Il Mare Dothraki
Jon si mosse sulla stuoia e girò il viso dall'altra parte. Un raggio di sole della neonata alba penetrò attraverso il tessuto della tenda a lui soprastante e colpì i suoi occhi. Infastidito, Jon sbatté le palpebre. A mezzo centimetro del suo viso Rhaella sonnecchiava tranquilla come una creatura celeste, un filo di bava pendente dalle labbra e i capelli sparsi su di lei come un nero copricapo. La sua bambina era bellissima e profumava dei fiori delle pianure.
Pianure che erano infinite, vaste distese di steli d'erba alti quanto un uomo e fiori purpurei che continuavano a perdita d'occhio sotto il sole. Era questo il Mare Dothraki dei racconti di Daenerys. Quando il vento soffiava su quei fili essi si piegavano all'unisono e producevano un sibilo che accompagnava i dothraki lungo tutto il loro cavalcare. Khal Ommo sembrava adorare quel suono e, da quella poca conoscenza della lingua dothraki che Jon era riuscito a mettere in campo, il portentoso guerriero la chiamava musica.
A Jon piaceva il Mare Dothraki. Vi erano mille specie di fiori diversi e ogni tanto un ruscello gorgogliante spuntava fra i fili d'erba, cogliendo di sorpresa i cavalcatori. Dany stessa sembrava essere preda di una nuova euforia: non appena aveva visto le pianure e le steppe in lontananza si era lanciata al galoppo sorridendo e Jon l'aveva ritrovata intenta ad accarezzare gli steli con malinconica venerazione. Ogni giorno si rallegrava nella vita nel khalasar e adorava cavalcare in testa a tutti, persino a Khal Ommo. Il khalasar che loro e Ommo avevano formato unendo il corteo reale con le quarantamila unità del dothraki era una fusione incredibile fra di culture.
Cavalcare era però il punto d'incontro più difficile. Fin da piccolo, Jon aveva avuto una sfrenata passione per l'andare a cavallo, passione che poi, volontariamente o involontariamente, aveva trasmesso pure ad Arya. Poteva passare ore intere a cavallo senza mai stancarsi ma nemmeno nelle più aspre missioni dei Guardiani della Notte quelle ore intere si erano trasformate in giornate intere. Dall'alba al tramonto i dothraki restavano fermamente in sella ai loro destrieri e procedevano imperterriti verso l'orizzonte e per Jon restare ancorato al dorso del cavallo per tutto quel tempo si era dimostrato assai duro.
Un equino non era un drago e ben presto piaghe da sella avevano fatto la loro comparsa sulle sue natiche e sui suoi palmi, senza contare le gambe intorpidite che si ritrovava quando all'imbrunire smontava. Dany l'aveva aiutato, spalmandogli teneramente ogni sera una pomata che gli avrebbe arrecato sollievo alle parti infiammate.
"Lo so, è sempre difficile i primi tempi amore mio." Gli aveva detto la prima notte mentre le sue mani morbide massaggiavano i glutei di Jon lì dove le piaghe si erano aperte a mostrare la carne viva. "Anche per me è stato così, ma presto ci farai l'abitudine vedrai."
Forse perché il desiderio di accontentare e rendere felice Dany era ormai ramificato nel profondo del suo animo o forse per gli effetti della pomata, ma Jon si era ripreso. Le piaghe si erano richiuse, il caldo era diventato suo amico e la sua pelle si era indurita ancora di più, diventando simile al cuoio. Ormai il passare giorni interi a cavallo non lo infastidiva più, soprattutto perché ciò significava poter sentire ogni giorno la risata della sua Dany, vedere le sue ametiste ingigantirsi non appena incontravano qualcosa di familiare e la sua voce sgorgare limpida dalla sua gola per descrivergli questa o quella caratteristica dei dothraki.
La sua regina, o meglio, la sua Khaleesi, era stato il balsamo che l'aveva fatto guarire.
Sottile come un giunco e bianca come la luna, la mia Dany è la luce dei miei occhi. E i suoi figli i raggi di sole che gli solleticavano la pelle. Vedendo ora Rhaella così calma Jon non riuscì a trattenersi dal donarle un bacio sulla sua piccola fronte. Le iridi violette della sua principessa si schiusero assonnate.
"Papà?" Rhaella si stropicciò una palpebra e sorrise al suo papà. "Buongiorno papà..."
"Buongiorno mia principessa." Mio sogno di primavera, mia cucciola, mio gioiello... come altro posso chiamarti? Tu sei troppo perfetta per questo mondo. "Hai fatto bei sogni?"
Rhaella annuì. "Ho sognato te e la mamma ed Aem e Dada e Aly e tanti altri bambini di cui non conoscevo il nome. Stavamo volando sui draghi."
Sulla stuoia non erano soli. Con la schiena contrapposta a quella di Rhaella Aemon se ne stava raggomitolato come un gattino nella stretta di un braccio di Daenerys mentre l'altro braccio della regina cingeva amorevolmente i gemellini. I respiri di tutti loro si fondevano in unico concerto. Se poi si contava Spettro ai loro piedi... beh, erano in un buon numero.
"Oh capisco." Rispose Jon. "Scommetto che è stato un bellissimo sogno. A proposito di draghi... vogliamo andare a controllare Drogon, Meghar e gli altri? Però dobbiamo fare piano piano come i topolini, perché altrimenti possiamo svegliare la mamma e i fratellini."
Rhaella era di colpo sveglia. Non appena sentiva parlare di draghi si infervorava tutta. "Ma i topolini fanno squit squit! Me l'ha mostrato la mamma in un libro!"
Presto imparerai pure a leggere e dovremo cercarti un precettore, Dei... come lo fate passare il tempo... Jon si vide costretto a ricercare un'altra metafora. "Allora dobbiamo essere silenziosi come... come Spettro! Spettro non emette mai alcun suono, d'accordo principessa?"
La principessa in questione annuì e si lasciò prendere in braccio da Jon. Insieme uscirono dalla tenda. La luce soffusa dell'alba stava abbracciando un khalasar che si ridestava. Donne stavano attizzando i fuochi per cuocere la carne di cavallo e guerrieri seduti su rocce o sul terreno stavano lucidando i loro arakh con panni imbevuti d'olio. Altri stavano nutrendo i cavalli, spazzolandoli o sellandoli prima di una nuova giornata sulla loro groppa. Le carrozze lignee dei membri del corteo reale sembravano quasi fuori luogo in quella visione di cuoio e di pelle, con i colorati stemmi di lord e lady ormai impolverati.
Molti di loro si erano adeguati alla vita nel khalasar ma altri non la accettavano proprio, definendo i dothraki "rozzi selvaggi" e preferendo la comodità delle loro carrozze con sedili imbottiti alla sella di un cavallo. I dothraki, almeno questo Jon era riuscito a capire, li deridevano, chiamandoli Mahrazhi Rhaggat, uomini del carretto. Sui carri, gli aveva spiegato Dany, vi viaggiavano solo eunuchi, donne prossime al parto, neonati e infermi. Il resto del khalasar viaggiava in groppa a un destriero o a piedi ma quest'ultima opzione era schernita dai dothraki perché colui che viaggiava a piedi era considerato alla stregua di un essere vivente.
"Draghi!" Esclamò Rhaella indicando una zona che fino alla sera prima era stata erbosa. Ora dal terreno si alzavano fili di fumo, esso era annerito, bruciato e costellato di carcasse di pecore e mucche. A quanto pareva i draghi avevano fatto colazione con una bella caccia nelle pianure. Drogon fu il primo a venire loro incontro, alzando il muso e scrutandoli con i suoi occhi color magma.
"Buongiorno Drogon." Disse Jon accarezzando il muso della creatura. "Vedo che tu e gli altri avete fatto un bello spuntino."
Jon non comprendeva ancora se i dothraki tolleravano la presenza dei draghi per fascino o per timore, ma non gli importava più di tanto. Con loro, con Drogon, Rhaegal, Meghar, Slyxas e gli altri quattro draghi ancora privi di nome, avrebbero dato una lezione a Volantis. Il mondo aveva visto Aegon e le sue sorelle all'opera nel Continente Occidentale con appena tre draghi, ebbene, ora avrebbe visto all'opera due Targaryen e otto draghi nel Continente Orientale. Chissà cosa sarebbe successo...
"Quando potrò cavalcare Meghar papà?" Rhaella si aggrappò al suo collo e sfregò la testa contro la tunica grigia senza maniche che Dany gli aveva cucito. Jon doveva ammettere che gli abiti dothraki erano davvero comodi. "La mamma dice che devo aspettare di diventare grande."
Jon le sorrise e la osservò giocherellare con sua treccia. "E la mamma ha ragione. Quando crescerai potrai volare sul tuo drago per tutto il tempo che vorrai."
"E volerai con me ed Aem?"
"Aye mia principessa, con te ed Aem ed anche con i gemelli quando saranno un po' più grandi."
Il sorriso sul viso di Rhaella rallegrò la sua giornata. Si avviarono verso la tenda e trovarono ad accoglierli una sveglia e sorridente Khaleesi intenta a far digerire con un ruttino Alysanne. Daenerys suggellò il suo amore per Jon con un minuscolo bacio sulla guancia.
"Vedo che qualcuno non ha esitato a sgattaiolare fuori dal letto stamattina, eh Khal Aegon?"
Khal Aegon. Quando lo pronunciava lei era totalmente diverso rispetto a quando lo pronunciava con rispetto un dothraki. Dany lo farciva con dolcezza ed amore, Dany amava chiamarlo così.
"Abbiamo fatto una visita ai draghi." Rispose lui. "Si sono rimpinzati con una bella colazione mattutina."
"E credo che anche tu ne abbia voglia vero?" Dany prese Aemon fra le braccia. "Lascio Myanna, Kily e Juti con i gemellini e noi quattro ci facciamo una bella scorpacciata di carne di cavallo cotta alla brace."
"Il giorno in cui dothraki scopriranno la carne bovina o suina sarà un gran giorno." Scherzò Jon accogliendo con una risata divertita una spintarella ironica della sua regina.
Anzi, ancora meglio, della sua Khaleesi.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top