Brezze marine
Sottocoperta, il legno era scuro come la cenere, amante delle ombre e divoratore di luci. Fiamme pulsanti erano prigioniere in lanterne dalle sbarre di ferro e si fronteggiavano le une le altre lungo il corridoio. Arrivata all'ultimo scalino, Dany si inoltrò in quel mondo di luci e di ombre. Sotto i suoi piedi avvolti in sandali di tenero cuoio, le assi scricchiolarono. Quel luogo le ricordava l'antro di un drago, cavernoso e tetro e, come a rispecchiare il suo pensiero, sulla porta di ogni cabina era infisso un piccolo drago Targaryen in bronzo. Si soffermò sull'entrata della cabina dei suoi piccini, facendo scorrere le dita sullo stemma della sua Casata.
Un piccolo drago che sorveglia altri piccoli draghi. E così come Jaehaerys aveva la tana nel suo grembo, i suoi quattro tesori ne avevano momentaneamente una nello stomaco ligneo della Fuoco di Drago. Prima che Daenerys potesse far scivolare la mano sulla maniglia lavorata, le grida dei marinai in sopraccoperta la colsero di sorpresa. Il Mare Stretto non stava facendo i capricci da quando avevano lasciato il porto di Meereen, anzi, le onde, come damigelle altezzose, parevano essere diventate pigre e si infrangevano lentamente contro la prua di legno della nave per poi rimescolarsi, danzare di nuovo nelle profondità degli abissi ed emergere nuovamente in superficie con i loro abiti di velluto azzurro e di pizzo di schiuma. Fra le voci, quella di Jon spiccò limpida come l'acqua di un torrente di montagna. Aveva deciso di dare una mano ai mozzi e al capitano, ammainando le vele e pulendo il ponte, per quanto poco regale potesse essere definito da alcuni.
Dany sorrise e finalmente si accinse ad abbassare la maniglia. Risate puerili accolsero il suo arrivo e, per poco, Aemon e il suo draghetto di stoffa non si scontrarono con lei. Vedendoseli comparire dinanzi Aemon non potè fare altro che sorriderle caloroso e gettarsi sulle sue gambe, stringendole e strusciandovisi addosso come un gattino. Altrettanto felice di vedere il suo figlioletto, Dany l'afferrò e lo sollevò nelle sue braccia. "Buon pomeriggio cucciolo mio."
"Mamma." Il suo bambino si aggrappò al suo collo e la baciò sulla guancia. "Mamma, sono una cavaliere! Sono un membro della Guardia Reale!"
Dany gli pizzicò le guance e gli passò una mano fra i capelli argentati. Non riusciva a credere che presto quel bel bambino che adesso dimorava fra le sue braccia presto avrebbe compiuto tre anni. E che la sorellona del bambino in questione, in quel momento intenta a pettinare la sua bambola, presto ne avrebbe avuti quattro. Quattro. Come i suoi figli baciati dalla vita. Quattro anni passati dalla nascita del suo piccolo miracolo, la bambina che mai avrebbe pensato di poter avere. E, dopo il primo miracolo, altri ne erano arrivati. Pargoletti dagli occhi di granito e di ametista, germogli di un amore che nemmeno la morte aveva potuto sconfiggere. Dopo aver baciato Aemon sulla fronte e avergli solleticato il pancino per ottenere una risata, Dany lo fece tornare con i piedi per terra.
"Mamma!" Rhaella agitò la sua bambola nell'aria per attirare la sua attenzione. Era una damina dal corpo di legno e dal viso dipinto indossante un vestitino di raso blu decorato con pizzi e perline e una cuffietta per coprire la capigliatura scolpita. Come la maggior parte delle sue compagne lignee, anche lei era stata un regalo di Jon alla Principessa di Roccia del Drago ed era nata dalle mani di uno dei più esperti artigiani di Approdo del Re. Con un pettinino anch'esso di legno, Rhaella stava ricalcando le strisce incise che rappresentavano i capelli della bambola, immaginando evidentemente una ricca chioma. "Mamma! Vieni a giocare! Vieni!"
Dany si inginocchiò sul tappeto dove la sua primogenita era intenta a giocare. Un concilio di bambole doveva essere stato convocato e due gemellini paffuti invitati come ospiti speciali. Dame dagli occhi e dai sorrisi di tempera, dai lunghi strascichi ornati di perline colorate e da fiocchi di seta sedevano in un mezzo cerchio ed erano sorvegliate da Alysanne e Daeron. Una di loro, indossante un abitino di velluto rosso, doveva aver avuto l'onore di avere la sua testa infilata e ciucciata da uno dei due piccoli. La parrucca di saliva sulla sua testolina non mentiva. Sedute poco più in là Septa Ursula e Septa Vestalya vegliavano con occhio vigile suoi loro protetti. Si inchinarono, sorrisero a Daenerys e ripresero il loro ruolo di bianche sentinelle.
"Cosa stai facendo cucciola?" Domandò Dany accarezzando il capo della bambina.
Rhaella continuò nella sua attività di parrucchiera. "Sto preparando Biscottina per il torneo. Deve avere dei capelli fanta... fantasm... mamma com'è quella parola che mi hai insegnato?"
"Fantasmagorico amore mio." Come sei te e come sono i tuoi fratellini, compreso questo puledrino che mi scalcia nella pancia. Si portò una mano al ventre, percependo Jae nuotare in esso come un piccolo delfino. "Vuoi che Biscottina abbia dei capelli fantasmagorici? Deve essere la più bella?"
"No." La schiettezza infantile della piccola non la sorprese affatto. Rhaella sapeva essere tremendamente sincera a volte. Dany sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto correggere questo suo difetto, perché non sempre era utile dire qualsiasi cosa passava per la testa. "Tu devi essere la più bella. E anche Aly doveva esserlo ma prima lei ha pianto quando ho cercato di infilarle il vestito e di truccarla. Septa Vestalya ha detto che una principessa non deve trattare in malo modo sua sorella."
Dany rivolse uno sguardo alla septa più magra delle due, quella dal naso adunco e dagli zigomi spigolosi. Prima che quest'ultima potesse risponderle, lei ritornò focalizzata sulla figlioletta. "Septa Vestalya ha avuto ragione a rimproverati tesoro, una principessa non fa piangere la sua sorellina, specialmente una futura regina."
Di tutta risposta, Rhaella sbuffò. Dany vide i muscoli facciali delle sue governanti contrarsi, evidentemente per cercare di trattenere la ramanzina che avevano pronta sulla punta delle loro lingue. Dany non badò al verso della sua bimba, non ci trovava nulla di male anche se, visto attraverso gli occhi di qualche cortese signora occidentale, sarebbe potuto sembrare un comportamento inappropriato per un membro della famiglia imperiale. Dany si caricò Rhaella sulle gambe incrociate e divise il suo sguardo fra lei e la sua attività di pettinatura, fra Aemon e il suo saltellante draghetto di pezza e fra i gemellini e i loro pollici ficcati in bocca. Anche se Alysanne era stata quasi costretta a vestirsi contro la sua volontà sembrava ora aver completamente scordato l'avvenimento e si beava delle sua dita ricoperte di saliva. Presto un simile scenario Dany sarebbe tornata a riviverlo nella nursery della Fortezza Rossa.
"Ecco fatto." Rhaella ammirò la sua opera, i capelli invisibili di Biscottina. "Adesso Biscottina sei pronta per il torneo, va' a sederti vicino a Scoreggia e a Formaggio di Capra. Comincia il torneo!"
Celere come un lampo, Rhaella abbandonò le gambe di Dany, depose Biscottina accanto a una bambola dall'abitino verde mela e afferrò la sua spada di legno. Aemon le balzò accanto e in breve tempo ebbe inizio una vera e propria sfida fra fratelli. Le onde là fuori fecero da musica di sottofondo per uno scontro intervallato da esclamazioni di sfida.
"Beccati questo!"
"No! Tu beccati questo! Incoronerò io la Regina d'Amore e di Bellezza!"
"No io!"
"Ho detto che sarò io! Ti batterò!"
Di questo passo Rhaella e Aemon impareranno a duellare prima ancora di imparare a leggere e scrivere. Non appena i loro figli maggiori sarebbero stati un po' più grandi, Dany e Jon avrebbero dovuto chiedere al Maestro d'Armi della Fortezza Rossa di dare lezioni a quei due diavoletti. Dany fu così concentrata sullo scontro in atto che non si accorse della mano che venne a massaggiarle la spalla. Ci volle un bacio sul lobo dell'orecchio e le grida eccitate dei bambini affinché si girasse.
"Papà! Papà!"
Jon Snow si abbassò e spalancò le braccia per accogliere i suoi tesori. Baciò i loro capelli e accarezzò i loro visetti. I gemellini cercarono di camminare verso di lui e, una volta giunti nella stretta amorevole del loro papà, si ritrovarono ricoperti da una pioggia di baci. Infine, Jon sorrise smagliante alla sua Khaleesi, la quale cercò di distogliere lo sguardo dalla maglia macchiata di salsedine del suo sposo. Lasciando i bambini ai loro giochi, Jon si sedette accanto Dany e la baciò sulle labbra. "Ho interrotto qualcosa?"
La mano di Jon discese a posarsi sul ventre di lei. Dany sfregò il suo naso contro quello di Jon, sulle labbra ancora il sapore del sale di lui. "Niente affatto, stavo assistendo a un torneo. Com'è andato il servizio mio drago marinaio?"
Il Drago marinaio affondò il viso nei suoi boccoli argentati. "È stato entusiasmante, ora il ponte è così limpido che ti ci potrai specchiare e addirittura mangiare sopra. Il capitano dice che se il tempo continua ad essere così tranquillo arriveremo a Roccia del Drago nel giro di quattro giorni e da lì faremo rotta verso Approdo del Re, felice mia meravigliosa Imperatrice?"
"Felicissima." Dany baciò il suo collo. "Anche se mi devi fare una promessa."
"Che promessa amore mio?"
Le dita di Dany giocherellarono con i suoi riccioli, quegli stessi riccioli che Daario pochi giorni prima aveva definito un cespuglio ma che lei amava come gioielli. "Mi devi promettere che anche quando saremo a casa tu continuerai a portare la tua treccia dothraki con le campanelle. Io, pur essendomi portata appresso Juti e Kili, ritornerò alle vecchie pettinature ma tu... tu sei il mio Khal Aegon è quella treccia rappresenta la tua prodezza."
Jon, con occhi lucidi, le fece il baciamano. "Te lo prometto amore mio, questa treccia la porterò con orgoglio e ogni volta che i campanelli tintinneranno io penserò a te, alla mia Khaleesi."
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