Ansie, ansie e ansie
Jon riuscì a chiudere occhio solo per mezz'ora. Quando si risvegliò la stanza era deserta e Dany stava ancora dormendo e i bambini erano al sicuro nelle loro culle. Non riusciva ancora a credere che fossero due. Due. Due gemelli. Doppia fatica ma anche, e soprattutto, doppia gioia. Doveva proprio essersi dato da fare quella notte!
Fuori era ancora buio, l'alba era lontana e molto probabilmente Rhaella e Aemon stavano ancora dormendo nei loro lettini, vegliati dalle septe e ignari di avere non solo un nuovo fratellino, ma anche una nuova sorellina. Jon aveva deciso di aspettare che Dany si svegliasse per donare loro dei nomi... ma quando si sarebbe svegliata? L'ansia tornò a divorargli le viscere.
Si avvicinò alla sua consorte e le baciò la fronte. Era bianca come il marmo e bollente. La febbre si era alzata. No, no, no! I peggiori scenari presero forma nella mente di Jon e allora lui, fulmineo, scattò dal letto, si avvicinò alla bacinella d'acqua che ogni mattina puliva il viso suo e di Dany, e la trasportò vicino al capezzale della sua sposa, struttura reggente di ferro compresa. Strizzò la pezza e la depose sulla fronte di Daenerys.
Doveva chiamare i Maestri. Aveva bisogno della loro saggezza medica. Un febbre avrebbe potuto sfociare in... in qualcos'altro... in... Oh Dei doveva aiutare Dany! Jon corse verso la porta, e, incurante di quei pochi cortigiani rimasti ad aspettare notizie della puerpera, chiamò a squarciagola tutti i Maestri di Roccia del Drago e, per i bambini, una nutrice. Sam, Ebrose e Davos convennero al suo richiamo.
"La febbre della Regina è salita." Disse loro senza indugio. "È b-bollente! Vi prego fate qualcosa!"
Ebrose e Samwell tastarono a turno la regale fronte e si scambiarono uno sguardo preoccupato. Ma non di preoccupazione per la regina.
"Jon." Fu Sam a parlare. "È tutto nella norma, non c'è bisogno di allarmarsi così tanto..."
"Non è tutto nella norma! Hai sentito come scotta e vedi anche tu il suo pallore! E poi sono sicuro che..." Scostò le coperte dal corpo di Dany e davanti a lui e agli altri si presentò, in mezzo alle gambe di Dany, un laghetto di sangue viscido. ". Visto? Sta sanguinando! Potrebbe benissimo sfociare in un'emorragia o peggio!"
"Sua Grazia la Regina ha appena partorito, per di più due bambini. È normale, come lo è per tutte le donne reduci da un parto, che sanguini. Non vi ricordate forse le altre gestazioni di Sua Grazia, Maestà?" Convenne Ebrose con assoluta calma.
"Ma nelle altre non ha mai sanguinato così copiosamente!" La rabbia si stava facendo strada in Jon: perché non lo capivano?! Afferrò altre pezze, le intinse contemporaneamente nella bacinella, le strizzò una per una e con esse prese a tamponare le parti basse e sanguinanti della sua sposa.
Ser Davos si avvicinò a Jon e gli posò una mano sulla spalla. "I Maestri non ti dicono il falso Jon, tutto sta procedendo normalmente. Non farti prendere da certe ansie..."
Ansie?! Le sue non erano ansie, le sue erano paure fondate! Jon strinse i denti. Dall'altro capo della stanza i gemelli iniziarono a piangere nelle loro culle e, guardandosi intorno, Jon vide che la nutrice che aveva mandato a chiamare non era ancora arrivata. Spalancò la porta e non si curò di svegliare mezza Roccia del Drago con il suo tono di voce.
"RICHIEDO UNA NUTRICE, UNA MUCCA, UNA CAPRA O CHIUNQUE ABBIA DELLE CAZZO DI POPPE PER ALLATTARE I MIEI FIGLI! IMMEDIATAMENTE!"
Ritornando nella stanza, i pianti dei bambini gli perforarono i timpani ma lui prese ugualmente in braccio la femminuccia e cominciò a cullarla. Con un piede cullò anche la culla del maschietto, ma niente. I gemelli continuarono a piangere affamati.
"Vostra Grazia..." Un paggio, un ragazzino imberbe di non più di tredici anni, si affacciò sulla porta.
"Sì?!" Incurante del suo momentaneo e paterno stato, Jon si girò. "Avete trovato una nutrice?"
"Sta arrivando e... e l'Alto Septon chiede di vedervi."
Fra tutte le persone del mondo, l'Alto Septon era la persona che meno gli andava di vedere in un attimo così delicato. "Digli che in questo momento sono impegnato."
"Sua Alta Sacralità dice che è urgente."
Jon sbuffò e cercò di calmarsi, ma una moglie confinata a letto per un parto, vociferare di Maestri e consiglieri alle sue spalle e due neonati che piangevano simultaneamente lo stavano rendendo difficile. Se poi ci si aggiungeva pure una palla di lardo con indosso una corona luccicante e che berciava insistentemente su dei mendicanti eretici... beh, era sicuro che prima o poi avrebbe perso le staffe.
"Fallo entrare."
A quanto pare incurante della situazione, Sua Alta Sacralità entrò vestito di tutto punto. Una raffinata stola di seta bianca copriva il suo abito color porpora e un cordone dorato cingeva la sua ingombrante vita. Guardandolo agghindato come un uccello esotico, Jon si trovò per un secondo d'accordo con gli Umili Fratelli e con la loro dottrina del culto marcio.
"Mi dispiace disturbarvi subito dopo un così lieto evento Vostra Grazia ma, vedete le notizie che mi sono giunte dalle Terre dei Fiumi sono assurde! Sconcertanti!" Disse l'Alto Septon subito dopo essersi inchinato. "Gli Umili Fratelli..."
"Vostra Alta Sacralità, con tutto rispetto in questo momento la mia mente è occupata da altro." La bambina continuò a piangere, il visetto rosso contratto in una smorfia.
"Sì ma..."
Dany a letto, Sam, Ebrose e Davos che parlottavano, i bambini che piangevano disperati, una nutrice in ritardo e un ciccione devoto che non era minimamente interessato alle condizioni di sua moglie o dei suoi figli e pretendeva di parlargli di altro in un momento tale. Jon era sull'orlo di un esaurimento nervoso. Esaurimento che, di fatto, si realizzò:
"VOLETE CALMARVI TUTTI UN ATTIMO?! MIA MOGLIE STA MALE, I MIEI BAMBINI HANNO FAME E IO NON VEDO NESSUNA FOTTUTA TETTONA ALL'ORIZZONTE, E ADESSO CI SI AGGIUNGE PURE IL PIO PADRE DEI CREDENTI! PADRE UN CAZZO! SE TU FOSSI DAVVERO UN PADRE A QUEST'ORA SARESTI IN UN TEMPIO A PREGARE PER LA REGINA E PER I PRINCIPI! E VOI CON LA CATENELLA, FATE QUALCOSA! LEI STA MALE, IO SO CHE STA MALE, HA LA FEBBRE E UNA FEBBRE POTREBBE CUOCERLE IL CERVELLO! AIUTATELA , ALTRIMENTI LA AIUTERÒ IO! STARÒ AL SUO FIANCO FINO A QUANDO NON SI SVEGLIERÀ!"
Silenzio più assoluto. Sguardi stupiti da parte di tutti. Jon che respirava affannosamente e, una volta riposta la bimba nella culla, che si massaggiava le tempie. L'Alto Septon ricevette il messaggio e si dileguò immediatamente, Ebrose e Sam si scambiarono uno sguardo di genuino stupore e Davos si mise di fronte a Jon.
"Qualcuno qui è un po' stanco." Disse il Cavaliere delle Cipolle guardando Jon con occhi paterni. "Da quante ore sei in piedi Jon?"
"Non lo so e non mi interessa." Jon tagliò corto e si sedette vicino a Dany, stringendole la mano. "Non dormirò fino a quando lei non si sveglierà."
Promessa mantenuta. A mezzogiorno del giorno successivo, quando Rhaella e Aemon aveva fatto visita alla loro mamma e al loro papà e conosciuto i loro nuovi fratellini, una nutrice era finalmente arrivata ad allattare i gemelli e le palpebre di Jon Snow chiedevano disperatamente di essere chiuse, Daenerys Targaryen riaprì gli occhi.
"J-Jon..." La sua voce era flebile, ma le sue iridi violette scintillavano di vita.
Preso dalla felicità più intensa, Jon non riuscì a trattenere le lacrime e la baciò sulla fronte. "Amore mio, s-sono stato così in a-a-ansia..."
Dany gli sorrise leggermente. "Sembri... un... morto che cammina..."
Jon sapeva che aveva ragione, come sempre del resto, ma il fatto che lei non avesse perso il suo senso dell'umorismo gli fece andare il cuore in faville. Rise alla sua battuta. "G-Già! Effettivamente dovrei schiacciare un pisolino!"
Le ametiste di Daenerys vagarono per la stanza. "I bambini... dove sono i miei bambini? Tutti i miei bambini... t-tutti e quattro..."
"Li vedrai più tardi." Jon la baciò di nuovo sulla fronte. "Adesso devi solo pensare a rimetterti in forze, mia bellissima regina..."
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