Limpidi cieli

Daenerys diede di speroni. La sua giumenta bianca come il latte partì al galoppo, nuotando nei fili d'erba del Mare Dothraki. Gli steli frusciavano l'uno contro l'altro, si piegavano sotto il peso della brezza. Erano dei verdi e fertili ballerini che facevano piroette, giravolte e salti acrobatici. Dany li ammirò attenta e lasciò che una sua mano si lasciasse accarezzare dall'erba. Quel giorno il Mare Dothraki stava sfoggiando tutta la sua bellezza: il suo verde era un verde sano, lussureggiante e costellato di fiori profumati.

Un tempo queste terre videro me e Drogo cavalcare alla conquista del mondo. Ma adesso Drogo era morto, le sue ceneri sparse al vento e il suo spirito galoppante con il Grande Stallone nelle infinite pianure stellate e colui che cavalcava al suo fianco alla conquista del mondo era Jon Snow. Il suo caro, determinato ma al contempo dolce, meditabondo e sensibile Jon, il suo Aegon Targaryen, il suo piccolo draghetto di neve.

Sopra di lei, nel cielo punteggiato da un gregge di soffici batuffoli bianchi, i draghi spiccavano con le loro ali spalancate e gonfie di vento. Le loro scaglie scintillavano al sole come rubini, ossidiane, smeraldi, ametiste e perle. Drogon ruggì e il suo ruggito scosse il mondo e fece sorridere Daenerys.

Dietro di lei invece il resto del khalasar avanzava a trotto, un cacofonico fiume in piena di persone, cavalli e carri. Dany osservò compiaciuta Jon discutere con Khal Ommo e il suo petto si gonfiò d'orgoglio quando vide che il suo sposo non trovava difficoltà alcuna nel rispondere in dothraki. Nel corso delle loro notti nel khalasar, subito dopo che l'amore aveva infiammato i loro spiriti e i loro corpi, una breve lezione di lingua del nomade popolo dei cavalli aveva luogo. E, notte dopo notte, il vocabolario di Jon si era notevolmente ampliato.

L'occhio di Dany divagò anche oltre, lì dove normali cavalieri e donne stavano seguendo il flusso del gruppo. Ricordò come a Meereen tutti loro si fossero inchinati ai piedi suoi e di Jon con i loro arakh e le loro fruste posate sul terreno in segno di sottomissione. Si erano dichiarati tutti loro cavalieri di sangue, pronti a seguirli fino alla tomba. Anche le centinaia di dothraki che in questo preciso momento si stavano dirigendo verso Vaes Dothrak avrebbero compiuto un'azione simile? Nel profondo del suo cuore Dany sperò di sì.

Il terreno la stava chiamando e le piante dei suoi piedi stavano formicolando per il desiderio di libertà. Smontando per un attimo dalla cavalla, Dany si tolse gli stivali e lasciò che le sue dita fossero solleticate da morbidi e freschi fili d'erba. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che ormai si era quasi dimenticata com'era la vita nel Mare Dothraki, com'era essere liberi.

"Vostra Grazia!"

Ma anche una Khaleesi aveva dei compiti da assolvere. Sospirando per l'idillio ormai andato in frantumi, Dany si girò ad incrociare gli occhi del suo interruttore. Il portentoso Lord Rosby - chissà quanti chili in un solo corpo, almeno quattro file di menti e tre ciuffi di capelli bianchi sulla nuca - le stava venendo in contro cercando di evitare buche e sassi con i suoi stivali ormai lerci di fango. Il suo farsetto, di un ocra splendente il giorno della dipartita da Meereen, era ora impolverato e fradicio di sudore. Ansimando e passandosi un fazzoletto profumato sulla nuca lucida, Lord Rosby arrivò infine al cospetto di Daenerys.

"Vostra Grazia!" Ennesimo sospiro. "Vostra Grazia quando finirà questo tormento?! Ci saremmo potuti dirigere verso quella... verso quella città anche senza questa banda di selvaggi nauseanti! Lo sa che ieri sera mi sono ritrovato una banda di guerrieri intenti a chiacchierare allegramente intorno al fuoco fuori dalla mia tenda! Così! Come se nulla fosse! Io..."

"Mi rincresce per il vostro malessere Lord Rosby ma vi vorrei ricordare che questi selvaggi nauseanti sono l'unica alternativa ai nostri soldati e, come voi ben sapete, i nostri soldati hanno combattuto fin ben troppe battaglie negli anni passati. Non sarebbe giusto scuotere e dividere ancora famiglie e villaggi interi, dico bene milord?"

Il volto di Lord Rosby assunse una sfumatura color prugna. "M-Ma voi avete dei draghi..."

"Oh piantala Rosby!" Armata del suo inseparabile tubo di ottone, l'arzilla Lady Tolly si fece strada fra i ciuffi d'erba. La punta del suo bastone di legno ticchettò suo terreno. "Voi uomini vi vantate di essere guerrieri formidabili e poi quando vi si presenta l'occasione di vivere come in un accampamento vi lamentate come poppanti! Bah! Si cresce troppo nella bambagia! Comincia a tirare fuori la tua spada e far sparisce quella montagna di grasso Rosby!"

Dany cercò di trattenere una risata a quella vista: la sorda e canuta vecchietta e l'estremamente paffuto signore che battibeccavano come due pescivendoli al mercato di Approdo del Re.

"Ma..." Biascicò Lord Rosby. "Milady..."

"Questi dothraki sono un portento e, oh Dei benedetti, loro sì che sanno che farti amare il letto! Tutto il contrario di voi Occidentali! Avete una salsiccia in mezzo alle gambe?"

Cercando di non immaginare Lady Tolly e un guerriero dothraki intenti in qualche attività calda, Dany scosse la testa divertita e rimontò in sella. Partì al galoppo in un rilassante trottare.




Si fermarono al tramonto e Dany chiese alle sue ancelle di prepararle il bagno. Voleva togliersi di dosso la polvere delle pianure. Mise un piede nella vasca e poco dopo scivolò nel liquido abbraccio bollente. Myanna le lavò la schiena, Juti i capelli e Kily profumò l'acqua con oli al limone e alla lavanda. Dany le congedò tutte e tre poco dopo per godersi da sola il bagno rilassante.

Jon entrò non appena le tre ragazze uscirono, sulla sua spalla un'arco faceva bella mostra. "Khal Ommo mi ha invitato a caccia."

Pareva entusiasta di questa cosa e Dany sorrise per lui. Jon si avvicinò alla vasca e si chinò su di essa, allungandovi un dito e facendo nascere una serie di anelli perfetti sulla sottile superficie dell'acqua. La campanella nei suoi capelli tintinnò.

"Dice che da queste parti è possibile incontrare un Hrakkar, un leone bianco delle pianure. È da tempo che desidera la sua pelle e ha detto che io gli paio la persona ideale per abbatterlo. Ha detto che sarebbe onorato di farmi dono di quella creatura."

Ti considerano un Khal amore mio, il mio Khal Aegon. Dany gli accarezzò la guancia. "Allora va, ma fa attenzione. Esigo che tu torni da me senza un graffio intesi?"

Jon rise. "Come siamo regali oggi!" La baciò sulla guancia, sfregandovi poi contro la punta del suo naso. "Non temere mia Khaleesi e mia bellissima regina, tornerò da te tutto interno e con la pelle di un leone bianco sulle spalle. Te ne farò un mantello per scaldarti la notte!"

Jon se ne andò con promesse e baci e lasciò Dany a crogiolarsi nel calore del bagno.



Quando Daenerys uscì dalla vasca si fece avvolgere in una morbida vestaglia e si gettò sulla sua stuoia. Lì non era sola: Rhaella e Aemon stavano giocando con i loro draghi e lupi di legno e Alysanne e Daeron li osservavano quieti. Recentemente i gemellini avevano iniziato a gattonare, prima lui e poi lei, e i loro genitori si soffermavano a guardarli incantati. Dany ammirò i suoi quattro tesori lì vicino a lei, così calmi...

"Il drago salva il lupo!" Esclamò Rhaella facendo volteggiare la statuetta sopra la stuoia. La treccia nella quale erano legati i suoi capelli gliela aveva fatta Dany. "È un drago coraggioso!"

"E il lupo vola!" Rispose Aemon. "Vola, vola!"

"Che graziose creature, vere benedizione del Signore della Luce." Questa era una voce di donna adulta. Dany si mise a sedere di scatto e trattenne un sospiro quando vide la figura scarlatta di Kinvara aggirarsi per la tenda. La sacerdotessa rossa si fermò dinanzi a un braciere e protese una mano verso le fiamme, lasciando che quest'ultime le baciassero il palmo. "Egli vi ha dato figli forti Maestà."

"Vi ringrazio milady. Ma, se posso, perché siete qui?"

Un sorriso enigmatico illuminò il volto di Kinvara. "Anche ai servi del Signore è permesso fare due chiacchiere, ma, visto che me lo chiedete con tanta insistenza..."

Improvvisamente, le fiamme parvero animarsi di vita propria e sia alzarono fino a raggiungere la sommità della tenda. Spaventati i bambini indietreggiarono nelle braccia di Dany e i gemellini si misero a piangere. Dany li calmò con teneri baci. Poi, con estrema delicatezza, le fiamme smisero di aizzarsi e ritornarono al loro normale crepitio.

"R'hllor mi ha mostrato voi, sovrani dei draghi, riprendevate i seggi dei vostri antenati e Valyria tornava a dominare il mondo. Questo è il volere del Signore della Luce. I vostri draghi ricreavano un universo nuovo dalle fiamme, un universo di gioia e felicità, il più perfetto dei regni terreni."

"Noi vogliamo solo impedire che un pazzo alteri la pace del Continente Orientale." Disse Dany alzandosi per fronteggiare Kinvara. Un gioco di luci ed ombre nacque dal braciere per i loro volti. "Quando tutto sarà finito ce ne ritorneremo a casa e tu alla tua, a Volantis."

"Questo è vero." Kinvara uscì ondeggiando sensualmente dalla tenda. "Ma siete sicuri che il mondo come lo conoscevate fino ad oggi sarà sempre lo stesso?"



Jon tornò glorioso quella sera con la pelle dello Hrakkar sulle spalle. Era stato lui stesso ad ucciderlo con tre soli colpi di freccia, questa la voce che si era sparsa per il khalasar, e vedendo il sudore ruscellare lungo tutto il corpo dell'amato Dany ci credette all'istante. Lui era il suo re guerriero dopo tutto, il suo Khal Aegon.

Dany non perse tempo e lo ricondusse fuori, tenendolo per mano. Sapeva quello che doveva fare. Sopra di loro il cielo era ricamato di stelle e attorno ai fuochi i dothraki consumavano i loro pasti. Dany non disse nulla, non rispose alle domande del suo Jon e si limitò a guidarlo verso un ruscello gorgogliante.

Le stelle si riflettevamo sullo specchio liquido come tante e minuscole lucciole.

"Dany? Cosa vuoi fare? Muoio di fame... cosa vuoi fare amore mio?"

Con un dito sulle labbra Dany gli intimò dolcemente di tacere e lasciò che il suo vestito le scivolasse sul terreno come acqua. Nuda, slacciò i lacci dei calzoni di Jon e quando la sua virilità si mostrò a lei ben eretta Dany l'artigliò. Jon mormorò frasi di piacere.

Per i dothraki ogni cosa fondamentale avveniva sotto il cielo notturno, sotto gli scintillanti sguardi degli antenati. Ebbene, questa era una cosa importante.

Le loro grida di piacere sfumarono con l'alba.




Pochi giorni dopo, nella profondità verdeggiante del Mare Dothraki e a poca distanza da Vaes Dotrak, Myanna sfiorò il suo ventre piatto con le dita.

"Khaleesi... voi aspettate un bambino..."

Lacrime leggere sulle iridi di Dany e un sorriso brillante. "Un bambino..."

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