Amore sotto i fulmini

Il sole riusciva a penetrare lo spesso telo del baldacchino e il suo calore accarezzava le spalle di Daenerys. Lei cercò di non badarci e focalizzò la sua attenzione sulla lunga fila di Lord della Tempesta che saliva i gradini del palco rialzato per venire a rendere omaggio a lei, Jon, i bambini e naturalmente Gendry.

Ma con quel caldo le riusciva difficile. I raggi solari picchiavano duri su ogni superficie, dai tavoli stracolmi di vivande alle mura di pietra scura che circondavano tutti loro come un abbraccio. Capo Tempesta era un castello austero come le rocce sui cui era stato costruito, un maniero dove i cervi dalle ampie corna vivevano sotto un'unica e solitaria torre a tamburo. Ma quel giorno non stava rendendo, stranamente, onore al suo nome. Il mare era piatto come il seno di una vecchia e il cielo era di un azzurro sfolgorante, a tratti anche accecante. Lievi e pigre onde sbattevano contro il lato del castello che dava sul mare, bagnando le bianche scogliere e facendole scintillare come l'avorio.

Dany e Jon erano arrivati lì la sera prima, facendo atterrare Rhaegal e Drogon nella piana rocciosa che si presentava davanti a Capo Tempesta. E ad accoglierli avevano trovato un felice Gendry Baratheon in compagnia di Arya e dei loro gemellini. Robb e Olek erano cresciuto notevolmente in quei mesi e adesso erano due neonati paciocconi e sorridenti, specialmente quando qualcuno mostrava loro un nuovo gioco.

Dany aveva sperato di non imbattersi in un clima ostile una volta giunta all'antico seggio dei Baratheon, ma con ciò non aveva espresso il desiderio di un clima troppo calmo. L'Estate stava giungendo anche nelle Terre della Tempesta e presto la sua afa si sarebbe infiltrata anche in quelle antiche pareti che si diceva fossero protette da incantesimi, decorandole con baci di umidità e ghirlande di mosche danzanti nell'aria. Una mosca giunse proprio sulla mano di Daenerys, cominciando a esplorare quel prato pallido. Era nera, lucida e grassa e le sue zampette si muovevano guizzanti sulla sua pelle. Il suo ronzare arrivò alle orecchie di Dany e la disturbò, perché stava ascoltando gli omaggi di un Lord a lei e Jon. Muovendo lentamente l'altra mano spiaccicò l'insetto e quando il suo cadaverino cadde sul pavimento legnoso lei lo distrusse sotto una scarpa.

Gettò una breve occhiata a Jon. Accanto a lei il suo sposo ascoltava attento le frasi infarcite di lodi che chissà quale lord di chissà quale Casata gli stava rivolgendo. Rispose con un sorriso e congedò il nobile interlocutore con un cenno del capo. Dany si chiese se stesse soffrendo la calura anche lui.

Molto probabilmente sì, sai che legame amichevole ha con il caldo. Se così era riusciva benissimo a nascondere il suo disagio.

Mentre l'ennesimo signore si presentava a loro Dany cercò di non pensare al caldo. Immaginò di essere nelle Terre innevate aldilà della Barriera, circondata da un fresco manto bianco e vestita di pellicce. In quel momento indossava della finissima seta rosa pastello, ma la sentiva appiccicarsi alla pelle per il sudore e sfregare sgradevolmente contro il suo corpo.

Cerca di rimanere concentrata, è solo il caldo, solo il caldo. Un caldo che però le mozzava il respiro e le rendeva la fronte solcata da rivoli di sudore. La gravidanza non era d'aiuto: il gonfiore ai piedi sembrava accentuarsi e i lacci dei sandali sembravano delle spire vogliose solo di soffocare i suoi poveri piedi fino a renderli viola, il bambino dentro di lei aveva deciso di farsi sentire e mandava minuscoli calci nel suo grembo. Dany si portò una mano al ventre e prese a massaggiarlo per calmare il piccolino.

Stai calmo piccino mio, presto tutto questo sarà finito e arriveranno dei freschissimi cibi a sfamarci. Acqua, frutta e gelato avrebbero risolto la situazione, ne era sicura. Ma il pensiero che l'allietava più di tutti era quello di un bel letto morbido in una stanza in ombra, lontano da quel sole e dal quell'afa.

Il fato però sembrò essere di un altro avviso e dopo che gli ossequi dei lord furono terminati fu la volta di un breve discorso da parte di Gendry. Il lato positivo fu che però le pietanze arrivarono, pronte per essere consumate nel banchetto che da lì a poco sarebbe iniziato. Dovettero tutti alzarsi in piedi durante l'orazione del giovane Lord di Capo Tempesta e Dany non era sicura che sarebbe riuscita a rimanere eretta per tutto il tempo. Il bambino dentro di lei non si era acquietato, ma continuava a scalciare, irrequieto come un puledrino. Voleva disperatamente andarsene via dall'abbraccio soffocante del caldo.

Io sono il sangue del drago e il sangue del drago compie sempre il suo dovere. E il suo dovere era rimanere lì ad ascoltare le parole di chi la stava accogliendo, nonostante fosse incinta, i piedi le facessero un male cane, la testa le martellasse e la calura le stesse togliendo il respiro.

Ciononostante Jon notò il suo stato.

"Non ti senti bene Dany?" Le sussurrò in unione a una tenera carezza sulla guancia. "Sei molto pallida..."

"Io... io sto..." Cosa poteva dirgli? Lui la conosceva meglio di tutti. "Io sto bene."

"Sei stanca amore mio, congedati pure e va' nelle nostre stanze, io ti raggiungerò dopo poco."

Dany sapeva che lui aveva ragione. Viaggi continui in groppa a un drago la stavano sfinendo. Quel viaggio sarebbe dovuto essere una distrazione dagli affanni della Capitale ma l'altra sera, ammirandosi allo specchio, aveva potuto costatare quanto la stanchezza e la gravidanza pesassero su di lei. Occhiaie le cercavano gli occhi e i suoi capelli erano una massa argentea aggrovigliata. Avrebbero dovuto prendere le cose con calma, ma dispiaceva a entrambi recar fastidio ai loro anfitrioni restando troppo a lungo presso di loro.

"Sei io sono stanca allora lo sei anche tu. Fa un caldo bestiale e non hai emesso un lamento Jon."

Lui rise. "È perché ho il sangue freddo mia regina, sai, sono cresciuto al Nord..."

Uno scherzoso colpetto sulla spalla da parte di Daenerys lo fece smettere e lui la baciò sulla fronte. "Ritirati, fidati di me, sei di un pallore cadaverico Dany."

Lei sospirò rassegnata. "E va bene ma..."

Non riuscì a finire la frase che il suo campo visivo fu offuscato da macchie nere e viola e i suoni divennero improvvisamente ovattati. Dany sentì la forza uscire da lei e si aggrappò a Jon. Il pavimento le venne incontro ad una velocità allarmante e tutto scomparve sotto una nera e spessa cortina.








Quando riaprì gli occhi la prima cosa che vide fu il volto di Jon. Un volto preoccupato ma che si illuminò immediatamente non appena la vide sveglia. Il suo sorriso le infuse un senso di pace.

"Buon pomeriggio mia regina, come ti senti?"

"Al fresco." Rispose Dany, e non mentiva. Una pezza bagnata sulla fronte era stata la prima sensazione una volta ritornata cosciente. "Ma che cosa... che cosa è successo Jon?"

La stanza era immersa nella penombra e il loro letto era così morbido... Daenerys voleva sprofondare in quel mare candido. Notò solo allora di avere addosso la sua camicia da notte. L'aveva cambiata Jon?

"Sei svenuta amore mio. Il caldo, la gravidanza e la stanchezza non sono un bel  trio. Te l'avevo detto che non avevi affatto una bella cera! Ma non ti preoccupare: il bambino sta bene, è solo la sua mamma che è testarda come un mulo."

Dany sorrise e allungò una mano per stringerla con quella di Jon. "Come anche il suo papà del resto, è irrequieto proprio come te. Credo che sia un maschio perché loro sono proprio bravi a far ammattire le loro madri fin dal principio."

Risero entrambi, poi Daenerys si mise a sedere sul letto e Jon la raggiunse subito, cingendola in un abbraccio affettuoso. "Devi stare attenta Dany, lo capisci? Da domani viaggeremo in carrozza, sarà meno faticoso che stare ore e ore in groppa a un drago."

"Meno faticoso? Con tutti gli scossoni della strada?"

"Prenderemo la Strada del Re e così passeremo liberamente dalle Terre della Corona, a quelle dell'Ovest, dei Fiumi e fino al Nord. E se alla mia regina scocceranno gli scossoni allora le mie reali chiappe saranno felici di prenderli tutti a posto suo."

Ma come riusciva a farle affiorare sempre un sorriso sulle labbra? "E allora io curerò il reale culetto con tanti baci."

"Oh il reale culetto ne è già sommamente grato."

Jon si alzò e le porse un bicchiere d'acqua. Dany bevve con fervore, felice del refrigerante liquido che le scendeva giù lungo la gola. Quando ebbe finito nel bicchiere non rimaneva neanche una goccia.

"Ormai credo che siamo obbligati ad annunciare pubblicamente la gravidanza." Disse Jon inginocchiandosi difronte a lei. "Non possiamo più aspettare, si sarà capito che nascondiamo qualcosa." Le accarezzò la guancia con le nocche e Dany vi si perse in quella carezza.

"Già, ma lo faremo insieme."








E insieme lo fecero, quella sera al banchetto che Gendry aveva organizzato in loro onore. Si posizionarono nel centro della sala, mano nella mano, mentre intorno a loro il mare colorato dei cortigiani si animava ridondante. Fu Dany ad annunciarlo:

"Siamo lieti di annunciarvi che presto Casa Targaryen avrà un nuovo erede."

Voci liete si alzarono verso il soffitto di pietra e subito un'onda di complimenti travolse Jon e Dany. Risposero entrambi con smaglianti sorrisi, prima che lui costrinse lei ad incontrare il suo viso.

"Lo sai che ti amo? E lo sai che spero che il nostro bambino sia bello come te?"

Le sue iridi grigie luccicavano d'amore e fecero sciogliere il cuore a Dany.

"E tu lo sai che anche io ti amo e che non vedo l'ora di baciarti tutto questa sera? Io ogni tuo angolo."

Lo poteva di già pregustare nella sua mente.

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