Attendendo il giusto momento
"Una piccola guarigione tiene in pugno Lys e le sue forze navali." Il dito di Ser Davos navigò sulle acque azzurre dell'inchiostro, per poi andare a posarsi sui puntini verdi che raffiguravano l'arcipelago sul quale era distribuita la suddetta città. "E adesso che Umo la Tigre se l'è data a gambe, non ci penseranno due volte a rafforzare il pugno sulla città pur di tenersela stretta. Può essere il momento giusto per sferrare l'attacco decisivo."
Jon ascoltò con attenzione le sue parole e poi annuì convinto. Le candele ardevano a profusione nella tenda, allontanando l'oscurità notturna. Sul tavolo, la mappa del Continente Orientale si estendeva colorata e dettagliata, con stelle bianche che segnavano i suoi più importanti avamposti. La cerchia di consiglieri se ne stava distribuita tutt'intorno, circondando il mobile ligneo.
"Ma con quali forze Ser?" Domandò Jon. La sua ferita era stata curata ma le emicranie da essa scaturite. Sam gli aveva detto che, col tempo, anche quelle sarebbero scomparse. "I dothraki non attraverserebbero mai il mare, per loro tutta l'acqua che i cavalli non possono bere è acqua velenosa. E i dothraki sono le uniche forze di terra che abbiamo. Certo, possiamo contare anche la Guardia Reale, ma quando salpammo da Westeros io e la Regina giurammo di non versare più una goccia di sangue occidentale. Non voglio mettere in pericolo coloro a noi fedeli."
Ser Brienne si fece avanti. Al tremolio delle candele le sue iridi azzurre luccicavano come due zaffiri. "Vostra Grazia, noi membri della Guardia Reale abbiamo giurato di proteggere voi, la regina e la vostra famiglia anche a costo della nostra stessa vita. Noi siamo pronti a esaudire qualsiasi vostro ordine."
Parole valorose Ser Brienne, davvero. "La vostra lealtà vi rende onore Ser, ma qui non stiamo soltanto parlando di uno scontro di terra, ma anche di uno scontro di mare. Lys si trova a poca distanza dalla costa, ma rimane comunque un complesso di isole. Il suo porto è fiorente, le sue navi le più apprezzate del mondo insieme a quelle di Qarth e i volantiani, per quanto pochi, potrebbero approfittare di queste navi sia per attaccarci sia per fuggire. Io non voglio che nessuna di queste due cose accada, devono rimanere intrappolati su quell'isola."
"E la gente comune?"Si intromise Sam. "Loro hanno bisogno di viveri, di denaro... Lys non è Approdo del Re Vostra Grazia! Certo, dispone di una rete di fognature sotterranee , ma..."
"Ma noi abbiamo dei draghi Gran Maestro."
Questa era lei? No, non poteva essere, Jon l'aveva lasciata nella sua tenda a riposare! Eppure, a discapito di tutti i suoi pensieri, Daenerys Targaryen fece il suo ingresso accompagnata dalle sue ancelle. Data la sua ferita alla gamba non era ancora in grado di camminare completamente e aveva bisogno di appoggiarsi a qualcuno, in questo caso le sue due inservienti dothraki. Non appena Jon la vide si precipitò subito ad aiutarla e a prenderle una sedia. L'aiutò a sedersi.
"Cosa ci fai qui? Dovresti stare riposando! Sei ferita e..."
"Anche tu lo sei." Dany lo osservò seria. "Eppure sei qui a discutere dei piani d'attacco. Io sono una regina e devo pensare al benessere del mio popolo, per quanto gravida io sia. Ora torniamo a noi."
Jon posizionò la sua sedia accanto al tavolo e riprese il suo posto. Osservò incantato gli occhi di Daenerys soffermarsi su ogni singola città segnata sulla mappa, da Volantis a Norvos, da Pentos a Qarth, e le sue mani afferrare le teste di drago in legno che simboleggiavano le forze Targaryen. La sua regina e Khaleesi le divise in egual numero, posizionandole un po' intorno a Lys e un po' intorno alla candida stella di Pentos.
"Otto draghi, tale il numero delle creature che noi abbiamo dalla nostra parte. Otto esseri sputa fuoco dinanzi alle quali tutto il mondo trema. È possibile dividere il numero otto ed esso si trasforma in un quattro. Quattro draghi a me e Lys mi sarà servita su un piatto d'argento, quattro draghi al Re e Pentos gli spalancherà le porte senza lasciare che nessun suo cittadino perisca. Così avrà inizio la Nuova Conquista di Aegon."
Cosa?! Tu a Lys?! Ma sei stata appena ferita in battaglia mia regina, non posso permettere che tu ti faccia male di nuovo!
I presenti si scambiarono l'un l'altro sguardi dubbiosi e alla fine fu Davos a parlare a nome di tutti. "Perdonate Vostra Grazia ma... la Nuova Conquista di Aegon? Di che cosa state parlando?"
Jon si schiarì la gola. "Recentemente io e la Regina abbiamo avuto occasione di riflettere e siamo giunti alla conclusione che Essos, nella sua attuale divisione in città stato, sia sull'orlo del caos. Ogni giorno scoppia un nuovo conflitto fra popoli che un tempo vivevano tutti uniti sotto un unico ed immenso Impero: Valyria. Ditemi miei lord e miei lady: non siete stufi di tutte queste guerre e non pensate alla grandezza che Valyria portò al mondo? Le sue strade sono durate fino ai giorni nostri e ancora oggi vengono quotidianamente percorse e la sua conoscenza fu una meraviglia."
"Intendiamo far ritornare Valyria al suo antico splendore." Dany si posò le mani sul grembo. "I Targaryen sono gli unici suoi eredi diretti, il suo sangue più puro."
"Che con fuoco e sangue conquistò Westeros e vi portò unione, pace e giustizia e che ora intende fare la medesima cosa con Essos, ho capito bene Maestà?" Domandò Davos.
Con un annuire Dany confermò di sì. "Le guerre scorticano le anime degli uomini Ser e noi non intendiamo più vedere altre anime scorticate. Siamo cresciuti durante una guerra, l'abbiamo vista portarci via i nostri cari e i nostri sogni e non vogliamo che questo succeda ad altri giovani. Vogliamo un mondo in pace, forse è un'utopia, ma è questo il sogno che io e il Re coviamo nei nostri cuori."
"E il vostro sogno comprende anche navi in fiamme?" Lady Blackmont, la scura Lady dorniana. I suoi rasati riccioli d'ebano decoravano come pietre d'onice il suo delicato capo. "Avete detto di avere al vostro fianco quattro draghi sputa fiamme per prendere Lys, ebbene, queste fiamme potrebbero intercedere a vostro favore. Nymeria bruciò le navi dorniane per impedire che il suo popolo tornasse alla foce della Rhyone, in Oriente. Ora voi potreste diventare la nuova Nymeria Vostra Grazia."
Jon tornò a far sentire la sua voce e posò entrambi i palmi sul tavolo, focalizzandosi sul pallido astro di Lys. "Secondo quanto riportato da informatori a noi vicini, il piccolo gruppo di volantiani si è asserragliato nel palazzo dei triarchi, nel centro cittadino. Brucia quel palazzo mia regina e brucerai anche quelle teste bacate e insane e la città sarà libera e in mano tua. A Pentos ci penserò io."
"E la Tigre? Che faremo con quel pazzo?" Il modo in cui Dany si accarezzò il ventre fece divenire di gelatina le gambe di Jon. "E soprattutto: dove si è andato a nascondere?"
"In qualche buco infido Vostra Grazia, senza dubbio." Davos la guardò. "E quando uscirà allo scoperto gliela faremo pagare, ma non dobbiamo scordare cosa egli ci ha insegnato: la vanagloria umana tiene fede al suo nome e rimane vana, essa si scioglie come neve al sole. Ecco a cosa porta l'orgoglio, a scomparire."
"Tu a Lys?! Ma perché?! Sei ferita!"
"Pure tu lo sei, ma questo non ti ha impedito di dichiarati pronto a guidare i dothraki e ben quattro draghi a Pentos! Sbaglio o in questi giorni stai bevendo più latte di papavero che in tutta la tua vita?!"
"Sì ma.." Jon sospirò e si sedette sul letto, prendendosi la testa fra le mani. La tenda reale era piena del loro battibeccare. La sua testa già martellava senza sosta per via delle emicranie, se poi ci si aggiungeva pure una litigata con Dany... "Sono solo preoccupato per te, lo capisci? Ho avuto tanta paura pochi giorni fa, quando ti ho vista distesa in quel campo e l'ultima cosa che desidero è che una tale situazione accada di nuovo. E poi Jaehaerys..."
"Jaehaerys sta bene, io sto bene." Dany gli apparve decisa come non mai. Gli prese il viso fra le mani. "E tu sei troppo teso. Lascia che ti massaggi."
Mentre Jon lasciò uscire un sospiro stanco dalle labbra, le mani di lei presero a slacciarli la giubba, a toglierli la maglia e infine a massaggiare sui suoi muscoli con estrema dolcezza. "Siamo alla vigilia di una guerra con quasi tutte le città del Continente Orientale, i nostri figli sono distanti chilometri da noi, tu sei rimasta ferita e sei incinta, una Tigre folle è a piede libero... come faccio a non essere teso?!"
Non era nelle sue intenzioni apparire così arrabbiato, ma Dany, per questa rabbia, non se la prese affatto. Gli sciolse la treccia e tolse la sua campanella, che tintinnò nelle sue dita. "Ssh... adesso non devi pensare a nulla di tutto ciò, la sola cosa che devi fare è chiudere gli occhi e rilassarti."
Jon ubbidì. Le mani di Dany erano due mani divine. "Come fai ad essere così?"
"Così come?"
"Così calma, pacata, abbiamo degli orientali alle calcagna e tu porti in grembo un bambino. Come riesci a restare tranquilla in mezzo a tutto questo caos?"
Forse Dany sorrise, ma ad occhi chiusi Jon non seppe dirlo. Percepì i suoi pollici intenti ammorbidire la sua spina dorsale. "Rimango così tranquilla perché, quando l'ansia mi assale, mi ricordo del favoloso uomo che ho al mio fianco. E allora ho la certezza che, finché starò con lui, tutto andrà bene."
Stavolta toccò a Jon Snow sorridere. "Allora anche le mie paure si devono dissipare, dato che sono sposato con la più bella donna del mo-ah!"
Una fitta lancinante di dolore lo investì, costringendolo a stringere i denti. Le mani di Dany erano giunte, seppur involontariamente, a toccare le bende che gli coprivano la ferita. Jon aprì gli occhi di scatto e sfiorò il bianco bendaggio. L'aveva cambiato solo poche ore prima.
"Scusa! Jon non volevo..."
"Non è successo niente mia Khaleesi. Va tutto bene."
"Ti prendo subito del latte di papavero, ne hai bisogno." Fulminea, Dany ordinò a Kily di porle la fiala e poi congedò subito l'ancella. Fu lei stessa a stappare la fiala e a versare qualche goccia nel palato di Jon. Il suo sapore fu dolce e caldo e Jon sentì la sua mente annebbiarsi. Si abbandonò sulle ginocchia di Dany.
"E la tua..." Le sue palpebre già calavano. "E la tua gamba?..."
"Sam dice che fra non molto potrò ritornare a camminare completamente. La ferita non era profonda e non ha intaccato nulla."
"B-Bene... E allora tu andrai a Lys e... e i-io a... Pentos..."
Per la prima volta da molte notti, Jon Snow si addormentò senza nessuna preoccupazione nella mente. Solo il pensiero della sua regina aleggiò nel suo cervello.
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