Il lupo e il cervo
Gli uccelli cinguettavano allegri sotto il sole di mezzogiorno diventando un gradito sottofondo per il pranzo delle Loro Grazie. La sala da pranzo era un'altra delle innumerevoli stanze che componevano il complesso dei loro appartamenti. Con un grazioso tavolo rettangolare in legno di pino perennemente decorato da un vaso di fiori freschi, la sala da pranzo accoglieva anche la cena del Re e della Regina, ma non la colazione. Questa avveniva in un'altra stanza più piccola e veniva servita su un minuscolo tavolino rotondo.
Quel giorno a deliziare i palati di Daenerys e Jon vi erano costolette d'agnello speziate con erbe aromatiche, anguille annegate nel vino e gelato al limone. Anche i principini partecipavano al pasto: Aemon se ne stava comodo nel suo seggiolone e stava mangiucchiando con le manine la sua pappa all'arancia mentre Rhaella cercava di usare quel nuovo oggetto che era il cucchiaio.
"Sono stato felice oggi alla seduta quando Ser Davos ci ha comunicato che l'epidemia sta scomparendo, tu?" Jon tagliò un'altra fetta d'anguilla dal piatto principale posto al centro del tavolo e la depose nel suo. Il pranzo non era mai silenzioso, almeno non per loro.
"Oh sì." Rispose Dany. "Anche io. Ma devo ammettere che mi mancheranno un po' le nostre visite alle case di cura. Tutta quella gente era sempre così felice di vederci!"
Si pulì le mani nella bacinella d'acqua profumata che era stata posata poco lontano. Jon intanto le rispose ma non prima di essersi portato alle labbra una coppa di vino. "Adesso tutta quella gente sarà guarita, non è meglio? E poi potremo sempre visitare Fondo delle Pulci e altri quartieri della Capitale, come piace a te Dany."
Di rimando Dany gli sorrise e allungò una mano sul tavolo per stringere quella di Jon. Lui lo fece e per un attimo entrambi smisero di mangiare e si guardarono profondamente negli occhi. Erano laghetti che conoscevano a memoria, gioielli liquefatti che amavano sempre osservare. A volte non vi era bisogno di parlare ma bastava che si guardassero negli occhi e tutto si capiva. Erano gli specchi delle loro anime, gli archi dai quali partivano frecce che colpivano i loro cuori nel profondo. L'ametista e l'ossidiana venivano unite da dei fili invisibili e rimanevano collegate l'una all'altra per ore.
"Sei bellissima oggi." Il mormorio di Jon era talmente carico d'amore che Daenerys credette per un secondo che non fosse reale.
"Grazie e tu oggi hai finalmente i capelli ordinati!" Il codino teneva fermi - per quanto era possibile - i riccioli scuri di Jon. Anche se una parte di Dany avrebbe tanto desiderato scioglierlo e far ricadere quei riccioli sulle spalle del suo amore. Jon le sorrise prima di ritornare a concentrarsi sul pranzo. Lei fece lo stesso ma ormai il pensiero delle sue mani naviganti nel nero mare del capo di Jon Snow aveva preso il sopravvento e riuscì a mangiare solo metà di una costoletta.
Il pasto andò avanti fra battute e discussioni più o meno importanti fino a quando una guardia non entrò nella stanza e fece un inchino davanti ai suoi sovrani. "Chiedo perdono Vostre Grazie per avervi disturbato durante questo vostro momento privato ma Lady Arya ha iniziato il travaglio."
Dany e Jon si scambiarono uno sguardo preoccupato prima di affidare i bambini alle loro governanti e accingersi a seguire quella guardia lungo il corridoio.
Arya era arrivata ad Approdo del Re insieme a Gendry una luna prima, gonfia, dolorante e ormai prossima al parto. Sia per Jon che per Dany era parso molto strano all'inizio vedere la fortissima e veloce Arya Stark in quello stato, con una pancia che sembrava più grande del suo esile corpo. Anche Sansa era giunta nella Capitale per assistere la sorellina in quel momento speciale. E ora quel momento speciale era giunto. Il frutto dell'amore del lupo e del cervo stava per venire alla luce e sarebbe stato accolto con amore e gioia. Jon e Daenerys si stavano dirigendo verso la camera di Arya e man mano che si avvicinavano sempre più urla si sentivano. Il lato positivo era che non si incontravano più le tantissime guardie che Jon aveva voluto disporre subito dopo l'attentato nel Tempio, ma il numero era ritornato ad essere contenuto.
Come svoltarono l'angolo e si ritrovarono dinanzi la porta della stanza della partoriente un urlo spacca timpani rimbombò fra le pareti. Jon sbiancò di colpo e si fiondò sulla porta, ma era chiusa.
"Arya!" Battè contro il legno ma l'unica risposta che ottenne fu un altro urlo. "Sorellina!"
"Stai calmo!" La voce pungente di Tyrion Lannister fece girare la coppia reale. Il Folletto se ne stava seduto in un angolo insieme a Samwell, Sansa e a Ser Davos. Come vide gli occhi di Jon e Dany puntati su di lui si ricordò improvvisamente dei convenevoli. "La vostra... parente è in buone mani Vostra Grazia. Gilly e un gruppo di levatrici sono con lei."
Jon parve acquietarsi un attimo e si passò una mano sui capelli scuri. Daenerys lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla. Capiva la sua preoccupazione. "Andrà tutto bene vedrai... Gilly ha aiutato anche me a partorire."
Il suo amato le sorrise rassicurato e la sua mano raggiunse la sua. Andarono a sedersi entrambi vicino ai fidati consiglieri e cominciarono l'attesa. I secondi diventarono minuti e i minuti si trasformarono in un ora. Dopo un po' Jon non riuscì più a rimanere seduto e prese a camminare avanti e indietro davanti alla porta, portandovi l'orecchio ogni qualvolta da essa provenissero dei suoni. Dany cercò qualcosa con cui dilettarsi in quegli attimi interminabili e lo trovò guardando fuori dalla finestra. Questo lato del palazzo dava sui giardini e un tenero profumo di rosmarino raggiungeva le narici di Dany.
Finalmente, dopo un tempo che parve infinito, la porta si aprì e Gilly comparve sulla soglia sorridendo. "Congratulazioni Vostre Grazie, siete zii di due splendidi bimbi."
Due?! Dany fu certa di non aver mai visto la mascella di Jon spalancarsi così tanto prima di allora. Lui corse dentro spedito e lei gli fu subito dietro con Sansa. La stanza odorava di sangue e di latte e un gruppo di donne si stava dando da fare dietro a panni e bacinelle. Arya giaceva nel letto con i capelli incollati alla fronte dal sudore e un fagottino bianco fra le braccia. Gendry sedeva al suo fianco con un altro fagottino. Quando la Giovane Lupa vide Dany e Jon un largo sorriso si fece strada sul suo volto.
"Li chiameremo Robb e Eddard." Fu questa la prima cosa che disse.
Robb e Eddard. Come suo fratello e suo padre, entrambi morti troppo presto. Questo significava che erano due maschi. Ben presto Daenerys scoprì chi era chi. Robb giaceva nelle braccia di Gendry e i connotati tipici dei Baratheon, occhi azzurri e capelli neri come il carbone, erano toccati a lui. Eddard invece osservava il mondo stretto al petto di Arya con i suoi vispi occhietti grigi. Se non fosse stato per quelli lo si sarebbe potuto scambiare per suo fratello, visto che un ciuffo di capelli corvini faceva la sua comparsa anche sul suo piccolo capo. Proprio il piccolo Eddard era al centro di un fatto curioso.
"Quando mi è stato dato ha pronunciato un suono buffo: Olk!" Arya rise al pensiero e accarezzò la testolina del figlio. "È così strano, sembra quasi un nome, e per questo ho deciso quale sarà il suo soprannome."
"Quale?" Jon si sedette sul letto e si chinò ad osservare meglio il piccolo.
"Olek. Eddard detto Olek, non c'entrano niente fra di loro ma quell'episodio era troppo singolare per passare inosservato."
Sansa sorrise alla sorella. "Io non avrò figli miei quindi potrei nominarlo erede di Grande Inverno... se a voi va bene è ovvio."
Gendry e Arya si scambiarono un occhiata per poi annuire all'unisono. "È Robb il maggiore." Disse Gendry. "A lui toccherà Capo Tempesta un giorno e visto che gli Stark non hanno altri parenti suo fratello dovrà ereditare il seggio del Nord. Potrà venire ogni tanto a Grande Inverno, quando sarà cresciuto, per conoscere meglio il suo futuro dominio."
Tutti concordarono su questo e ritornarono a concentrarsi sui bambini. Erano due piccini stupendi e Dany era felice a vederli. Eppure dopo averli osservati un po' cominciò a sentire qualcosa dentro di sè.
Posò una mano sul grembo e, per la prima volta da anni, lo percepì vuoto e freddo.
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