Capitolo 5

Avevano volato oltre le Città Libere, avevano attraversato le rovine di Valyria e si erano diretti verso Westeros. Dany e Drogon ora volavano sul Nord. Si erano fermati solo per mangiare e riposare e Dany si era anche cambiata per adattarsi al freddo del Nord.

Adesso, vestita di pelliccie e con il vento gelido che le pizzicava le guance, volava con Drogon verso quello che in lontananza sembrava essere il Castello Nero.

Ma Jon non è lì, lui è Oltre la Barriera.

Inoltre i Guardiani della Notte sarebbero stati terrorizzati al vedere un gigantesco drago nero atterrare nel cortile del Castello. Dany non voleva più seminare altro terrore dopo Approdo del Re. Ordinò a Drogon di cambiare direzione e puntarono verso Est, diretti al Forte Orientale.

Ora dell'ultima guarnigione dei Guardiani non rimanevano che rovine e giganteschi pezzi di ghiaccio disseminati come tanti sassi appuntiti qua e là.

E un gigantesco passaggio per le Terre Aldilà della Barriera.

È stato il Re della Notte a farlo per far passare la sua armata di non-morti ed Estranei. È stato grazie al fuoco di Viserion. Viserion... suo figlio che era morto nel salvataggio di Jon e gli altri proprio in questi luoghi e che era ritornato in vita come... come... Quel drago che emanava fuoco azzurro e che al contatto era gelido non era suo figlio. Era qualcos'altro, ma non suo figlio Viserion.

Dany cercò di non pensarci ed insieme a Drogon oltrepassò il varco.

Bene. Ora era nelle Terre Aldilà della Barriera.

Ma dove avrebbe trovato Jon? Avrebbe potuto essere dovunque! Perché Lyanna non era stata più specifica?! Poi si ricordò di un posto di cui Jon le aveva parlato durante una delle loro tante notti d'amore sulla nave. Da quanto Dany aveva capito era anche lo stesso luogo dove lei aveva salvato lui e i suoi compagni, dove aveva perso Viserion e dove aveva temuto di perdere anche Jon.

Com'è che si chiamava? Dany cercò di far riaffiorare alla mente quel nome.

Ecco! Pugno dei Primi Uomini.

Forse Jon era lì. Magari si sbagliava ma era comunque meglio tentare. Volò diretta verso il Pugno.

Sotto di lei vi erano distese immense di foreste, pianure e grandi alture di roccia che si innalzavano al cielo come giganti. Tutto ricoperto da una meravigliosa coltre bianca. Rivide il familiare laghetto e le familiari colline dove lei era venuta in soccorso di Jon.

E non si era sbagliata, perché quel posto era disseminato di tantissime tende, di ogni dimensione, forma e colore.

Solo una se ne stava isolata su una collina. Jon? È quella la tua tenda?

Dany sentì le grida dei bruti alla vista di Drogon e quando lei atterrò in una radura libera poco distante si ritrovò immediatamente circondata da uomini in pelliccia armati di lance.

"Chi sei?". Le chiese un uomo dai corti capelli grigi e dal naso schiacciato. "Cosa vuoi?".

Dany scese lentamente da Drogon.

"Sono Daenerys della Nobile Casa Targaryen e vengo in pace. Sono qui perché vorrei vedere Jon Snow".

All'udire il nome di Jon l'uomo abbassò la lancia e gli altri intorno a lui fecero lo stesso. Ma il suo sguardo indagatore non si staccò da Dany.

"Cosa vuoi da lui Regina dei Draghi? Non dovresti essere morta? Non è in vena di vedere nessuno."

"Non voglio fargli del male credetemi, voglio solo parlargli."

L'altro sembrò rifletterci un attimo, senza mai smettere di osservare Dany, poi si girò e disse a qualcuno dietro di lui:

"Ehi Tormund! Vieni qui un momento! Sembra che abbiano trovato quella per cui il ragazzo si dispera così tanto!"

Tormund? Quel Tormund?

Sì, quel Tormund. Il bruto dalla folta barba rossa (o baciato dal fuoco secondo la sua definizione) amico di Jon. Anche se non rientrava fra le sue più strette confidenze, Dany fu ugualmente felice di vederlo. Anche quando lui la strinse in abbraccio soffocante.

Quando si furono sciolti lui la guardò in volto. "Non dovresti essere morta?"

"Sono stata riportata in vita da dei sacerdoti del Dio Rosso."

Tormund rise. "Ah! Te ed il Piccolo Corvo trovate sempre un modo per ritornare in mezzo ai piedi eh?"

"Sì". Rispose Dany sorridendo. "Noi Targaryen siamo pieni di risorse. Ma...dimmi di lui."

Gli uomini che prima li circondavano se ne erano andati e ora lì rimanevano solo lei, Tormund e Drogon.

Lui smise di sorridere e sospirò. "Sta malissimo credimi. Non l'ho mai visto così disperato. Mangia e dorme a stento e passa tutto il santo giorno lì davanti al fuoco ad osservarlo. Sono più le volte che è in lacrime di quelle in cui non lo è." Tormund si fermò un secondo e guardò in lontananza, verso la collina con la tenda solitaria che Dany aveva visto prima. "L'abbiamo pure sentito gridare da solo, sia di giorno che di notte, e abbiamo paura che stia dando di matto. Ho provato a convincerlo a venire a caccia o a qualche festa, ma non ne vuole sapere. Vuole stare da solo e gli unici che accetta di vedere sono io, che gli porto il cibo, e Spettro."

Senza esitazione Dany disse: "Portami da lui. Ci andrò senza Drogon. Dobbiamo parlare solo io e lui."

Tormund la squadrò da capo a piedi, quasi se stesse decidendo se era idonea per vedere Jon o meno.

"D'accordo, vieni."

Cominciarono a camminare fra le tende e Dany si ritrovò oggetto di molte occhiate.

Bambini la tallonarono e le donne che lavoravano fuori dalle loro tende interruppero le loro mansioni quando l'avvistarono transitare davanti alle loro abitazioni. Quando poi lei e Tormund furono ai piedi della collina che portava alla tenda di Jon, sentì che cominciavano a parlottare tra di loro.

Non è una cosa che capita tutti i giorni vedere una ragazza dai capelli argentati e gli occhi viola che cavalca un drago.

Dany e Tormund cominciarono a salire. Lei era nervosa: cosa sarebbe accaduto? La parte rancorosa di lei avrebbe preso il sopravvento sulla lungimiranza e avrebbe sputato in faccia a Jon il velenoso dolore della sua azione? No, non devo infliggergli ulteriore sofferenza, io non farò soffrire più nessuno. Io porto libertà, pace e gioia, non sofferenza e distruzione. Non sofferenza, non sofferenza. Si ripetè questa litania nella mente. Io miglioro, non aggravo, io libero, non incateno. Anche se quelle catene erano le catene della mente.

"C'è una cosa che non ti ho detto su Jon..." Le disse il bruto quando ormai erano a metà del percorso. "È che... beh ecco... oh cazzo perché è così difficile dirlo con te? Lui ha... lui ha tentato di suicidarsi."

Cosa?!

Dany non ci credeva.

"Quando? Com'è? P-perché?". Le domande le uscirono dalla bocca spontaneamente.

"Voleva annegarsi nel Fiumelatte. Per fortuna il suo metalupo si è fatto sentire e noi abbiamo potuto tirarlo fuori in tempo, primo che diventasse un ghiacciolo."

Tentato di annegarsi... Jon ha tentato di annegarsi perché non sopportava più il pensiero di quello che io l'ho costretto a fare...

Come aveva potuto spingersi fino a quel punto? Distruggere tutto e tutti in un modo simile? Come aveva potuto non rendersi conto di quello che stava diventando? Daenerys Targaryen non era mai stata una sanguinaria. Eppure lo era diventata. E a pagare il prezzo della sua follia erano stati gli innocenti di Approdo del Re e Jon Snow.

Jon Snow che a dovuto farlo pur di fermarmi, ha dovuto farlo perché mi amava e non poteva vedermi così, ha dovuto farlo perché spinto da altri e ora si maledice per questo al punto da volersi togliere la vita.

Era così presa dai suoi pensieri che si accorse solo in un secondo momento di essere arrivata a destinazione.

Una radura non molto grande accoglieva una tenda, un vecchio tronco caduto ed un focolare. Tutto ciò dava su un magnifico paesaggio di montagne e foreste innevate, ma la persona che se ne stava immobile davanti alle fiamme non ci stava facendo molto caso.

Quella persona era Jon Snow.

Jon!

Il cuore di Dany ebbe un sobbalzo al vederlo e per un secondo fu certa che anche il bambino nel suo ventre, per quanto ancora piccolo come un'arancia, scalciò felice al sapere che suo padre fosse vicino a lui. Sorrise. Ma il sorriso si spense non appena vide in che stato era ridotto Jon.

Quei riccioli scuri che aveva tanto amato erano spettinati e non curati, profonde occhiaie scure cerchiavano i suoi occhi, segno ben evidente di notti insonni, era pallido più della neve che li circondava e... oh dei quanto era magro! Lyanna aveva detto la cosa giusta: ora Jon sembrava solo un involucro vuoto.

Tormund si avvicinò per primo e si sedette dal lato opposto del fuoco, di fronte a Jon. Lui non staccò lo sguardo dalle fiamme.

"Come stai oggi Piccolo Corvo?"

"Bene grazie."

La voce di Jon era distaccata e fredda e lui rimaneva sempre un silente osservatore della danza del fuoco.

"No. Tu non stai bene, lo sappiamo entrambi. Ho qui una persona che vorrebbe vederti."

"Ti ho già detto più volte che non voglio vedere nessuno!"

Tormund si alzò e fece segno a Dany di avanzare.

"Ciao Jon."

Al suono della sua voce Jon alzò gli occhi e la guardò a bocca aperta. Dany gli sorrise, ma lui non rispose al sorriso. Lui si alzò e sguainò Lungo Artiglio.

"Sei solo un'altra allucinazione..." La voce di Jon cominciò a essere scossa da singhiozzi. "S-Solo un'altra a-allucinazione venuta qui per punirmi. L-Lo so c-che vuoi p-punirmi. Sei a-arrabbiata con me..."

Lungo Artiglio cominciò a tremare nella sua mano. Dany gli si avvicinò leggermente.

"No Jon. Io sono qui, sono qui veramente. Non sono arrabbiata per-"

"VAI VIA!" Il suo grido disperato la interruppe. Ora teneva Lungo Artiglio con entrambe le mani e entrambe tremavano così violentemente che Dany credette che la spada gli sarebbe presto caduta. "T-Tu non sei qui. NON LO SEI!"

Le lacrime gli rigavano il volto. Sospirò e se ne andò poco più in là, girato verso il paesaggio.

Tormund era rimasto lì immobile ad osservare la scena le fece un segno con gli occhi come a dire: "Forse è meglio che vai a chiarirti con lui."

Dany lo fece. Jon se ne stava immobile sulla discesa opposta della collina, Lungo Artiglio abbandonato nella neve.

"Jon..."

"Vai via" Adesso la voce di Jon non era più arrabbiata come prima, solo stanca. Infinitamente stanca. "Sei solo l'ennesima allucinazione dovuta alla mancanza di sonno adeguato. Non sei lei..."

Dany gli si avvicinò lentamente e, stranamente, lui non oppose alcuna resistenza. Quando fu dal suo lato vide che Jon chiuse immediatamente gli occhi. Lei gli prese il viso fra le mani. Al suo tocco il legittimo erede al Trono di Spade sussultò e cominciò a tremare come un pulcino bagnato.

"Jon... apri gli occhi..."

Lui scosse debolmente la testa.

"Ti prego... fallo..."

Le lacrime continuavano a scendere senza sosta lungo il suo volto e Dany le prese con i pollici.

"Jon... "

Jon Snow deglutì e poi aprì gli occhi. Come sono tristi i suoi occhi... tristi, grigi ed increduli...

"T-tu sei..."

"Sì, lo sono." Dany era certa che anche i suoi occhi si stessero riempendo di lacrime.

"C-come?! I-io t-ti ho u-u-u-ucci-..."

Non riusciva a pronunciare quella parola. Non davanti a lei.

"Ucciso. Si, mi hai ucciso. Ed io all'inizio ero talmente furiosa con te che se ti avessi avuto davanti ti avrei strozzato con le mie stesse mani, ma poi... ho capito."

Gli raccontò la storia della radura, di Rhaegar, Lyanna e della visione di Approdo del Re.

"Molto tempo fa giurai di non diventare come mio fratello Viserys." Gli spiegò Dany. "Giurai che avrei dimostrato al mondo che l'ultima rimasta di una dinastia ancestrale non era anche lei fuoco e sangue. Pensavo di essere diversa da queste parole."

"Tu lo eri-" La interruppe Jon, ma Dany lo guardò dolcemente, facendogli segno di tacere.

Dopo avergli accarezzato la guancia con la mano continuò: "Mi piace pensare che lo fossi. Ma non era così. Tutti quelli che mi circondavano mi dicevano che ero una brava regina ed io ci credevo. Ogni azione che compivo, mi dicevo che la compivo nel giusto. Io ero nel giusto.  Non guardavo agli altri. Non pensavo ad altri. Viserys mi aveva parlato per anni di come il nostro posto fosse aldilà del Mare Stretto, nella terra dei nostri avi. Sul Trono dei nostri avi. E come fu per lui, fu anche per me. Il Trono divenne il mio obbiettivo, nonostante tutto, nonostante tutti. Costruii tutto sulla credenza che la Casa Targaryen fosse l'unica che dovesse detenere il potere."

Jon la guardava silenzioso.

"Poi ho incontrato te. Te, la persona più meravigliosa che abbia mai camminato su questa terra, disposto a tutto per il bene della sua gente. E quando mi furono rivelate le tue vere origini... fu come se tutto quello per cui avevo lottato si fosse rivelato inutile. Ti amavo ancora profondamente ma tu avevi una pretesa più potente della mia. Fu allora che cominciai a vedere tutti come una minaccia. E fu allora che tutto iniziò a crollare. Persi ser Jorah, Missandei, Rhaegal. Tu, nonostante avessi buone intenzioni, decidesti di dirlo alle tue sorelle. Sansa lo disse a Tyrion, che lo disse a Varys, che complottò contro di me."

Dany sospirò.

"Sai com'è la sensazione di sentirsi abbandonati da tutti? Di avere paura a toccare cibo perché sai che qualcuno a te fedele vuole avvelenarti?"

Sì, la sapeva. Lui non parlava ma i suoi occhi sì. E Dany sapeva di esserne la causa.

"Ma nonostante tutto, nonostante quanto mi sentissi abbandonata, ero diventata ciò che anni prima avevo giurato di distruggere. Non ero la Dany che avevi conosciuto, che Tyrion o Varys avevano conosciuto... mi stavo trasformando in un... in un... tiranno."

Era una dura parola, ma era quella.

"Tu lo vedesti, lo vedesti la distruzione che avevo portato ad Approdo del Re e sapevi che cosa stavo diventando. Lo so che eri combattuto sul farlo, mi ricordo ancora le tue lacrime nella sala del Trono... ma dovevi fermarmi. E quello era l'unico modo. L'hai fatto per il mondo intero, per migliaia di altri innocenti. L'hai fatto per me, perché mi amavi, per salvarmi da quello che stavo diventando... Oh Jon. Non sono arrabbiata con te. Dovrei invece mostrarti tutta la gratitudine possibile per avermi riportato sulla retta via."

Al termine di tutto quel discorso Jon la guardava con la bocca aperta.

"Dei sacerdoti rossi di Volantis mi hanno riportato in vita." Disse Dany.

Gli sorrise.

"I-io non voglio farti più del male Dany... Io..." Finalmente parlò.

"Lo so che non lo farai. Tu mi ami. Questa ferita che posseggo ne è la prova concreta."

Gli prese le mani nelle sue.

Lui tremava ancora, ma meno rispetto a prima. Poi ricominciò a piangere. "Oh Dany... io... non avrei dovuto dire niente a nessuno... quella mattina a Roccia del Drago... sono stato uno sciocco. Ho sbagliato ad ascoltare Tyrion, a farmi circuire e abbindolare come un idiota. Ho sbagliato tante, tante cose e mi meraviglio che tu abbia la forza di perdonarmi. Avrei dovuto sostenerti, stanti accanto nel momento del bisogno, comprenderti. Ed invece..."

"Siamo entrambi stati due sciocchi Jon Snow. Due sciocchi e due folli. Ma se ci guardiamo dietro siamo perduti."

Jon sorrise. Il suo primo vero sorriso da quando Dany era arrivata. Anche se qualcosa dentro di lei le disse che invece era da quando l'aveva uccisa. Con quel suo modo sghembo di sorridere, un po' impacciato, come un ragazzino alla prima cotta.

"Tormund mi ha detto che hai tentato di toglierti la vita."

"Sì." Aveva smesso di piangere e di sorridere, ora era serio. "Pensavo che la mia vita fosse stata tutta una gigantesca merda. Un vita fatta solo di dolore. Pensavo che il mondo sarebbe stato un posto migliore senza un assassino e traditore come me."

Gli accarezzò ancora la guancia, dolcemente, lentamente.

"Non pensarlo più neanche per scherzo. Tu sei la cosa migliore che sia capitata al mondo negli ultimi 22 anni. Hai salvato talmente tante persone che definirti eroe è eufemismo. E poi ora... hai una ragione in più per vivere."

Tolse la mano dalla sua guancia e si toccò il ventre.

"Tu sei..." Jon era a bocca aperta e sembrava che gli occhi gli dovessero schizzare fuori dalle orbite da un momento all'altro.

".... Incinta." Concluse Dany. "Incinta del nostro bambino. A quanto pare il seme Targaryen batte tutti."

Rise e anche Jon rise. Oh... com'era bella la sua risata!

"Il Trono è stato distrutto." Disse poi lui. "Da Drogon."

"Bene." Quel trono non aveva portato altro che morte e distruzione.

Ed è questo che fa il potere. Disse una voce dentro di lei. Quel Trono era la miglior rappresentazione del potere. Esso è fatto di lame aguzze, di guerra, di dolore e di morte. Il potere si conquista con le spade. Si arriva a lui dopo un cammino di sangue. Ed il potere poi è come una spada: dipende tutto dalla mano nel quale è posto.

"E Bran è stato eletto nuovo re. Eletto, sì, perché ora i re verranno eletti. E poi il Nord è un regno indipendente, perciò Bran governa Sei Regni."

Dany si chiese il senso di tutto ciò: questo nuovo sistema di eleggere un re non avrebbe comportato solo lotte fra le casate perché ognuna avrebbe voluto mettere su chi voleva? E l'indipendenza del Nord non avrebbe portato alla richiesta di indipendenza da altri regni che da tempo la bramavano come le Isole di Ferro e Dorne? Avrebbe portato guerra. A questo punto era meglio rimanere tutti uniti sotto una monarchia dinastica. Era da secoli che funzionava in un simile modo ed ormai le divisioni fra i regni uniti di Aegon il Conquistatore non si vedevano più.... Perché ritornare divisi?

Tuttavia non disse tutto questo a Jon, ma prese la mano che lui gli offriva. E ritornarono insieme nella radura.



Quella notte fecero un amore impazzito, nella tenda, e Dany pensò che le sue grida di piacere si fossero sentite fino al Castello Nero.

Non si vedevano da tempo, non si esploravano da tempo. Jon la penetrò con una tale passione che Dany non aveva mai visto in lui.

Potrà anche essere un drago di lignaggio ma a letto è un lupo. Oh per gli dei antichi e nuovi se lo era....

Le era mancato tutto di lui: il suo profumo, i suoi occhi, i suoi riccioli... Lei lo divorò di baci, sul suo corpo tracciò con lingua rotte conosciute solo a loro due.

Metti un altro bambino in me Jon Snow, spargi i tuoi semi in me come un contadino lo fa in un campo.

Dany fu certa che lo fece, perché quella fu la loro notte. Loro e solo loro.



In seguito si addormentarono, uno accanto all'altra, i visi rivolti uno verso l'altra.

Poi Dany fu svegliata da qualcosa. O qualcuno.

Le grida ed i respiri affannati di Jon. Dany conosceva la ragione. Si mise anche lei seduta sul letto e lo prese da dietro.

"Ssh.... È stato solo un brutto sogno..."

"Vi eri te e la Sala del Trono e... il fuoco..."

Prese la sua testa fra le mani e se la strinse al petto. Jon singhiozzava, ma lei cominciò a cullarlo. "Lo senti? Questo è il mio cuore che batte. E questo..." Spostò la sua testa sul suo ventre. "È nostro figlio. Stai calmo Jon, va tutto bene..."

Lo cullò ancora un po', poi tornarono entrambi a sdraiarsi. Lui le era lì accanto, con una mano sopra il suo ventre, e quando il suo respiro divenne irregolare Dany capì che si era addormentato. Calmo, tranquillo ed in pace.

Si avvicinò lentamente e, scostandogli un riccioli ribelle, lo baciò sulla fronte. Questa notte non siamo un re o una regina od un Lord ed una principessa. Sospirò felice prima di addormentarsi.

Siamo solamente Jon e Dany.

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