Fiore rosso

Nota Autrice:
Vi prego di non odiarmi dopo questo capitolo, ma questa cosa era comune per le donne anche fino a un secolo fa. Martin è stato realista e anch'io voglio esserlo.
Tanto alla fine ci sarà una sorpresa per voi, quindi non odiatemi. Grazie.



Glielo annunciò quando Rhaella mosse i suoi primi ed incerti passi. Camminava aggrappandosi alla parete o alle mani dei suoi genitori.

"S-Sei sicura?" Jon non riusciva a crederci. Rhaella era ancora così piccola!

Dany annuì. La luce del tramonto illuminava le sue ametiste di un fuoco violaceo.

Prese la sua mano e la posò sul suo grembo. "Una luna, quasi due." Sorrideva. "Me ne sono accorta quando il mio flusso non è venuto e cominciavo a vomitare. Sam me l'ha confermato."

Ormai la felicità di Jon non riusciva più a rimanere rinchiusa. La prese tra le braccia e la fece volteggiare. Risero entrambi.



Pochi giorni dopo, però, la felicità svanì.

Jon era a una seduta del Concilio Ristretto che si era protratta fino a tardi. Dany era a letto. E fu proprio allora che una serva corse velocemente a chiamarlo.

Sul volto sembrava allarmata.

"Vostra Grazia.. la regina... "

Non riuscì a finire la frase che Jon stava già correndo velocissimo verso gli appartamenti di Dany e i suoi e quando vi arrivò gli gelò il sangue nelle vene.

Vi erano urla.

Le urla di Dany.

E una marea di donne che correvano in ogni dove.

Jon si diresse deciso verso la porta ma fu subito fermato da un ancella.

"Vostra Grazia, la regina non è nelle condizioni... "

"Voglio vederla!" Esclamò Jon preoccupato. "Cosa sta succedendo? Voglio vederla!"

Altre urla. Jon non riuscì a contenersi. Scostò la donna ed entrò nella stanza.

Dany giaceva sul letto. Il suo colorito era pallidissimo, il suo respiro lieve. E in mezzo alle sue gambe vi era una macchia di sangue che colorava la sua camicia da notte di lino purissimo.

Jon sentì il terreno cedergli sotto i piedi. "D-Dany... "

Come richiamata da quel mormorio, Daenerys Targaryen aprì gli occhi. Erano pieni di lacrime.

"Jon... oh Jon!"

Jon si fiondò su di lei, la strinse a sé con tutta la sua forza, con tutto il suo amore. E anche i suoi occhi si riempiono di lacrime.

"L'ho perso Jon, l'ho... l'ho... "

I singhiozzi di Dany aumentarono, allora Jon cominciò a cullarla.

"Ssh... è finito Dany, è finito. Lui sta bene... "

Dany pianse disperata sul suo petto. Jon poteva sentire le lacrime salate che gli bagnavano la tunica, le dita di Dany che stringevano in cerca di un appiglio. La cullò ancora. Gli sembrava così piccola adesso, una bambolina con la pelle di luna. La sua piccola e bellissima Dany.

"G-Guardalo." Gli disse. "Io l'ho visto..."

Una serva si fece avanti. Fra le mani reggeva un fagottino. E quando scostò il lenzuolo, Jon fu sicuro che da lì a poco sarebbe scoppiato a piangere. Era minuscolo, il loro bambino, grande meno di una mano. Un esserino dalla pelle rosa e trasparente, solcata da squame sotto la quale si intravedevano gli organi che non avevano finito di formarsi. Un moncherino rassomigliante una coda pendeva all'estremità della sua schiena. Jon aveva letto di alcuni neonati prematuri Targaryen e del loro aspetto grottesco, a tratti mostruoso, rassomigliante una bizzarra fusione tra drago e uomo. Non si capiva bene, ma da quella piccola protuberanza in mezzo alle gambe, pareva essere un maschio.

Un maschietto. Il loro bambino.

Jon si abbandonò in un pianto disperato, baciando più volte il capo argentato di Dany e inondando quello stesso capo di lacrime.





Quando l'alba venne, il re si trovava nella Sala del Concilio Ristretto.

Un re reduce dalla più orribile delle notti.

Jon giaceva su una sedia, lo sguardo rivolto fuori dalla finestra. I suoi capelli erano spettinati e non curati, il suo viso portava i segni ben evidenti di una notte passata in bianco e di tanti, troppi, pianti. Dany stava riposando. Così le aveva imposto Sam. Aveva detto anche a Jon di riposare, di stendersi un attimo, ma lui fino a quel momento non l'aveva ascoltato.

Era rimasto lì, immobile su quella sedia a scrutare Approdo del Re.

E in quello stato l'Alto Septon trovò Sua Grazia quando entrò nella stanza.

"Vostra Grazia, sono addolorato per quanto è successo, lo Sconosciuto falcia le vite di tutti."

Jon si morse le labbra. "Quale dio permetterebbe questo?"

Sentiva che presto o tardi sarebbe scoppiato di nuovo a piangere.

"Le vie degli Dei ci sono sconosciute Maestà. Ma voi e Sua Grazia la regina siete giovani e avete una figlia sana, gli Dei benediranno ancora il vostro talamo"

La risposta di Jon fu la sedia scagliata contro il muro.

"Dei di qua, Dei di là, ma nel frattempo cosa hanno fatto? Nostro figlio non era neanche nato e già era morto. Morto! Gli D-Dei sono c-crudeli se permettono u-una cosa del g-genere... "

Pianse ancora e ancora scagliò cose. Che fossero sedie o libri o penne. Cosa pensava quel vecchio?! Di venire lì a dirgli due paroline rincuoranti?! Lui non sapeva quello che aveva appena passato.

Fu in quel momento che Tyrion, Davos e Sam entrarono e si trovarono difronte il casino. E fu Tyrion a rimettere le cose a posto.

"Perdonate Vostra Alta Sacralità. " Disse all'Alto Septon. "Il re è scosso dal dolore, non sa quello che dice."

"Già." Intervenne Ser Davos. "Dovrebbe prendere del vino dei sogni ed essere nelle sue stanze a riposare."

Adesso cosa pensavano? Che era un ragazzino arrabbiato?!

"Lo comprendo benissimo miei signori." Rispose l'Alto Septon.

Con un inchino se ne andò.

Jon e i tre consiglieri stettero un attimo a guardarsi l'un l'altro negli occhi. "Voi non avete il d-diritto di... "Jon avrebbe voluto dire tante cose, ma i singhiozzi presero domino. Crollò disperato su una sedia, la testa china sul tavolo.

Percepì la mano di Ser Davos posarsi paterna sulle sue spalle. Alzò lo sguardo bagnato di lacrime e vide che il vecchio contrabbandiere gli sorrideva.

"Voi avrete tanti altri bambini." Gli disse. "Tanti altri bambini sani, belli e robusti. Siete draghi e quando i draghi cadono si rialzano."

I draghi si rialzano. Questa frase rimbombò nella mente di Jon.

Sam gli porse davanti agli occhi una fiala. "È vino dei sogni. " Gli spiegò. "Ti aiuterà a dormire tranquillo. Sei in piedi da troppe ore."

Jon non voleva dormire. Voleva raggiungere Dany e starle vicino. Per questo si alzò e si diresse verso le loro stanze.



"I draghi si rialzano." Anche lei ripeté questa frase.

Jon la strinse ancor di più a sé, le lenzuola del letto erano state cambiate e ora sapevano di fresco. Le prese il viso fra le mani.

"Avremo ancora figli Dany, tanti fratellini e sorelline per Rhaella, tanti sogni di primavera, come ha detto Ser Davos. E saranno meravigliosi, i bambini più belli che si saranno mai visti."

Per la prima volta dalla tragedia, Daenerys sorrise. E lo baciò. "Continuiamo allora. Voglio darti un figlio maschio, un figlio sano, robusto e forte, un figlio con i capelli miei e gli occhi tuoi. Voglio farlo Jon."

Jon fu subito su di lei per compiere l'atto.

Aveva ragione Ser Davos: erano draghi e i draghi si rialzavano quando cadevano. Si rialzavano sempre, nonostante tutto e tutti.

E al piccolo draghetto che non aveva potuto volare fu imposto il nome Rhaegar, il nome del nonno. Ci sarebbero stati due Rhaegar ora da amare nei cieli.




Quasi come una profezia, le parole di Ser Davos si avverarono di lì a poco.

"S-Sei sicura?"

"Sì." Dany annuì. "Sarà maschio e nascerà vivo, io lo sento. Il suo nome sarà Aemon."

Aemon. A Jon parve già di sentirlo fra le sue braccia.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top