Chiarezze

L'aveva rivista ancora, un'altra perla da aggiungere alla collana delle notti. Ancora una volta lei era bellissima, ancora una volta la Sala del Trono era innevata, ancora una volta lo scranno che aveva corroso le menti di molti sembrava pervadere l'aria di paura. Ancora una volta il suo pugnale affondava nella carne di Daenerys Targaryen, rapido e freddo come il bacio di un morto.

Ma adesso, diversamente da altri momenti, quel pugnale sembrava non volersi staccare dal suo palmo. Si era incollato e la sua mano continuava a compiere quell'orrendo movimento, a sprofondarlo nel petto di lei con forza inaudita. Una volta, poi un'altra ed una altra ancora. No! Perché lo stava facendo?! Perché aveva colpito il suo amore?! Non doveva farlo, non voleva farlo! Perché?! E perché quella maledetta arma non si staccava dalla sua mano?!

Non trovava la forza di alzare il capo ed incrociare le ametiste di Daenerys, perché sapeva che ad ogni pugnalata quelle ametiste si frantumavano e le lacrime del tradimento ne prendevano il posto. Il sangue fuoriusciva a flotti, colorando di rosso la scura giacca della regina. Quella sola vista dava il voltastomaco a Jon.

"No! No! No! Dany..." La sua mano sembrava avere una vita propria. Con l'ausilio dell'altra Jon tentò di abbandonare il pugnale. Ma ogni tentativo sembrava inutile. "No! Dany... i-io... Dany... No! No! No! Non era questo che volevo! Non l'ho mai voluto!... No..."

Era troppo tardi. "Traditore, assassino, vivrai con questo senso di colpa fino alla fine dei tuoi giorni..."

"No! No! No!" Le lacrime affiorarono ai suoi occhi."Dany... ti prego... io ti amo... Dany... sono stato un idiota... Dany... no! No! No!..."



"NO!NO!NO!"

"PICCOLO CORVO!"

"NO! DANY! NO!"

"SNOW! SVEGLIATI!"

Un paio di mani ruvide come cuoio vecchio stava scuotendo energicamente Jon. Lui aprì gli occhi di scatto e si ritrovò difronte il viso corrucciato di Tormund Veleno dei Giganti. Come vide il suo risveglio Tormund lo lasciò ricadere e allora la schiena di Jon andò a scontrarsi con un morbido cuscino.

È stato tutto un sogno. Dany ritornata da me, i nostri bambini, noi due sovrani. Era tutto nella mia mente. Eppure si trovava in un letto a baldacchino e riconosceva le mura aldilà delle sottili tende. Gli erano familiari gli arazzi e le finestre ad arco del balcone e i mobili... no, non era un sogno, era tutto vero. Anche la tubercolosi era vera.

"Ti stavi muovendo nel sonno come un topo nelle grinfie di un gatto!" Tormund sedeva accanto a lui, un sorriso divertito oltre la folta barba fulva. "La febbre ti fa avere strane visioni eh, Piccolo Corvo?"

Gli occhi di Jon stavano bruciando come due tizzoni ardenti e la sua gola era più secca di un pozzo dorniano al culmine dell'Estate. Nonostante ciò stava rabbrividendo... oh stupida febbre! Dovette tirarsi le coperte fin sul mento e alla vista di ciò una sonora risata abbandonò le labbra di Tormund. Il bruto si accomodò sulla sedia, allungandosi e poggiando i piedi sul materasso.

"Congeli eh? Ma ritieniti fortunato: nel vero Nord ti avremmo già imboccato con ogni erba esistente e deposto vicino al più grande braciere del villaggio. Non che qui non ti assillino notte e giorno comunque. Tutti qui vecchi decrepiti con una catena al collo non ti lasciavano da solo un secondo e capisco poi perché la tua regina abbia avuto da lamentarsi su di loro. Sono una vera lagna."

La mia regina. "Daenerys... lei dov'è?"

La sua voce si trascinava ancora dietro i rimasugli agitati dell'incubo. Suonò estranea alle sue stesse orecchie. Jon cercò di scacciare quella visione, ma più scuoteva la testa più la visione del pugnale si faceva nitida nella sua mente. Non era vera, era la febbre, soltanto questa cazzo di febbre.

"Ti ha vegliato fino a poco fa." Rispose Tormund. "Poi è dovuta andare ad occuparsi del reame e ha chiesto a me di prendere il suo posto. Tu dormivi così profondamente che non ti sei accorto di nulla."

I ricordi della notte precedente, dell'incendio al campo degli Umili Fratelli, della camminata nel fuoco, del ritorno su dorso di drago e della litigata mattutina colpirono Jon come delle frecce. "Abbiamo litigato, lei sarà arrabbiata con me adesso."

Un'altra risata di Tormund. "Ah! Le donne! Gli esseri più misteriosi della natura! Non ti preoccupare, molto probabilmente si sarà calmata. Dopotutto sono passate delle ore..."

Jon scosse la testa. "No amico mio, Daenerys non ha una memoria così corta. Lei sarà infuriata con me e non vorrà parlarmi. Oh... riesco solo a farla preoccupata e stressare! Che razza di marito sono?!"

Si sentiva un fardello sulle spalle di sua moglie, un fardello di cui gli eventi della sera precedente avevano aumentato il peso. Ma dopotutto non era stato così fin dal loro primo incontro? La sua causa aveva distolto Dany dall'obiettivo della conquista di Westeros e se non fosse stato per lui molti cari amici di lei non sarebbero mai scomparsi da questo mondo. E poi... Approdo del Re...

Tormund non smise di sorridere. "Oh andiamo! Lei ti ama più della sua stessa vita e non sei affatto un peso! È vero: oltre a te Daenerys deve pensare anche a un regno e a quattro poppanti, ma il suo amore per te è così profondo che non ti percepirà mai come un ingombro! Sei suo marito dopotutto! Anche se, francamente, ce l'hai un po' piccolo..."

Il buon vecchio Tormund. Finalmente Jon si permise far nascere un piccolo sorriso sul suo volto. "Grazie Tormund, i tuoi consigli sono sempre così... nordicamente saggi!"

Scoppiarono a ridere entrambi. Jon si accoccolò ben bene sotto le coltri e pensò a quali scuse avrebbe potuto porgere alla sua sposa. Poi, scintillante come una stella, un'idea gli spuntò nella mente. "Tormund, avrei bisogno di un piacere..."



Un intero bouquet di rose rosse, bianche e gialle. Ecco cosa se ne stava posato sulle lenzuola del suo letto, a poca distanza dai piedi di suo marito. Stupita, Dany poggiò il vassoio su un mobile vicino e si sedette sul materasso. Portò i petali alle narici e inalò una buonissima fragranza.

"Scusami se sono un testardo e un idiota, perché so di esserlo. Scusami se ti ho fatta preoccupare ieri sera e se continuo a farlo ancora adesso." Il viso di Jon era della medesima sfumatura dei cuscini che lo circondavano.

Dany gli rispose con uno smagliante sorriso e si avvicinò al suo sposo. Era un eterno testardo, questo era vero, ed era capace di farla preoccupare come nessun'altro al mondo, ma davanti a gesti come questo tutta la sua rabbia e la sua preoccupazione svanivano. "Non sono più arrabbiata, non ti preoccupare. Devi perdonarmi anche tu, hai avuto perfettamente ragione: dovrei avvisarti delle mie idee e delle mie intenzioni, dopotutto governiamo insieme e tu sei mio marito. Avevo... temevo solo per le tue condizioni Jon, lo capisci?"

Jon le fece il baciamano. "Lo capisco mia regina."

Dany non seppe se avrebbe desiderato dire altro, perché un improvviso colpo di tosse scosse il corpo del suo amato. Brillanti gocce vermiglie volarono nell'aria, confermando che la tubercolosi erano lungi dall'andarsene. Portandogli una bacinella all'altezza della bocca, Dany aiutò Jon a liberarsi di un fastidioso grumo di sangue che schizzò fuori dalle sue labbra. Quando tutto fu finito Jon non potè fare altro che che tornare ad adagiarsi stanco sui cuscini mentre lei gli ripuliva il mento.

"Q-Quindi..." La tosse aveva reso la voce di Jon roca. "...quindi non sono un fardello per t-te?"

Cosa?! "No! Assolutamente no Jon! Tu sei mio marito e io ti amo e se hai bisogno di me io sono pronta ad aiutarti! È su questo che si fonda un matrimonio! Sull'aiuto e il rispetto reciproco! Sei proprio un testone, lo sai?"

Risero entrambi. Poi Dany ritornò sul vero obbiettivo della sua venuta: la cena di Jon. Gli depose sulle gambe un vassoio portatile e, alzando un tovagliolo da un piatto, svelò un invitante brodo. Caldi effluvi salivano ad inebriare i sensi dei presenti. Daenerys si armò del cucchiaio, pronta per nutrire il suo affamato consorte.

"Non fare storie, hai bisogno di mangiare." Immerse il cucchiaio nella zuppa e lo pose dinanzi alle labbra di Jon. Labbra che, stranamente, non si serrarono. Anzi, si aprirono felici.

"Come la mia regina comanda."

E Jon Snow cominciò a mangiare.

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