Colore sulla neve

Jaehaerys profumava di talco, latte e orchidee. Daenerys si destò con questi odori danzanti nelle narici e sorrise quando, levando le cristalline cortine delle palpebre, si ritrovò faccia a faccia con il ghiottone che la sera prima non aveva voluto saperne di ritornare nella culla. Forse il viaggio in groppa ai draghi l'aveva stancato troppo o forse non nutriva ancora fiducia in quel nuovo, grezzo e gelido ambiente che era Grande Inverno. Fino alla mattina precedente, la giovanissima vita di Jaehaerys Targaryen si era svolta pressoché totalmente all'interno della Fortezza Rossa, circondato dalle familiari mura di mattoni e baciato dal caldo sole del Sud. Qui a Grande Inverno per le nozze di Arya secondo il culto degli Antichi Dei, nel cuore pulsante del Nord, era esattamente l'opposto.

Dany baciò le sue ciocche di pece, crogiolandosi del calore delle pellicce che la avvolgevano. La manina di Jae si posò sul suo seno. "È ancora un po' presto per la colazione, non trovi mio piccolo khalakka?"

Un gorgoglio fu la risposta che le venne riservata e le minuscole dita di Jae vagarono sulla sua pelle alla ricerca del capezzolo. Quando lo trovarono, si schiusero e lasciarono il posto alle labbra. Dany alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa con aria divertita. Sotto le pesanti coperte di pelliccia, Jaehaerys pareva un lupacchiotto affamato nascosto nella tana.

"E va bene... ho capito. Ma almeno non fare rumore piccolino, il papà sta ancora facendo la nanna!"

Non era vero. Ruotando il capo, Dany constatò che il lato di Jon era vuoto e freddo. Strano. Si alzò, poggiando la schiena contro la montagna di cuscini alle sue spalle, Jaehaerys non aveva intenzione alcuna di separarsi dal suo augusto pasto. Dany se lo strinse bene a sé mentre i suoi occhi vagavano per la stanza alla ricerca di Jon. Lo trovò immobile, statuario, dinanzi ad una finestra spalancata. Le sue iridi fungevano da specchio per un'aurora irripetibile, un ricamo dove i fili rosa, arancioni, gialli e blu si intrecciavano maestosamente. La tenera, neonata e soffusa luce scivolava sinuosa sulla landa imbiancata da una nevicata estiva, tramutando i fiocchi in diamanti. Tutto sembrava essere improvvisamente fatto di vetro e incrostato di gemme. Jon Snow ammirava questo spettacolo completamente nudo, la sua virilità scoperta al freddo.

Uno spiffero d'aria gelida si infiltrò nella stanza, accanendosi su Daenerys. Lei si coprì il petto con le pellicce nel tentativo di fronteggiare la pungente freddezza mattutina. "Jon?"

Attirato dalla sua voce, Jon si voltò nella sua direzione. Come grappoli d'uva scura, i suoi capelli ricadevano scomposti sulle spalle. Le sorrise e richiuse le imposte, dirigendosi poi verso il letto. Una volta seduto allungò una mano verso lo scudo peloso di Dany, annientando la sua difesa. "Buongiorno mia regina, chiedo venia per averti destato... ma adesso smettila di essere un'orsa!"

Una risata era la miglior sveglia di tutte. "Un'orsa o una lupa? Mi sono solo coperta perché tu hai lasciato entrare il freddo! Jaehaerys non ha bisogno di un raffreddore per il momento."

"Mi sono svegliato per osservare l'alba, è così bella qui a Grande Inverno." Jon la baciò leggero sulla guancia. "Non ti preoccupare, il nostro puledrino non si beccherà alcuna infreddatura per ora. Direi piuttosto che aspiri ad un'invitante colazione." Scompigliò i riccioli di Jae, beandosi del suo succhiare. "È quello che desideri anche tu, mia Khaleesi?"

"Certamente!" I polpastrelli di Dany percorse i lineamenti di Jon, furono solleticati dai peli della sua barba e fremettero allo sfiorare delle labbra. Il suo incarnato le appariva pallido, il che la sorprese. Jon non aveva mai avuto una carnagione rosea e anni di vita nordica avevano lasciato la sua pelle di una perenne sfumatura lattea, eppure persino il latte sembrava dotato di colore in confronto a lui. Dany alzò un sopracciglio, dubbiosa. "Ti senti bene? Sei leggermente bianco..."

Ulteriore candore fu aggiunto quando lo squarcio di un sorriso si aprì sulle guance di Jon. "Confesso che non ingioio nulla da ieri sera, ero così stanco dal viaggio che sono piombato subito sul letto. Ma adesso ho talmente tanta fame che mi papperei un uro intero!"








Purtroppo Jon non fu accontento. Nessun uro fu servito a colazione, ma in compenso le sue papille gustative si deliziarono del sapore di latte cagliato, fette di cervo, uova, pane appena sfornato e pesciolini. Dany lo vide ingozzarsi con enfasi e si lasciò scappare una  risata quando qualche briciola gli colò lungo il mento trasporta da un rivolo di latte.

Avendo la fortuna di essere arrivati in anticipo rispetto al corteo nuziale, soltanto loro e i bambini erano gli unici ospiti di Grande Inverno. Fino all'arrivo di Arya e Gendry e del resto della corte sarebbe stato un soggiorno tranquillo, interrotto ogni tanto dalla sgradevole presenza di Sansa. Un saluto freddo come le pietre dell'ancestrale seggio dei lupi era stata l'unica cosa che Daenerys e Sansa si fossero scambiate, dopodiché il silenzio aveva preso il comando, contornato da occhiatacce. Sansa non aveva mai  incrociato mai il cammino suo o di Jon fino a quella mattina, limitandosi a vagare per il castello come uno spettro dalla chioma fulva.

Una sorpresa giunse ad allietare gli animi: Tormund Veleno dei Giganti. Il bruto arrivò nel cortile interno, domandò di Jon e una volta che lui si fu affacciato sulla soglia del cortile Tormund gli si accanì contro, stritolandolo in abbraccio capace di triturare le ossa.

"Mio Piccolo Corvo!" Rise gaio Tormund, non mollando il povero Jon. "Oh quanto mi sei mancato! Vedo che il Sud ti scongelato le palle eh?"

Mentre i polmoni di Jon cercavano di far uscire almeno un respiro, Dany si avviò a salutare il vecchio amico con i bimbi appiccicati alla sua gonna. Avevano pochi ricordi legati all'uomo baciato dal fuoco e si avvicinarono a lui di soppiatto, nascondendo i visini e distogliendo gli sguardi. Persino la vivacissima e sociale Rhaella arrossì timidamente quando Tormund le diede un buffetto sul mento. Il ghiaccio si sciolse quando però il bruto abbracciò la mamma.

"Vedo che anche le ultime uova della figliata si sono schiuse! Il mio Piccolo Corvo si è dato da fare con altri pulcini!"

Tormund era accompagnato da tre energumeni del Popolo Libero. Dopo essere stato quasi soffocato dall'amico, Jon Snow rivolse a loro alcune parole di saluto, lasciando che le braccia del rosso si spalancassero per accogliere Daenerys fortunatamente non con la stessa intensità in precedenza usata.

"Cosa ti porta a Grande Inverno Tormund? Il sapere che questo pulcino di corvo si è deciso finalmente a spiccare il volo verso Nord? O il voler conoscere questi piccoletti?"

La risata di Tormund fu un torrente di allegria e le guance di lui si arrossarono per il gelo. "Entrambi Regina dei Draghi! Non appena ho saputo che il piccolo Snow stava facendo rotta verso Nord non ho perso tempo a muovermi. Ogni occasione con lui è speciale!"








E altrettanto speciale si dimostrò l'arrivo di Arya e Gendry qualche giorno dopo. Un banchetto fu organizzato nella Sala Grande per celebrare i due novelli sposi e il vino scorse a fiumi, sui piatti non rimase neppure una briciola e le note dei bardi e dei menestrelli salirono fino al soffitto a volta, echeggiando contro le pareti di pietra. Ancora qualche sera e le foglie rosse dell'albero del cuore avrebbero visto l'unione del lupo e del cervo. Seduti sul tavolo rialzato, i due sposi sorridevano radiosi con i figli al fianco. Rhaella scossava occhiate torve al posto d'onore che a Robb era stato riservato e una volta tentò addirittura di tirargli addosso una cucchiaiata di porridge.

Il viso di Jon si colorò di rosso sorsata dopo sorsata fino a quando Dany gli impose di smettere. Lei stessa si era concessa il lusso di qualche coppa, cercando però di non esagerare per contenere la propria lucidità. Spedì i bambini a letto quando la notte si trasformò in un velo nero, rise delle battute di Tormund e si congratulò nuovamente con Arya per l'evento.

E, soprattutto, svegliò un marito sull'orlo del sonno dell'ubriaco. Scuotendo Jon per la spalla, lo riportò alla realtà e al suo pallore spaventoso. "Jon, il tavolo non è il letto!"

"Già..." Jon Snow si pulì le labbra dal filo di saliva che aveva iniziato a pendere. "Sono... sono solo un po' stanco..."  Tentennante e con gli occhi annebbiati dal vino, Jon riuscì a baciare la fronte di Dany. "Vado a dormire... a-amore mio... buonanotte..."

"Vedi di ronfare sonoramente." Lo avvertì Daenerys osservandolo andar via. "Sei esausto, hai bisogno di pace e tranquillità."

Jon si inoltrò nel mare di persone che affollava la Sala Grande senza mai perdere lo sguardo ansioso di Daenerys su di lui. Il suo colorito spiccava come un fiocco di neve sulla cenere, preoccupante e messaggero di una cera che era tutto meno che bella. Ricevette varie pacche sulla spalla e alzate di calici e Tormund si dimostrò assai prolifico in questo. All'altro capo del tavolo, Sansa scoccò a Dany un'occhiata gelida, ma lei ringraziò gli Dei della cacofonia del luogo. Non aveva assolutamente voglia di udire le parole della Lady di Grande Inverno. Decise di andare a controllare che Jon, ora sparito aldilà del portale, stesse continuando senza intoppi lungo il suo cammino verso la camera da letto.

La sorpresa fu amara. Jon era andato avanti, questo era vero, ma quando Dany lo trovò aveva deciso di fare una sosta contro la parete. Lentamente Dany gli fu vicina. "Jon? Tutto bene?"

No, nulla andava bene anche se lui affermò l'esatto contrario. Era più bianco di un fantasma e trovò ugualmente la forza di sorriderle. "Certo! Sto bene Dany, torna a tavola!"

Dany sapeva cosa si stava affacciando all'orizzonte, sapeva come sarebbero trascorsi i giorni successivi, sapeva quale prova lei e Jon avrebbero dovuto nuovamente affrontare. Ma perché proprio qui? Perché proprio nel bel mezzo di un'occasione così gioiosa? La malattia non faceva sconti a nessuno. Sospirando profondamente per mantenere la calma, Dany l'afferrò per il polso.

"No. Ora tu ti ficchi sotto le coperte e io corro a chiamare Maestro Wolkam. Jon, non mentirmi: siamo entrambi a conoscenza di cosa sta arrivando."

Dei... quanto era calda la sua mano. Istintivamente, Dany gli tastò la fronte. La sua azione trovò una fine nella brusca mossa di Jon che la scostò alla velocità della luce. La guardò profondamente con una dolcezza indicibile. "Io sto bene. Ho solo bisogno di una boccata d'aria fresca, null'altro. Lei non è qui Dany e non le permetterò di rovinare il giorno speciale di Arya... il bastardo non... non procurerà ulteriore dolore a-alle... persone che ama..."

Ma tu non hai mai procurato dolore a nessuno. Jon si accasciò contro il muro, pallidissimo come un cencio, tremante e sudato. Ora Dany comprendeva il vero motivo della finestra spalancata qualche mattinata prima. Lasciò che lui si aggrappasse a lei, utilizzando la sua spalla come sostegno. Portò le sue labbra alla fronte di lui e i suoi occhi si spalancarono dalla meraviglia.

"Come hai fatto a rimanere lucido per tutto questo tempo con una febbre così alta?! Niente storie: tu fili a letto."

La tubercolosi aveva deciso di invitarsi, entrando prepotentemente con Jon nel salone delle feste.

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