, ormai tre anni prima con la rinomata Banca di Ferro. Era un debito vecchio e saldato per la maggior parte dalle nuove entrate della Corona, eppure Jon e Dany avevano deciso di non lasciare niente in sospeso nel loro regno.

E siamo anche indebitati moralmente con quasi tutti i mercanti dorniani e del Continente Orientale. I primi mesi di governo non era stati per niente facili. Il cibo custodito nelle cantine di Roccia del Drago e nelle stive delle navi degli uomini di ferro non bastava per tutti. Approdo del Re era una città rimasta per troppo tempo priva di rifornimenti e le campagne della maggior parte del reame erano un'unica ed immensa desolazione. Il ritorno dei commercianti orientali e dorniani aveva salvato Westeros da una nuova carestia e, sebbene in seguito i raccolti fossero tornati a crescere e l'economia lentamente a scorrere, il contributo di quegli uomini aventi forzieri carichi di spezie, tessuti e intere casse di ortaggi si era dimostrato fondamentale.

"Con quei soldi potremmo bonificare Fondo delle Pulci e abbellire la rete stradale di Westeros." Suggerì Dany dal suo letto di neo-mamma. "Come Re Jaehaerys I fece secoli orsono."

"Jaehaerys..." Meditabondo, Jon si sedette accanto a lei sulle lenzuola lavate e profumate e le rimboccò con affetto le coperte. Dany era ancora costretta a letto per via del parto e lui la stava aiutando in ogni modo possibile: badava ai bambini, sia piccoli che cresciuti, attendeva ai reali compiti e le portava personalmente ogni pasto. "È un bel nome, non trovi?"

I gemelli non avevano ancora dei nomi. "Sì, ma non penso che sia ancora il momento del Vecchio Re. Se avremo un altro maschio in futuro questo potrebbe essere il suo nome, ma..."

"Ma che cosa mia bellissima regina?"

Dany arrossì. "Che te ne pare di Daeron? Come il Giovane Drago, il tuo eroe d'infanzia. È un nome che esprime coraggio."

E Jon Snow espresse meraviglia. Il sole mattutino penetrò nelle sue iridi grigie e le fece scintillare come ossidiana. "Daeron? Proprio quello che ti avevo consigliato? Ma è fantastico! E invece la nostra seconda principessa? Lei come intendi chiamarla?"

Daenerys ci pensò sù. Il sangue Targaryen era scorso impetuoso in molte donne, Visenya e Rhaenys per prime, ma glorioso nome avrebbe portato la loro bimba? Rhaenyra? No, Rhaenyra Targaryen aveva perso la Danza dei Draghi, Naerys? Molto poetico ma la povera regina che aveva portato questo nome aveva dovuto subire per tutta la vita le angherie del gigante obeso del marito Aegon IV. Come poteva chiamarsi la loro piccolina? Poi, istantaneo, un nome bellissimo le balenò nella mente. Prima Jon aveva citato Jaehaerys I Targaryen, detto il Vecchio Re. Ebbene, ora Dany avrebbe citato la sua famosa e amata consorte: la Regina Alysanne.

"Alysanne." Dany pronunciò quel nome con tutta la delizia possibile. "Come la Buona Regina di Jaehaerys, è sempre stata una dei miei antenati preferiti, la regina che avrei sempre voluto essere."

Jon rise leggermente e la baciò sulla guancia. "Ma tu lo sei già, mia celestiale regina, lo sei sempre stata. Se quel nome piace a te allora piace anche a me, che Alysanne sia."

Altra porpora fu spruzzata sulle guance di Dany. "Daeron e Alysanne, i nostri gemelli. Rhaella, Aemon, Daeron e Alysanne, i nostri figli, i nostri gioielli."

"Le gioie della nostra vita." L'ennesimo bacio di Jon Snow la raggiunse sulla guancia.

Gioie che giunsero in seguito, dopo che la loro mamma ebbe finito di fare colazione e il loro papà annullato tutti i suoi impegni per quel giorno. Saltarono sul letto, piansero per il latte, gridarono felici e ascoltarono storie antiche. Tutto la giornata fu una sola e grande successione di giochi infantili, di coccole e di attenzioni. Mangiarono insieme a letto e Jon tornò a cambiare pannolini. E, alla sera, non quattro ma cinque bimbi giacevano addormentati sul letto reale. Il caro nipotino Aegon si era unito alla combriccola e il suo corpo era stato eletto a materasso dagli altri fanciulli.

Ecco i miei bambini. Fra i quali ve ne era anche uno un po' cresciuto, ma che ci poteva fare? Lui era così e Dany non l'avrebbe cambiato per nulla al mondo. Afferrando la famosa coperta rossa, coprì i suoi amati e le mise al calduccio.

Si addormentò con un coro di respiri aleggianti nell'aria notturna.

I respiri della mia Rhaella, di Aemon, di Daeron, di Alysanne... e di Aegon, il mio Re Monello.

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