Figli e genitori

La stava chiamando nel bel mezzo della notte, scuotendola energicamente per svegliarla.

"Mamma..." 

Abbandonando a malincuore l'oscuro velo del sonno, Daenerys aprì gli occhi e incrociò quelli di Rhaella. 

Allungando una mano verso il suo visino per accarezzarle la guancia, Dany domandò: "Cosa c'è amore mio?

Le iridi di Rhaella, quelle iridi della sua stessa sfumatura violetta, non erano traboccanti di allegria come sempre. Dany sospettò fin da subito che qualcosa stesse andando storto.

E i suoi sospetti trovarono conferma non appena la pelle della sua bambina fu toccata dalle sue mani.

"Ma tu scotti!"

Improvvisamente sveglia, Dany balzò a sedere sul letto e prese fra le braccia Rhaella. La piccola si strinse a lei e lasciò fuoriuscire dalle minuscole labbra un sospiro stanco.

Sotto il sottile strato della sua pelle, Dany la sentiva avvampare come un incendio.

Preoccupata, svegliò Jon con forti scosse. Lui non si rese subito conto di essere appena stato strappato dai propri sogni. "Eh?" Mormorò alzando la testa dal cuscino. "Chi.. chi è?"

Dany non perse tempo. "Jon, Rhaella scotta, ha la febbre alta!"

"Cosa?!" Il suo amato consorte si svegliò di colpo al sentire quella notizia e con le labbra contro la fronte della figlioletta constatò se le affermazioni di Dany erano vere. 

E quando ne ebbe conferma i suoi occhi grigi erano venati di preoccupazione. 

Si alzò dal letto e andò alla porta, chiedendo ai due immacolati che la sorvegliavano di andare a chiamare immediatamente Sam. Poi ritornò a guardare Dany e Rhaella.

"Riportiamola a letto" Disse mentre Dany gli passava la piccola. "Riportiamola nella nursery, le septe ci aiuteranno."

Dany annuì e insieme si incamminarono verso gli appartamenti che erano stati destinati ai frutti del loro amore, sia presenti che futuri.

Jon ne aprì la porta con la schiena e, cercando di evitare i giocattoli sparsi sul pavimento per quanto gli fosse possibile al buio, andò a adagiare Rhaella nella sua culla.

Era una culla a dondolo in legno, costruita per adattarsi alle misure di una bambina di un anno e mezzo. Jon rimboccò Rhaella con le coperte di lino e accese la candela che giaceva spenta su un mobile lì vicino. 

Una soffusa luce aranciata apparve a illuminare la stanza, rendendo ogni cosa lì presente un campo per un gioco di luci e ombre. 

E con essa apparvero anche le septe-governanti. 

Con le loro cuffiete da notte che coprivano i capelli tagliati corti e le collane con il simbolo dei Sette ondeggianti nella loro agitazione, le due anziane trattennero un grido di stupore e si inchinarono di fronte a Jon e Dany.

"Vostre Grazie.." Sussurrò la più corpulenta. "Chiediamo perdono se la principessa è sfuggita dalle sue stanze e ha disturbato il vostro sonno."

Dany le sorrise per rassicurarla. "Non dovete scusarvi sorella, la principessa ci ha avvisati."

"Avvisati?" L'altra non capiva.

"La principessa è malata." Si intromise Jon. "Ha la febbre e a breve arriverà il Gran Maestro per visitarla."

Detto questo si sedette accanto alla culla di Rhaella, la testa poggiata contro lo schienale di legno e una mano che faceva ondeggiare il minuscolo lettino. 

Dany lo raggiunse, sedendosi lì accanto e posando il capo sulla sua spalla. Un dolce bacio di Jon sui suoi capelli argentei fece scomparire in lei quell'ansia che fino ad allora l'aveva divorata.

Siamo qui bambina mia. Pensò mentre scostò un ricciolo dalla fronte sudata di Rhaella. Un ricciolo indentico agli altri che ora le stavano facendo da cuscino.





Varicella. 

Era stata questa la diagnosi di Sam non appena aveva visitato la bambina e quasi come se le sue parole avessero sortito qualche strano effetto, su tutto il corpo di Rhaella erano comparse tante macchioline rosse.

Macchioline che nel giro di qualche giorno si sarebbero trasformate in croste e cadute via spontaneamente, aveva detto Sam a Jon e Dany, ma Rhaella nel frattempo avrebbe dovuto resistere al forte prurito che quelle croste avrebbero portato con sé.

Cosa difficile da fare per una bimba di un anno e mezzo di vita.

Ma era per questo che i suoi attenti e preoccupati genitori erano lì pronti ad aiutarla.

Daenerys e Jon si alternavano a turni fra il capezzale della piccola, i doveri reali e Aemon, tentando di fare del loro meglio in ognuno di questi compiti.

Solo che il primo compito non era così ben accetto da Sam.

"Se la varicella è presa da adulti colpisce in maniera molto grave." Aveva spiegato loro. "Per i bambini è normale e passa velocemente, per gli adulti no e voi non l'avete mai presa da piccoli. Per la vostra sicurezza devo chiedervi di non vedere la principessa molto spesso."

Richiesta che non era stata ascoltata, in quanto Jon e Dany continuavano a stare vicino a Rhaella  incuranti di poter possibilmente prendere la malattia. 

Anche se questo ritmo dopo un po' diventava stancante.

"Vai a riposare Dany." Le disse Jon non appena entrò nella stanza. 

Con quella frase venne anche un tenero bacio sul capo. Di rimando Dany gli sorrise e abbandonò la stretta di mano con Rhaella che aveva mantenuto fino a quel momento.

"Dovresti farlo anche tu mio re." Passando una mano fra i suoi riccioli scuri, lo attirò a sé e lo baciò sulla guancia. "Sbaglio o la riunione del Concilio Ristretto si è protratta per le lunghe oggi?"

Jon sbuffò sfinito, sfregando il viso fra i suoi boccoli argentati. "Non sbagli, abbiamo parlato di talmente tante cose che ormai ho il cervello fuso. Senza contare che il nostro caro Aemon mi ha interrotto ben due volte per un'emergenza pupù."

Dany annuì. Quel giorno Aemon era stato non solo un illustre ospite nel Concilio Ristretto fra le braccia del suo papà, ma anche nel letto d'infermità di Rhaella. Sam aveva infatti consigliato che anche il bambino la prendesse, in modo da diventarne in seguito immune. 

A questo ne' Dany ne' Jon si erano opposti.

"Ma dimmi invece della nostra principessa. Com'è stata oggi?"

"Abbastanza bene, ha fatto il solito bagnetto nell'avena e poi è tornata buona buona nel suo lettino. Anche se ha fatto un po' di capricci perché voleva uscire a giocare con Meghar e Spettro. Mi ricorda qualcuno..."

Jon distolse scherzosamente lo sguardo. "Non so di chi tu stia parlando."

"Di qualcuno che non riesce proprio a rimanere a letto quando è ammalato..."

La risposta di Jon fu una risata, una risata che fece fremere il cuore di Dany d'amore. Erano così rare, le risate del suo Jon Snow, e per questo andavano custodite come dei tesori preziosi in fondo al cuore.

"Dopo si è calmata un po' e Sam le ha del vino dei sogni per farla dormire meglio. Ora è tranquilla."

Jon la baciò sull'orecchio. "Bene."

E come se la pronuncia del suo nome l'avesse chiamato, Sam entrò in quel momento e osservò con sguardo rassegnato i due giovani sovrani che aveva tentato inutilmente di tenere lontani dalla figlia ammalata.

"Ormai non serve che vi dica che rischiate di essere contagiati vero?" Domandò sospirando.

Con un sorriso sulle labbra, Jon e Dany scossero la testa all'unisono. 

Sam avanzò verso di loro, camminando sul pavimento sgombro. Per evitare di contagiare la varicella ad altri, i giocattoli di Rhaella erano stati presi e bruciati e presto sarebbero stati sostituiti da nuovi provenienti dalle migliori botteghe artigiane di Approdo del Re.

"Avete entrambi bisogno di riposo: questi continui giri fra le sedute del Concilio, il piccolo Aemon e la principessina vi stanno sfinendo." 

Dany dovette constatare che aveva ragione. Arrivavano alla sera entrambi talmente stanchi che non riuscivano a fare l'amore.

"Potreste affidare Rhaella alle sue septe." Suggerì Sam. "Non sono forse le sue governanti?"

"E noi non siamo forse i suoi genitori?" Jon rise. "Vogliamo stare vicino ai nostri figli per quanto ci è possibile. Essi sono... dei miracoli."

"E io sono il primo a dirlo Jon, ma lo si vede lontano un miglio che sei esausto, così come tu Daenerys. Potreste farmi il piacere di ritirarvi nelle vostre stanze e stendervi un attimo?"

Jon guardò Dany in cerca di consiglio. Lei gli diede un affettuoso buffetto sulla barba.

"Va bene Sam... " Disse Jon all'amico. "Vado a nanna, ma dammi un po' di dolcesonno che non ho voglia di ritrovarmi nei sogni tutte quelle cose che ci siamo detti oggi in riunione, ne ho piena la testa da scoppiare."

Finalmente anche Sam rise. "Con molto piacere, ti preparo subito una coppa e chiederò di annullare tutti i vostri impegni per domani. Ne vuoi una anche tu Daenerys?"

Dany scosse la testa. "Magari dopo Sam, adesso gradirei restare ancora qualche attimo con la mia bambina, poi raggiungerò il mio sposo nel letto."

Jon la baciò sulla guancia e i suoi pollici le massaggiarono teneramente gli zigomi.

"Non rimanere qui troppo a lungo e lascia il nostro sogno di primavera nelle abili mani delle sue governanti."

"Certamente."

Lui le sorrise, le nuvole grigie dei suoi occhi facevano piovere gocce d'amore. Accostò il suo volto a quello di Dany e le sussurrò all'orecchio: "Voglio cenare con te stasera mia regina, nelle nostre stanze e al lume di candela."

Un lieve bacio fu ciò con cui Dany gli rispose e poco dopo Jon era ormai uscito dalla stanza.

Anche Sam stava per farlo ma Dany lo fermò. "Aspetta Sam."

Il giovane Gran Maestro si girò verso di lei.

Dany deglutì nervosamente. Era una dura cosa quella che stava per dire.

"M-Mi dispiace per tuo padre e tuo fratello. I-Io..." 

Sentì le lacrime offuscarle la vista. "Io pensavo solo a quel maledetto Trono, m-ma non ho mai voluto bruciare persone innocenti... scusami... scusami..."

Sam si sedette accanto a lei e la guardava senza dire una parola.

Intanto Dany continuava: "Se io potessi tornare indietro n-non farei mai  una cosa simile... mai..."

"Jon mi ha detto cosa hai passato." La interruppe l'altro. "Mi ha detto che hai perso le persone ha te care in un breve lasso di tempo, mi ha detto che ti sentivi tradita da tutti, e non credo che io agirei diversamente da te. Sarei anch'io arrabbiato con il mondo intero."

"E con me? Non sei arrabbiato con me che ti ho portato via il padre e il fratello solo perché non hanno voluto inchinarsi e che te l'ho rivelato come se fosse la cosa più semplice del mondo?"

"No."

"E perchè?"

"Perché se rimango attaccato ai rimorsi del passato non potrò mai andare avanti con il futuro."

Che sagge parole. Pensò Dany. E così veritiere. 

"Che senso avrebbe continuare a covare rancore per persone ormai ridotte a cenere?" Continuò Sam. "Certo, rimarranno sempre delle persone a me care, anche se a dire la verità mi hanno trattato male per la maggior parte della mia vita, ma la rabbia verso di te non li riporterà in vita. E come potrei poi mostrarti rabbia ora, dopo che ti ho vista pentita dei tuoi sbagli e pronta a sacrificare tutto per il tuo popolo?"

Fra le lacrime Dany gli sorrise. "Se solo l'avessi capito anch'io quel giorno. Tante cose sarebbero state evitate e Jon non avrebbe sofferto così tanto a causa mia."

Ancora una volta sentì una stretta al cuore al pensare a come Jon si era ridotto su al Nord.

Sam sospirò. "Poco prima che partisse per il Nord con i Guardiani della Notte io e Davos andammo a trovarlo nella sua cella. Non dormiva da giorni, non si lavava da giorni e non toccava più cibo, era perfettamente contento di lasciarsi morire. Io e Davos volevamo solo salutarlo ma a vederlo in quello stato ci preoccupammo. Gli dicemmo di mangiare qualcosa e di chiudere occhio perché altrimenti sarebbe presto crollato e lui rispose solo che se il non mangiare e il non dormire l'avrebbero portato a ritrovarti allora era felice di andare avanti così, perché tanto sarebbe sempre rimasto un criminale sia in vita che in morte. Dovetti chiedere a Davos di tenerlo fermo da dietro e di tenergli aperta la bocca per dargli qualche goccia di dolcesonno e donargli un sonno calmo, lungo e privo di incubi."

Dany pensò che da lì a poco sarebbe scoppiata nuovamente a piangere. Come aveva potuto ridurre Jon così?! Come aveva potuto seminare il terrore ad Approdo del Re?! Perché?! Perché?!

Aveva giurato di dimostrare al mondo che lei non era la figlia di suo padre, ma allora perché aveva ridotto a ferro e fuoco una città di persone che nulla centravano con il Gioco del Trono?!

E come Jon aveva reagito... significava che l'amava ancora ed era pure disposto a morire pur di ritornare con lei, ma non era questo che Dany voleva.

Lui aveva avuto ragione nella Sala del Trono: sarebbe dovuta scendere in strada e vedere tutti quei bambini bruciati, tutti quei soldati uccisi, tutte quelle case incenerite e distrutte. Ma perché non l'aveva fatto?! Perché quel maledetto Trono doveva essere tutto ciò che le interessava allora?!

Un tempo lei voleva solo una famiglia, una casa, voleva solo rendere il mondo un posto migliore ma non bruciandolo tutto sotto le fiamme di Drogon. Come aveva potuto ridursi così?! 

E ora ce l'ha fatta Dany. Disse una voce dentro di lei. Hai salvato tutte quelle persone là fuori dal morire di fame, hai salvato Westeros da una guerra civile che l'avrebbe dilaniata come nessun altra guerra e hai salvato Jon. Lui è qui con te, è calmo, è felice e dorme bene, senza più incubi. E avete due stupendi figli vivi.

Gettò uno sguardo su Rhaella. 

Il loro primo gioiello dormiva tranquilla. I riccioli scuri spettinati che contornavano il suo visetto come una nera corona e il suo petto che si alzava e abbassava ritmicamente.

Alcune croste stavano già cominciando a sfumare verso il bianco e presto sarebbero scomparse definitivamente insieme alla varicella.

Dany fu tentata di baciarla sulla fronte, in barba al contagio, ma con il Gran Maestro lì presente non era un'idea fantastica.

"Grazie per avermi detto queste cose Sam, ma ora Jon sta bene, lo vedi."

Sam sorrise. "Sì, lo vedo. Eppure quando sono uscito da quella cella mi sono sentito il peggiore degli amici: io avevo appena guadagnato un importante posto da Gran Maestro senza aver mosso un dito, mentre lui, che aveva lottato così tanto per salvarci tutti, veniva rispedito alla Barriera come un povero cane bastonato. Che razza di migliore amico ero? Lo stavo abbandonando!"

Dany percepì una traccia di tristezza nella voce di Sam e fu per questo che gli strinse la mano, sorridendogli.

"Ora puoi ricominciare tutto da capo e dimostrare tutto il suo affetto verso di lui."

E fu allora, dopo ore, che Daenerys si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta.

"Adesso lo raggiungo e lascio che a occuparsi di Rhaella siano le sue septe. Potresti prepararmi anche a me una coppa di dolcesonno per favore? Visto che gli impegni miei e di Jon per domani sono stati rimandati vorrei veramente passare una bella mattinata a letto."

Sam annuì e si mise a visitare Rhaella. 

Ma poco dopo fu richiamato per l'ultima volta da Dany.

"Sam."

"Sì Vostra Grazia?"

Dany era sulla porta. Gli sorrise. "Tuo padre e tuo fratello sono morti per Westeros, dovresti essere orgoglioso di loro."

Detto questo, Dany uscì e si affrettò a raggiungere il suo re.





"Quindi che si fa?"

"Ah non lo so, non sono mai stata in chiusa in camera per la varicella, tu mio re?"

"Mai mia regina, ma mi sto comunque annoiando a morte."

Dany rise e accarezzò i capelli di Jon. Visto che lei e Jon erano stati coloro con cui Rhaella era stata più in contatto durante la malattia, la malattia aveva deciso di andare anche da loro.

Rhaella era guarita, e anche Aemon, dopo che aveva preso la varicella.

Invece i loro genitori si erano ritrovati ammalati.

E Sam, quando l'aveva scoperto, aveva commentato: "Visto? Ve l'avevo detto di stare lontani dai vostri figli per un po'!"

Aveva costretto il suo re e la sua regina a restare chiusi in camera fino alla fine dell'infermità.

"Il mio lupo maculato." Rise lei.

Jon sbuffò. "Un lupo maculato che non resiste alla tentazione di grattarsi, mi prude dappertutto!"

Così dicendo allungò una mano verso le croste del braccio per grattarsi, ma Dany lo fermò prima che potesse farlo.

"Sai che non devi farlo, altrimenti ti rimangono le cicatrici!"

"Ma ne ho già in abbondanza di cicatrici!" Jon rise. "Una in più o una in meno che differenza fa?"

Con le braccia Dany gli cinse il collo e lo baciò sulla guancia. Erano in ginocchio sul letto e lenzuola sapevano di fresco.

Jon invece era talmente intriso degli odori delle medicine che si sarebbe potuto scambiare per qualche pietanza guarnita con erbe aromatiche, Dany adorava stuzzicarlo su questo. Ma poteva dire lo stesso anche per lei.

Tutti e due erano pallidi, sudati di febbre e ricoperti di tante piccole crosticine rosse.

Beh, almeno erano insieme.

"Fa una bella differenza. Perché mai il corpo del mio amato sposo deve continuare ad essere ricoperto da cicatrici?"

Jon l'afferrò per la schiena da dietro e insieme caddero sul materasso. 

"Perché così puoi continuare a baciarle con tanto amore. Vuoi farlo anche adesso?"

"Anche se siamo ammalati e costretti a stare qua dentro mentre il nostro Primo Cavaliere si occupa del reame?"

Un sorrisetto divertito comparve sulle labbra di Jon Snow e subito dopo anche su quelle di Daenerys.

"Sì, soprattutto perché siamo ammalati e costretti a stare qua dentro."

Dany avvicinò il suo volto al suo. Le loro labbra erano così vicine che si sfioravano.

"Va bene Jon Snow, viste le circostanze sono felice di accontentarti."

E lo fece, baciandolo con passione, facendo sì che i loro gusti si fondessero per l'ennesima volta e che i loro corpi danzassero ancora. Era la loro danza d'amore, fatta di amplessi, sussurri e strette e Dany ormai la conosceva a memoria.

Ma ogni volta era felicissima di ripeterla.









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