Di tornei, regali e passeggiate sulla spiaggia


Per il primo compleanno della Principessa Ereditaria Rhaella Targaryen fu indetto un torneo a Approdo del Re. 

Un torneo al quale parteciparono tutte le più importanti Casate del Continente Occidentale. Era una cosa che non si vedeva dai tempi di Harrenhal.

In pochi giorni la Capitale si trasformò in un crogiuolo di persone, colori, profumi e suoni. E quando ebbe inizio il torneo tutto quello si riunì in un unico luogo.

In un enorme prato poco lontano dalla Fortezza Rossa, quello stesso luogo dove si era tenuto il torneo del Primo Cavaliere anni prima, si concentrarono tutti i più famosi cavalieri, i loro scudieri e i loro cavalli.

Tende di ogni colore, forma e dimensione facevano assomigliare il prato a una grande tavolozza. 

E in mezzo a quelle grande tavolozza, spiccava nitida la tenda reale, con la bandiera Targaryen che sventolava al vento. 

Era lì che in quel momento il re e la regina stavano discutendo.

"Sembri davvero tuo padre... " Sospirò Daenerys ammirando con un sorriso il suo re indossare la sua armatura. 

Jon Snow le sorrise di rimando e, sedendosi, comiciò a affilare Lungo Artiglio con la cote .

La sua armatura era di acciaio nero, decorata al petto dallo stemma Targaryen in oro rosso. Gli occhi dei draghi erano rubini, rubini che ogni volta che venivano colpiti dalla luce brillavano come scintille infuocate.

Come i fuochi dei draghi. Pensò Dany. 

All'inizio Jon aveva optato per qualcosa di molto più semplice come una normale armatura di acciaio, senza decorazioni o fronzoli, ma quando Tyrion gli fatto quel dono inaspettato si era visto costretto ad indossarlo come segno di gratitudine nei suoi confronti.

E anche perché Dany gli aveva continuato a ripetere di quanto stesse bene e di quanto somigliasse a Rheagar.

E non mi sono sbagliata. No, decisamente no. Non appena Jon chiudeva la guardiola dell'elmo, chiunque avrebbe potuto scambiarlo per Rhaegar Targaryen ritornato in vita con la sua armatura di rubini.

"Ti ho già detto di quanto stai bene in quell'armatura?" Gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia. 

Jon smise di affilare Lungo Artiglio e la guardò sorridente. "Tante volte."

Risero entrambi. 

"Ho un po' di paura per il torneo amore mio..."

"Perché mai? Sai che ho esperienza con la spada."

"Oh quello lo so, ma ciò di cui ho paura è che, visto che sei il re, ti lascino vincere già in partenza."

Jon si alzò in piedi e le scoccò un dolce bacio sulla fronte. "Beh, almeno riuscirò a incoronare la nostra Rhaella Regina di Amore e di Bellezza, è lei la festeggiata dopotutto."

Dany rise leggermente mentre i loro nasi si sfioravano e le mani di Jon scendevano ad accarezzarle i fianchi. 

"Lo sai che le gravidanze ti rendono più bella mia regina?"

Dany lo baciò sul lobo dell'orecchio. "Grazie." Gli sussurrò. "Ma ti prego, fai attenzione."

"Lo farò mia argentea regina, lo farò per te."



La prima sfida era una giostra. 

Seduta sul palco reale con la piccola Rhaella nelle sue braccia, Dany ammirava cavalieri dalle armature scintillanti scontrarsi l'un l'altro su cavalli addobbati d'oro e d'argento. 

Quando una lancia penetrava lo scudo dell'avversario, che finiva ridotto in tante schegge dipinte sul terreno polveroso, o quando un cavaliere cadeva dal suo destriero, la folla andava in giubileo. 

Un cavaliere di Casa Glover ne sconfisse uno di Casa Florent e uno dorniano fece finire nella polvere un cavaliere delle Terre della Tempesta. 

Andarono avanti così per un po': giovani e meno giovani cavalcarono uno contro l'altro e alla fine solo uno ne usciva vincitore. L'altro doveva raccogliere il suo scudo distrutto dove fino a poco prima aveva fatto bella mostra lo stemma della Casata alla quale aveva giurato fedeltà e tornasene desolato verso la sua tenda.

E Dany esultava di gioia ogni volta che Jon vinceva una sfida. 

Non ne perdeva una. Lui cavalcava aitante nella sua armatura scura, gli occhi di rubini dei draghi che si animavano alla luce del sole mattutino, trasformandosi in gocce di fuoco e la sua lancia ben puntata, pronta per perforare con la sua punta uno stemma dipinto. 

Rhaella era felicissima ogni volta che vedeva il suo papà scendere in campo e allungava le braccine verso di lui chiamandolo "Pa! Pa! Pa!"

E sembrava che anche a Aemon piacesse lo spettacolo. Dany lo sentiva agitarsi nel suo grembo e scalciare con i piedini minuscoli.

Ti attirano di già i tornei amore mio? Si posò una una mano sul ventre. Stai calmo, ci vorrà ancora molto tempo perché tu possa parteciparvi.

I mormorii stupiti degli spettatori accompagnarono l'ingresso di Robin Arryn.

Il giovane Lord della Valle cavalcava uno stallone bordato d'argento. La sua armatura di acciaio puro rifletteva i raggi del sole come uno specchio e alle sue spalle un falco di raso argentato spiegava le ali su un mantello azzurro con raffinati intrecci blu.

Sulla punta del suo elmo una solitaria ma voluminosa piuma blu ondeggiava a ogni suo movimento.

"Ben decorato il ragazzo." Tyrion, seduto poco sotto di lei, rise prima di portarsi alle labbra una coppa di vino. "Ma riuscirà a muoversi con tutto quel carico?"

"Anche il re indossa un'armatura decorata." Disse Dany.

"Certo Vostra Grazia." Il Folletto non distolse lo sguardo dal campo. "Ma il re è esperto delle armi e delle battaglie fino al midollo. Questo ragazzino fino a qualche anno fa non aveva mai preso in mano una spada e se ne stava incollato al capezzolo della madre."

"Quindi pensi che..."

"Penso che un cavaliere che è stato svezzato a nove anni sia un avversario facile da battere."

Tyrion si sbagliava. 

Robin Arryn sbaragliò un forte cavaliere di Casa Dayne e fece impolverare il suo mantello viola con stelle argentate. Finì nel medesimo modo per un cavaliere dell'Incollatura due giri dopo.

A quanto pareva il cagionevole e tremante bambino si era trasformato in un prode combattente. Ben presto le donzelle cominciarono a gridare il suo nome, lanciando fiori al suo passaggio.

Quando arrivò mezzogiorno, il pranzo fu per molti servito sugli spalti.

Poi, quando il sole pomeridiano fu alto nel cielo, la giostra riprese.

Jon combattè nel primo giro e poco prima che questo iniziasse allungò la sua lancia verso il palco reale.

"Chiedo un pegno del vostro amore per me mia regina." 

La punta della sua lancia era finita in grembo a Dany e lui la stava guardando adorante con la visiera alzata, nonostante fosse madido di sudore e sporco di polvere in ogni dove.

Dany sapeva ciò che andava fatto e, sorridendogli, legò attorno alla lancia il suo fazzoletto. 

Jon ritrasse la lancia sorridendole e baciò il piccolo pezzo di stoffa bianco.

Poi abbassò la visiera e partì alla carica.

Il suo avversario era un giovane rampollo di Casa Mallister di Seagard, nelle Terre dei Fiumi, il cui emblema era un'aquila bianca su sfondo viola.

Ben presto quell'aquila fu ridotta in tante schegge che si dispersero sul terreno polveroso. 

Dagli spalti lodi a Aegon VI si levarono verso il cielo, unite a fragorosi applausi, mentre lo sconfitto si rialzava, si dava una veloce ripulita all'armatura e abbandonava il campo insieme al suo scudiero.

In quelle grida di giubilo, Jon, alzata la visiera, guardò soltanto Dany.

E le sorrise.

Anche lei rispose al sorriso, ripensando a quando, durante gli allenamenti quotidiani del suo re nel cortile della Fortezza Rossa, lei si fermava ad osservarlo.

Restava incantata dai suoi movimenti agili e veloci, da come guardasse dritto negli occhi l'avversario e di come i muscoli delle sue braccia si gonfiassero ogni volta che la lama di Lungo Artiglio incrociava un' altra lama. Le sembrava che Jon danzasse alla musica del fragore delle spade, si muoveva sinuoso e lesto come un'ombra.

Se quella sera non sarebbe stato troppo stanco per giacere un po' con lei, Dany avrebbe baciato quei muscoli con tutto l'amore possibile.

I muscoli del suo re guerriero...

L'araldo la distolse dai suoi pensieri, annunciando a gran voce una nuova sfida.

Lord Robin Arryn si accingeva a sfidare un vassallo di Alto Giardino e chi ne sarebbe uscito vincitore avrebbe gareggiato contro Sua Grazia Re Aegon nello scontro finale.

Galoppando sul suo stallone veloce come il vento, il giovane Lord di Nido dell'Aquila trafisse con la lancia lo scudo dell'avversario facendolo anche capitombolare sul terreno.

Gli spettatori esultarono, gridando complimenti a Lord Robin e battendo felici le mani.

Le fanciulle gli lanciarono fiori, fiori che il giovane Lord si mise ad acchiappare con la mano e ai quali lanci, una volta tirata su la visiera dell'elmo, rispondeva con sorrisi smaglianti.

I gridolini eccitati delle donzelle sovrastarono per un attimo il chiacchiericcio generale.

Che ragazzino vanitoso. Pensò Dany. Non le piaceva, le sembrava che stesse facendo il pallone gonfiato.

"Lord Robin Arryn è il vincitore di questa sfida." Annunciò l'araldo. La sua voce risuonò per tutto il campo. "Il prossimo giro si terrà fra Sua Grazia Re Aegon e Lord Robin, esso sarà l'ultimo e chi lo vincerà sarà il campione di questa giornata."

Il torneo sarebbe durato tre giorni. Il primo giorno sarebbe stato quello della giostra, il secondo del tiro con l'arco ed il terzo ci sarebbe stata la mischia, nella quale guerrieri in armature d'acciao e cotte di maglia, si sarebbe sfidati l'un l'altro a colpi di spada.

Ti prego Jon, batti quest'aquilotto spennacchiato. 

Come il nome di suo padre fu annunciato e lui comparve sul campo, la piccola Rhaella agitò le manine eccitata. Dany la baciò sul capo.

"Pa! Pa! Pa!"

Il suo papà la salutò con un gesto della mano e le mandò un invisibile bacio portandosi le dita alle labbra.

Poco dopo il silenzio scese sul campo. 

I due cavalieri si fronteggiarono l'un l'altro, le loro lancia puntate dritte e i loro cavalli che nitrivano pronti a partire.

E partirono.

La polvere si alzò dal terreno mano mano che i cavalli avanzavano e il suono dei loro zoccoli era l'unico udibile nel raggio di un miglio.

Mormorii di stupore si levarono dagli spalti quando accadde.

Con un fragoroso rumore, lo scudo di Robin Arryn andò in mille pezzi ma, quando la lancia di Jon lo distrusse, il purosangue del giovane Lord della Valle si impennò.

E fece cadere con un tonfo il suo cavaliere sul terreno.

Subito una pioggia di applausi scroscianti sommerse il giovane Re di Westeros vincitore, ma si spensero subito quando videro che Lord Robin, che era crollato con la schiena sul terreno, non si rimetteva in piedi.

Giaceva immobile sul terreno. 

"Lord Robin!" Esclamò Jon e subito, togliendosi l'elmo, accorse ad aiutare il ragazzo.

Il cuore di Dany ebbe un sussulto al vedere Lord Robin in quello stato.

Gli tolse l'elmo e lo schiaffeggiò per ridestarlo, oltre a scuoterlo.

"Lord Robin!"

Gli occhi di Robin Arryn si aprirono e la prima cosa che videro fu il sovrano dei Sette Regni che incombeva preoccupato di lui.

Massaggiandosi la testa, si mise a sedere sul terreno.

Jon emise un sospiro di sollievo: "Siano ringraziati gli dei!" 

"Vi ringrazio Maestà." Lord Robin si inchinò. "Vi sono debitore per avermi salvato la vita."

Jon arrossì. "Siete solamente caduto milord, n-non c'è bisogno di fare così.."

Mentre il Lord di Nido dell'Aquila si ritirava insieme al suo scudiero, grida ancora più esultanti travolsero Jon.

Gli fu data in mano una corona di fiori composta da rose rosse e bianche.

"Il re è vincitore di questa giornata!" La voce dell'araldo fece zittire tutti ancora una volta. "Ora egli eleggerà la sua Regina di Amore e di Bellezza."

L'ansia sullo stato del giovane Arryn che fino a poco prima l'aveva attanagliata, ora era scomparsa da Dany, sostituita invece da una felicità immensa.

Il suo re! Il suo re aveva vinto! 

Jon avanzó verso il palco reale e poi, delicatamente, depose la corona di rose sulla testolina riccioluta di Rhaella.

"Pa! Pa! Pa!" 

La piccola rise deliziata e Jon, di tutta risposta, la baciò dolcemente sul capo. 

Un'ondata di tenerezza, di applausi e di gridolini smielati da parte delle damigelle, travolse il pubblico.

"Sei tu la festeggiata amore mio, questo è il mio regalo per te."

Dany sentí l'orgoglio e l'amore crescerle nel petto.





"Eccolo qui, il mio re guerriero!

Non appena Dany entrò nella tenda di Jon, corse subito ad abbracciarlo.

Era bagnato di sudore e impolverato come non mai, ma Dany non ci fece caso.

"Te l'avevo detto che ero bravo!" Rise lui, togliendosi la cotta di maglia.

La sua magnifica armatura era stata posizionata su un manichino di legno poco lontano.

Dany divorò con lo sguardo i suoi pettorali, indugiando particolarmente sulle sue cicatrici. Quella sera le avrebbe baciate amorevolmente.

"Non ne ho mai dubitato amore mio, e poi, quando hai soccorso Robin Arryn sei stato così, così..."

Jon rise ancora. "Hai per caso ascoltato i gridolini delle fanciulle? Parli come una verginella innamorata!"

Anche a Dany rise e gli si avvicinò, cingendogli il collo con le braccia. "È perché mi rendo conto di quale meravigliosa persona ho sposato."

Si baciarono. 

Ma, diversamente dalle altre volte, fu Jon a interrompere il bacio. 

"Dopo ti porterò in un luogo."

"Che luogo?"

"È una sorpresa mia regina."

Dany gli rivolse uno sguardo complice. "D'accordo, ma prima lavati. Puzzi peggio di un porcile!"

Colpendole scherzosamente un fianco con uno straccio, Jon Snow ordinò ai servi di preparagli una tinozza d'acqua calda.



Il luogo in questione si rivelò essere una spiaggia.

Dany ammirò il tramonto. Il grande disco infuocato del sole scendeva lentamente sul mare, illuminandolo con una sottile striscia aranciata e colorando il resto del cielo con sfumature rosa e viola.

Le onde si infrangevano sulla battigia. Erano una piacevole musica di sottofondo.

Jon e Dany passeggiarono per un po' con i piedi nudi nell'acqua, percependo la sensazione della sabbia bagnata sotto i polpastrelli.

"Perché mi hai portato qui?" Domandò Dany a un certo punto.

Le luci del tramonto si riflessero nelle iridi grigie di Jon Snow.

Lui sorrideva.

"Chiudi gli occhi e porgimi la mano mia regina."

Dany lo fece. Sentì qualcosa di morbido posarsi sul suo palmo

"Apri gli occhi." Le ordinò Jon.

Dany vide un sacchetto di velluto rosso. Lo aprì.

E non riuscì a trattenere un gridolino di sorpresa.

Era una collana di tre ametiste ovali scintillanti come stelle, ma non erano solo quelle, perché potevano aprirsi.

E all'interno ognuna di loro recava scritto sulla piccola cornice dorata il nome dei loro figli.

Rhaella, Rhaegar e Aemon.

In quella di Rhaella vi era una ciocca dei suoi capelli, un suo ricciolino scuro.

Portandolo alle narici Dany poteva sentire il profumo della sua bambina.

Quella di Rhaegar era vuota, essendo il loro bambino ancora troppo poco sviluppato per avere dei capelli. Ma quando Dany l'accarezzò fu certa di sentire la pelle morbida e ancora permeata del calore del suo ventre del suo piccolino.

Invece quella di Aemon era logicamente ancora vuota, in attesa di una ciocca del loro draghetto.

"Oh Jon è.. è bellissima..." Non sapeva cosa dire.

"Ametiste come i tuoi occhi e a ogni bambino che avremo ne aggiungeremo una. I nostri gioielli cresceranno."

Che bella frase, che dolci parole per descrivere un figlio.

Bagnata dalla calda e soffusa luce del tramonto sul mare, Daenerys Targaryen baciò Jon Snow con tutto l'amore possibile.




Durante il banchetto di quella sera i sovrani non si trovavano da nessuna parte.

Non erano nella loro tenda o in quelle di altre partecipanti e nemmeno nella Fortezza Rossa.

Dopo un po' si scoprì dove erano finiti.

Erano a Fondo delle Pulci a mangiare, bere e festeggiare con la popolazione.

Trovarono il re che beveva ridente e che giocava con i bambini e trovarono la regina intenta a ballare con un cieco e vecchio mendicante alla musica di un liuto.

E tutti i lord lì presenti compresero che quello che si diceva sulla coppia reale non era un'invenzione: loro servivano il loro popolo ed esso per loro veniva prima di tutto.



Il secondo giorno fu la volta della gara di tiro con l'arco.

Le frecce volarono guizzanti cercando di colpire il segno. Alcuni ci riuscirono a meraviglia, altri fallirono miseramente e altri ancora fecero finire le frecce nei luoghi più disparati, come l'alto copricapo di una dama o un barile di birra che si sarebbe dovuta bere quella sera.

E con somma gioia di Dany, Jon ne risultò ancora una volta campione.



Il terzo e ultimo giorno fu il giorno della mischia.

Spade dalle più diverse forme e fatture si scontrarono le une con le altre, producendo fragori che erano udibili per tutto il campo.

Un soldato delle Terre della Tempesta si scontrò con Lord Edmund Tully. La spada del Lord di Delta delle Acque fu più veloce e con un luccicante movimento fece finire l'avversario nella polvere.

Robin Arryn invece ebbe come contendente Bronn delle Acque Nere.

Nonostante l'ottima prestazione che il ragazzino aveva mostrato alla giostra, il fatto di avere un avversario più agile e anziano giocò a suo sfavore.

E anche qui venne sconfitto.

Invece Jon non venne sconfitto mai. Sembrava che il campo fosse una pista da ballo e lui ne fosse il ballerino principale.

Si muoveva veloce e con maestria, Lungo Artiglio stretta in mano che si scontrava con altre spade e la sua lama in Acciaio di Valyria rifletteva vivida la luce del sole.

Dany guardó attenta ogni suo singolo movimento, dalle dita sudate che tenevano stretta l'elsa di Lungo Artiglio alle più lievi espressioni facciali.

E alla fine, quando anche il suo ultimo avversario ebbe mangiato la polvere, fu ancora una volta lui a uscire vincitore dal tutto.

Solo che quella volta oltre a essere il vincitore di una giornata fu anche il vincitore del torneo.

E i baci caldi e sensuali di Dany, quella sera tarda dopo il banchetto, fra le lenzuola profumate e petali di rose, furono il suo premio più importante.










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