Lezioni

"No, no, no. Dovete fare le lettere più piccole, più piccole e soprattutto ordinate." Il Gran Maestro Samwell picchiettò con il dito sul foglio di Aemon, lì dove l'alfabeto si ingarbugliava in un susseguirsi di spirali e vortici d'inchiostro. I polpastrelli del Gran Maestro si sporcarono di nero ed Aemon accennò un sorriso. La gaiezza dal suo viso ebbe vita breve, perché il Gran Maestro rialzò lo sguardo. Non era felice del lavoro di Aem. "La pergamena è costosa e fragile mio principe, non adatta a simili ingarbugli. Se tutti gli abitanti della Cittadella scrivessero in questo modo i pascoli dell'Altopiano verrebbero sterminati in meno di un anno."

Suo fratello arricciò il naso, gettando al Gran Maestro Samwell un'occhiata piena di risentimento. "Non ci riesco. L'alfabeto è difficile."

Il Gran Maestro sospirò. "Avete solo bisogno di pratica, nulla di più. Riprendete in mano la tavoletta ed esercitatevi. Quando avrete acquisito una maggiore abilità ritenterete con la pergamena."

Rhaella osservò Aemon sbuffare e riporre la piuma d'oca nel calamaio. A sostituirla giunse lo stilo, affilato nella sua punta d'avorio. Aemon iniziò a incidere da capo l'alfabeto sulla cera vergine, ma un certo punto approfittò dell'occasione di un Samwel voltato di spalle per sbirciare dalla pergamena della sorella. Non ricordava quale lettera seguisse la s. Rhaella non si era ancora abituata a questa nuova routine di lezioni. Se fino a pochi giorni prima lei ed Aem potevano giocare liberamente per tutto il giorno, ora dovevano rimanere seduti per ore, con il capo chino e una penna in mano, a impinzarsi la testa di parole, date e luoghi. La mamma e il papà erano di un'opinione completamente diversa. Erano estasiati, parola che Rhaella sapeva avere un gran bel significato, e consideravano il Gran Maestro Samwell come la persona più adatta ad educare una futura coppia di sovrani.

Nella modesta opinione di Rhaella, Samwell era la persona più adatta ad educare un topo di biblioteca come Daeron. Il suo fratellino non sapeva ancora leggere ne' scrivere, a malapena era capace di formulare una frase, ma Rhaella era certa che un giorno avrebbe divorato un libro con la stessa voracità con cui ora divorava la minestra. Le storie di tempi antichi e la geografia la appassionavano, ma il suo cuore apparteneva ad altro. Ai draghi, al cielo, alle spade e ai cavalli. Spesso, nel bel mezzo di una lezione, indugiava con lo sguardo aldilà del balcone dell'aula, immaginando di trovarsi in una folta foresta incantata o nelle sconfinate pianure del popolo dothraki. Sognava di impugnare una spada come quella della mamma, Sangue Infuocato era il suo nome, e di sconfiggere un mago oscuro o addirittura un Estraneo. Rhaella ne era certa: un giorno tutte le sue fantasticherie sarebbero divenute realtà. Era solo questione di tempo.

"Principessa, fatemi controllare il vostro lavoro." La voce del Gran Maestro per poco non la fece sobbalzare. Il volto rubicondo di Samwell si sporse aldilà della sua spalla e un piccolo sorriso fu la ricompensa che Rhaella ottenne per il suo operato. "Molto bene. La vostra mano ha smesso di tremare, ora è ferma, decisa. La vostra scrittura è precisa e le lettere sono arrotondate nel modo giusto. Di questo passo riuscirete velocemente a scrivere il vostro nome."

La felicità inondò Rhaella, facendole sfoggiare il suo sorriso più smagliante. Aemon le lanciò uno sguardo risentito e fugace, geloso dei complimenti che lei aveva ricevuto. Rhaella mise da parte gli attrezzi del mestiere e abbracciò il fratello, sciogliendo la sua stoica espressione. Più il tempo passava, più l'amore di Aemon per la solitudine e il silenzio cresceva. Sovente si allontanava dagli altri e e si sedeva in qualche angolo isolato, che fosse un divanetto appena sotto la finestra, il balcone, le stalle o addirittura la colombaia. Nel mare grigio dei suoi occhi navigavano le navi dei pensieri. Ciò non significava che la sua allegria si stesse affievolendo, anzi, era tutto il contrario. Con lei, Alysanne e Daeron, Aemon se la spassava alla grande, ideando giochi e burle leggendari.

"La tua calligrafia sarà mille volte migliore della mia." La calligrafia, aveva spiegato loro Samwell, era l'arte di tracciare le lettere sul foglio con grazia ed eleganza. "Hai solo bisogno di esercizio Aem. Se vuoi possiamo lavorare insieme! Che ne dici?"

Lo scintillio nelle perle grigie di Aem confermò le sue aspettative. Suo fratello annuì e domandò con garbo al Gran Maestro un nuovo foglio di pergamena. Intinse la piuma e posizionò accuratamente un rotolo di carta assorbente accanto alla pergamena nell'evenienza che qualche goccia d'inchiostro piombasse a rovinare la sua opera. Lentamente, lettere chiare e distinte si susseguirono sulla superficie incartapecorita, andando a formare la collana dell'alfabeto. Quando ebbero finito, Aemon batté le mani eccitato e baciò Rhaella sulla guancia.

"Grazie Rhae Rhae! Sei una sorella meravigliosa!"

Forse le lezioni non erano poi così noiose, anche se il desiderio di aria fresca continuava ad aleggiare nella mente di Rhaella. Dopotutto lì almeno non era costretta a giocare con quei due bimbetti di Robb ed Olek Baratheon.









La giornata era stata lunga.

Buona parte della mattinata l'aveva trascorsa nella Cripta delle Vergini con le sue ancelle, quel gruppo di graziose fanciulle che i poveri e momentanei residenti della Cripta avevano preso a chiamare Signore del Drago. Con le loro vesti svolazzanti perennemente in movimento intorno a lei, Dany aveva nutrito bambini, medicato feriti, storpi e malati, lavato indigenti e ascoltato le storie che i suoi sudditi avevano da raccontarle. Sapeva che per una donna gravida di quasi otto lune era un'attività faticosa, ma quelle persone stipate come sardine in un barile nelle sale più remote della Fortezza Rossa erano la sua gente. Il suo popolo. I suoi figli. Una Mhysa provvede sempre al benessere della sua prole, a discapito di tutti i suoi detrattori rimasti che continuavano a chiamarla Regina Folle. Si sentiva come la Buona Regina Alysanne alle sue corti di donne.

E, come lei, Dany indirizzava la sua attenzione sulle richieste degli strati più degradanti della società. Madri sole, come giovani fanciulle o puttane con dei bastardi al seno, chiedevano difese per la loro condizione. I mendicanti domandavano aiuto per chi cadeva in disgrazia e alcune donne della Strada delle Sorelle un miglioramento alla fontana pubblica. Erano tante richieste che già si sormontavano ai doveri reali, ma Dany avrebbe promesso loro che, a tempo debito, i loro desideri sarebbero stati esauditi.

Si era ritirata per il pomeriggio per schiacciare un pisolino. Nel fresco delle sue stanze, Dany aveva trovato requie dalla calura estiva, sorbendosi successivo un bel calice di latte ghiacciato. Jon era impegnato nel vortice di riunioni e sedute che per lei, con il progredire della gravidanza, si erano rivelate troppo gravose. Rimanere seduta per ore con un puledro in grembo si era rivelato impossibile. Muovendosi per qualche ora invece, Jaehaerys pareva calmarsi. Ora era finalmente giunta l'ora di cena e Jon e i bambini erano completamente a sua disposizione. Venne servito il pollo al miele, il suo preferito e Dany si ritrovò a consumarne ben due porzioni. Ciò che la sorprese fu lo sguardo carico d'amore che Jon le rivolse dall'altro capo del tavolo.

Era un po' troppo presto per certe cose e lei era leggermente incinta. "Tutto bene amore mio?"

Jon l'ammaliò con un candido sorriso. "Stavo solo pensando a una bella gita sulla spiaggia domani. Noi sei e Spettro, una pausa da tutti i nostri impegni. Dei poveri stanziati nella Cripta delle Vergini potrebbero prendersi cura le tue ancelle. Che ne pensi Dany?"

Dany ci rifletté: effettivamente, per quanto amasse occuparsi dei suoi sudditi in condizioni disagiate, la gravidanza la stava sfinendo ogni giorno di più. E Jon stava lavorando troppo. "È una bellissima idea. E magari potresti insegnare ai nostri figli a nuotare."

Rhaella alzò le mani al cielo, felice. "Se questo farà saltare le lezioni a me ed Aem.. sì!"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top