L'albero spoglio
"Dall'inizio dell'anno vi sono stati quattro morti Vostre Grazie."
Ser Davos disse quella notizia non certo gioiosa in modo pacato, non lasciando trapelare nessuna preoccupazione. Strinse le mani dietro la schiena e guardò Jon e Daenerys dall'altro capo del tavolo. La luce del sole che entrava dalle finestre della Sala del Concilio Ristretto lo inondava conferendo ai suoi capelli grigi una sfumatura argentata.
"Quale era il loro stato di salute?" Domandò Dany e così facendo gettò un'occhiata a Rhaella che se ne stava seduta sulle sue ginocchia a giocherellare con un foglio di carta. Adesso che era cresciuta un po' - due anni! A Dany non sembrava ancora vero - e che la pace era ritornata nella Capitale dopo la fine dei festeggiamenti in onore suo e del fratello, Jon e Dany avevano deciso di farla presenziare a qualche riunione del Concilio Ristretto. Seduta a quel tavolo fra le sicure braccia dei genitori, Rhaella avrebbe imparato con gli anni l'arte e i trucchi del governo per diventare una buona regina.
"Due di loro erano uomini anziani Vostra Grazia." Rispose Ser Davos. "Ma gli altri due erano uomini nel fiore degli anni e a quanto mi risulta godevano entrambi di buona salute, soprattutto Ser Lucas Foyster. La febbre li ha portati via tutti nel giro di poche settimane."
A Dany dava i brividi parlare di malattie che falciavano le vite degli uomini in un soffio e aumentò la stretta intorno a Rhaella. La bambina non staccò gli occhi dal suo, così aveva detto, fiorellino di carta viola. Era stato il Principe Martell a mostrarle una di quelle creazioni fatta con le proprie mani durante uno dei banchetti che si erano tenuti nei giorni di festa precedenti e Rhaella se ne era subito innamorata. Perciò non era raro adesso trovarla quasi sempre a trastullarsi con un pezzo di carta nel tentativo di trasformarlo in un fiore.
"Febbre e stanchezza sono stati i sintomi di tutti e quattro." Aggiunse Sam. "Una stanchezza enorme, come se non dormissero da giorni. Dato che i morti in questione abitavano in quattro posti distanti miglia e miglia l'uno dall'altro, non credo che dovremmo preoccuparci più di tanto. Tuttavia è meglio non prendere la cosa troppo alla leggera. Potrebbe trattarsi di una semplice malattia di stagione così come come potrebbe essere la radice di una nuova Grande Epidemia di Primavera."
Solo al sentir nominare l'epidemia che dilagando per quasi tutti i Sette Regni nel 209 CA aveva ucciso in poco tempo molto suoi antenati, Dany sentì l'ansia crescerle dentro. Re Daeron II detto il Buono e due dei suoi eredi Vallar e Matarys erano stati colpiti dal morbo ed era stato detto in seguito ad Approdo del Re una persona su dieci non sopravvivesse alla malattia.
Jon posò le mani sul tavolo e osservò la loro bambina per un attimo, poi i suoi occhi tornarono a focalizzarsi sugli altri membri del Concilio. "In tal caso dovremmo trovarci pronti. I Maestri dovranno essere ben equiparati per ogni evenienza e nel caso, ma preghiamo gli Dei di no, dovesse trattarsi di un morbo trasmittibile delle case di cura dovranno essere instituite in tutto il reame."
"Il Re ha ragione." Si intromise Dany. "E visto che le recenti celebrazioni hanno fatto affluire un mare d'oro nelle casse della Corona possiamo permetterci i fondi per costruirle. Così come i luoghi più malfamati di Approdo del Re come Fondo delle Pulci dovranno essere controllati e ripuliti. Se questa cosa si rivelasse essere grave potrebbe significare la prima vera sfida del nostro regno."
Avrebbero continuato a parlare di questo preoccupante argomento ancora per molto se un Immacolato non fosse entrato nella Sala alla velocità della luce.
"Vostre Grazie." Si inchinò difronte a Jon e Dany. Sembrava nervoso. "Chiedo perdono ma non sono riuscito proprio a..."
La sua frase non trovò conclusione perché un urlo comparve nella Sala e l'attenzione di tutti si diresse verso chi l'aveva lanciato. Era uscito dalle labbra di una ragazzina che era entrata capitombolando sul pavimento dopo essere stata lanciata da qualcuno. Quel qualcuno era un ragazzo con un albero spoglio ricamato sul farsetto verde mela. A lui seguirono un uomo sfoggiante delle portentose basette bianche e una donna dai capelli striati di grigio. Dany riconobbe l'albero. Era il simbolo degli Stane di Driftwood Hall, una Casata Minore del Nord. L'uomo con le basette non poteva essere altro che Lord Hugh e la donna sua moglie, Lady Aryst. Il ragazzo e la ragazzina non potevano che essere due dei loro quattro figli.
Ma cosa ci facevano ancora qui? Non erano ancora partiti insieme ad altri Lord nordici dopo la fine del torneo?
"Troia!" Urlò il ragazzo alla sorella subito dopo averla scaraventata sul terreno. "Sporca troietta!"
A quelle parole Dany corse subito a coprire le orecchie di Rhaella con le mani e chiese a una serva di riportarla nella nursery. Lì avrebbe potuto giocare tranquilla con Aemon, le septe e Spettro. Sapeva che sarebbe scaturita una discussione dai toni molto accesi e la sua bambina era ancora troppo piccola per sentire certi vocaboli. Dentrò di sé pregò gli Dei di non esporre mai le sue innocenti orecchie a un linguaggio scurrile. Alzandosi dalla sedia, gesto nel quale fu imitato da tutti, Jon anticipò la domanda che si era affacciata sulle sue labbra nel momento stesso in cui la famiglia Stane era entrata ma che non aveva ancora avuto il coraggio di pronunciare: "Che cosa sta succedendo qui?! Io e la Regina esigiamo spiegazioni!"
"Spiegazioni Vostra Grazia?" Il ragazzo spalancò i suoi occhi nocciola e artigliò con forza un braccio della sorella. "Ve le do con molto piacere! Vedete, questa puttanella si è lasciata chiavare da uno stronzo con il mantello bianco!"
"Rickard non usare un simile linguaggio difronte ai tuoi sovrani!" Lo rimpoverò bruscamente la madre. La donna sospirò e si passò una mano fra le ciocche grigie. "Chiedo perdono Vostre Grazie per il comportamento maleducato di mio figlio, ma qui abbiamo un problema che solo voi potete aiutarci a risolvere."
Gli occhi di Dany si abbassarono verso la ragazzina. Aveva il capo chino e una cascata castana le ricadeva sul viso molto probabilmente bagnato di lacrime. I suoi singhiozzi bussarono alla porta della sua anima e allora Dany non resistette. Si inginocchiò accanto a lei e la accarezzò lievemente sul braccio, lì dove fino a poco prima il fratello l'aveva stretta con forza. "Ciao." Le disse in un sussurro. Era così piccola. Quanti anni poteva avere? Dodici? Tredici? "Come ti chiami?"
Lei alzò di poco il capo e due occhi marroni gonfi di lacrime si scorsero fra gli spettinati fili castani. "Myanna Vostra Grazia."
Dany le sorrise per rassicurarla. "Che bel nome... che ne dici se tu e la tua famiglia narraste a me e al Re tutto ciò che è accaduto nel nostro salotto privato?"
E così difatto accadde.
Il salotto privato di Jon e Daenerys era collegato alla loro camera da letto ed era un luogo intimo, racchiuso da pareti color crema e con delle larghe finestre ad arco dalle quali si poteva ammirare la città e la Baia delle Acque Nere. Sotto i morbidi divani e poltrone si estendeva un pavimento di pelle di cervo che proveniva direttamente dal Nord e mobili e tavolini di squisita fattura addobbavano la stanza.
Una volta che tutti furono fatti accomodare a Myanna fu chiesto di raccontare la sua versione della storia e lei, cercando di trattenere le lacrime, ubbidì.
L'ultima sera della festa, mentre il banchetto aveva ancora luogo, lei si era allontanata da tutta quella cacofonia andando nei giardini. E lì aveva incontrato il cavaliere della Guardia Reale. Le aveva parlato con estrema dolcezza, chiamandola "dolce e graziosa milady" e "colombina". Myanna era stata lusingata da quei complimenti ma, sapendo che per una lady non è raccomandabile rimanere da sola con un uomo sconosciuto, aveva deciso di tornare dentro. Ma non aveva potuto. La guardia l'aveva afferrata per il polso e sbattuta contro un albero. Lei aveva tentato di fuggire, di scalciare ed urlare ma il suo aguzzino l'aveva tenuta incollata al terreno. Le aveva tappato la bocca con una mano mentre con l'altra le aveva sollevato la gonna.
Era successo lì, nella boscaglia dei giardini, e non sapeva dire per quanto era durato. Ricordava però che le aveva fatto male, che aveva sentito qualcosa perforarmi dentro di lei e subito dopo del sangue caldo le era colato lungo le cosce.
"Il fiore della tua verginità..." Sconvolta, Lady Stane si passò un fazzoletto sulla fronte. "Quella Guardia ha colto il tuo fiore e ora? Ora chi ti vorrà? Nessuno vuole una moglie impura!"
"Oh ma madre non hai ancora sentito la parte migliore." Rickard strinse gli occhi fino a renderli due fessure. "La mia cara sorellina porta in grembo il frutto di quello stupro, non è vero My? Il bastardo di quel cane bianco sta crescendo dentro di lei!"
E come ebbe pronunciato quelle parole sguainò la spada e la puntò dritta al ventre della ragazzina. Lei pose le proprie mani come barriera fra la lama e il bambino. A quella vista Dany si sentì il cuore in gola, perché aveva già assistito a una scena simile. Anche Viserys aveva tentato alla vita di suo figlio Rhaego in quel modo mille lune prima. Non riusciva a sopportare di riviverla lì, davanti ai suoi stessi occhi. Rickard non aveva finito. La punta della lama sfiorò le mani della sorella. "Non ti preoccupare sorellina, il nostro onore non sarà macchiato ulteriormente. Non appena sarà nato quel piccolo Snow scomparirà."
Come ebbe nominato "Snow" Jon si alzò di scatto dal divano con le fiamme della rabbia che ardevano nei suoi occhi grigi. "Vi vorrei ricordare milord che il vostro Re ha passato l'intera sua esistenza come uno Snow. Voi non farete alcun male a quel bambino, d'accordo?"
Il ragazzo stette in silenzio per un attimo e le sue iridi nocciola non si staccarono da Jon. La spada rimaneva puntata contro il ventre di Myanna.
Con la voce ancora più dura Jon ripetè: "D'accordo?"
Convinto, Rickard rinfoderò la spada e si risedette mentre la sorella sospirava sollevata. "Certo Vostra Grazia, chiedo venia per il mio comportamento increscioso, è che abbiamo scoperto la cosa solo oggi, il giorno della nostra partenza e non riesco a sopportare il fatto che l'onore degli Stane e di mia sorella sia stato infangato in un modo simile."
"Vi comprendiamo Milord." Disse Dany. Si protese per stringere una mano a Myanna. "Myanna, ti promettiamo che ti troveremo un bravo marito e che il tuo bambino non ti verrà strappato alla nascita né trattato male, ma adesso, per aiutarti ancora di più, ci devi dire il nome dell'uomo che ti ha deflorata."
Lei sembrò pensarci un attimo e i suoi occhi vagarono per la stanza come frecce dalla punta di legno. Poi ritornò a guardare Dany e affermò decisa: "Mentre mi corteggiava lui me l'ha rivelato e mi ha pure fatto il baciamano. Il suo nome è Ser Vityus Gale."
Ser Vityus Gale fu immediatamente convocato nella Sala del Trono, insieme al resto della corte. Il colorato mosaico dei cortigiani bisbigliava alla vista dell'accusato. Era un uomo sulla quarantina, con i capelli grigi tagliati a spazzola e la mascella squadrata. I suoi occhi però tradivano il suo fisico austero. Essi erano due pezzi di ghiaccio, due occhi azzurrissimi che nella loro forma a mandola sembravano quasi femminei.
Anche il resto della Guardia Reale era presente, capeggiata da Ser Brienne di Tarth. Quando Jon e Dany le avevano rivelato tutta la storia lei era rimasta senza fiato per lo stupore e aveva immediatamente chiesto scusa a suo nome per la condotta immorale di uno dei suoi confratelli. I due l'avevano rassicurata, dato che la colpa non era sua. La colpa era di quell'uomo che adesso se ne stava immobile al centro della Sala e osservava ogni cosa con uno sguardo innocente.
Quando Daenerys e Jon entrarono i loro nomi furono annunciati e senza perdere tempo si sedettero sui troni, decretando così la fine di quella pioggia di applausi che li aveva accolti. Sui loro capi le corone luccicavano alla luce che entrava dalle vetrate colorate e atterrava su di loro in raggi verdi, arancioni, rossi, blu e gialli.
Il silenzio dominò per un momento, avvolgendo ogni cosa nel suo telo immobile, prima che il Re prendesse parola: "Siete stati convocati tutti qui per assistere all'arresto di Ser Vityus Gale, confratello della Guardia Reale, che ha tradito i suoi voti."
Subito mormorii stupiti serpeggiarono per tutta la Sala, ma scomparvero non appena la Regina parlò.
"Ser Vityus è accusato di aver deflorato una fanciulla contro la sua volontà e la stessa fanciulla lo testimonia. Come tutti sappiamo, un cavaliere dovrebbe mostrarsi onorevole nei confronti di una dama e a un Membro delle Cappe Bianche è proibito prendere moglie, possedere terre e generare figli."
"Ma non avere rapporti carnali!" La interruppe secco Ser Vityus. "Quelli non sono proibiti Vostra Grazia!"
"Non ho finito Ser." A Dany quell'uomo dava il voltastomaco solo alla vista. "Generare figli è una conseguenza dei rapporti carnali o sbaglio? E la Guardia Reale non giura forse di difendere il Re e la famiglia reale a costo della vita? Mentre io e il Re presenziavamo al banchetto voi dove eravate? A sollazzarvi nei giardini con una povera fanciulla impotente?"
Sapeva che la sua voce era diventata improvvisamente carica di furore e tagliente come un coltello, ma la rabbia che le ribolliva nelle vene era troppa per essere contenuta. Anche lei aveva vissuto la stessa esperienza di Myanna e non sopportava che succedesse ancora, specialmente nella sua corte. Non voleva vedere altre ragazzine innocenti come un tempo era stata lei finire nelle grinfie di balordi. No, non sarebbe accaduto ancora.
"Voi e il Re eravate sorvegliati da Ser Brienne, Ser Podrick e molti altri..." Delle macchie rosse punteggiavano la sua cappa candida, che fosse ubriaco?. "Perché mai la mia presenza avrebbe fatto la differenza?"
"Perché sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa e voi avete GIURATO!" Jon battè con forza sul bracciolo di legno e a quel suono Dany quasi si spaventò. Gli occhi grigi del suo amato erano diventati due neri pozzi senza fondo. Non l'aveva mai visto così arrabbiato. "Avete fatto un giuramento, conoscete il significato di questa parola Ser Vityus? Beh io ho passato quasi tutta la mia vita con i Guardiani della Notte e qualcosina ne so..."
Le vene pulsavano sul collo di Jon, Dany gli strinse la mano nel tentativo di placare la sua furia. Ci riuscì, anche se non completamente. Jon sospirò e si raddrizzò la corona che nell'improvviso impeto di rabbia gli era ricaduta storta da una lato. "Avete giurato. E poi questo giuramento è stato gettato alle ortiche, perché? Perché con i vostri cari rapporti carnali avete reso gravida quella povera creatura! Avete generato della prole, voi, un membro delle Cappe Bianche alle quali è proibito avere una prole. Quel bambino non ha colpe, ma voi..."
L'altro sbuffò. "Ser Jaime Lannister ci ha fatto tre figli con quella sua folle sgualdrina gemella..."
"Non osare parlare male di Ser Jaime!" L'urlo di Ser Brienne riecheggiò nella Sala e scivolò attraverso le liscie colonne. La donna guerriera strinse i denti e posò una mano sull'elsa della spada. "Non osare farlo mai più, Ser Jaime era mille volte più onorevole di te!"
Dany alzò una mano per placarla. "State calma Ser Brienne, vi capiamo, ma ora io e il Re dobbiamo decidere cosa fare di questo traditore del proprio giuramento." Si girò verso Jon. Nei suoi occhi lesse già pronta e preparata la punizione.
"Deve essere punito gravemente." Gli disse. "Io ho già vissuto l'esperienza della povera Myanna e nessun altra fanciulla dovrà essere disonorata nella nostre corte."
"Già." Fiamme ardevano nelle iridi di Jon. Fiamme Targaryen che presto avrebbero mostrato Fuoco e Sangue. "Io ho già un'idea."
"E io ho capito di cosa si tratta." Si capivano anche con solo uno sguardo ormai. Ritornarono a fronteggiare il loro popolo, le loro facce erano impassibili, soprattutto quella di Jon. Era una maschera di ghiaccio.
Fu lui a parlare: "Ser Vityus, visto che con quell'arma ha compiuto il misfatto, quell'arma ti sarà tolta. Sarai castato e successivamente condannato a morte."
Il modo in cui Ser Vityus sbiancò di colpo fu estremamente goduto da Daenerys.
Accadde sulla Collina di Rhaenys, poco distante dalla Fossa del Drago. Gli unici presenti erano Jon, Dany, la famiglia Stane, Ser Brienne, Ser Podrick, Drogon e Rhaegal e ovviamente Ser Vytius. Quest'ultimo fu condotto a loro in catene e con le braghe calate. Lungo la strada doveva essere stato preda della derisione del popolo, perché la sua armatura dorata a scaglie bianche era macchiata di cibo e opaca.
Fu fatto inginocchiare. I suoi occhi glaciali non abbandonarono mai Jon e delle perle lucide si affacciarono a essi.
"Vi prego Vostra Grazia..." Mormorò alla disperata ricerca di un briciolo di pietà. "Vi prego... Re Aegon... vi chiedo perdono..."
"È a quella fanciulla che dovresti chiedere perdono." Rispose Jon indicando Myanna. "Ed è al bambino che dimora nel suo ventre che dovresti chiedere perdono, perché non l'ha chiesto lui di nascere dal seme di un essere viscido come te."
Impugnò Lungo Artiglio nella mano. La luce del sole si riflettè contro la lama argentata e per un secondo sembrò essere stata forgiata dall'astro diurno. E poi accadde. Un rapidissimo guizzo argenteo nell'aria e fra le gambe di Ser Vityus si aprì un varco insanguinato che andò a bagnare subito il terreno. L'erba parve bere assetata il sangue e su quella distesa verde e purpurea comparve un membro. Sembrava quasi un gigantesco verme rosa, solo con due minuscole braccia.
Il grido di dolore di Ser Vityus si perse nel vento. Jon rinfoderò Lungo Artiglio macchiata di sangue e si avvicinò a Rhaegal dopo uno sguardo d'intesa con Dany, che si posizionò accanto a Drogon.
"Io, Daenerys della Casa Targaryen, Prima del mio nome, legittima Regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Lady dei Sette Regni e Protettrice del Reame, ti condanno a morte."
Poi toccò a Jon: "Io, Aegon delle Case Targaryen e Stark, Sesto del mio nome, legittimo Re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Lord dei Sette Regni e Protettore del Reame, ti condanno a morte."
E lo dissero all'unisono, muovendo sinuosamente le labbra: "Dracarys."
I fuochi di Drogon e Rhaegal si congiunsero e divennero uno. Ser Vityus morì nella sua armatura. La corazza gli si sciolse addosso e gli occhi gli esplosero fuori dalle orbite come due uova. In quel tripudio di rosso bollente, la sua pelle arrostì fino a diventare nera come il carbone e le catene si squagliarono sui suoi polsi. Alla fine, tutto ciò che rimaneva di lui era un nero corpo carbonizzato che si accasciò sul terreno.
La famiglia Stane guardò compiaciuta lo spettacolo e quando tutti se ne andarono, Jon sospirò abbassando le spalle. "È sempre dura uccidere, anche se è per una giusta causa."
Dany gli posò una mano sulla spalla. "Lo so amore mio, tu lo fai solo se sei costretto. Anche per me è dura ma come hai detto tu questa è stata giustizia."
Jon le sorrise lievemente rassicurato e la baciò sulla guancia prima di allontanarsi. Fu allora che Dany vide Myanna accovacciata sul corpo di Ser Vityus. Cosa stava facendo? Si avvicinò per controllare e la risposta non tardò ad arrivare. La ragazzina stava urinando sul cadavere.
"Lui ha sparso il suo liquido in me." Le disse la fanciulla. "E io ora gli rimando il favore: spargo il mio liquido su di lui."
Dany osservò il corpo. Era un nero ammassò di carne bruciata e ossa annerite. Notò anche che era morto con la bocca aperta. "Sai cosa significa valar morghulis?"
"No."
"Tutti gli uomini devono morire."
Myanna ritornò ancora una volta con lo sguardo su ciò che rimaneva del suo aggressore, poi guardò di nuovo Dany. "Ma noi non siamo uomini."
Dany non seppe dire in seguito perché le fosse spuntato quel sulle labbra. "Già, noi non siamo uomini."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top