Amici o nemici?

La Sala del Trono era così diversa durante la notte. I vetri istoriati delle finestre non scintillavano più e i loro colori erano spenti, le tenebre sembravano avanzare ingorde da ogni lato per poi indietreggiare dinanzi alle lingue di fuoco dei giganteschi bracieri. Anfratti che durante il giorno era stati coperti solo da un sottile velo d'ombra erano ora ingoiati dall'oscurità più fitta. L'intera Sala pareva più lunga del solito, distorta com'era da quel gioco di luci e ombre.

Quando Jon e Daenerys entrarono, seguiti a ruota da Ser Davos, Tyrion e Samwell, tre figure, due uomini e una donna, si chinarono in una riverenza. Una quarta sostava poco lontano, vicino al chiarore vivo delle fiamme. Vestiva un lungo abito scarlatto, un girocollo le cingeva la gola e al centro di quest'ultimo, pulsante come un cuore, faceva bella mostra un rubino dalla forma esagonale. Il cappuccino alzato non permetteva di vederla in viso, ma a giudicare dalle forme sinuose si trattava chiaramente di una donna. D'improvviso, nella mente di Dany, si fece strada un'immagine simile.

Io ho già visto quella donna. Aveva già visto quel rubino luminoso, quel mantello color del fuoco...

"Parlate." La voce di Jon la distolse dai suoi pensieri e Dany si sedette subito sul suo trono.

I tre stranieri dell'Est avevano una pelle olivastra e la donna recava impresse una serie di lacrime sulle guance. Era una schiava di piacere, uno degli innumerevoli vanti di Volantis. I suoi capelli neri come il cielo di mezzanotte erano raccolti in una lunga treccia che le ricadeva sulla schiena e il suo fine abito di seta lasciava intravedere le sue abbondanze. I due uomini invece portavano in capo ampi turbanti, uno rosso e uno bianco e abiti dalle larghe maniche dei medesimi colori.

"Veniamo da Volantis Vostre Grazie." Fu l'uomo dal turbante rosso a prendere parola. "Il mio nome è Sarys Egodyen, quello del mio illustre amico è Erys Storyen e quello della donna di piacere è Emma Daeryn. Siamo qui per chiedervi aiuto a nome di tutta la città di Volantis."

Sono mercanti. Rilevò Dany. Facoltosi mercanti che hanno attraversato il Mare Stretto con le loro navi. Se era così dovevano aver avuto in loro una buona dose di coraggio. Poche navi del Continente Occidentale riuscivano a giungere fino a Volantis e quelle che riuscivano tornavano a casa cariche di spezie, tessuti e ricchezze del Mare di Giada. Volantis era la città più vicina alla Baia degli Schiavisti e Dany ricordava ancora gli schiavi marcati che scendevano dalle galee nel porto di Meereen. Fiamme sulle guance per gli adepti al culto di R'hllor, lacrime per gli schiavi di piacere, strisce di tigre per le guardie cittadine e mosche per gli spalatori del letame. Le usanze di Volantis erano strane e gli stessi volantiani facevano di queste stranezze dei vanti.

"E cosa di preciso sta minacciando Volantis?" Domandò Daenerys stringendo a sé i lembi della vestaglia. Lei e Jon non avevano avuto il tempo di indossare qualcosa di più consono all'occasione.

Sarys Egodyen si morse il labbro. Alla luce danzante del braciere i suoi baffi parevano fatti di onice scolpito. "Una tigre Vostra Grazia. Un triarca appena eletto del partito delle tigri. Aero Umo è il suo nome, un uomo di nobili natali ma bellicoso e bizzarro, estremamente bizzarro. Una volta salito al potere ha tolto dalla scena i due triarchi del partito degli elefanti e noi vorremmo... sì noi vorremmo chiedervi di intervenire prima che la situazione si infiammi."

I due maggiori, se non unici, partiti politici di Volantis erano le tigri e gli elefanti. Le tigri erano antichi aristocratici amanti della spada e della guerra, gli elefanti mercanti arricchiti e sostenitori del commercio. Fino ad adesso due dei tre triarchi periodicamente eletti in città era stati i docili elefanti.

"Un tempo voi volantiani proponeste una simile alleanza anche al Conquistatore." Disse Dany. "Se la memoria non mi inganna la posta in gioco era la riconquista dei territori di Valyria, ma Aegon era furbo e guardò a Ovest e non a Est, dopotutto cosa avrebbe potuto ricavare da cumuli di rovine fumanti? Valyria e il suo splendore erano sepolti e i suoi misteri chiusi per sempre agli occhi del mondo. Quando egli rifiutò voi decideste di fare di testa vostra e partiste alla conquista del Continente Orientale per ottenere infine una sonora disfatta da parte delle altre Città Libere. Se io e il Re non accettassimo la vostra proposta potrebbe succedere la medesima cosa?"

Erys Storyen la guardò a bocca aperta. "Perché mai dovreste rifiutarvi? L'alleanza fra i Sette Regni e Volantis è sempre stata fruttuosa e..."

"E i Sette Regni non sono pronti per una nuova guerra mio signore." La voce di Jon echeggiò nelle tenebre e i barbagli luminosi sulle punte della sua corona aumentarono. "Sono passati a malapena tre anni dall'ultima ed essa è una ferita ancora sanguinante. So cosa starete pensando: ma i Targaryen hanno dei draghi! Una cascata di fuoco su quel pazzo e sarà tutto finito! E chi lo dice che sarà così? Le tigri sue alleate cercheranno vendetta e assalteranno le case di voi elefanti con le loro amate spade, stupreranno le vostre mogli e sgozzeranno i vostri figli. La città sarà in preda al caos più totale e nuovi governanti si susseguiranno sugli scranni del potere ogni nuovo giorno."

Dany annuì. "Senza contare le ripercussioni che una simile azione potrebbe avere sulla nostra dinastia e sul nostro regno. I Targaryen si sono appena ripresi il Trono che era stato loro sottratto e i nostri figli sono ancora piccoli. Oltre ad assassini pagati, dei volantiani a noi ostili potrebbero mandarci alle calcagna una compagnia di soldati mercenari. Noi non vogliamo una cosa simile, non non vogliamo che Westeros soffra ancora. Certo, i raccolti sono abbondanti, l'Estate è rigogliosa e il popolo in pace, ma lo stesso si poteva dire alla fine del regno dell' Usurpatore, dopo una lussureggiante Estate durata ben sedici anni e prima che la Ribellione infiammasse il regno di mio padre. Una volta arrivata la guerra il cibo venne a mancare, i sudditi cominciato a maledire il sovrano e il tempo iniziò a peggiorare. Se si è arrivati a situazioni tali dopo lunghi anni di abbondanza, cosa potrebbe scoppiare dopo che ne sono passati a malapena tre?"

Fu allora che la rossa figura incappucciata chinò il cappuccio e scoprì il suo viso. I suoi lineamenti erano quelli di una donna giovane. I suoi capelli erano fulvi e scuri e le ricadevano lisci sulle spalle, i suoi occhi due neri bottoni come quelli di una cerbiatta, le sue labbra carnose. Dany la riconobbe immediatamente. Era Kinvara, la sacerdotessa del culto del Dio Rosso che l'aveva riportata alla vita. La sua mascella si spalancò per la sorpresa.

Cosa ci fa lei qui? Kinvara avanzò tenendo sempre una mano protesa sul fuoco del braciere. Le sue dita accarezzarono le fiamme con la stessa grazia di una damigella. Fronteggiò i due sovrani assisi sui loro troni di legno. "Le fiamme di R'hllor mi hanno mostrato voi, per questo sono giunta qui. Vi ho visti volare su Essos e su Westeros, le ali di vostri draghi li coprivano entrambi, rivestendoli poi con il fuoco. Voi eravate nel bel mezzo di quel fuoco e palazzi d'oro e di marmo sorgevano dalle sue fiamme. R'hllor non ha finito con voi, Azor Ahai e Nissa Nissa. Egli ha in mente qualcosa di ancor più grande per voi."

Daenerys vide Jon stringere i denti e ridurre i suoi occhi a due fessure di granito. I suoi capelli, ancora spettinati dal sonno, si confondevano con le ombre circostanti. "Visto nelle fiamme, hai detto. Anche Melisandre di Asshai disse di essere in grado di padroneggiare quest'arte ma le sue visioni si dimostrarono errate."

"Quando Vostra Grazia?" Kinvara sorrise. "Voi, dopo esservi bagnato nel sangue, nel fumo e delle lacrime della Vostra Nissa Nissa, la quale poi R'hllor volle riportare alla vita, vi trovaste in grado di poter sconfiggere il Grande Estraneo, il Corvo nato dal gelo e dalla notte che aveva sbilanciato l'equilibrio del mondo. Luce e oscurità devono essere in equilibrio, Ghiaccio e Fuoco devono essere in equilibrio e voi riportaste questo equilibrio uccidendo il corvo e riprendendo il posto che R'hllor aveva deciso fin dal principio per voi e per la vostra sposa. Le visioni che il Dio ci manda non sono sempre facilmente interpretabili e molti possono fraintenderle, questo è vero, ma Melisandre non ha sbagliato con voi, con nessuno di voi due."

Dany sentì i peli del collo rizzarsi come i penetranti occhi di Kinvara incrociarono i suoi. Quello sguardo la inquietava e la eccitava a un tempo. Si schiarì la gola e ritornò a focalizzarsi sui tre volantiani.

"La risposta di me e del Re mio sposo rimane comunque no, miei signori e mie signore. Il reame non è pronto per far fronte a un'altra guerra, la dinastia Targaryen non è pronta per vedere ancora una volta estirpate le sue recenti e radicate radici, a dispetto di tutte le visioni del Dio Rosso. Saremo grati se vi fermaste qualche giorno presso di noi, farò sì che delle stanze siano immediatamente adibite alle vostre necessità, ma ora, se non vi dispiace, io e il Re saremmo lieti di ritornare sotto le coperte. Presto sarà l'alba e la giornata di domani sarà carica di impegni. Con il vostro permesso..."

I tre si inchinarono e i consiglieri seguirono i loro sovrani verso l'uscita. Una volta che furono ritornati alla silente serenità dei loro alloggi, Jon e Dany si gettarono sul letto abbracciati.

"Tienimi stretta mio re." Lo supplicò lei. "Tienimi stretta e fammi sentire il tuo amore, il tuo calore."

Jon le sorrise. Si stava incamminando sulla via dei sogni. "Temo che allora la mia regina brucerà, il mio amore per lei è più irradiante del sole."

"A me va benissimo così, mio piccolo draghetto di neve, ma ti prego, fammi sentire al sicuro. Non ne voglio sapere di pazzi aldilà del Mare Stretto o di Dei delle fiamme. Voglio solo te e i nostri meravigliosi bambini."

Desiderio esaudito. Le braccia di Jon la cinsero nell'abbraccio più protettivo che Dany ebbe mai avuto.

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