Confronti
"Raccontami un'altra volta di Spettro e dei cuccioli."
"Ancora?" Un sorriso scintillante di Jon al baluginare delle candele. "Te l'avrò già raccontata una dozzina di volte!"
"Ti prego..." Le dita di Daenerys si arrampicarono sul torace di lui, due minuscoli scalatori rosa con ganci di unghie. "Dopo non te lo chiederò più... ti prego..."
Jon si arrese e sospirò, accarezzando poi il suo viso con la mano. Esili tende bianche si agitavano dalle finestre ad arco, sospinte dalla brezza notturna di Roccia del Drago. In quel momento era la pace ad aleggiare sulla secolare casa dei Draghi, le stelle in cielo trapunte su una nera cappa di velluto e le onde che si infrangevano placide contro gli scogli. Ma da lì a qualche ora sarebbe stato l'esatto opposto: una cacofonia di suoni, vesti fruscianti, il ronzare senza fine dei cortigiani. E senza fine sarebbe apparsa anche la cerimonia d'incoronazione e il banchetto che ad essa sarebbe seguito. Ma adesso tutti questi pensieri erano lontano dalle menti della Loro Grazie, risvegliati soltanto dalla vista delle centinaia di vascelli che avevano trovato riposo sulle coste di Roccia del Drago. Vascelli, galee, navi mercantili e persino insignificanti pescherecci, sembrava che tutto il mondo conosciuto si fosse radunato a Roccia del Drago.
"Or dunque... io, Ned Stark, Robb, Bran e Theon tornavamo dall'esecuzione di un disertore dei Guardiani della Notte quando io Robb notammo qualcosa sotto un ponte di pietra. Era il corpo di una metalupa, una visione rara a sud della Barriera. Vi erano cinque cuccioli attaccati alle sue mammelle, tre maschi e due femmine, proprio come i figli legittimi di Lord Stark. Il primo suggerimento che ci venne dato fu quello di ucciderli ma in seguito io, facendo notare la strana coincidenza con la progenie di Eddard, riuscì a far cambiare idea a coloro che volevano mettere fine alla vita di quei cuccioli. Caricammo i cinque piccoletti ed io ero un po' triste per non averne uno mio, ma non lo diedi a vedere. Dopotutto ero uno Snow, un bastardo. Ma gli Dei dovettero avermi preso in simpatia quel giorno, perché poco distante trovai un cucciolo dal pelo candido e gli occhi già aperti, rossi come due rubini. Era..."
"Spettro." Concluse Dany. Si girò a dare un'occhiata al fedele amico di Jon che in quel momento dormiva con loro. Sentendosi come richiamato, Spettro alzò il capo e si passò la lingua sul muso. Dany allungò una mano e lo grattò in mezzo alle orecchie, la pelliccia era morbida come lama appena filata. "Non è stato un caso amore mio, lui era da sempre destinato ad essere il tuo protettore, la tua guardia del corpo."
Jon abbandonò la testa sui cuscini retrostanti, cingendo la schiena di lei con le braccia. "Già."
Il petto del suo Jon era nudo e caldo come un materasso imbottito di piume e Dany adorava crogiolarsi in quel calore, solleticarlo con i suoi capezzoli lasciati scoperti e stringerlo forte con le sue braccia solcate da pelle d'oca. Piegò la testa su di esso, incontrando il cuore battente del suo amore. "Adesso dobbiamo chiudere i nostri occhietti mio piccolo draghetto di neve, domani ci aspetta una giornata assai impegnativa."
Il palmo di lui venne a scaldarle la testa come una fascia. "Ma la notte è lunga."
"Anche domani lo è." Dany cominciò a giocherellare con i fili della sua barba. "Per questo devi essere in forze, non vorrai addormentarti nel bel mezzo della cerimonia, no?"
Piccola risata. "No."
"Allora devi fare la nanna." Si mise a sedere in ginocchio sul letto, facendo sì che il sottile lenzuola che fino ad allora li aveva coperti entrambi, scivolasse lungo la sua schiena. Un taglio di luce fu inciso sul suo ventre di quattro lune, facendolo somigliare a uno spicchio dell'astro notturno. Si avvicinò al comodino e prese due calici. "Del buon latte di papavero ti aiuterà, li ho fatti preparare apposta per noi."
Jon afferrò il calice che lei le porse con aria interrogativa. "Non è che la mia regina sta orchestrando qualcosa alle mie spalle e vuole che io dorma per non farmi notare nulla?"
"Niente affatto. Ora bevi e non fare storie, domani sarai scattante come un leprotto primaverile."
Il di lì a poco Imperatore seguì gli ordini della di lì a poco Imperatrice. Il liquido bianco scorse giù lungo la sua gola e, quando fu giunto all'ultimo sorso, Jon Snow si abbandonò alla morbidezza dei cuscini e sbadigliò. "Mi vuoi raggiungere?"
"Subito mio piccolo draghetto di neve, ma prima voglio vederti piombare nel sonno. Devi dormire..." Passò una mano fra i suoi riccioli e restò ferma ad ammirare le palpebre di lui che si facevano pesanti. "Devi dormire, dormi amore mio, dormi e fai bellissimi sogni, dormi..." Finalmente gli occhi di Jon si serrarono e non tentarono di riaprirsi. Dany lo ricoprì con il lenzuolo e lo baciò sulla fronte.
Bravissimo. Adesso, mentre tu viaggi per le lande dei sogni nella più totale tranquillità, io vado a confrontarmi con colei che ti ha spedito in quelle oscure degli incubi. Lo baciò un'ultima volta prima di congedarsi da lui. "Spettro, sorveglialo. Io tornerò tra poco."
"Lady Sansa è dove ho richiesto che fosse?"
La servetta era una ragazzina scheletrica e dai denti prominenti. Ciuffi di capelli castani spuntavano da sotto la sua cuffietta candida. "Sì Vostra Grazia, non si è mossa da lì. Ho detto che sareste arrivata immediatamente."
"Bene." I passi di Dany echeggiarono nel corridoio silenzioso e bagnato dalla luce della luna. Proseguì e si preparò mentalmente ad incontrare Sansa Stark. Aveva tante cose da dirle, tante cose da urlarle in faccia. Ma questo non era il metodo giusto. Doveva stare calma e pensare a Jon. A Jon e a Jae. Doveva pensare al loro benessere.
Giunsero nel salotto privato delle Loro Grazie. Lì solo poche candele squarciavano le tenebre, rarefatti e minuscoli pugnali che conferivano alla chioma di Lady Stark, girata di spalle verso la finestra, una luminosità bronzea, a tratti dorata. Erano i capelli dei Tully, rossicci come il fuoco opposto all'acqua dei loro cari fiumi. I capelli di Lady Catelyn, Dany non potè fare a meno di pensarlo. E Lady Catelyn aveva ignorato Jon per una vita intera, proprio come Sansa, l'aveva maltrattato e, se fosse stato per lei, il ragazzo sarebbe stato sbattuto subito fuori da Grande Inverno.
Tale madre, tale figlia. Ma Dany non avrebbe più permesso al fantasma di Catelyn Tully di tormentare Jon, non l'avrebbe più permesso a nessuno. Nessuno doveva permettersi di fare del male a suo marito e ai suoi figli. Stringendosi nella vestaglia, Dany avanzò a passi lenti. "Ho perdonato le tue azioni, ho perdonato la tua freddezza nei miei confronti la prima volta che incontrammo, ho accettato di voltare pagina con te, ti ho addirittura chiamato sorella! Ma a te tutto questo non importa."
Aveva colto Sansa di sorpresa, facendola sussultare e sorridere al primo impatto. Ma poi, mano mano che le parole di Dany erano scorse, il sorriso si era trasformato in una smorfia di tristezza. "Daenerys..."
Lei la ignorò e andò avanti. "Vengo a scoprire che, oltre ad aver tentativo di avvelenare me e il miracolo di bambina che io portavo in grembo, hai addirittura osato porre fine alla vita di mio marito, tuo cugino. Sempre con del veleno, precisiamo bene, perché a quanto pare le tue aggraziate manine bianche sono troppo nobili per lordarsi di sangue. Il sangue di Jon Snow, di colui che ha rischiato la sua vita per riprenderti Grande Inverno e per cercare un alleato. E anche quando lui l'aveva trovato, tu cos'hai sfoggiato Sansa? Gioia, no, la più pura diffidenza. Ti andava così di traverso che Jon avesse accolto qualcun'altro nel suo cuore, qualcuno che non fosse del tuo branco... oh! Aspetta un secondo? Quale branco? Gli Stark si sono separati ai quattro angoli del mondo!"
Sansa deglutì nervosamente. "Daenerys, devi credermi... i-io volevo solo aiutarlo! Volevo che la smettesse di soffrire..."
Le faceva venire voglia di riderle in faccia, ma Dany si astenne dal farlo. "Soffrire? Cosa ne sai tu del vero soffrire? Hai mai passato un'infanzia difficile, ignorata dal mondo intero e alla ricerca disperata di qualcuno che ti volesse veramente bene? No, tu non sai cosa significa soffrire la fame, il freddo e la solitudine, non conosci la sensazione di sentirsi abbandonato da tutti o il terrore nei confronti di membri della tua stessa famiglia. I tuoi genitori ti amavano, i tuoi fratelli e i tuoi servitori pure. Sei venuta su viziata, coccolata, nel lusso e negli agi e anche dopo, anche dopo che il lupo degli Stark e il leone dei Lannister si azzannarono, cosa cambiò nella tua vita? Sei stata forse gettata nel fango delle strade? I tuoi piedi si sono forse ricoperti di vesciche per la camminata continua sotto il sole cocente o il gelo pungente? No. Hai continuato a danzare negli alti palazzi nobiliari come una falena attorno a una lanterna, i tuoi materassi erano imbottiti di piume, il fuoco nel tuo focolare sempre acceso, i tuoi vestiti sempre ingioiellati. Quindi non pensare di venirmi qui a raccontare la favoletta della povera ragazzina maltratta Sansa, perché non me la bevo."
Sansa vagò per la stanza e si versò del vino da una caraffa posizionata su un tavolino. Dopo averlo sorseggiato, riprese a parlare con gelida calma. "E tu? Tu sai cosa significhi sentirsi un uccellino chiuso in gabbia? Una gabbia dorata certo, ma pur sempre una gabbia."
"Oh credimi, vivere con mio fratello per tutta la mia vita e non solo per qualche annetto, è stato come sentirsi rinchiusa in un carcere. Era sadico, crudele e idiota."
Un altro sorso e uno scintillio negli occhi azzurri di Sansa. "Anche Joffrey."
"Ma Joffrey non ha mai alzato un dito contro di te vero? Non ti hai mai chiamato puttanella e non ti hai mai picchiato o torto i capezzoli. Joffrey era un bamboccio con la testa gonfia di vanagloria che predicava ma non attuava, Viserys invece attuava, oh attuava eccome. Ma non siamo qui per parlare di lui, dico bene?"
Sansa sospirò e posò il suo calice ormai vuoto. "Siamo qui per Jon."
Dany seppellì un groppo nel fondo della gola e strinse le dita nei palmi. "Già per Jon. L'hai ignorato durante l'infanzia e l'hai ignorato in seguito. Lui aveva fatto di tutto per te, era arrivato persino al punto di salvarmi da quello che stavo diventando e perciò di salvare anche te e Sansa. E cosa ci ha guadagnato? Ringraziamenti? Aiuto nel momento del dolore? No, ma una prigione lugubre, fredda e insalubre e una malattia che lo logorerà per il resto della vita. La tua prima richiesta a quell'usurpatore oscuro di Bran è stata la grazia per Jon? No, è stata la richiesta d'indipendenza del Nord. Su tuo cugino nemmeno una parola e quando ti sei congedata da lui, gli hai detto almeno grazie per tutto? No, la tua corona era troppo importante."
La Lady Protettrice del Nord tentò di tornare alla ribalta. "Il Nord..."
Dany la interruppe e si portò una mano al grembo. Jaehaerys era calmo. "Il Nord non è stato l'unico a soffrire solo perché al suo signore gli hanno tagliato la testa e al suo primo re gliel'hanno messa una di lupo. Il Lord di Alto Giardino è bruciato con tutta la sua progenie e l'Altopiano si è ritrovato di colpo orfano della sua ancestrale dinastia, il vecchio sovrano delle Isole di Ferro si dice sia volato giù da un ponte e solo sua figlia poteva succedergli, Lord Tully è stato fatto prigioniero come un inetto, come un pesce abbocca alla lenza del suo pescatore, e i lord delle Terre dei Fiumi, tranne i Frey, hanno dovuto sorbirsi assedi e leoni per le loro pianure, la Valle aveva un signore infante e incapace di tenere le redini del potere... devo continuare?"
Gli occhi di Sansa erano lucidi. Di vergogna, non di tristezza. "No."
"Bene." La notte aldilà degli archi era fitta, un velo d'inchiostro. "Se il Nord voleva veramente sopravvivere alla Lunga Notte, non doveva ricordare. Doveva scordare. E anche il Drago dovrebbe scordare, per quanto gli risulti difficoltoso. Gli incubi di Jon, i suoi tremolii e i suoi colpi di tosse sono assai difficili da dimenticare. Parlo da moglie e da madre, non da regina." Posò sul tavolino la fiaschetta. "Questa è assai difficile da dimenticare, sapere che sei stata tu a fornirgliela e che lui, nella sua disperazione, l'abbia bevuta."
A passi lenti, felini, si avvicinò a Sansa e quando loro due si fronteggiarono, Dany sibilò con tremenda serietà queste parole. "Sta lontana dalla mia famiglia, da' pure un immagine felice al resto del mondo, fa' vedere che sei felice di essere parente della famiglia imperiale, ma se solo oserai torcere un capello a mio marito e ai miei figli, ti assicuro che le fiamme dì Drogon saranno terribilmente calde e che quella tua lingua saccente di verrà strappata a mani nude. Una sorella non tradisce l'altra."
"No." Flebili furono le parole che abbandonarono le labbra di Sansa Stark. I suoi occhi non incrociarono mai quelli di Daenerys. "Non lo fanno, un branco non si azzanna dall'interno. Un branco deve rimanere unito."
"Ma grazie a te non lo è più."
E con queste a parola l'Imperatrice si congedò da Lady Stark e se ne ritornò a letto, dal suo addormentato consorte. Gli accarezzò i capelli un'ultima volta e gli sussurrò il giuramento di proteggerlo, prima di bere il suo latte di papavero e di cadere in un sonno denso, nero e pacifico.
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