Meereen
Torrenti dorati stavano scivolando dolcemente sulle piramidi di Meereen, illuminando le loro punte d'oro con l'ultima luce del giorno. Il sole ricordava un livido talmente era rosso e sfumato all'orizzonte, vestito con una abito di nuvole rosate e pronto a calzare un paio di scarpe d'acqua marina. Poco più in basso, nell'insenatura della Baia, navi mercantili attraccavano ai moli e scaricavano le loro merci. Fra di esse spiccava la nave dei sovrani del Continente Occidentale, il Drago tricefalo appollaiato su una vela d'un nero profondo. Altri draghi, stavolta reali, stavano in quel momento sorvolando la città e inseguendosi nei cieli.
Drogon guida Slyxas, Meghar, Rheagal e gli altri. È il loro genitore e il loro leader e loro lo seguono in quanto tale. Dany si appoggiò al parapetto di marmo. Non si ricordava una Meereen così pacifica e ricca. Quando lei aveva fatto rotta per Westeros si era lasciata alle spalle una città reduce dalla disfatta infiammata dei Figli dell'Arpia e ora la ritrovava florida e finalmente libera dal giogo soffocante dello schiavismo. Daario sarà stato anche un rozzo mercenario ma Dany doveva ammettere che se l'era cavata con la città.
"Tu non hai caldo? Qui si muore!"
A rivolgere quella domanda fu un accaldato Jon Snow sdraiato sul letto a lei retrostante e con un asciugamano bagnato sul viso. Girandosi e rientrando in quella che era ritornata ad essere la sua camera da letto, Dany passò accanto a un alberello di pere piantato in un vaso. Il profumo dei frutti maturi le inebriò i sensi. Si sedette sul letto e tolse l'asciugamano dal volto del suo sposo, svelando così un tenero sorriso. Sul petto di Jon Daeron stava tentando l'eroica impresa di scalarlo, muovendo le manine e aggrappandosi alla maglia. Per desiderio di entrambi, i bambini erano venuti con loro, non riuscivano a rimanere separati dalle loro creature troppo a lungo.
Certo, si stavano dirigendo nel bel mezzo di una guerra, ma Rhaella, Aemon, Daeron e Alysanne sarebbero stati al sicuro fra mura amiche e stretti a braccia amiche quando la battaglia sarebbe sfociata.
"Da quando siamo arrivati qui non fai altro che lamentarti del caldo." Gli sorrise Dany. "Sei un gran brontolone."
Un sorriso rispose al suo. "Aye, questo è vero. Ma sono il tuo brontolone mia Khaleesi."
Daenerys si chinò su di lui, prendendo Daeron fra le braccia. Gli occhi violetti del suo piccolino si spalancarono quando la vide e il solco di una risata fu scavato nelle sue labbra. Agitò le braccine ed accolse con gioia il bacino sulla fronte che giunse dalla sua mamma. La sua testolina, fino a poco tempo fa ricoperta soltanto da una leggera peluria argentata, ora si era rinfoltita di soffici boccoli. I capelli dei gemellini erano cresciuti, così come quelli dei loro fratelli maggiori che ora erano già sotto le coperte dopo un estenuante viaggio in mare. Anche Alysanne aveva fatto rotta per il mondo dei sogni, l'unico che mancava all'appello era, appunto, Daeron.
"Credo di cominciare a sentire la mancanza di mia regina. Non è vero draghetto?"
Daeron rispose con infantili gorgoglii che bearono la mente di Dany, mentre il piccolo draghetto di neve con un: "Una Khaleesi non è forse una regina? Qualunque sia il tuo titolo io ti amo lo stesso."
"Pure io." Dany lo baciò sulla guancia e si abbassò una spallina del vestito per allattare Daeron. Pochi minuti dopo, ripieno di buon latte, il più giovane principino Targaryen aveva raggiunto la gemella nella culla. "Ma vedi di non scioglierti!"
Un bussare interruppe la frase che Jon stava per pronunciare. Dany si avviò verso la porta e non si stupì quando si trovò faccia a faccia con Daario Naharis. Il mercenario la guardò con venerazione mentre degnò Jon di un'occhiata che era un misto fra paura e disprezzo. Si inchinò dinanzi a lei.
"Mia regina... mio re..." Parecchio disgusto fu infuso in queste due parole. "Sono lieto di annunciarvi che Khal Ommo ha acconsentito a incontrarvi nel suo palazzo qui in città domani e a discutere con voi."
Si meraviglierà di ritrovarmi in vita oppure penserà che io sia una truffatrice? Impossibile, esisteva una sola Madre dei Draghi al mondo. "Grazie Daario. Sei congedato, ora puoi lasciarci soli."
"Già." Sibilò Daario a denti stretti osservando Jon alle sue spalle. "Lasciarvi da soli. Buonanotte Daenerys, buonanotte... Aegon."
E se ne andò. Dany scosse la testa al pensiero dell'inutile gelosia di Daario. Quello che aveva provato con lui non era vero amore, era solo... una scappatella, il bisogno di qualcuno che scaldasse il suo letto dopo che Drogo lo aveva lasciato gelido. Ma poi era arrivato Jon e il suo cuore si era infiammato dell'amore più puro, di un sentimento profondo e radicato nel suo essere. Era come se Jon fosse stato preparato per lei. A proposito di Jon...
"Sei bellissima stasera comunque." Mormorò lui quando la vide ritornare al letto. Dany aveva intenzione di mostrargli quanto. Si abbassò le spalline e il suo abito di seta rossa le scivolò lungo il corpo come acqua per poi ricadere sul pavimento. Nuda, Daenerys Targaryen si adagiò languida sul letto e cominciò in modo altrettanto languido a slacciare i lacci dei calzoni del suo sposo. Qualcosa lì dentro si era alzato ansioso.
"Anna jesh akka vorsa." Era Dothraki. Una delle tante lingue che le scappavano durante l'atto amoroso. Mio ghiaccio e fuoco. Tolse l'asciugamano dalla fronte del suo sposo e gli sorrise.
"Anna Khaleesi." Rispose Jon Snow. Mia Khaleesi.
La notte incombente li racchiuse nel suo mistero.
Khal Ommo era un energumeno dalla pelle ambrata e gli occhi a mandorla, con una lunga treccia che gli ricadeva sulla schiena decorata da tantissime campanelle. Una cintura di cerchi dorati grossi più della mano di un uomo cingeva la sua vita e un arakh affilato gli pendeva da un lato, rilucente alla luce del sole mattutino. Un sole spietato e arrogante, che cuoceva i crani ed era araldo di fastidiose mosche. Per fortuna nel palazzo di Ommo non era possibile incontrare queste sgradevoli ospiti. L'edificio gli era stato donato dai signori di Meereen nella speranza che il suo enorme khalasar, quarantamila dothraki e un numero sterminato cavalli, non depredasse le campagne intorno alla città.
Khal Ommo possedeva tre mogli e tre cavalieri di cavalieri di sangue, una schiera infinita di servizievoli eunuchi e uno stallone dal manto nero come la notte. Il suo palazzo contava porta di bronzo e pregiati mosaici sui pavimenti. Per i giardini e lungo i corridoi era possibile imbattersi in statue di dei rubati e lontani o di graziose fanciulle che mostravano la loro bellezza da plinti di marmo corrosi dal muschio e dal tempo. Tuttavia, quella posizionata poco lontano dai seggi di Daenerys, Jon e Ommo aveva una pelle pura e liscia come se fosse appena uscita dalla bottega di uno scultore.
Seduti sotto un porticato i due sovrani e il Khal discutevano arieggiati dai ventagli in piuma di struzzo di un eunuco. Quando Daenerys si era presentata, Khal Ommo aveva spalancato la mascella dallo stupore, chiedendole se fosse veramente lei. Come la risposta era stata un brillante sì, Ommo l'aveva invitata a un rinfresco nel suo cortile. E, naturalmente, aveva notato la treccia di Jon.
"Lui guerriero." Disse con quelle poche parole che conosceva nella Lingua Comune indicando il capo di Jon. "Andalo guerriero."
La treccia con una sola campanella di Jon non era lontanamente paragonabile alla lunga serpe corvina fitta di campanelle di Khal Ommo, eppure per Dany significava molto. Mentre Jon rispose con un sorriso compiaciuto fu lei a rispondere in dothraki.
"Già e ora il guerriero del Khal mio marito ti chiede insieme a me un aiuto. Un nemico sta minacciando il nostro khalasar, se non persino il tuo. Egli si nasconde codardamente dietro mura di pietra e manda prodi combattenti a morire al posto suo sul campo di battaglia. Vuole conquistare tutto, persino le Città Libere."
Ommo si passò delle dita nella barba color onice. "Conquistare? Lo Stallone che Monta il Mondo ti sei dimostrata essere tu Khaleesi e un Uomo-Latte al sicuro nella sua corona di pietra non può fregiarsi del tuo titolo. Noi khalasar siamo tuoi, non suoi."
"Proprio perché io e Khal Aegon vi governiamo vi chiediamo di scortarci a Vaes Dothrak per riunirci con tutti i nostri khalasar. Insieme abbatteremo quel codardo."
"D'accordo. Preparate i vostri uomini. Partiremo fra tre giorni."
Tre giorni. Ripensandoci mentre con Jon percorreva le strade di Meereen per tornare alla Grande Piramide, a Dany quello sembrava un giusto lasso di tempo. Tre giorni per prepararsi, tre giorni per tornare a esplorare Meereen, tre giorni per risentire "Mhysa" rimbombare nelle vie. Il sole sembrava essersi ingigantito e aveva aumentato la sua stretta di calore ma grazie al velo che le copriva la testa Dany questo calore non lo sentiva, nemmeno durante il cammino.
"Non sei contento di poter vedere finalmente Vaes Dothrak Jon?"
Nessuna risposta. Dany si girò e incrociò lo sguardo affannato di un sudato Jon Snow. La maglia di Jon era intrisa di sudore e il suo pallore e il suo sudore non promettevano nulla di buono.
"D-Dany..." Ennesima ondata di sudore e Jon crollò svenuto sul terreno.
Oh Dei, lui non è per niente abituato a temperature così torride... Corse da lui e prese a schiaffeggiarlo pur di ridestarlo. "JON?! JON?!"
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