Conseguenze e chiarezze
"Io e voi faremo i conti a casa signorini."
E così era stato. Il ritorno alla Fortezza Rossa si era rivelato l'apogeo del silenzio, con Jon che cavalcava austero e inflessibile alla testa del piccolo contingente armato e Rhaella chiusa nel suo broncio e nei suoi sguardi carichi di tristezza al suo papà. Come se volesse sfuggire dal severo giudizio di Jon, la bambina aveva deciso di saltare in groppa con Dany, posizionandosi proprio difronte al suo pancione e afferrando le briglie. Daenerys, a differenza del suo sposo, non era arrabbiata ma solo estremamente preoccupata. E ora che la preoccupazione era passata, sciogliendosi dal suo animo come una lastra di gelido ghiaccio, in lei rimaneva soltanto l'amore, quell'amore che non le faceva distogliere gli occhi dai suoi figli.
"Non mi sono fatta male mamma." La voce di Rhaella si fece strada fra la notte, il fango delle strade e lo scalpitio dei cavalli, fendendo come una lama la membrana asfissiante del silenzio. "Anzi, è stato bellissimo! Io e Meghar abbiamo volato sopra il mare e le sue ali hanno tagliato in due l'acqua e sono uscite tante goccioline che sembravano diamanti e... e ho visto le nuvole! Erano stupende! Sembravano fatte di panna!"
Per la prima volta da ore, Dany si permise di sorridere. Sua figlia aveva davvero una fervida fantasia per generare simili metafore, ma d'altronde non poteva biasimarla. La prima volta che lei era montata su Drogon, la paura che l'aveva attanagliata nella fossa di Meereen si era dissipata difronte alle meraviglie dei cieli e alla consapevolezza così tremendamente reale di avere tutto il mondo sotto i piedi. Volare sul dorso di una creatura temibile come un drago ti faceva scorrere nelle vene un'euforia mai provata prima, una gioia che solo i mantelli candidi delle nubi e i nastri dorati del sole potevano indurre e ti donava il primo assaggio di cosa è realmente il potere. Perché il fuoco era potere e i draghi erano fuoco fatto carne.
"Meghar come ha reagito tesoro mio?" Non sempre un drago era lieto di essere rivendicato, ma Meghar aveva allacciato un rapporto con Rhaella sin da quando il suo uovo dalla scintillante superficie violacea era stato posto nella sua culla. "Si è lamentato e ha cercato di scrollarti di dosso come se tu fossi stata una pulce?"
Che bellezza ammirare il sorriso di un bambino nascere dalla sua smorfia di dolore e assoggettare completamente il suo visetto come un brillante conquistatore. "No, ha sfregato il suo muso contro la mia mano quando l'ho svegliato e non ha fatto capricci quando ho montato su di lui. Poi abbiamo spiccato il volo e Aemon e Slyxas sono diventati soltanto dei puntini insignificanti sul terreno. Oh mamma... perché il papà è così arrabbiato? Non è successo nulla..."
Approdo del Re di pareva più viva di notte che di giorno. Grida eccitate, evaporavano dalle bocche umide e affamate di baci delle puttane e dei clienti dei bordelli, salendo al cielo stellato come delle preghiere al dio protettore dei piaceri della carne. Sulla soglia di osterie e taverne uomini giacevano chiusi nel sonno degli ubriachi e canzoni oscene uscivano dalle finestre spalancate, cantate da lingue liberate dal vino e dalla birra. Jon aveva ordinato di evitare le strade più animate e perciò il minuscolo corteo si era snodato in un dedalo di vie, viuzze e stradine secondarie, avvistando nel mentre i rifugi effimeri di mendicanti oppure incappando in quei pelosi e guizzanti viandanti notturni che erano i gatti randagi. I loro occhi erano spiccati come fari nelle tenebre, soffermandosi ogni tanto sugli illustri visitatori per poi dileguarsi e mimetizzarsi nell'oscurità. Arrivarono alla Fortemente Rossa quando la notte era al suo culmine e, anche nello smontare dalla sella, Jon perseguì con il suo fortilizio di silenzio.
"Mamma... il papà punirà me ed Aem?" Il sorriso sfiorì suo volto di Rhaella e la paura ritornò alla ribalta. La piccola strinse la mano di Dany così forte da lasciarle i segni delle unghie del palmo. "Non è stata colpa di Aem! È stata un'idea mia! Completamente mia! Lo giuro! Lo giuro! Lo giuro su Scoreggia, Diamante, Pagnotta, Rhaenyra, Naerys e tutte le mie bambole!"
Dany le accarezzò la fronte, scostandole quei suoi riccioli impolverati dalla cavalcata. I suoi figli non avevano neanche badato a cambiarsi ed erano corsi dritti alla Fossa del Drago nelle loro camicie da notte. Sorrise a Rhaella per rassicurarla. "Il papà farà ciò che è giusto amore mio, lui è arrabbiato perché ha avuto paura che tu o Aem poteste rimanere feriti. I draghi non sono docili cagnolini con cui giocherellare, lo capisci Rhae Rhae? Tu, Aemon e i gemellini siete le cose più preziose che il papà e io possediamo."
Rhaella sembrò riflettere un attimo su quelle parole, poi annuì. Mano nella mano con Dany ed Aemon, si incamminò nei corridoi illuminati dagli spicchi immacolati della luna e il suo sguardo non si staccò mai dalla figura che le camminava difronte. Suo padre si era di colpo trasformato in un sovrano, quello stesso sovrano che giudicava tutti imparzialmente assiso sul suo trono ogni mattina ed agitava la spada con innato talento nel cortile degli allenamenti. Ed Aegon VI non sorrideva mai, non apriva il suo cuore a nessuno se non a sua moglie e ai suoi più fidati amici, non lasciava trasparire mai un'emozione. Aegon VI era una statua di granito, animato dai giusti valori ed eroico quando ce n'era bisogno, ma il granito rimaneva comunque freddo al tatto. Una volta giunti alla porta del salotto privato, Jon congedò le guardie ed entrò per primo nella stanza rischiarata dalle candele. Dany e dei tremanti Rhaella ed Aemon lo seguirono, lasciando poi a Dany il compito di chiudere la porta.
Fino ad allora, da quando i suoi piedi avevano oltrepassato le porte bronzee della Fossa del Drago, Jon non si era mai voltato e le sue spalle erano state l'unica visione che i suoi familiari avevano potuto avere di lui. Ora, nell'intimità dei suoi appartamenti, posò i palmi sul tavolo e sospirò come se dovesse rilasciare nell'aria il peso di tutto il mondo. Dany vide le sue spalle abbassarsi, non più gravate dall'ansia. Solo allora lei osò avvicinarsi a lui e posare la sua mano sul dorso di quella di lui. Jon alzò lo sguardo dalla lucida superficie in legno di quercia adornata con candelabri d'oro e unì i suoi occhi con quelli di Dany, rendendola partecipe dei suoi tormenti.
"Siete stati due sconsiderati." La sua voce risuonò grave e profonda e dietro di lui i suoi figli sussultarono, piegando poi i loro piccoli capi e osservandosi innocentemente i piedini nudi. Jon si voltò e sorpassò quelle dipinte espressioni di innocenza. "Guardatemi negli occhi quando vi parlo bambini, è così che si affronta la paura."
Il groppo che si tuffò nella gola di Aemon fu udito anche oltre le pareti della stanza e Rhaella non esitò a mordersi il labbro mentre, lentamente, le sue iridi salivano ad incrociare quelle dure del suo papà. Jon riprese il suo discorso. "Questa notte i vostri tentativi di volo sarebbero potuti sfociare in tragedie. I draghi sono creature complesse, misteriose, calmi se ben addestrati ma iracondi se lasciati crescere senza una guida. Nessuno sa cosa avvenga realmente all'interno della loro mente, nemmeno io e la mamma. E se d'improvviso non foste più stati di loro gradimento? Se vi avessero ruggito contro o, peggio ancora, aizzato contro le loro lingue di fuoco? Solo gli Dei sarebbero stati a conoscenza del verdetto finale allora..."
Sospirò ancora e si massaggiò le palpebre con le dita, forse per sbollire il furore o forse per scacciare la stanchezza. L'ora del lupo, il più buio momento della notte, stava per lasciare il suo seggio all'ora dell'usignolo e nel frattempo la tensione nella stanza si era un po' alleggerita. Aemon e Rhaella avevano smesso di essere tesi ma non avevano perso il loro timore per le parole del papà. Dany posò una mano sulla spalla di Jon per trasmettergli il suo appoggio e fu assai felice quando lui strinse quella mano di rimando, tornando poi a rivolgersi ai suoi figlioletti. Rhaella decise di intervenire e si fece avanti.
"È stata tutta un'idea mia papà! Lo confesso!" Pietre preziose brillavano nei suoi occhi, pure ametiste. "Aem ha solo seguito le mie indicazioni! Lui non ha avuto nessun ruolo in questo, lo giuro!"
"Eppure ti ha seguito senza indugio pur essendo a conoscenza del tuo piano, dico bene Rhaella? Dunque tuo fratello non è pienamente senza macchia come ci vuoi far credere. Come ti è saltato in quella tua testolina di voler cavalcare un drago alla tua età?"
Rhaella strinse i pugni, decisa. "Tutti i più grandi Targaryen hanno cavalcato fin da giovani! Aegon I, Alysanne, Jaehaerys, Visenya, Rhaenys... persino te e la mamma!"
"E hai mai pensato che anch'io abbia avuto paura la mia prima volta?" I lineamenti di Jon si addolcirono, la brina si sciolse. "Stavo quasi per vomitare e colorare la neve di verde se la mamma non fosse stata lì con me. Figliola, tempo al tempo. Aegon non è diventato il Conquistatore subito dopo aver mosso i suoi primi passi così come Jaehaerys non è diventato il magnanimo sovrano che noi tutti ricordiamo dopo aver scribacchiato quattro parole su una pergamena alla sua prima lezione. Un giorno crescerai e le tue piccole braccia saranno abbastanza forti per tenerti ancorata al dorso di un drago e non far temere a me e alla mamma che tu possa volare via come una foglia sospinta dal vento."
"Ed io?" Aemon si volle unire. "Anche io potrò volare e anche Dada e Aly?"
"Certamente cucciolo." Dany gli sorrise. "E allora sarai il più prode cavaliere dell'Impero, Aemon il Gentile, il mio Aemon il Gentile."
Finalmente, dopo ore di rigidezza, Aegon VI se ne andò e tornò il papà dispendioso di coccole, di giochi e di carezze. Jon sorrise ai suoi bambini e si inginocchiò, spalancando le braccia per accoglierli. "Oh per gli Dei... venite qui voi due, è impossibile tenervi il broncio troppo a lungo ." Rhaella ed Aemon si tuffarono nella stretta del loro papà, lo baciarono e si crogiolarono nel suo calore. Jon lì baciò entrambi sui capelli. "Siete due scavezzacollo, degni figli miei e di vostra madre, preghiamo perché i vostri fratelli abbiamo più senno in zucca."
"Papà... oh papà..." Aemon si arrampicò sul torace di Jon e, con l'abilità di uno scalatore, arrivò fino al suo collo, serrandolo con le sue gambe nude. Con il figlioletto di tre anni freschi sulle spalle, Jon si alzò e cominciò a correre per la stanza, dando così a Aemon l'occasione di aprire le braccia e di immaginare di volare. Dinanzi a quello spettacolo, Dany sentì il suo cuore fondersi in una pozza d'oro fuso. "Vola, papà, vola, hop, hop, hop!"
Quando i suoi uomini più grandi si fermarono, entrambi con il fiatone ma sorridenti e finalmente riappacificati, Dany ascoltò con attenzione le parole che suo marito aveva ancora da dire. "Ma questo non vi esonera da una punizione."
"Punizione?" La parola le uscirono di bocca senza il suo volere. Sperò che il Nord che risiedeva in Jon non si svelasse ai bambini proprio adesso. "Ma Jon... sono ancora piccoli e poi sono pentiti... come puoi dar loro una punizione?"
Jon rimise Aemon con i piedi per terra. "Mi dispiace Dany, ma devono imparare che ad ogni loro azione corrispondente ad una conseguenza, soprattutto al voler superare certi limiti." Si schiarì la gola e parlò ai figli. "Per quattro giorni aiuterete gli stallieri nelle scuderie a prendersi cura dei cavalli, magari badare alle creature della terra vi farà distogliere la mente per un po' da quelle del cielo."
Beh non è così dura. Pensò Dany. Ed Aemon adora le stalle e Rhaella sguazzare nel fango, troveranno il divertimento anche il mezzo ai ferri, alle selle e alla paglia. E chissà, magari i suoi figli avrebbero iniziato ad apprezzare i cavalli come già facevano con i draghi. Dany non trovò disappunto in questa decisione del suo amato. Strinse la mano di lui e gli sorrise, chiarendo alla sua famiglia. "Adesso che tutti i nodi sono venuti al pettine e i dissidi seppelliti, possiamo tornare tutti sotto le coperte? Dormiamo tutti nel lettone enorme della mamma e del papà, noi quattro, i gemellini e il fratellino che sta crescendo nella mia pancia. E domani, per lasciarci questa notte alle spalle, ci facciamo a colazione una bella scorpacciata di mirtilli e biscotti al cioccolato, che ne dite?"
Jaehaerys quella notte, o almeno quel che ne rimaneva da trascorrere, non ci trovò nulla di contrario. Fu la calma personificata e galleggiò tranquillo nel laghetto interno di Dany, vicino al suo cuore e a quelli dei suoi fratelli e del suo papà.
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