Il draghetto

"Ma! Pa! Mamma! "

Questa vocina svegliò Dany dal suo torpore. Sapeva benissimo a chi appartenesse.

Sbattendo le palpebre per abituarsi al sole mattutino, si ritrovò difronte al viso gli occhi viola di Rhaella.

La piccola la guardava sorridendo, con un mare di scuri riccioli spettinati che le incorniciavano il visetto e con le manine salde al bordo del letto.

"Mamma!" Ripeté.

Dany le sorrise. Aveva imparato a dire "mamma" e non più solo "ma" e ogni volta che dalle sue minuscole labbra usciva quella parola il cuore di Dany si gonfiava d'amore.

Mamma. Lei era la sua mamma.

Aveva imparato anche a dire "papà" ma per adesso non lo usava molto spesso.

"Mamma gio gioc! Gioc! Gioc!"

"Gioc" voleva dire giocare. Rhaella voleva giocare.

Ma a quell'ora del mattino?

Dany la prese in braccio e si mise con lei a sedere sul letto.

"Sei scappata un'altra volta dalla nursery vero?" Domandò baciandola sul capo.

Non appena Rhaella aveva compiuto il suo primo anno di età la sua culla era stata spostata nella nursery, al cui comando erano state affidate due septe.

Ma anche se essa distava poco dagli appartamenti dei suoi genitori, alla bimba non era piaciuto quel repentino cambio di alloggio.

Perciò non appena poteva, sfuggiva alla sorveglianza delle anziane septe e andava a fare una visitina notturna o serale a Jon e Dany.

E Rhaella era bravissima a sfuggire a qualcuno o a qualcosa.

Dopo che aveva imparato a camminare era diventata una freccia.
Una freccia che andava ovunque, esplorava ogni luogo e si infilava in ogni angolo.

"Mamma!" Esclamò ancora Rhaella.

"Lo sai che io e il papà siamo sempre qui per te."

Era vero. Jon e Dany cercavano di essere dei genitori più presenti possibile e la cura principale di Rhaella ricadeva su di loro.

Le septe erano soltanto delle governanti.

"Pa! Pa! Papà!" Al sentir nominare il suo adorato genitore, la piccola batté le mani eccitata.

Il papà in questione stava dormendo profondamente con il viso affondato nel cuscino.

"Vai a svegliare il papà amore mio."

Ubbidendo alla sua mamma, Rhaella abbandonò il nido delle sue braccia e si avventurò verso il corpo addormentato di Jon Snow.

Salì sul suo petto e con le manine gli tastò il volto.

Jon mugugnò nel sonno: "Mmh...Dany..."

Di tutta risposta Rhaella accostò il viso a quello di suo padre e gli scoccò un tenero bacio sulla punta del naso.

"Pa! Papà!"

Non appena ebbe pronunciato queste parole, Jon Snow si ridestò e aprì gli occhi assonnati.

"Buongiorno piccola mia... " Disse sbadigliando.

"Pa! Pa!" Felice di essere riuscita nell'impresa, Rhaella batté le manine.

Dany si intenerì a vedere quella scena.

Pur avendo solo un anno e mezzo, Rhaella era una pallina di vivacità, una bella bambina, felice e sana, che colorava le vite di tutti.

Era sua figlia. Sangue del suo sangue e le sembrava appena ieri che le veniva posta fra le braccia, rossa e urlante.

Ma presto ci sarebbe stato qualcun'altro di rosso e urlante fra le sua braccia.

Si accarezzò il grembo rigonfio, lì dove dimorava Aemon.

In confronto alle agitate lune durante la quale Rhaella era cresciuta dentro di lei, queste erano state calme.

Erano stati giorni dove aveva passato ore sotto l'albero di limoni, crogiolandosi nella frescura primaverile e nel profumo dei maturi frutti gialli.

Aveva sentito Aemon crescere dentro di lei a poco a poco e lentamente anche questo figlio, come Rhaella, si era dimostrato ansioso di far sentire la sua presenza al mondo esterno.

Come un drago impaziente di uscire dall'uovo, Aemon le aveva dato nausee e piedi gonfi anche se recentemente tutto ciò si era un po' attenuato.

E Dany sapeva che questa era la calma prima della tempesta...

"Facciamo colazione insieme mia regina?"

La voce calda e amorevole di Jon la riportò alla realtà.

Il suo re aveva acchiappato Rhaella prima che finisse sulla cassapanca difronte al loro letto e ora la guardava sorridendo con la bimba stretta fra le braccia.

"D'accordo amore mio."


Avevano da poco terminato di fare colazione quando accadde.

La prima fitta aveva mozzato il respiro a Dany, costringendola ad aggrapparsi allo schienale della sedia per evitare di crollare sul pavimento.

Ed era stato allora che si era sentita le gambe bagnate.

Gettando uno sguardo sotto di sé aveva appurato che era vero: rivoli d'acqua le scendevano lungo le cosce e le caviglie, andando ad alimentare una piccola pozza che si era formata sul pavimento.

Le si erano rotte le acque.

Trasportandola in braccio verso le loro stanze, Jon aveva ordinato immediatamente di chiamare le levatrici.

Ed era con loro che adesso Dany si trovava, nella camera da letto illuminata dal sole mattutino.

Un nugolo di donne si affaccendava in giro: chi portava biancheria e panni puliti, chi preparava il bagnetto dove sarebbe stato lavato il neonato una volta venuto al mondo e molte altre.

E in mezzo a tutto questo stava lei, adagiata sul letto e madida di sudore.

Ogni doglia assomigliava a un calcio nello stomaco e non le dava requie.

Sembrava che il bambino volesse uscire da lei al più presto e respirare di già l'aria fresca.

Ma perché doveva farlo in un modo così doloroso?!

La schiena le doleva come non mai, specialmente ai reni. Sembravano coltellate invisibili.

Aveva provato a camminare in giro per la stanza, accompagnata da una levatrice, per accelerare il travaglio.

Ma era servito a ben poco: ora Aemon era sì impaziente di uscire ma per dirlo non aveva diminuito i dolori alla sua mamma.

L'ennesima doglia la fece urlare e una levatrice accorse a stringerle la mano.

Dany si sentiva sudata in ogni angolo del corpo.

"Prendete il giusquiamo Vostra Grazia."

La donna le porse una calice dentro il quale galleggiava un liquido giallastro.

"Vi farà diminuire i dolori." Aggiunse.

Speriamo. Pensò Dany, anche se dentro di sé non era molto convinta.

Il giusquiamo non fece il suo effetto.
I dolori continuarono, forti e inarrestabili.

Urlò ancora.

"Dov'è Jon?! Voglio Jon!"

"Sua Grazia il Re è fuori dalla porta insieme alla Principessa." Le disse Gilly, che capeggiava il gruppo di levatrici e che l'aveva aiutata a far nascere Rhaella.

"Lo voglio." Affermò Dany decise. "Fatelo entrare."

"Ma Vostra Grazia... " Una giovane intervenne. "... gli uomini non hanno mai assistito ai parti. Essi sono materia esclusivamente femminile."

Sciocchezze. È lui che mi ha reso gravida col suo seme, ha anche lui avuto un ruolo in tutto questo!

"HO DETTO CHE LO VOGLIO!"

Un'altra fitta la costrinse ad accasciarsi esausta prima che Jon entrasse e si dirigesse subito verso di lei.

L'ansia dominava sul suo viso.

"Dany... "

Dany gli artigliò il braccio con la mano, facendolo avvicinare a sé.

Jon si sedette accanto a lei, stringendole la mano e baciandola sul collo.

"Andrà tutto bene amore mio... "

Nonostante il suo corpo stesse sopportando un dolore che non avrebbe mai augurato a nessuno, Dany trovò la forza di sorridere.

"Lo stai dicendo a me o a te stesso?"

"Credo a me stesso... "

L'ennesima doglia la fece urlare e stringere talmente tanto la mano di Jon fino a lasciali i segni con le unghie.

Mentre faceva ricadere la testa sui cuscini, l'amuleto recante il simbolo dei Sette Dei le scivolò sul petto.

Le era stato dato dalle septe-governanti di Rhaella. Avevano detto che i Sette l'avrebbero aiutata, soprattutto la Madre.

Ma adesso, con gli Dei o senza gli Dei, Dany sentiva un forte bisogno di spingere.

Il peso che sentiva sullo stomaco si era spostato verso il basso.

Vedendo il suo stato, le levatrici le si fecero vicine.

"Spingete Vostra Grazia!" Esclamò Gilly. "Spingete."

Dany ubbidì e concentrò tutte le sue forze nelle parti basse del suo corpo.
Sentiva che il bambino si muoveva verso l'uscita.

Nel farlo strinse la mano di Jon talmente forte che Dany fu certa di avergli bloccato il circolo sanguigno.

Spinse, spinse e spinse e alla fine ricadde con la testa sui cuscini, esausta e con i capelli incollati al volto dal sudore.

"Spingete ancora Vostra Grazia! Vedo la testa!"

Ancora?! Dany sentiva di non avere più forze!

"Ce la puoi fare amore mio." Jon la baciò sulla guancia. "Tu sei coraggiosa, sei una guerriera, una Khaleesi, riuscirai a far nascere nostro figlio."

Sì, Jon aveva ragione. Aveva affrontato cose più temibili di un parto.

Ce la doveva fare.

Respirò profondamente e poi riprese a spingere.

Urlò ancora mentre spingeva, ma alla fine il suo grido si spense per lasciare il posto a un altro.

Quello di un neonato.

"È un maschio!"

Tagliando il cordone ombelicale, Gilly levò in aria un neonato rosso, sporco e urlante.

Il bambino fu dato nelle mani di un'altra levatrice che lo lavò nella vaschetta con acqua e vino, per poi pulirlo in un lenzuolo bianco.

Dany era esausta ma felice, felicissima.

Aemon era nato, il loro bambino, il loro bellissimo bambino, il fratellino di Rhaella!

"Bravissima Dany." Jon la baciò sulla fronte.

La felicità brillava nei suoi occhi grigi più vivida che mai.

"Congratulazioni Vostre Grazie." Gilly porse il piccolo nelle braccia di Jon. "È un maschio grosso, sano e forte. E con un mare di capelli!"

Non si sbagliava: sulla testolina del piccino faceva bella mostra una splendente chioma argentata.

Non appena suo figlio gli fu posto fra le braccia, Jon scoppiò a piangere per la gioia.

Nonostante fosse sfinita, Dany allungò una mano per accarezzargli la guancia.

"Aemon..." Mormorò il suo nome come una preghiera.

Aemon era un bel bambino grosso e rubicondo, con delle perfette falci di luna sulle unghie e una boccuccia a bocciolo pronta per succhiar latte.

Dany aveva una voglia pazzesca di stringerlo fra le braccia e sbaciucchiarlo ovunque.

Jon glielo passò. Quando le sue dita toccarono il corpicino del piccolo, Dany fremette per l'emozione.

E fu proprio allora che Aemon aprì gli occhi, rivelando al mondo due iridi grigie.

Lo stesso grigio di Jon. Lo stesso grigio degli Stark. Il grigio delle tempeste del Nord.

Dany, commossa, lo baciò sulla fronte.

"Facciamo conoscere a Rhaella il suo nuovo fratellino?" Suggerì Jon.

Dany annuì.

Meno di cinque minuti dopo la Principessa di Roccia del Drago stava ammirando curiosa il visino addormento del nuovo arrivato.

"Lui è il tuo fratellino Aemon tesoro." Le disse Dany mostrandole il bambino.

"Già." Continuò Jon. "E dovrai essere molto brava con lui, volergli tanto bene e stare attenta che non si cacci nei guai."

"Fratel! Frateino!" Rhaella stava cercando di pronunciare quella nuova e difficile parola.

Jon e Dany risero ai suoi tentativi.

Vorrei che fosse così per sempre, noi due e i nostri bambini...
Ma sapeva che il tempo era sempre stato un tiranno.

Perciò si sarebbe goduta quei preziosissimi e importanti momenti al meglio.

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