Intimità

Le mura della Fortezza Rossa accolsero Daenerys come un abbraccio non appena vi ritornò. La luce del tramonto rendeva quei mattoni rossi infuocati e per un secondo a lei sembrò di addentrarsi in un palazzo in fiamme. Fece avanzare il cavallo oltre il ponte levatoio e una volta giunta nel cortile interno vi smontò, affidandolo a uno stalliere. Sentiva la ghiaia del cortile sfregarle contro le suole dei sandali.

Osservò le sue ancelle passare sotto i neri e appuntiti denti di ferro del cancello rialzato e raggiungerla con i loro cavalli carichi di merci. Dopo aver fatto una visita caritatevole agli indigenti di Fondo delle Pulci il pomeriggio era trascorso quasi tutto fra le rumorose e vivaci vie del mercato. Quel colorato pullulare di merci e persone l'aveva catturata e Dany non aveva potuto fare altro che esplorarlo. Finissima seta di Myr era scorsa fra le sue dita come acqua, sapori di spezie esotiche le erano esplosi nel palato e il profumo del pane appena sfornato l'aveva raggiunta come una calda carezza.

Aveva visto un variopinto pappagallo che aveva imparato a ripetere il suo nome e una scimmietta che aveva provato ad arrampicarsi sulla sua spalla, fra risate sue, delle sue ancelle e quelle del proprietario dell'animale. Aveva addirittura provato del dolce vino dell'estate e aveva chiuso gli occhi per godersi quel fresco sapore mentre il liquido rosso scivolava giù lungo la sua gola. Tutto ciò le aveva ricordato quando, da piccola, giocava nei bazar del Continente Orientale, sentendosi non una principessa di nobile sangue valyriano ma una bambina normale fra dei bambini normali. Ma quella sensazione svaniva subito non appena Viserys veniva a trascinarla via.

"I draghi non se ne stanno con creature inferiori." Diceva mentre l'allontanava da quella breve esperienza di felicità.

Le giovani smontarono da cavallo e deposero i loro cestini sul terreno. Quello di Dany era colmo di tessuti pregiati, boccette di profumo e pesche. Non aveva mai assaporato delle pesche così buone come quelle che quel commerciante dell'Altopiano le aveva proposto, le si erano sciolte in bocca mentre il succo le colava lungo il mento in rivoli rossi. Non vedeva l'ora di farle assaggiare a Jon.

Congedò le sue ancelle (fra le quali aveva accolto anche Myanna) e con il cesto in mano si diresse verso il cortile degli allenamenti. Alle guardie presenti dovette sembrare una strana immagine quella della loro Regina che vagava per i cortili con in mano un cesto pieno di mercanzie. Molti si offrirono di aiutarla ma Dany rifiutò sempre cordialmente. Ogni tanto gettava un'occhiata ai suoi nuovi gingilli. Le boccette di profumo scivolavano sui delicati fiumi di seta rosa, bianca, gialla e viola facendo ondeggiare i liquidi colorati che erano racchiusi nel vetro soffiato. Le pesche rotolavano qua e là ad ogni movimento, andandosi a scontrare contro le pareti di vinimi del cesto.

Dopo aver sceso l'ennesima scalinata Dany si trovò di fronte alla danza delle spade. Jon Snow stava lottando contro una Cappa Bianca in un cozzare di ferro e di armature. Il cavaliere tentò un affondo ma Jon parò il colpo, alzando con forza le due spade incrociate al cielo. In un fugace attimo sospeso nel tempo Dany vide le lame ungersi della luce del sole morente e spiccare vivide contro l'astro infuocato. Le spade si lasciarono e il cavaliere fendette con la sua l'aria mentre la dirigeva verso Jon pronto per colpirlo. Colpo che non avvenne mai perché Jon fu più veloce e lo schivò abbassandosi sul terreno. Battè la lama contro le ginocchia del cavaliere facendolo così capitombolare nella polvere. Una risata sgorgò dalla gola del perdente mentre afferrava la mano che Jon gli offriva e si rimetteva in piedi.

"Congratulazioni Vostra Grazia, se avreste usato la parte tagliente a quest'ora le mie gambe non esisterebbero più!"

Jon rispose alla risata e rinfoderò Lungo Artiglio. Gli occhi di rubino del lupo bianco sull'elsa parvero per un istante vivi e ardenti di vita. Poi, quando notò Daenerys, la gioia sul suo viso si espanse ancora di più e le corse incontro come se non la vedesse da giorni. La abbracciò e la baciò felice del suo ritorno ma incurante di essere impolverato e sudato dalla testa ai piedi.

"Lasciami!" Scherzò Dany con un sorriso mentre le braccia di Jon la cingevano forte. Anche se era stata via solo per poche ore il calore e la forza di quelle braccia le erano mancate come se fossero stati giorni. "Puzzi di sudore!"

Sorridendo, Jon ubbidì e le scoccò un ultimo bacio sulla fronte. "Tu invece profumi di cannella e bacche di ginepro e di un sacco di altre spezie... come è andata al mercato? E a Fondo delle Pulci?"

"Abbiamo distribuito dei viveri e abbiamo aiutato a ripulire molte case. Vorrei tanto rimettere a nuovo quel quartiere e donargli un aspetto più... salubre. Invece al mercato è stato bellissimo, un'esperienza unica! Oh una volta devi venire con noi Jon! Abbiamo assaggiato degli spiedini di carne speziati e toccato tanti di quei tessuti che non pensavo neanche esistessero! E un mercante braavosiano ci ha raccontato di aver visto i cavalli a strisce! Quelli si dice vivano oltre il Mare Dothraki!"

Jon rise. "D'accordo, d'accordo. Ma che ne dici se mi fai vedere tutti quei tuoi favolosi acquisti nelle nostre stanze, magari quando io sono immerso in una bella vasca d'acqua calda?"

Dany acconsentì e prendendolo sottobraccio cominciò a dirigersi con lui all'interno del castello. "Hai finalmente capito che quando puzzi nessuno ti può stare accanto?"

Jon accolse la sua testa argentata sulla sua spalla. "Più o meno. Diciamo che polvere mi è entrata addirittura nelle mutande."

La risata di Daenerys rimbombò fra le mura della Fortezza Rossa.








Jon si lasciò avvolgere dal caldo abbraccio delle acque, chiudendo gli occhi mentre il suo naso e la sua bocca scomparivano oltre la trasparente e fumosa soglia. Dany lo osservò crogiolarsi nella vasca di ottone e poi vi depose accanto il cesto.

Si inginocchiò accanto al bordo della vasca e allungandò un braccio verso l'acqua la toccò con un dito. Un perfetto cerchio nacque da quel contatto e si espanse su tutta la superficie fino a scomparire. Jon rimaneva sempre immobile sotto la bollente coperta e ogni tanto delle bollicine affioravano in superficie, segno che stava respirando.

"Devi lavarti i capelli amore mio." Non seppe dire se lui l'ebbe ascoltata o meno, ma Dany afferrò comunque la boccetta di olio di nardo che aveva comprato quel giorno al mercato. Tirò fuori i capelli di Jon dall'acqua e cominciò a frizionarli. Modellò quelle ciocche scure come creta fra le sue mani, strizzandoli e tirandoli. Gocce di olio profumato fecero capolino da quel nero velluto umido e Dany vi avvicinò le narici, ispirando tutta la fragranza del nardo.

Dopodiché una caraffa d'acqua calda fu gettata sui quei capelli e solo allora Jon riemerse. Sottili rivoli gli ruscellarono lungo il volto e quando finalmente la liquida patina gli fu tolta dagli occhi lui potè aprirli e incrociare lo sguardo di Dany. Le sorrise e lei rispose al sorriso.

"Nardo. Mi hai lavato i capelli con dell'olio di nardo mia regina. E poi? Quali altri deliziosi aromi hai acquistato oggi?"

"Gelsomino e olio di rose." Rispose Dany mostrandogli le rimanenti boccette. "E anche della seta finissima e le pesche più gustose dell'universo."

Le dita di Jon tamburellarono sul bordo di ottone della vasca. Le luci del tramonto si erano allungate e ora tutta la stanza era avvolta da un'aura soffice e aranciata. L'imbrunire era un'ora magica, un'ora che segnava il destarsi delle meraviglie notturne che da lì a poco avrebbero invaso il mondo.

"Posso assaggiarne un po'?"

"Prima finisci di lavarti."

"Va bene... ma la mia regina non vuole unirsi a me?"

Dany sfregò la punta del suo naso contro quella di Jon. "Non oggi. Io non puzzo come te mio re. Il mio re puzzolente..."

Uno schizzo fu la risposta di Jon e mentre Dany si riparò il viso con le braccia delle gocce finirono a bagnare il pavimento.








Una volta che Jon si fu lavato per bene e che entrambi si furono cambiati per la notte si gettarono sul letto a leggere e a mangiare le pesche. Leggere un buon libro la sera era diventato recentemente un loro nuovo hobby e li stava appassionando. La maggior parte delle volte erano tomi sulla storia della loro dinastia e allora Jaehaerys I, Aegon IV, Maekar I e molti altri antichi re facevano loro compagnia in quei momenti dove la notte si accingeva a prendere il posto del giorno e le candele cominciavano a brillare per la stanza.

Ma vi erano invece altri serate dove i loro antenati non venivano a visitarli dai loro scranni d'inchiostro e altre storie occupavano le loro menti. Erano storie di nobili cavalieri e di amori cortesi, di fanciulle dai cuori palpitanti e di creature magiche. Leggevano a turno, prima lei e poi lui, e le loro lingue danzavano su quei neri caratteri perdendosi nei meandri di quelle leggende. Le miniature erano le loro guide in quel mondo immaginario e allora le storie che risultavano vive sulle loro labbra lo risultavano anche nelle loro menti.

Quella sera la storia scelta era quella famosissima di Florian il giullare e della sua Jonquil. Daenerys stava leggendo e Jon stava mangiando l'ultimo spicchio di una pesca. Il succo rosso gli colava lungo il mento e gli rimaneva intrappolato nella barba. Dany stava leggendo il punto in cui Florian incontra la donzella Jonquil a una fonte intenta a farsi il bagno.

La miniatura difronte a loro li stava aiutando a immaginare la scena. In un riquadro di oro e di rosso una fonte piana e di un azzurro vivido stava riflettendo l'immagine di una pudica fanciulla dalla pelle rosa e dai riccioli biondissimi che in essa vi ci stava bagnando. Sulle sponde della pozza, in mezzo a un prato di fili verdi e alberi, un giovane in calzamaglia e dalla capigliatura castana stava ammirando estasiato quella bellissima giovane.

Chiunque sia stato il miniaturista è stato veramente bravo. Pensò Dany mentre leggeva. Presto alla sua lingua si aggiunse quella di Jon e lei lo lasciò fare. Le loro voci unite erano qualcosa di unico, possente, le voci del Ghiaccio e del Fuoco. Poi, cogliendola di sorpresa, Jon la baciò sulla guancia. Lei smise di leggere e lo guardò. Le rose sulle sue guance erano sbocciate in un tripudio di petali rossi.

"Sei così bella quando arrossisci mia Jonquil."

Mia Jonquil. Dany sentì un brivido percorrerle la schiena quando lui la chiamò così. Era piacevole. "Sono la tua Jonquil?" Domandò con la timidezza di una verginella.

"Aye. E io sono il tuo Florian."

Non ci fu bisogno di aggiungere altro, perché il bacio di Dany sulle labbra di Jon lo fece cadere sul morbido materasso. Il bacio fu penetrante e passionale e la lingua di Dany abbracciò quella di Jon. Lui le posò le mani sul volto e fece durare quel bacio, mentre le sue braghe calavano. La penetrò con dolcezza, come un vero cavaliere. Lì sotto, nella caverna umida del suo grembo, le loro essenze si fusero e Dany sentì il suo seme navigare in lei. Lo accolse ben volentieri così come accolse le spinte.

Ad ogni spinta Dany si sentiva attratta dal vortice della passione. Un vortice irruente, un vortice bollente come lo scirocco. E le non voleva più andar via... Lo spinse contro lo schienale del letto e contemporaneamente Jon la penetrò ancora, ancora ed ancora. Il libro era ormai abbandonato sul materasso. I loro capelli si esplorarono a vicenda, unendosi in un unico cespuglio nero e argentato e i loro piedi lottarono uno contro l'altro mentre le loro labbra non si staccavano.

Era uniti, erano da sempre predestinati a incontrarsi, stare insieme e formare una famiglia. Dany lo sapeva. Dany lo sentiva.

Perché i draghi riconoscono i loro simili e non si uniscono con altre creature...

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