Bambini

"Mamma! Mamma! Papà!"

Questa voce fece svegliare Daenerys e la rese pronta per accogliere colei che stava arrivando.

Rhaella Targaryen correva felice verso di lei con i riccioli scuri più spettinati dal sonno che Dany avesse mai visto e la sua spadina di legno ben stretta nella mano.

Ora sapeva dire completamente "Mamma" e "Papà", ma vi erano ancora tante altre parole che Rhaella cercava di imparare ogni giorno.

Dany allungò le braccia per accoglierla.

"Mamma!" Esclamò Rhaella con un sorriso non appena fu stretta nell'abbraccio della sua mamma.

La luce mattutina faceva scintillare le sue ametiste.

"Ssh!" Dany si mise un dito sulle labbra per intimarle di abbassare la voce. "Non vuoi svegliare il papà vero?"

Rhaella fece segno di no con la testa.

Accanto a loro Jon Snow dormiva con la testa sotto il cuscino, un braccio ciondolante lungo il bordo del letto e un altro braccio allungato verso Dany.

E naturalmente sta sbavando.

Come sempre.

"Papà?" Disse Rhaella sottovoce.

Appoggiò la sua piccola spada sulle lenzuola. Era stata un regalo di Jon, il quale si dimostrava sempre felice di vedere la sua bambina fare da spettatrice ai suoi allenamenti.

Rhaella osservava attenta le mosse del padre con una curiosità che né lui né Dany avevano mai visto in nessuno.

"Papà!" Ripeté più convinta.

La risposta di Jon fu un mugolio.

Non soddisfatta di quello strano dialogo, Rhaella si avvicinò a Jon e cercò di tirargli via il cuscino.

"Mmh... Dany... " A metà strada fra il mondo dei sogni e quello reale, Jon tastò con la mano il materasso alla ricerca di ciò che gli era stato rubato.

Se Dany avesse mai avuto bisogno di un'ulteriore prova del suo amore per lei, le sarebbe bastato quello: anche nel suo sonno, Jon pensava a lei.

Ma ora da quel sonno andava svegliato.

E fu Dany a farlo, con una bella cuscinata in pieno viso.

"Sveglia Jon Snow!"

Jon Snow si svegliò e la prima cosa che si ritrovò davanti agli occhi fu il viso sorridente della propria figlioletta.

Rhaella si fiondò su di lui, cingendo il suo petto con le sue braccine.

"Papà!" Gridò ricoprendo il dorso di Jon di tanti piccoli baci.

Jon rise e rispose all'abbraccio, facendo ridere Rhaella.

"Buongiorno cucciola!"

Ricoprì la testolina di Rhaella di baci e questo la fece ridere ancora di più.

A quella vista Dany si intenerì come non mai. Suo marito e sua figlia, entrambi con un mare di riccioli spettinati, che se ne stavano avvinti insieme in un amorevole abbraccio.

E anche qualcun'altro parve voler partecipare.

Aemon Targaryen.

Il suo pianto ne fu la conferma e Dany accorse per lui.

Poco dopo anche il piccolo principe stava giocando felice con il resto della propria famiglia, ben stretto fra le braccia della propria mamma.

Rhaella gli donava tanti bacini sul volto.

"Aem! Aem!" Esclamava.

Aem. Un adorabile diminutivo per Aemon, un nome ancora troppo difficile da pronunciare per quella vivace e paffuta bambina.

Di rimando, Aem muoveva le braccine verso di lei ed emetteva dolci gorgoglii.

Dany avrebbe voluto che tutti i giorni fossero così: i baci di Jon al mattino e le risate dei loro bambini che la svegliavano, vogliosi di carezze e di baci, mentre fuori la primavera era al suo culmine e rendeva il mondo un verde paradiso di luci e fiori.

Ma i bambini sarebbero cresciuti, era una dura verità che doveva accettare, e le stagioni sarebbe andate e venute come sempre.

L'ennesima risata di Jon la distrasse dai suoi pensieri.

Rhaella si stava arrampicando sul suo petto come un ragno, e al tocco delle sue piccole dita Jon rideva di gusto.

Poi guardò lei.

"Vogliamo fare colazione insieme mia regina?"

Dany si chinò un attimo a baciare il capo argenteo di Aemon, poi gli sorrise.

"D'accordo mio re."




Aemon succhiava vorace al suo seno, le labbra strette attorno al capezzolo.

Dall'altra parte del tavolo Jon stava invece imboccando Rhaella con della frutta.

Con l'aiuto del coltello, tagliava a pezzettini una pesca, per poi portarli alle labbra della piccola.

"Vedo che il nostro principino ha fame." Disse il suo re gettando un'occhiata divertita al principino in questione.

"Già." Rispose Dany. "Ne ha tanta."

Con la mano libera staccò alcuni acini d'uva e li mangiò. In mezzo al tavolo un portentoso cesto di frutta ospitava pesche mature, albicocche, uva, fresche banane, grasse mele appena colte dall'albero e pere.

"E tu invece mia regina?" Jon bevve dalla sua ciotola del latte e Dany ammirò le gocce del liquido bianco colarli lungo il mento e rimanere ferme nella sua barba.

Sembravano bianche stelle intrappolate in un oscuro prato.

"Io faccio la mia abituale colazione mio re."

Jon la guardava con gli occhi grigi luccicanti di amore e per Dany quegli occhi erano più preziosi di qualunque gioiello esistente.

Quelli erano i suoi gioielli, due pietre d'ossidiana incastonate sul volto del suo Jon Snow.

Era un vero piacere sapere di esserne la padrona.

Ricordava ancora quegli occhi quando erano pieni di lacrime, coperti da una lucida patina di dolore e pentimento.

Dany aveva cercato di mandare via quel dolore e quel pentimento, di estirparli come un'erbaccia dall'animo di Jon.

Era stato difficile all'inizio.



Una volta, quando erano ancora presso i bruti al Nord e lei era arrivata da poco, Dany si era svegliata senza di lui nel letto di pellicce.

L'aveva cercato per la tenda e per la radura, ma non l'aveva trovato lì.

L'aveva trovato nella foresta grazie alla guida da Spettro.

Jon se ne stava in ginocchio nella neve, la testa fra le ginocchia e le mani sulle orecchie.

E tremava, Dany questo l'aveva ancora ben impresso nella memoria, tremava come un pulcino bagnato.

"Jon!"

Dany si era allarmata vedendolo in quello stato e per di più lo era perché indossava i suoi abiti notturni.

Era lì, a giacere in mezzo al gelo, coperto solo da una tunica e da dei pantaloni di stoffa, in una posa più che preoccupante.

Siccome Jon non le aveva risposto, lei gli si era avvicinata e quando la sua mano si era delicatamente posata sulla sua fronte, Jon aveva sussultato al tocco.

"D-Dany?... "

La sua voce era flebilissima, i suoi occhi bagnati e arrossati dal pianto e le sue guance recavano i solchi di tante, troppe, lacrime.

"Cosa c'è Jon?" Dany gli aveva parlato con molta calma, accarezzandogli i capelli. Erano opachi, quei capelli, non più lucidi come quelli con cui lei amava tanto giocherellare.

"Il sangue D-Dany... C'è tanto sangue..."

Dany si era incupita. "Sangue hai detto?"

Jon aveva deglutito e si era guardato  intorno. "Sangue e fiamme e c-cenere... i bambini che mi i-i-incolpano e... e Verme Grigio che mi incolpa, dice che sono un c-criminale, e a-anche Sansa, T-Tyrion e A-Arya..."

Dany l'aveva stretto a sé. Jon non la smetteva di tremare.

"T-Tutti sono coperti di sangue! Sangue, sangue, s-sangue!"

Jon si era preso la testa fra le mani, dondolandola avanti e indietro. Aveva ricominciato a piangere e allora Dany aveva aumentato ancor di più la stretta.

Era preoccupatissima. "Devi dormire, Tormund mi ha detto che non riesci più a riposare... "

"Non posso!" Jon l'aveva interrotta. "Se dormo arrivi te e il pugnale e la n-neve e il f-f-fuoco... non voglio più dormire... "

Tremava talmente tanto che Dany non riusciva più a tenerlo fermo. Lo aveva baciato sulla fronte e lo aveva accarezzato dolcemente.

"Ssh... va tutto bene... "

"N-No... sto diventando pazzo! Perché sei q-qui con me! Perché?!"

"Perché ti amo." Gli aveva risposto Dany.

Aveva sentito anche i suoi occhi farsi lucidi.

E, per l'ennesima volta da quando era ritornata alla vita, si era ripetuta quelle parole nelle mente.

Io non sono una persona che brucia innocenti.

No, lei era Daenerys Targaryen, Madre dei Draghi e colei che aveva spezzato le catene di centinaia di schiavi. Li aveva liberati non bruciati.

Ma qualunque cosa avesse compiuto in passato, in quel momento non poteva contare nulla, perché in quel momento contava solo Jon Snow.

Dany l'aveva cullato lì, in mezzo ad una bianca radura illuminata dalla luce della luna. Cullato con infinita dolcezza.

Anche quando il ruggito di Drogon si era fatto sentire poco più in là.

"Chi è?" Jon aveva alzato la testa dalla spalla di Dany. I suoi occhi erano una devastazione di rossore, lacrime e occhiaie. "È Drogon, venuto per bruciarmi come mi meritavo? È Rhaegal, venuto per punirmi perché non ero al suo fianco quando è morto? O è Viserion, venuto per punirmi perché io sono il responsabile della sua morte?"

Dany non ce l'aveva più fatta a vederlo così. Così distrutto sia dentro che fuori perché lei l'aveva costretto a fare ciò che lui mai avrebbe immaginato.

Perché si era trasformata in quella.. in quella... in quella tiranna! Daenerys Targaryen non era mai stata così!

L'aveva stretto a sé con forza, cullandolo come una madre con un figlio.

E aveva pianto, anche lei, pianto per entrambi.

Pianto per tutto il dolore che entrambi avevano dovuto vivere nelle loro vite.

"Gīda sir byka mēre... " Gli aveva detto in Alto Valyriano. Calmati ora piccolino...

"Nyke'm kesīr syt ao."

Sono qui per te.

Forse per l'effetto ipnotico della lingua, ma Jon si era calmato veramente e si era addormentato con la testa posata sulla spalla di Dany.

Lei aveva mandato Spettro a chiamare Tormund e quando il bruto era arrivato Jon era stato avvolto in morbide pellicce e trasportato come un sacco di patate verso la tenda.

Lì, dopo che alcuni bruti gliela avevano portata, Dany l'aveva adagiato in una tinozza d'acqua calda e lavato lei, con le proprie mani.

Caduto in un sonno profondo, Jon non si era accorto di nulla, nemmeno delle dita di Dany che pulivano con cura i suoi riccioli e che li intrecciavano con amore.

Li aveva baciati e lavati pure con le sue lacrime, la bella Daenerys, cercando di trasmettergli tutto il suo amore.

Cercando di fargli dimenticare tutti gli orrori di cui erano stati testimoni, se era possibile.




"Dany? Dany che succede?"

La voce preoccupata di Jon la distolse dai suoi pensieri.

Il suo Jon, il suo re, che ora era lì davanti a lei sano e felice.

"Scusa." Rispose Dany. "Ero solo persa nei miei pensieri."

Jon le sorrise e ritornò a giocherellare con Rhaella.

"Guarda che buon pezzettino di banana!" Esclamò facendo dirigere le proprie dita verso la boccuccia della figlia. "Ecco che arriva il draghetto!"

Dany fece fare il ruttino a Aemon e lo depose nella culla che era stata posata lì vicino per l'occasione.

E ammirò le gioie della sua vita lì accanto a lei: suo marito e i suoi figli.

In quel momento sentì che non le bastava nient'altro nella vita per essere contenta.

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