Per Daenerys non era strano che Jon la trasportasse fra le sue braccia. Molto spesso accadeva quando facevano l'amore e allora le loro labbra si incontravano e non si abbandonavano mai.
Invece, quella volta, per lei fu strano risvegliarsi fra le braccia del suo amato e sommato a quello strano risveglio vi erano anche un forte mal di testa e la sensazione di calore.
Dany si sentiva divorata dal calore, come se il fuoco di un drago l'avesse avvolta completamente. "J-Jon... " Perché la sua voce era così flebile?
Gli occhi grigi di Jon Snow si soffermarono dolcemente sui suoi. Le sorrise. "Ciao Dany. Stai calma, adesso ti sto portando a letto."
A letto? Perché? Il martellare alla testa non aiutò Dany a pensare e nemmeno la serie di starnuti che seguirono.
"Etciù!"
Jon rise leggermente e la baciò sulla fronte. "Il Flusso di Primavera ha preso anche te eh? Tu scotti!"
Ma certo! Come aveva fatto a non venirle in mente?! Il Flusso di Primavera!
Con l'arrivo della Primavera, un'ondata di influenza aveva colpito i Sette Regni. Era un semplice raffreddore e i maestri affermavano che se ne sarebbe andato via presto. Molti avevano iniziato a chiamarlo "Flusso di Primavera". E a quanto pare adesso il Flusso di Primavera aveva colpito anche lei.
"E Rhaella..a..a...e..etciù!"
"Rhaella sta bene, amore mio, non ti preoccupare."
Con la schiena, Jon aprì la porta dei loro appartamenti e una volta lì la depose delicatamente sul letto.
"Jon, ho caldo... "
Jon cominciò a spogliarla e l'aiutò a indossare la camicia da notte. Poi la baciò sulle labbra. "È solo la febbre Dany. " Dany stava lentamente scivolando in un caldo torpore. Voleva solo chiudere gli occhi e dormire, senza pensare a nulla. Ma quel maledetto mal di testa... "Mi occuperò io di te Dany. " Jon la baciò ancora sulle labbra e le rimboccò le coperte. "Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi."
"Voglio solo dormire... "
Le palpebre le si stavano facendo pesanti. Tutt'intorno vi era il silenzio, solo calmo, rilassante e benedetto silenzio. Sentì ancora una volta le labbra di Jon posarsi sulle sue e la sua mano tastarle la fronte. Dany si sentiva immersa in una sorta di bolla, in un involucro, un'aria calda e asfissiante che tutto permaneva.
I movimenti di Jon divennero solo ombre sfogate e ben presto il sonno l'attirò a sé, nel suo silente abbraccio.
I sogni della febbre furono vividi. Sognò uomini e donne che furono, spettri di luce che si muovevano in una sala in rovina, dalla volta distrutta. Ma, sebbene fosse distrutta, la volta di pietra aveva lasciato il posto a una volta di stelle. Stelle che come diamanti brillavano luminosi sul velluto nero del cielo.
Gli spettri nella sala le sorridevano. Avevano lunghi capelli color dell'argento, della neve e dell'oro fino e i loro occhi erano ametiste e lapislazzuli incastonati nei loro visi. Molti indossavano una corona, altri invece stringevano nelle loro mani spada dalle lame pallide che assomigliavano a dei sottili raggi di luce.
Poi gli spettri presero a danzare, alcuni in coppia, altri invece in cerchio e altri ancora da soli.
Danzavano e ridevano e le loro risate si trasformavano in cenere. Cenere usciva dalle loro labbra e cenere cadeva dalla volta distrutta, rendendo il pavimento simile a un mare di sabbia nera. Ma in tutto ciò gli spettri non cessavano di danzare. Erano felici delle loro danze, dei loro movimenti leggiadri.
Ben presto la cenere sommerse anche loro, ma non smisero di danzare. Erano fantasmi di antichi re e regine che brillavano bianchi e puri in mezzo all'oscurità.
E danzavano, danzavano e ridevano senza fermarsi, fino a diventare figure sfocate e perdersi nella tempesta di cenere.
Dany capì che i suoi antenati erano orgogliosi di lei. Anche quelli che ora erano solo degli echi a Sala dell'Estate, anche quelli le cui ossa il tempo aveva ridotto in cenere.
Si svegliò con la testa che le martellava ancora forte e dovette sbattere le palpebre più volte per mettere a fuoco bene l'ambiente intorno a sé. Era sera. Lo capiva dalle candele che ardevano in tutta la stanza.
Per quanto tempo aveva dormito?
Dany vide il suo tavolino portatile, quello che amava portare fuori sul balcone per lì lavorare, accanto al suo letto. Anche su di esso ardeva una candela e una piuma d'oca giaceva distrattamente posata su alcune pergamene. Che Jon si fosse messo lì a lavorare così anche da poterla controllare? Molto probabile.
Ma adesso dov'era?
Dany lo cercò con lo sguardo ma non lo trovò.
"J-Jon?... " Oh dei, la sua voce risultava ancor più flebile di prima! E perché la febbre doveva farle provare un caldo così asfissiante?! Sembrava quasi che la sua pelle stesse andando a fuoco!
Beh, almeno so cosa ha provato Jon sull'Incollatura... Ricordava ancora come allora le iridi grigie di Jon avessero luccicato di febbre e come lui fosse sembrato distante.
Accanto al letto vi era un catino che usavano la mattina per lavarsi il volto. Era ancora pieno d'acqua, acqua fresca, e di olio di rosa. Forse se avesse potuto bagnarsi il viso, anche solo un pochino, giusto per concedersi un po' di refrigerio da quel calore...
D'accordo. Era deciso.
Dany si alzò dal letto, ma scoprì ben presto che le forze non erano dalla sua parte. La testa cominciò a girarle e le gambe a cederle. Dany cercò di sorreggersi aggrappandosi con una mano al muro, o al comodino o a qualunque cosa incontrasse lungo il suo cammino.
Mancava poco, molto poco e finalmente il suo viso non sarebbe stato più in fiamme, ma bagnato da un dolce frescura, da tante e piccole goccioline di acqua fresca... la vista le si stava annebbiando, ma doveva arrivare, mancava poco!
"Dany!"
Invece di crollare senza forze sul pavimento, crollò fra le braccia di Jon Snow. Jon Snow che la guardò preoccupato. "Cosa pensavi di fare? Perché sei fuori dal letto?"
Dany si abbandonò alla stretta rassicurante di Jon, sfregando la testa nell'incavo del suo collo.
Lui le prese il viso fra le mani, per poi scoccarle un dolcissimo bacio sulla fronte. "Bruci di febbre, è meglio che torni a letto."
Con le braccia di Jon che la sorreggevano, Dany ritornò a letto. Lui le rimboccò ancora le coperte.
"Dove eri finito... o... e... etciù! etciù!"
Jon le sorrise. "Ero andato a prenderti degli stracci bagnati da metterti sulla fronte e sapendo che si avvicinava l'ora di cena ho chiesto se era possibile prepararti un bel brodo."
Le mostrò un vassoio che era posato a poca distanza sul letto. Su di esso vi erano una piatto che emanava invitanti effluvi e una bacinella piena d'acqua e di pezze bagnate. Jon prese proprio quest'ultime e, dopo averle immerse, le depose sulla calda fronte di Daenerys.
A lei quel semplice tocco sembrò una benedizione scesa dal cielo. Aah... che bella sensazione! Dany chiuse gli occhi e se la godette.
"Grazie Jon... etciù! Ma non starmi vicino, non voglio... etciù!... attaccarti questa cosa... "
Jon prese la sua mano e la baciò sul palmo. "Tu sei una regina, la mia regina, e voglio trattarti come tale. Dopo tutto quello che hai passato e che hai fatto per me è il minimo con cui io possa ripagarti. E non ti preoccupare, ho preso il vaiolo da piccolo e dopo non ho più preso una malattia!"
A Dany venne da ridere, per quanto le riuscisse. "Neanche... etciù!... una?"
Jon fece segno di no con la testa e prese il piatto di zuppa, mettendolo difronte a Daenerys.
"Adesso è meglio che mangi, ti darà forza." Prese una cucchiaiata di brodo, portando poi il cucchiaio alle labbra di Dany. "Mangia, mia regina, la mia bellissima regina."
E fu così che Daenerys Targaryen si ritrovò ad essere imboccata da Jon Snow. Ad ogni cucchiaiata i loro sguardi si incrociavano. Dany adorava vedere i riflessi delle candele nelle iridi grigie di Jon. Era uno spettacolo bellissimo, sembrava quasi che tanti piccoli fuochi d'amore si fossero accesi.
Quando ebbero finito, il vassoio fu fatto portare via e Jon le posò sulla fronte un'altra pezza bagnata.
"Riposa amore mio." Disse baciandola sulla guancia. "Questo Flusso di Primavera passerà vedrai... "
"Tu non... etciù!... non mangi?"
"No, non ho molta fame. A Rhaella è stato dato del latte di capra, ben sapendo che tu per le nutrici non nutri una profonda simpatia. E poi, c'è del lavoro da fare."
Dopo averle baciato ancora la mano, Jon si alzò dal letto e andò al tavolino portatile. Cominciò a lavorare e Dany adorò guardarlo. Gli occhi di Jon si muovevano velocemente mentre leggeva, riga dopo riga, giocherellava con la piuma d'oca nella mano e la punta della piuma sfregava contro la sua barba.
"Facevi così anche quando eri Lord Comandante dei Guardiani della Notte... e... e... etciù! etciù! etciù!"
Jon le sorrise. "Tre di fila! Come le tre teste del drago, sei proprio una vera Targaryen, mia regina."
Anche Dany gli sorrise. "Rispondi alla mia d-domanda mio re."
Jon si alzò e si sedette sul bordo del letto, poi si chinò a sfregare la punta del suo naso contro quello gocciolante e tappato di Dany.
"Un Lord Comandante ha tanti impegni, ma non così tanti come un re." La baciò sul collo, lasciandole anche un bel succhiotto. Dany emise gridolini deliziati e le sue mani si posarono sulla foresta scura dei riccioli di Jon.
Fino a quando non starnutì.
"Etciù!"
Nonostante lo starnuto gli fosse arrivato direttamente in faccia, Jon non se la prese, anzi, rise di gusto.
"Scusa... " Disse Dany.
Maledetto raffreddore! Perché doveva continuare a farla starnutire?!
"Non fa niente Dany, ma adesso dovresti dormire. Perciò a nanna mia regina!" Le rimboccò ancora le coperte e la baciò sulla fronte. "Buonanotte Dany, che il mattino ti porti una pronta guarigione."
"Buonanotte Jon, grazie di tutto quello che fai, sei una persona stupenda."
Jon tornò a sedersi al tavolino.
"Ti amo... etciù! " Nonostante gli starnuti, il sonno stava richiamando Dany a sé. Si accoccolò bene contro il cuscino, il viso rivolto verso Jon. "Vedi di non lavorare fino a tardi." Fu il suo ultimo avvertimento prima di scivolare nel mondo dei sogni.
Il silenzio fu il suo compagno di viaggio ancora una volta, solo verso sonno senza sogni.
Nel corso dei cinque giorni successivi, Daenerys si ritrovò oggetto delle cure premurose di Jon Snow. Lui era sempre lì per lei, pronto per ogni sua richiesta. E dopo tutte quelle attenzioni, Dany non si stupì se Sam la confermò guarita in poco tempo.
E non si stupì nemmeno di quello che accade poco dopo.
Durante una riunione del Concilio Ristretto, Jon le era sembrato poco attento e distante. E quando la riunione terminò il pensiero che l'aveva assillata fino ad allora trovò conferma.
"Stai bene Jon?" Gli sedette vicino e gli strinse la mano.
"Eh?" Sembrò accorgersi solo allora che lei era lì. "Oh, sì certo! Sto benissimo... o... o... e... etciù!"
Contenta di aver avuto ragione, Dany sorrise vittoriosa. Invece, quando Jon realizzò di aver appena starnutito, si alzò di scatto dalla sedia.
Dany lo imitò, senza però perdere il sorrisetto. "Sembra che qualcuno abbia preso il Flusso di Primavera... Non avevi forse smesso di avere malattie quando eri piccolo?"
"Io non ho il Flusso di Primavera, io non sono ammalato... o... e... etciù! etciù!"
"Wow! Ne fai due alla volta!" Dany rise. "Andiamo Jon ammettilo: hai preso l'influenza!"
Jon fece segno di no con la testa e si avviò verso la porta, per poi fermarsi con la testa appoggiata contro il muro. Dany gli si avvicinò e lo baciò sulla fronte. Jon era pallido e madido di sudore.
E la sua fronte era bollente.
"Se ammetto di averla... etciù!... presa, ti toglierai quel sorrisetto dalle labbra?"
Dany lo baciò sulla guancia. "Scusami se te l'ho trasmessa, non era mia intenzione. Ma adesso che ne dici se ti porto a letto?"
Debolmente, Jon annuì e mise il suo braccio sulle spalle di Dany, per sorreggersi. Quando arrivarono nelle loro stanze, lui si gettò sul letto come se fosse appena tornato da un lungo ed estenuante viaggio. Dany cominciò a spogliarlo e a fargli indossare la larga tunica e gli ancor più larghi pantaloni che usava per dormire.
"È normale che io mi senta bruciare...e... etciù!" Domandò con un filo di voce.
"Si Jon, è solo la febbre."
Dany si chinò su di lui e gli baciò le mani. "Sai qual'è una fra le cose più belle che due innamorati possano farsi?"
"No...o... e... etciù! etciù! etciù!" Jon si pulì il naso con il braccio. "Che cos'è?"
Dany gli sorrise ancora.
"È prendersi cura l'uno dell'altro."
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