Intanto...

Gli avevano detto di tingersi i capelli per non essere riconosciuto e Jon aveva ubbidito, colorandosi i riccioli e la barba di un castano vivace. Gli avevano detto di fingersi un povero giovane contadino desideroso di entrare nell'Ordine dopo una vita peccaminosa e Jon aveva ubbidito. Gli avevano detto che sarebbe stato meglio che Spettro aspettasse a Delta delle Acque e, anche su quello, Jon aveva ubbidito, ordinando al fedele amico a quattro zampe di rimanere buono e tranquillo nella sua stanza.

Il metalupo albino si era però dimostrato stranamente ostinato e Jon aveva dovuto ripetere l'ordine più volte affinché si acquietasse.

"Spettro giù! Sta qui! Sta qui e stai calmo!"

Quando Jon se ne era andato, Spettro si era accanito contro la porta con gli artigli e i suoi ululati aveva seguito il suo padrone fino a quando non aveva lasciato Delta delle Acque in compagnia dei due religiosi che l'Alto Septon gli aveva affiancato. Quando sarebbe tornato il giorno successivo, Jon avrebbe donato al suo caro metalupo un cosciotto d'agnello, giusto come per ricompensa per essere rimasto dove gli aveva ordinato.

Se Spettro sarebbe rimasto dove gli aveva ordinato.


L'accampamento degli Umili Fratelli era un rumoroso focolaio di tende, recinti di frasche, muli e carri. Non vi erano delle vere e proprie mura a delimitare l'ingresso e l'uscita nel campo, perciò Jon e i due septon si fermarono davanti alla prima tenda che incontrarono nella speranza che qualcuno venisse incontro a loro. E qualcuno venne. Un uomo basso, tozzo, dai radi capelli grigi in testa e con un naso che era un mosaico di capillari rotti. Fece capolino dalla tenda e accolse Jon e gli altri con un sorriso marrone. Indossava un saio ruvido cinto in vita solo da una corda. Niente scarpe o sandali, i suoi piedi erano nudi.

"Che gli Dei vi benedicano fratelli!" Squadrò i tre da capo a piedi, ma senza che l'ombra di un dubbio solcasse i suoi occhi. "Fatemi indovinare: siete qui per unirvi a noi, non è vero? La Lanterna della Vecchia ha illuminato anche le vostre menti?"

Jon annuì a nome di tutti. "Sì fratello..."

"Fawlker." Rispose l'altro. "Chiamami pure fratello Fawlker. E tu giovanotto sei..."

Era stato necessario che cambiasse nome, che si cucisse addosso un'altra identità, e il nome che Jon aveva scelto raccontava tutta un'altra storia. "Robb. Sono Robb. Fino a poco tempo fa sono stato un contadino ma poi ho sentito la chiamata degli Dei. Ora voglio cambiare vita fratello."

Il sorriso marrone e marcio di fratello Fawlker si era inquietantemente allargato. A Jon ricordava una ferita infettata. "Gli Dei sono misericordiosi se ci inviano la verde gioventù ad unirsi alla nostra causa. Venite, entrate, condividiamo insieme vitto e alloggio."

I tre ubbidirono e Jon entrò per primo nella tenda. E non si meravigliò di quello che ci trovò all'interno. L'ambiente era spoglio e gli unici ornamentali erano un fuoco dalle braci spente al centro, una sgualcita copia de la Stella a Sette Punte deposta in un angolo, e una pietra, di fiume a giudicare dalla sua levigatezza, posizionata poco lontana dal focolare. Non vi erano coperte, o borse piene di provviste e di tuniche nuove.

"Se volete entrare a far parte del nostro Ordine, dovete abbandonare ogni cosa della vostra vecchia vita." Disse fratello Fawlker quando si furono posizionati tutti intorno al fuoco. "Spogliatevi e datemi i vostri abiti. Recupererò per voi dei sai, dopotutto sapete, gli Dei non giudicano dai nostri abiti. Essi sono solo un simbolo di vanità esteriore. L'uomo non è che terra agli occhi degli Dei e terra un giorno tornerà ad essere, quando sarà morto e i vermi divoreranno le sue viscere. Per ricordarci ciò ci vestiamo con dei sai."

Dovrò sorbirmi una predica del genere ogni volta che parlo con qualcuno? Jon sperò di no. Fratello Fawlker uscì e lasciò i suoi tre ospiti da soli. Approfittando di questo momento di libertà, Jon e gli altri cominciarono a spogliarsi. Non aveva portato con sé Lungo Artiglio e di questa scelta si congratulò con sé stesso: che senso avrebbe avuto avere una spada al proprio fianco in un posto che era solo abitato da radicali pacifisti? O almeno Jon sperava che fossero tutti radicali pacifisti...

Fratello Fawlker tornò poco dopo con tre sai più ruvidi del pelo di un orso. Le setole graffiarono la pelle di Jon non appena lui calzò la sua veste. Evidentemente fratello Fawlker non aveva il senso delle misure, perché nel suo saio Jon ci stava dentro tre volte e per camminare era costretto a tenere alzati i lembi come una dama faceva con la sua gonna. Per i due septon invece calzarono a pennello. Erano due fidelissimi dell'Alto Septon, due uomini dalla testa lucida come una pesca matura e una lunga barba brizzolata.

"Ora che siete agghindati come noi avrete anche bisogno di riempirvi lo stomaco. Ho preso delle olive e del pane caldo e gradirei condividerli con voi. Sediamoci intorno al fuoco fratelli e ringraziamo gli Dei per il dono di questo cibo."

Detto fatto. Dopo aver decantato i nomi di tutti gli Dei tranne che dello Sconosciuto, Fratello Fawlker offrì loro il pasto. Il pane era buono e morbido mentre le olive si stavano facendo strada verso la muffa. Jon colse l'occasione di fare le domande per le quali era venuto lì.

"Se siete così attaccati al culto dei Sette perché non dimorate tutti nei monasteri o nei templi? Attendete comunque alle normali celebrazioni, vero?"

Fratello Fawlker fece una smorfia. "Il culto è divenuto zozzo, immondo, una puttana lussuriosa. A cosa servono tutte le sue ricchezze? Perché è così burocratico? È una macchina che divora la fede dei suoi figli e la trasforma in ricchezza per sé e per sé soltanto. È diventato un culto terreno, non più dedito alle delizie celesti."

"E voi volete riportarlo sulla retta via?" Lo interruppe Jon.

"La tua intelligenza mi stupisce fratello. Sì, hai ragione, vogliamo riportarlo a quello che era un tempo. Una religione pura, umile, in perfetta comunione con la natura. Ci accusano di essere amanti della carne e delle orgie, ma io rispondo: no! La fede negli Dei non è forse amore e i Sette non ci hanno forse donato questi organi per esprimere questo amore?..."

"Ma l'amore si può anche esprimere con le buone opere e con la carità per gli altri. Io non conosco la Stella a Sette Punte ma sono sicuro che essa condanna atti di questo genere."

Fratello Fawlker incrociò le braccia contrariato per poi portarsi alla bocca un'altra oliva. "Allora perché mai hai un cazzo in mezzo alle gambe fratello? Per lasciarlo dondolare moscio come un verme? No! Per amare e far provare amore anche agli altri! Hai una bocca per baciare e cantare le lodi dei Sette, hai una mano per accarezzare e per volgerla verso i Sette. La natura è feconda e ci ha donato erbe speciali per farci già sperimentare le gioie divine, ci ha dato acqua per dissetarci e cibo per sfamarci. Gli Dei hanno rivestito con stupende ali persino le minuscole farfalle, quindi perché noi perdiamo tempo dietro a tessuti raffinati e gioielli? Loro penseranno a noi!"

Ma sei tutti rispondessimo ai nostri impulsi carnali saremmo peggio degli animali. Gli Dei ci hanno dato una coscienza è una libertà apposta per questo. È nel contenersi che siamo uomini. Jon non era il tipo da dispute teologiche, perciò lasciò cadere l'argomento e ne afferrò un altro. "Posso vedere come pregate? Vorrei alzare anche io la mia preghiera verso i Sette Cieli."

"Certamente fratello!" La ferita marrone si riaprì sul volto di Fratello Fawlker, purulenta e per nulla rassicurante. "Venite, seguitemi, ti mostrerò il nostro luogo di orazione."


Jon aveva incontrato le persone più diverse durante la sua vita, ma mai prima d'allora aveva avuto modo di trovarsi faccia a faccia con un uomo pazzo e sbavante. Stava seguendo Fratello Fawlker verso il posto dove gli Umili Fratelli si riunivano per pregare, quando il terreno si avvicinò al suo volto a una velocità pazzesca. Un uomo incombeva su di lui e l'aveva scaraventato sul terreno. Un uomo grondante schiuma dalla bocca come un cane rabbioso e con le pupille talmente dilatate da lasciar intravedere tanti vasi sanguigni solcanti il bianco.

Che cosa?! Quell'uomo non stava bene, oh no! No, no, no! E perché nessuno intorno a lui sembrava allarmato?! Cosa stava succedendo?! Prima che potesse aprir bocca, Jon si ritrovò morso sulla spalla con la ferocia di una belva. I denti dell'uomo scavarono nella sua carne e gli lasciarono un marchio rosso. Jon urlò di dolore.

"Lasciati andare ai tuoi istinti ed emergi purificato fratello!" Questa era la voce di Fawlker.

Istinti? Lui non era mica un animale! D'accordo, era un metamorfo.... ma non voleva che Spettro arrivasse e che sbranasse quell'uomo! Cercò di rispondere ai calci. Lo colpì sonoramente nelle palle e l'altro si accasciò al terreno. Jon approfittò della situazione per alzarsi e per ridurre a suon di pugni il volto dell'avversario a una devastazione rossa. Non ci riuscì. La bocca dell'uomo si serrò intorno alla sua mano e strinse, strinse e strinse, i suoi denti affondarono nelle dita di Jon come nella polpa di un frutto. La sua schiuma colò lungo le nocche di lui e si mischiò al sangue. Jon dovette trattenersi per non urlare ancora. Intanto le mani dell'avversario gli graffiavano il collo e cercavano insistentemente di tirarlo giù. Le sue unghie erano più affilate degli artigli di un gatto. Una ciocca di Jon finì strappata nel suo palmo, la mistura di erbe che l'aveva colorata sporcò il suo palmo.

Due paia di mani strapparono Jon Snow da quella stretta mortale: erano i due Septon. Jon si abbandonò a loro, lasciandosi trascinare sul terreno.

"State bene Vostra Grazia?" Sussurrò uno di loro, quello dotato di un vistoso paio di baffi candidi. "Siete ferito?"

"No, no..." Jon scosse la testa. Il mondo girava intorno a lui come una trottola. Diamine... nessuno l'aveva mai attaccato in tal modo! E soprattutto senza spada! "Solo qualche livido, non vi preoccupate."

Le sue nocche sanguinanti raccontavano tutta un'altra storia, ma Jon decise di non pensarci. I lividi sarebbero diventati viola, per poi sfumare nel giallo e scomparire definitamente. Per uno che era sempre vissuto a stretto contatto con le battaglie come lui, erano una cosa quotidiana.

"Quel fratello era immerso nella preghiera e ha voluto rendere anche te partecipe fratello." Disse Fawlker avvicinandosi a Jon e donandogli una sonora pacca sulla spalla. Il dolore della lotta da cui era appena reduce inondò Jon. "Imparerai presto a unirti alla gioia della natura, ma ora vieni, dobbiamo pregare."


Preghiera che fu eseguita con un mucchietto di foglie e di funghi. Jon sapeva che era suo dovere immergersi in tutto e per tutto nel culto eretico, perciò si vide costretto ad ingoiarle.

E si sentì come se il cervello gli venisse aperto in due.

Il mondo era un miscuglio di colori, di odori, di suoni. Suoni tanto diversi ma tutti così belli... così belli... sentiva l'impulso indomabile di correre, di arrampicarsi sugli alberi e di tuffarsi nei torrenti.

Voleva essere tutt'uno con la natura. La natura... grembo materno, grembo fecondo, madre fertile e buona. Nelle sue orecchie risuonava vivido l'ululato dei lupi. Era un ululato che scorreva nelle sue vene, impetuoso, inarrestabile, gelido come i venti dell'inverno e tagliente come i ghiacci del Nord. Voleva marciare con loro, voleva sentire la brezza notturna accarezzare la sua pelliccia e il sangue caldo di una preda appena catturata scorrere nel suo palato. Ma vi era anche un altro grido in lui. Un grido infuocato, di nera membrana e di scintillante visione. Il grido dei draghi. Antico, potente, dimenticato ma ora ritornato nei cieli. Sentiva il sangue in sé evaporare al contatto con il calore e uno squamoso abbraccio avvolgerlo. E, d'un tratto, eccoli! Gli occhi del Drago, dei Draghi, era un Drago con Tre Teste...

Tre teste aveva il Drago... giusto? E allora vi erano tre paia di occhi rossi come la lava dei vulcani che lo fissavano attenti, scrutatori... Ma poi il Drago sparì, subito, immediatamente, null'altro che una visione fugace. Come tutto il resto. Visioni dentro visioni, suoni dentro suoni, odori dentro odori, scatole che venivano aperte e richiuse, scrigni segreti pieni di tesori che solo lui poteva vedere. Il mondo... quello era... il mondo...

Infine venne lei. Una pioggia di petali di rose blu bagnava il suo sorriso... Lady Lyanna...

Qualcuno lo stava trasportando in braccio. La testa di Jon ciondolava contro la schiena di uno dei septon e nelle sue narici aleggiava ancora l'odore pungente di quelle erbe e di quei funghi. Sulle labbra sentiva qualcosa di umido. Era vomito? Sì, era vomito.

"Mmh..." Dove lo stavano trasportando?

"State calmo Vostra Grazia." Questo era l'altro septon, quello dai vivaci occhi azzurri. "Quelle erbe nauseanti non vi hanno fatto un bel effetto. Dormiremo qui stanotte e domani mattina presto torneremo a Delta delle Acque. Ora chiudete gli occhi e cercate di riposare, vi prego."

Jon ubbidì ma il sonno non venne. La sua testa sembrava un chicco di grano schiacciato dalla ruota di una macina. Oh Dei... Ripensò a Spettro. Era da tutto questo che aveva voluto metterlo in guardia?

Tutto questo posto potrebbe venire demolito con una mia sola parola. Una parola e le teste di questi pazzi verrebbe affisse su delle picche. Una parola e il fuoco di drago invaderebbe queste strade. Quanto potere in una singola persona. Ma non avrebbe mai fatto niente senza prima consultare Dany. Regnavano insieme e insieme decidevano ogni cosa. Rientrarono nella tenda e Jon venne deposto sulla nuda terra. Non vi erano letti, materassi o cuscini ma solo dure pietre sulle quali appoggiare il capo. Jon aveva dormito su letti duri ma il terreno non era mai rientrato nella categoria.

Era stanchissimo e dolorante ma non riuscì a chiudere occhio. Non era abituato a letti del genere e troppi pensieri gli aleggiavano nella mente. Jon si girò e si rigirò nel suo letto di terra e di polvere e il canto del gallo lo accolse insonne e ancora più stanco della sera prima.


Quando tornò a Delta delle Acque, l'alba successiva e in compagnia dei due septon, tutto ciò che Jon chiedeva era una tinozza d'acqua calda e un letto, ma gli Dei la pensavano diversamente.

"Una visita?!"

Sam e i quattro maestri a lui retrostanti annuirono all'unisono. "Una domanda di Sua Grazia la Regina, ella richiede che siate visitato per accertarsi delle vostre condizioni di salute."

Jon era grato della premura che Dany dimostrava nei suoi confronti, eppure adesso non gli sembrava il momento adatto. Sospirò e accettò, essendo troppo stanco per controbattere. Stanchezza per controbattere che si dimostrò anche quando gli chiesero di distendersi nudo sul letto.

Ormai mi spoglio ogni singolo giorno. Che fosse per la donna che amava o per cambiarsi, era ormai un'abitudine consolidata. Un materasso morbido come una nuvola accolse Jon e lui fu certo che prima o poi si sarebbe addormentato lì. Peccato che intorno a lui vi fossero quattro eruditi nel campo della medicina e, peccato, che uno di questi quattro gli toccò il membro.

"Ahia!"

"Perdonatemi Vostra Grazia, sono mortificato. Ma ditemi: le vostre erezioni vi provocano dolore?"

Ma che cavolo... perché proprio da lì dovevano iniziare?! Jon sbuffò. "No, anzi sono l'esperienza più piacevole del mondo perché ho accanto la donna più bella del mondo..."
Il pensiero della sua Dany gli fece andare il cervello in pappa.

"Oh certamente Maestà, adesso vi prego sedetevi. Dobbiamo constatare i vostri polmoni."

Subito fatto. Jon si sedette a gambe incrociate. "Adesso aprite la bocca e fare aaaah!"

"Aaah..." Un cucchiaio d'argento gli tenne ferme la lingua mentre una candela, e un occhio di un sapiente, scrutavano nelle profondità della sua gola. Quando finirono Jon era più intontito della sera prima, ma la visita completa non si era ancora conclusa. Qualcosa di freddo si posò sulla sua schiena. Un imbuto di ottone collegato all'orecchio di Samwell.

"Tossite Vostra Grazia. Un bel colpo forte."

Jon fece come gli era stato ordinato. Prima tossì con tenacia, poi si lasciò sfuggire uno sbadiglio che causò il ridacchiare dei presenti. Jon sentiva il sonno incombere su di lui e gli occhi gli si stavano chiudendo da soli.

"Solo un'ultima visita e poi vi lasceremo riposare." Disse il Maestro più anziano. "Reggete ancora per un pochino Vostra Grazia."

Ce la posso fare. Spettro l'aveva avvolto da dietro con la sua calda pelliccia. Il metalupo si era calmato. Jon l'accarezzò con affetto. Il passo successivo fu la misura della temperatura, atto che si risolse in meno di un secondo con il dorso rugoso della mano di un Maestro sulla fronte di Jon.

"Temperatura normale. Segnate." Da quando era iniziata la visita, uno dei quattro maestri aveva continuato a segnare i dati su una pergamena. "Ecco, ora abbiamo concluso Maestà. La regina sarà felice di sapere che siete sano come un pesce. Vi lasciamo riposare."

Finalmente... quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, Jon si gettò sul letto con tutta l'enfasi possibile. Era così morbido e caldo... come la pelle della sua Dany. Ogni notte pensava a lei e nella sua mente il cuscino assumeva la forma del suo grembo. Nei suoi sogni Dany gli accarezzava il viso e lo baciava tutto.

Anche quel giorno Jon si addormentò con l'immagine di Daenerys ben impressa nel cervello e un sorriso sulle labbra. Presto sarebbe tornato da lei...

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