Esplorazioni
A Dany la Fortezza Rossa sembrava immensa.
Era un labirinto di pietra dalle mille finestre, dai mille corridoi e dalle mille scale e nonostante lei e Jon ci vivessero da quasi mezzo anno, non avevano ancora avuto il tempo di conoscerla appieno.
Rimanevano ancora molti antri inesplorati, luoghi bui e desolati, dove giacevano chissà quali segreti.
Perciò quel pomeriggio decisero di scoprire fino in fondo la loro nuova casa.
E fu una vera propria avventura.
La maggior parte della Fortezza Rossa era più abbandonata che abitata.
Camminando insieme scoprirono vecchie camere di rappresentanza che le ragnatele avevano decorato, camere da letto vuote o affollate da mobili divorati dalle tarme.
Ogni tanto spuntavano qua e là, come ospiti a sorpresa, terrazzine e porticati, ombrosi vicoli ciechi e vecchie serre afose dove dominavano piante morte.
Dany si stupiva che si fosse salvato così tanto dalla distruzione del castello.
Ben presto l'avventura si trasformò in un gioco: lei e Jon presero a rincorrersi per quei vecchi corridoi dimenticati, a salire saltellando i gradini delle scale e delle scalette, a nascondersi nei sottoscala o dovunque capitasse loro a tiro.
Era un giorno d'amore. Jon la rincorreva come uno di quei galanti cavalieri di cui raccontavano le storie.
Jon era il cavaliere e lei l'innocente e vergine fanciulla nobile di lui innamorata.
Le loro risate si perdevano nei meandri delle stanze desolate e quando Jon la prendeva, gli unici testimoni di quello che avveniva in seguito erano i quadri di illustri antenati o lord e i polverosi arazzi alle pareti.
Diventò come nascondino. Una volta Dany si nascose dietro un quadro posato per terra.
Baelor il Benedetto raffigurato mentre camminava fra le serpi per liberare il fratello Daeron fu il suo protettore dai richiami di Jon per un po'.
"Dany... Dany dove sei?" A giudicare dalla voce, Jon sembrava distante di almeno due svoltate di corridoio.
Svoltate di corridoio che Jon Snow compì e quando la scoprì un sorriso vittorioso apparve sul suo viso.
"Ti ho trovata!"
La strinse fra le sue braccia e Dany sentì la sua mano scendere lungo il suo corpo.
Lei cercò di trattenere una risatina.
"No Jon... no... "
Inutile a dirsi. Lui fissava i suoi occhi violetti e di rimando Dany lo faceva con i suoi grigi. Poteva vedere l'amore che bruciava in quelle iridi color della tempesta e che le faceva sfavillare anche in mezzo a quella polvere.
Molte volte perdevano il senso dell'orientamento.
Facevano troppi inseguimenti, troppe giravolte contornate da risate e mormorii affettuosi e troppe soste ripiene di baci e di corpi che si scontravano l'un l'altro e alla fine non sapevano più dove erano.
Da un lato ciò si rivelava una graziosa cosa, perché così scoprivano luoghi nuovi, ma dall'altro lato si trovavano in un posto sconosciuto.
Per identificare in quale ala della Fortezza Rossa si trovassero, bisognava guardare fuori dalla finestra.
Si poteva vedere il gigantesco cortile interno o i giardini o un'altra torre che conoscevano e dalla quale erano già passati.
A volte però si imbattevano anche in anonimi cortiletti piccoli quanto un ripostiglio decorati da colonne, alberelli o pozzi.
Questo posto è gigantesco! Ora Dany ne aveva la conferma. È un vero e proprio labirinto!
Un labirinto pieno di lusso e al contempo di decadenza, di polvere, ragnatele, pietra rossa e antichi cimeli di tempi passati.
"Vieni Dany!"
Rapido come un'ombra, Jon scivolò lungo il corrimano marmoreo di una scalinata che portava a un cortile interno.
Una volta giunto ai suoi piedi, per poco non fece cadere dalle mani di una servetta una bacinella piena d'acqua.
Dany lo seguì, ridendo mentre il marmo lucido scorreva sotto di lei.
"Vieni!"
Jon riprese a correre e Dany non poté fare altro che andargli dietro.
Attraversarono il cortile, dove crescevano floridi e robusti degli alberi di arance, scesero un'altra scalinata e si ritrovarono nell'enorme cortile interno della Fortezza Rossa.
Migliaia di sassolini ghiaiosi si mossero, formando così un concerto di pietra, mentre i piedi di Jon e Dany passarono sopra di loro.
Dany si sentiva piena di euforia come una bambina che gioca a un gioco nuovo. Le piaceva esplorare la Fortezza Rossa in quel modo.
Entrarono nelle stalle, immergendosi nell'odore dei cavalli e del fieno, per poi ritrovarsi difronte alla Torre della Guardia Reale. Da lì Jon svoltò, saltando agile i gradini di una piccola scalinata di pietra, e poco dopo con lui Dany si ritrovò nell'armeria.
Qui gli odori dominanti erano quelli del ferro e del cuoio.
Uscendo veloci dall'armeria così come vi erano entrati, Jon e Dany finirono ancora a correre sulla ghiaia.
Quella corsa durò poco. Jon fu ben presto divorato dalle tenebre di un corridoio poco visibile da fuori.
Senza alcuna esitazione Dany lo seguì.
"Jon?"
"Sono qui Dany."
L'oscurità era così fitta che Dany non riusciva a vedere a un palmo dal suo naso, ma quando sentì una mano calda posarsi nella sua, capì che Jon era lì vicino a lei.
"Dove siamo?" Domandò Dany.
"Non lo so." Rispose Jon. "Ma voglio scoprirlo. Andiamo avanti?"
"Sì."
Insieme, mano nella mano, fecero il primo passo e constatarono che vi era uno scalino che scendeva.
Un altro passo, un altro scalino.
Scesero per un po' nel buio e a un certo punto furono lieti di trovare lungo il loro cammino delle finestrelle.
Erano poche finestrelle ad arco dalle quali entrava una luce grigiastra e che, in compagnia delle scale, scendevano immergendosi nelle tenebre.
Ben presto anche quelle finirono, ma poco dopo con loro finì anche la scalinata.
Dany sapeva che lei e Jon non erano soli in quella stanza.
Vi era qualcos'altro. Qualcosa di vecchio e di non più vivo.
Erano neri e lucidi teschi di drago.
Poco in là, in un corridoio lontano e disseminato di ragnatele, ardeva un minuscolo braciere. Avvicinandosi ad esso, Jon prese un pezzo di legno e vi creò una fiaccola.
Quando il fuoco si avvicinò ai teschi, Dany non riuscì a reprimere un sospiro di ammirazione.
Erano giganteschi, neri e lucidi. I loro denti risplendevano come ossidiana e, se posto in mezzo alle loro fauci, sembrava quasi che quello fosse il loro fuoco e che fossero pronti a emetterlo da un momento all'altro.
Quando le fiamme entravano nelle loro orbite vuote, a Dany pareva di vedere i loro occhi. Anche gli occhi dei draghi erano di fuoco ma ora quel fuoco non ardeva più per quei draghi.
In uno, Jon riuscì a entrarci e, con la fiaccola in mano, stette lì per un po' ad ammirare l'oscuro palato della creatura.
"Sono meravigliosi... " Disse Dany accarezzando quello che un tempo era stato il muso di un drago.
"Già." Jon uscì dalle nere fauci. "Durante i regni dei nostri antenati questi nostri amici se ne stavano beati nella Sala del Trono per simboleggiare la potenza dei Targaryen."
Dany pensò a cosa dovessero aver assistito quei teschi, a quali congiure, tradimenti e intrighi dovessero essere stati i silenti testimoni, quali discorsi importanti, frasi d'amore e dichiarazioni di battaglia dovessero aver udito.
Questi draghi sanno tutto di questo palazzo. Pensò.
"Non mi piace l'idea che se ne stiano qua sotto a prendere polvere." Disse a Jon. "Perché non li riportiamo alla loro vecchia postazione?"
Jon gettò un'occhiata dietro di sé, agli enormi defunti dalle ossa nere.
"Con questi draghi i nostri avi si sono distinti fra tutti." Continuò. "E ora che le dinastie Baratheon e Lannister se ne sono andate e i Targaryen sono ritornati al potere, potrebbe simboleggiare molto."
Jon ritornò su di lei con lo sguardo.
Una metà del suo volto era illuminato dalla luce della fiaccolata mentre l'altra metà rimaneva nelle tenebre.
A Dany questo piaceva.
"Diremo di riportarli sù." Fu la risposta di Jon.
Poi la le cinse la vita con il braccio libero e la baciò sulla guancia.
"Ma adesso andiamo mia regina, c'è un certo Folletto che avrà già mandato tutte le guardie di questo palazzo a cercarci e non vogliamo deluderlo giusto?"
Dany rise e posò il suo capo sulla spalla di Jon mentre cominciavano a risalire le scale.
"Tanto ormai abbiamo tanti posti dove nasconderci mio re."
Tanti posti dove nascondersi e dove consumare il loro amore lontano da occhi indiscreti.
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