Capitolo 7
Il Concilio Ristretto aspettava Sua Grazia.
Sua Grazia è in ritardo. Pensò Davos. Di solito a quest'ora abbiamo già iniziato a discutere da un pezzo.
Nel frattempo guardò i suoi compagni.
Tyrion stava giochicchiando con un bicchiere che probabilmente fino a poco tempo prima era stato pieno, annoiato, mentre il Gran Maestro Sam stava sfogliando le pagine di qualche libro. Davos non sapeva di che libro si trattasse. Bronn non c'era e non aveva dato notizie di sé, anche se Davos era pronto a scommettere tutto sul fatto che a quest'ora si trovasse addormento ed ubriaco nel letto di qualche bordello là fuori. Brienne e Podrick invece scortavano il Re.
Il Re Bran lo Spezzato. Che strano soprannome da affibbiare ad un monarca, quasi come se tutto da lui dipendesse dal fatto di essere un povero storpio. Ma d'altronde quello era a volte l'unico modo per identificare un re, come per Aegon V l'Improbabile per esempio. Chi non avesse conosciuto l'origine di quel soprannome non l'avrebbe mai distinto dagli altri Aegon.
Il quarto figlio di un quarto figlio, senza possibilità alcuna di ereditare il Trono di Spade, che si ritrova improvvisamente a capo del reame e lo guida in modo giusto, affrontando ben due ribellioni dei Blackfire e liti di famiglia.
Ci sarebbe potuto essere un sesto Aegon, ma ormai quel sesto Aegon era Aldilà delle Barriera, in esilio.
E sarebbe stato il più giusto dei monarchi.
Davos non aveva dubbi su questo.
Proprio in quel momento Sua Grazia entrò scortato da Podrick e Brienne.
I membri del Concilio Ristretto si alzarono tutti insieme ed uno dopo l'altro espressero il loro saluto in tanti: "Vostra Grazia".
"Sedetevi mio lords. Iniziamo".
Il Concilio Ristretto iniziò. Non avevano ancora trovato un nuovo Maestro della Guerra ed un Maestro dei Sussurri e Davos era certo che per quanti Maestri dei Sussurri avrebbero trovato, nessuno sarebbe mai stato abile quando Varys.
L'eunuco ed i suoi uccelletti. Ora soltanto cenere.
Parlarono delle recenti sommosse popolari da parte di Dorne e delle isole di Ferro in seguito al l'indipendenza del Nord. Avevano mandato un corvo a Yara Greyjoy e ciò che ne avevano ottenuto come risposta era stato solo un:
"Le Isole di Ferro hanno giurato fedeltà a Daenerys Targaryen. Ma ora lei è morta e perciò noi reclamiamo la nostra indipendenza, come mio padre Balon prima di me fece. Non prendiamo ordini da un fottuto uccellaccio storpio.
Yara Greyjoy. Regina delle Isole di Ferro".
Ma dopo questo venne un argomento che toccò Davos nel profondo.
"Daenerys Targaryen è risorta a Est ed è volata a Nord da Jon Snow".
Come al solito non traspariva alcuna emozione dalle parole di Sua Grazia. Sul tavolo scese un silenzio di tomba e i membri del Concilio si scambiarono occhiate preoccupate. Poi Tyrion prese parola.
"Risorta avete detto Vostra Grazia?".
"Sì". Rispose l'altro. "Risorta, tornata alla vita e tornata da Jon. Mio fratello non stava molto bene aldilà della Barriera ma il suo arrivo l'ha come risanato. Nonostante ciò egli rimane comunque un disertore dei Guardiani e lei è colpevole di omicidio nei confronti dei cittadini di Approdo del Re".
Davos pensò a Jon e Daenerys, a come pian piano si fossero avvicinati a Roccia del Drago e a come quell'amore li avesse cambiati. Aveva perso un figlio nella battaglia delle Acque Nere ma in Jon ne aveva ritrovato uno. E come ogni genitore non sopportava l'idea di vedere un figlio soffrire. Erano solo due ragazzi, dei misericordiosi, due ragazzi che erano cresciuti troppo in fretta ma che nel loro amore avevano potuto vivere quella giovinezza mai conosciuta. Perché non potevano essere lasciati in pace? Perché quel benedetto e bravo ragazzo di Jon non poteva avere un lieto fine con colei che amava?
Il graffiare delle unghie di Sua Grazia contro i braccioli di legno della sua sedia a rotelle lo riportò alla realtà.
Era un suono fastidioso.
"Vorrei mandare alcuni uomini al Nord". Disse Re Bran. "Vorrei avere Jon e Daenerys qui a rispondere dei loro crimini".
"C-certo! Vostra Grazia". Disse Tyrion.
Se era a disagio non lo diede a vedere.
Sua Grazia fece un lieve sorrisetto. "Bene. Ora mi ritirerò nelle mie stanze per riposare. A presto miei lords, mi aspetto solo il meglio da voi".
Si alzarono ancora tutti ed ancora tutti lo salutarono, mentre Brienne e Podrick lo scortavano verso i suoi alloggi. All'uscita di Re Bran seguì un silenzio lungo ben dieci minuti fatto solamente di occhiate nervose.
Alla fine Davos non resistette. "Secondo voi si sarà già addormento?".
"Lo spero". Disse Tyrion.
E saltando giù dalla sedia andò a riempirsi un altro bicchiere di vino.
"Ditemi che non siete d'accordo con questa cosa vi prego". Chiese Davos.
Sette Dei vi prego di no.
Il Folletto rise. "Ah... Cavaliere delle Cipolle... conoscono Jon Snow da quando era il ragazzino bastardo di Ned Stark che voleva diventare un Guardiano della Notte. Siamo amici, almeno credo. Credi forse che lascerei soffrire un amico?".
"E-E io". Intervenne Sam. "Lui è il mio migliore amico. Ed è una persona degna, onorevole, leale, onesta, umile...".
"Arriva al punto". Lo interruppe Tyrion.
Sam sospirò. "Insomma, Jon ha dato tutto per noi, per salvarci, e io non voglio che la sua ricompensa per tutto ciò siano pentimenti e rimorsi verso la donna che ama. Nonostante Daenerys abbia bruciato mio padre e mio fratello... se Jon la ama ed è felice allora io sono felice per lui".
"Già". Disse Davos. "Lasciateli tranquilli, per una buona volta. Ma allora... Cosa faremo?".
"Scriverò una lettera". Tyrion mandò giù un sorso, poi continuò. "Ma non una lettera normale. La scriverò in inchiostro molto molto chiaro sul retro di quella formale che Sua Grazia manderà ai ragazzi. Dirò loro di andarsene e di mettersi al sicuro. Lontano da Bran".
"Bene". Fu l'unica risposta di Davos.
Speriamo che funzioni.
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