Caldo nella pianura

"A cavallo... devo... devo..."

"Non adesso amore mio, aggrappati a me."

Sotto la pelle Jon era in fiamme. Con l'aiuto di altri dothraki e di Ser Davos, Dany l'aiutò a smontare da cavallo. Ormai privo di forze, Jon si abbandonò contro di lei, la testa ciondolante e la bocca socchiusa. Lei l'afferrò per un braccio, Davos per un altro e così lo condussero nella tenda che gli schiavi del khalasar avevano appena finito di montare. Era stata montata all'interno di una cavità rocciosa e una piacevole frescura accoglieva coloro che vi entravano. Cuscini erano distribuiti sul terreno ricoperto di tappeti e di stuoie e, in una buca cinta da pietre, il fuoco ardeva vivo.

"No... no... no..." Jon si agitò, scalciando con l'ultimo briciolo di energia che gli rimaneva. "Il cavallo... devo... d-devo... no..."

Dopo averlo baciato sulla guancia grondante di sudore, Dany si rivolse alle sue ancelle. "Juti vai a prendere il nostro materasso. Invece Myanna e Kily preparate una vasca, voglio acqua fredda, non calda, e una bacile ripieno con delle pezze. Subito. Ser Davos, dopo che mi avrete aiutato ad adagiare Jon voglio che corriate a chiamare il Gran Maestro Samwell e l'Arcimaestro Ebrose. Jon ha urgente bisogno di loro."

Mentre attendevano che le servitrici finissero di svolgere le mansioni che a loro erano stati affidate, Dany e Davos deposero Jon su una stuoia e gli posizionarono un cuscino sotto la testa. Davos uscì e Dany rimase sola con Jon. Osservò la lucida cortina di sudore che dimorava sulla sua fronte, una goccia si fece strada nel bel mezzo delle sue sopracciglia, discendendo poi lungo il naso. Daenerys baciò quella fronte con una doppia razione di baci, sperando che, oltre la nebbia della febbre, il suo amore raggiungesse Jon.

"Freddo... f-f-freddo... il... cavallo..." Le mani del suo Khal Aegon si alzarono a cercare qualcosa, a stringere briglie invisibili. Lentamente, Dany si vide a costretta ad abbassarle. Coprì quel corpo tremante con una coperta, gettando poi un'occhiata alle sue spalle. I lembi della tenda erano tirati e nessuna sagoma dotata di trecce o di arakh ai fianchi sembrava avvicinarvisi. Bene. Nessuno nel khalasar doveva venire a conoscenza che il Khal era quasi caduto da cavallo.

Kily e Myanna giunsero con la vasca e il bacile. Approfittando del secondo Dany intinse una pezza nell'acqua ghiacciata, la strizzò e la depose sulla fronte di Jon. Lui biascicò qualcosa quando il gelido tocco finì a contatto con la sua pelle, ma era troppo flebile perché Dany potesse udirlo. Cominciò a spogliarlo. Delicatamente, come se ognuna fosse una pietra preziosa, tolse le campanelle dai capelli di Jon e sciolse la treccia. Una cascata di riccioli d'onice scese a bagnare le sue spalle. Gli slacciò la giubba grigia che le sue stesse mani avevano cucito, non sorprendendosi quando un torace madido di sudore si svelò ai suoi occhi. Infine, gli sciolse i lacci dei calzoni e gli tolse gli stivali incrostati di fango e di polvere.

Nudo e senza più la treccia, Jon appariva ancor più vulnerabile di quanto non lo fosse stato febbricitante in groppa qualche attimo prima. Percependo il calore degli abiti venirgli strappato di dosso, Jon si mise a tremare. "Freddo... no... no... caldo... n-no..."

Ormai la lucidità lo sta abbandonando. È esausto, sfinito. Alla fine il suo Jon era crollato. Lei e Myanna l'aiutarono a entrare nella vasca. Non appena Jon fu scivolato nel liquido e refrigerante abbraccio emise un sospiro di sollievo, o almeno Dany lo interpretò come tale. Sedendosi sul bordo della vasca in attesa di Juti e del materasso e di Ebrose e Samwell e la loro sapienza medicinale, Dany allungò un dito verso la superficie dell' acqua. Una perfetta circonferenza scaturì dal contatto e si allargò fino a sfiorare il viso di Jon sprofondato nell'acqua.

Solo il naso e gli occhi emergevano, per il resto Khal Aegon era sommerso da una coperta d'acqua. Kily e Myanna vi avevano versato all'interno interi barattoli di oli aromatici, nella speranza che dessero sollievo alle membra accaldate del loro Khal. Dany osservò l'acqua venire percorsa da sottili increspature che traevano origine dal respiro di Jon e, con estrema dolcezza, gli accarezzò i capelli. Al solo notare le rughe intorno agli occhi e la magrezza delle sue guance, Dany sentì il suo cuore stringersi in una morsa al contempo d'amore e di dolore.

Amore per lo splendido uomo che aveva al suo fianco come sposo, un uomo che avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia e per vederla al sicuro e che non esitava a sacrificarsi per essa. Dolore per essersi accorta troppo tardi dello stato al quale quel continuo sacrificarsi l'aveva condotto. Avrebbe dovuto obbligarlo a fermarsi fin da subito, a chinare il capo e a riposare. Delle voci aldilà dell'entrata della tenda la fecero voltare e un attimo dopo Sam, Ebrose e Kily avevano fatto il loro ingresso, tutti e tre recanti il materasso da lei richiesto.

"Scotta come un incendio." Disse loro alzandosi dalla vasca. "Penso che la febbre sia dovuta alla stanchezza, in questi giorni ha dormito poco e..."

"Lo visiteremo immediatamente Maestà." Rispose Ebrose deponendo il materasso poco lontano da lei. "Vieni Samwell."

I due sapienti della Cittadella tolsero Jon dalla vasca afferrandolo uno sotto le ascelle e uno per le gambe. Gocce gocciolarono dal suo corpo e scesero a bagnare il terreno. Percependo l'acqua abbandonarlo, Jon si dimenò o almeno tentò di farlo muovendo debolmente il capo. I suoi movimenti cessarono quando la morbidezza del materasso incontrò la sua schiena ma altrettanto non fu per le sue parole.

"Ma..mamma... cavallo... devo... d-devo cavalcare... Dany... i bambini... devo... d-d-devo proteggerli... t-tutti... tutti l-loro..." La sua bocca si aprì di scatto quando la mano grassoccia di Sam si posò sulla sua fronte. "Devo... d-d-devo... hanno bisogno... hanno bisogno di m-me..."

Hai già fatto abbastanza mio valente Khal Aegon, hai già fatto troppo. Ogni singolo giorno dimostrava il suo amore per lei, ogni singolo giorno la baciava, l'accarezzava, le sussurrava dolcemente quanto l'amasse. Questo era il suo Khal, il suo maestoso e possente Khal, il suo Re, il suo Imperatore. Le dita di Sam schiusero le palpebre di Jon, scrutando nella pupilla arrossata e ramificata dai capillari mentre quelle di Ebrose gli spalancarono la bocca e vi guardarono all'interno.

"Eh sì." Confermò Sam. "Ha proprio un bel febbrone da cavallo!" Se era una battuta o anche solo se il suo intento era quello di far nascere una risata, non si dimostrò affatto divertente. Anzi, Dany cercò di trattenere lo sdegno e rivolse a Sam uno sguardo infuocato. Jon stava male e non c'era tempo per le battute!

Per fortuna Ebrose intervenne a placare le acque. "Ciò che il mio confratello intende dirvi mia regina è che sì, la febbre particolarmente alta del Re è dovuta all'affaticamento. Sì è sforzato troppo di recente, sia mentalmente che fisicamente, e il suo corpo non ha più retto. Ha bisogno di assoluto riposo, null'altro. Qualche giorno a letto gli farà bene."




Stava ballando nel Bosco degli Dei di Grande Inverno. Le foglie rosse dell'albero del cuore stormivano alla brezza invernale e a stringere le sue mani era... Lady Lyanna. Sua madre era sorridente e bellissima, una corona di rose blu le cingeva il capo e il suo mantello di pelliccia ondeggiava ad ogni movimento come una scura e morbida onda. Il riflesso nel laghetto di lei sembrava una visione, un miraggio, una pallida stella cadente caduta dall'alto dei cieli. E il suo profumo... oh il suo profumo! Era unico al mondo!

La danza terminò e il piccolo e riccioluto Jon Snow, no, Aegon Targaryen, ricevette un tenerissimo bacio sulla fronte. Ne voleva altri, mille e mille baci della mamma, infinite carezze, sorrisi a non finire. Voleva che la sua mamma rimanesse sempre con lui. E anche il suo papà. Anche il papà si trovava a Grande Inverno e aveva suonato lui la musica per la loro danza sulla sua arpa dalle corde d'argento. Il papà rideva, i capelli candidi e gli occhi lilla traboccanti di allegria. Mano nella mano con la mamma Aegon si diresse verso di lui.

"Aegon!" Com'era armoniosa la voce del suo papà, la voce di un re. "Aegon! Il mio principino!"

"Il mio bambino." Disse la mamma. "Il mio tesoro più grande. Ti voglio tanto tanto bene."

Allora dove siete stati per tutti questi anni? Dove siete stati quando Lady Catelyn mi rinfacciava di essere un bastardo? Dove siete stati quando i figli di Lord Eddard ricevevano da tutti affetto e onore? Dove siete stati quando trascorrevo notti gelide alla Barriera, quando lottavo per il mondo, quando il mio cuore è esploso d'amore per Daenerys? Dove siete stati... Ma queste erano le domande che assalivano la mente di Jon Snow, non di Aegon Targaryen. Aegon sapeva che i suoi genitori erano sempre stati al suo fianco, infondendogli forza e guidandolo sul cammino che per lui era stato tracciato. Un cammino che doveva andare a intrecciarsi con quello di Daenerys.

"Eggy!" La zietta giunse, seguita dallo zio. Lo zio era burbero e si lamentava sempre. Invece la zietta aveva la sua stessa età, per questo la chiamava zietta, ed era bellissima, con gli stessi capelli oro-argento del papà e gli occhi che erano due ametiste brillanti. Lo prese per mano. "Vieni! Andiamo a giocare! Io sono la principessa e tu sei il cavaliere, così possiamo darci ancora i bacini!"

Aegon afferrò la mano che lei gli offriva ma, non appena l'ebbe stretta, tutti loro, la mamma, il papà, la zietta e lo zio, si scomposero nelle foglie rosse dell'albero del cuore dall'espressione triste. E così, ciò che in un lontano passato avrebbe potuto essere, si dissolse in uno stormo rosso e volò via sulle ali dei ricordi.

Al loro posto venne il Mare d'Erba Dothraki, un'infinita distesa verde di maestosi fili puntellati da fiori vivaci. Il regno della pace e del vento, il regno dei cavalli. E un cavallo giunse in effetti, nero come il cielo che lo sovrastava ma, a differenza di quest'ultimo, privo degli occhi di luce delle stelle. La brezza notturna sibilava leggera fra gli steli, portando con sé il galoppare incessante dello stallone. Una figura lo cavalcava, una figura possente. Era un Khal dothraki, un Khal come lui. La sua treccia era un lungo serpente tintinnante, il suo torace nudo una montagna di muscoli scolpiti nel bronzo.

Si fermò davanti a lui, squadrandolo da capo a piedi e con l'ombra di un sorriso amichevole sulle labbra contornate da baffi.

"Grazie." Disse in una Lingua Comune terribilmente marcata da un accento dothraki.

Il Khal più giovane non capì. "Grazie di cosa?"

Il Khal dello stallone nero ridacchiò divertito, come se gli piacesse la sua ingenuità. "Piccolo uomo latte è grande Khal, piccolo uomo latte avere reso felice luna della mia vita, ora luna della tua vita. Avere dato lei khalakka, figlio, Stallone che Monta il Mondo e altri grandi figli. Grazie Khal Aegon, dare tu lei ancora felicità, ancora e ancora."

E, solo allora, il Khal più giovane si accorse del neonato che se stava stanziato dinanzi alla pancia del Khal dallo stallone nero. Rhaego, si disse, e non seppe perché.




Il mondo era sfocato, caldo, no, bollente e ustionante. Il mondo era di fuoco. Una sagoma era china su di lui: la mamma? No, Dany. La sua Dany, la sua regina, la sua imperatrice, la sua Khaleesi, la madre dei suoi figli, la sua ragione d'esistere, colei per cui avrebbe fatto di tutto. Si sentiva debole, debolissimo, come se non chiudesse occhio da giorni. Beh, forse era proprio così.

Provò a parlare ma dalla sua bocca uscì solo un rantolo. La mano morbida del suo amore gli massaggiò la fronte. Nella sua testa rimbombavano tamburi e la sua gola era un deserto, secchissima. "A-Acqua..."

Sono stato male? Il bordo di terracotta di una coppa fu portato alle sue labbra e lui cercò di bere il fresco liquido. Si rivelò assai difficile. La sua lingua intorpidita, le sue labbra screpolate e qualche goccia colò lungo il suo mento. Dany lo pulì, oh.. com'era gentile...

"Voglio... voglio..." Cosa voleva? Perché parlava? Ma era lui a parlare o la febbre?

"Cosa vuoi amore mio? Devi chiudere gli occhi, ne hai tanto bisogno."

Ho sonno, ho tanto sonno, voglio dormire ma voglio anche... anche... Un'altra coppa venne, ma non di acqua. Era latte, latte caldo, latte buono che gli fece divenire le palpebre di piombo. E si ritrovò a galleggiare sul mare nero del sonno, privo di sogni e di visioni.




Trovarono Jon intento a strisciare sul tappeto di stuoie, di tappeti e di cuscini, febbricitante e con una mano allungata verso i lettini e le culle vuote dei bambini. Ancora una volta furono Daenerys e Davos a riportarlo a letto nonostante le sue opposizioni.

"No... no... ho bisogno..."

"... di dormire Vostra Grazia." Rispose Davos. "E anche molto profondamente. I vostri figli sono al sicuro e stanno bene."

Dany gli rimboccò le coperte e, per l'ennesima volta, gli tastò la fronte. Era un incendio fattosi persona, delirante e bollente. Lo baciò proprio lì per poi strizzare una pezza bagnata e tamponargli il collo e la fronte. Dentro di lei Jae era ansioso per il suo papà. "Sei esausto Jon, dormi, fammi questo piacere: chiudi i tuoi occhietti e riposa. Ti sei spinto allo stremo delle tue forze per noi, per me e per i bambini, e non troverò mai le parole adatte per ringraziarti. Tu sei forte, io lo so che lo sei, tu sei il mio Khal Aegon."

Le palpebre di Jon presero a calare, ma, Dany non capì come, trovò la forza di alzare un braccio e di posare una mano sul suo ventre lievemente ricurvo. "Jae..."

"Sì." Sentì delle lacrime affiorarle agli occhi, pronte per bagnare il suo sorriso. Strinse quella caldissima mano. "Jae è qui e sta bene, anche lui vuole curarti. Adesso, mentre il Bimbo fa la nanna, la Mamma va a preparargli un buon brodo di pollo che lo renderà di nuovo forte."

Affidando Jon nelle abili mani di Ser Davos, Dany uscì dalla tenda. Sotto il sole pomeridiano le colline nei pressi di Norvos parevano fatte di oro cesellato e le tende del khalasar assumevano le fattezze di gemme incastonate in quel mare dorato. Dany si avviò per avvertire Juti di preparare il brodo per Jon, ma delle voci la fermarono. Un gruppo di giovani guerrieri dothraki nelle cui trecce il numero di campanelle arrivava a un massimo di due stavano parlottando intorno a un fuoco. E parlavano di Jon.

"Ancora poco e Aegon cadeva dalla sella con la faccia spiaccicata sul terreno. Se non riesce a stare a cavallo non è adatto per guidare un khalasar enorme come il nostro." Disse uno.

"Già." Concordò un altro. "Tutti i khalasar del mondo si sono riuniti per che cosa? Per seguire un uomo latte che sta male al primo spiffero di vento? Un vero Khal non crolla davanti a niente e nessuno!"

Dany strinse i denti per placare la collera che infuriava dentro di lei: come osavano parlare di Jon in questo modo? Sbucò dal suo nascondiglio di tenda e non esitò a guardare negli occhi quegli imbecilli uno ad uno. "Aegon è forte e saggio a discapito delle sue origini e della sua età. Lui è perfetto per guidare un khalasar di queste dimensioni e se solo sento una parola a lui contraria, sangue del mio sangue, giuro che il mio drago sarà l'ultima cosa che vedrai in vita tua, d'accordo?"

Al sentir nominare Drogon i quattro idioti si guardarono l'un l'altro spaventati. "Certamente Khaleesi, perdona la nostra lingua, è stato il vino a scioglierla."

E il vino potrebbe anche annegarvi se solo oserete parlare male ancora di mio marito. Scacciandoli via dai suoi pensieri, Dany si diresse verso Juti per il brodo per cui era venuta.

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