Capitolo 42

I raggi del sole filtravano attraverso le tende, atterrando sulla pelle di Daenerys.

È già arrivato il grande giorno. Sorrise.

Fuori Vecchia Città era già in fermento e le voci dei suoi abitanti erano udibili anche dal piano più Alto dell'Alta Torre, sede della Casa Hightower.

Già, la loro incoronazione non si sarebbe tenuta ad Approdo del Re nel Grande Tempio di Baelor, ma a Vecchia Città nel Tempio Stellato.

Era stato lì che tre secoli prima Aegon il Conquistatore era stato proclamato Re dei Sette Regni e unto con i sette oli benedetti dall'Alto Septon in persona.

Ed ora che i Targaryen erano ritornati al potere, essere incoronati lì sarebbe stato un gesto simbolico che pochi avrebbero dimenticato.

Erano arrivati lì una settimana prima, stupendo tutti su quella decisione presa così all'improvviso. Tuttavia nel giro di sette giorni Vecchia Città si era messa al lavoro e ora era definitamente pronta per ospitare le celebrazioni.

Dany girò il viso dall'altra parte del letto e si ritrovò difronte il bel viso addormento del suo consorte contornato da una marea di riccioli spettinati.

E, come al solito, stava sbavando sul cuscino.

Dany sorrise e gli spostò un ricciolo ribelle dalla fronte. La risposta di Jon fu un mugolio.

"Jon... sai che giorno è oggi?"

Un altro mugolio.

Dany gli si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio: "È il giorno della nostra incoronazione."

"Mmh... incornazione?.... "

Dany cercò di trattenere una risata, ma fu inutile.

"No." Rise. "Incoronazione Jon, è il giorno della nostra incoronazione come legittimi sovrani dei Sette Regni. Credo che sia ora che tu ti svegli."

E Dany lo svegliò. Con le labbra.

Un bacio fece schiudere le iridi grigie di Jon Snow.

"Buongiorno mio re."

Jon sbadigliò. "Buongiorno mia regina. Oggi è... "

"Il giorno dell'incoronazione, sì, è quel giorno."

Jon stava per aprir bocca ma in quel momento qualcuno bussò alla porta.

"Vostre Grazie?" La voce di una serva risuonò aldilà del legno. "Chiedo perdono per il disturbo Vostre Grazie, ma dobbiamo prepararvi."

Jon sbuffò in modo finto. "Di già? Non possiamo neanche fare colazione? "

Dany adorava quando faceva così, era adorabile.

Gli accarezzò il braccio, quello stesso braccio che, impugnando Lungo Artiglio nella mano, l'aveva salvata dall'attentato di quel povero pazzo.

Erano giunti alla conclusione che quell'uomo non era stato mandato da nessuno ma era solo un folle.

"Ci sarà un banchetto." Gli disse. "Ma è comunque meglio che mangi qualcosa per avere un po' di energia. La cerimonia non durerà cinque minuti."

Dany si alzò dal letto e aprì la porta, lasciando entrare un nugolo di servi che li circondarono, poi gli porse un vassoio che era stato posato su un tavolo poco distante. Su di esso vi erano un calice di vino e una discreta quantità di frutta.

"E tu non mangi niente?" Le domandò Jon.

Dany fece segno di no con la testa e si apprestò a seguire le sue ancelle per il bagno.

"Sono il Sangue del Drago amore mio." Gli rispose con un sorriso. "Farò colazione più tardi."





Il cielo era limpido e di un azzurro intenso, quasi come se una mano gigante l'avesse dipinto per l'occasione.

Quando Jon e Dany scesero dalla carrozza, il popolo emise grida di giubilo.

Videro colei che quel giorno sarebbe diventata la loro regina.

Era una vera bellezza valyriana come tutti dicevano che fosse.

I suoi lunghi capelli argentati erano lasciati liberi sulle spalle tranne per una treccia nel mezzo. Indossava un abito dal corpetto grigio fumo decorato da tante scaglie che ricordavano quelle di un drago. Anche le spalline erano grigie e da lì partivano due strascichi rossi, rossi come la gonna.

Era ben visibile il suo ventre rigonfio e per questo il popolo fu ancora più felice: presto avrebbero avuto un erede.

Subito dopo di lei comparve il loro futuro re.

Era giovane e non tanto alto. I suoi scuri e ricci capelli erano stati legati in un codino. Il suo farsetto ed i suoi pantaloni erano neri, ma l'ampio mantello che gli svolazzava dietro le spalle era rosso e legato alle spalle con delle spille in argento raffiguranti delle teste di drago. Nonostante ciò non sembrava aver dimenticato le sue radici nordiche, perché nella parte superiore il mantello era foderato di pelliccia.

I due giovani  salutarono calorosamente la gente, per poi salire, mano nella mano, le scale che conducevano all'ingresso del Tempio Stellato.

In quello stesso Tempio, 300 anni prima, l'Alto Septon di allora vi si era rinchiuso e aveva passato sette giorni senza mangiare né bere nulla. Uscì il settimo e proclamò che il Culto dei Sette Dei, così come Vecchia Città, non si sarebbe opposta a Aegon.

Dentro dominava il profumo dell'incenso e della cera delle candele che si scioglievano davanti alle statue dei Sette Dei.

Dany ammirò la grande cupola sopra di lei, per poi abbassare lo sguardo sui nobili invitati.

Quasi tutti i membri delle Grandi Casate erano lì, compresi gli amici e i parenti di Jon.

Nessuno a quanto pare aveva voluto mancare per un occasione così speciale.

L'Alto Septon era in piedi sull'altare, con l'imponente corona di cristallo che creava tanti piccoli arcobaleni grazia a un raggio di sole che la penetrava.

Venne loro incontro con un sorriso sulle labbra, seguito da due valletti che gli reggevano il lungo strascico della veste e da uno che trasportava un vassoio dorato con sette ampolle.

Quelli erano gli stessi sette oli con i quali secoli prima Aegon il Conquistatore era stato proclamato Re del Continente Occidentale.

Sia Jon che Dany si inginocchiarono.

"Tre secoli dopo che Aegon I di Casa Targaryen sbarcò sulle coste di Westeros, io incorono questo giovane uomo e questa giovane donna al cospetto dei Sette Dei."

Una prima ampolla fu aperta e data all'Alto Septon, il quale, dopo avervi intinto un dito, unse prima Jon e poi Daenerys con l'olio benedetto.

"Possa il Padre infondere loro saggezza e la forza per cercare sempre giustizia."

Un'altra ampolla fu aperta e il gesto fu ripetuto.

"Possa la Madre infondere loro la virtù di essere misericordiosi e di fornire protezione agli uomini."

Una terza ampolla, un terzo olio. "Possa il Guerriero infondere loro coraggio e vegliare sempre su di loro nei tempi burrascosi."

Ma io ho già il mio Guerriero! Dany scoccò un occhiata a Jon e gli sorrise.
Lui si era già dimostrato un guerriero anche senza l'aiuto divino.

Jon le rispose al sorriso, ma poi ritornarono entrambi concentrati sulla cerimonia.

L'Alto Septon aveva aperto un'altra ampolla e vi stava immergendo un altro dito, pronto per ungere le loro fronti per la quarta volta.

"Possa il Fabbro infondere loro forza perché riescano a portare sulle loro spalle questo pesante fardello."

Dany sapeva di avere già questa forza dentro di sè: lei era il Sangue del Drago, ed il drago non è debole.

Furono unti per la quinta volta.

"Possa la Fanciulla preservare immacolate le loro anime e preservare la loro dinastia nell'innocenza."

Poi per la sesta. "Possa la Vecchia, che conosce il destino di ogni uomo, illuminare con la sua lanterna il cammino che devono percorrere e guidarli lungo la strada."

E infine venne l'ultimo olio e con esso l'ultima unzione.

"Possa lo Sconosciuto arrivare nel giusto momento e portarli con sé nei Sette Cieli, dove non vi sono affanni o sofferenze."

Lo Sconosciuto non veniva invocato quasi mai perché era associato con la morte e l'ignoto. Tuttavia anch'egli era un dio, uno dei sette aspetti della singola divinità.

Quando l'ultima ampolla tornò a posarsi sul vassoio dorato, il valletto che lo reggeva fra le braccia fece un inchino e indietreggiò per lasciare il posto a un altro. Quest'ultimo portava con sé un cuscino di velluto rosso foderato d'oro sul quale vi erano posate due corone.

Una delle due era quella di Aegon il Conquistatore che il Principe Martell aveva regalato a Jon e Daenerys.

L'alto Septon prese proprio questa in mano per prima e la resse sopra la testa di Dany.

"Nella Luce dei Sette, io ora proclamo Daenerys di Casa Targaryen, Prima del suo nome, Regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Signora dei Sette Regni e Protettrice del Reame."

Quando il cerchio in acciaio di Valyria fu posato sul suo capo, Dany cercò di trattenere l'emozione.

La corona del primo Aegon, del suo più illustre antenato... era sulla sua testa!

Anche lei era una conquistatrice, anche lei aveva lottato sia letteralmente che metaforicamente.

L'altra corona invece era un cerchio d'oro decorata con tante piccole spadine rosse e dorate che si alternavano. Le spade rimandavano al Nord e alle sue gelide guerre, mentre i colori al sangue Targaryen che scorreva nelle vene di Jon.

L'alto Septon l'alzò in aria e la tenne sollevata sopra la testa di Jon.

"Nella Luce dei Sette, io ora proclamo Aegon delle Case Targaryen e Stark, sesto del suo nome, Re degli Andali, dei Rhyonar e dei Primo Uomini, Signore dei Sette Regni e Protettore del Reame."

E anche sul capo di Jon fu posata una corona.

Per secoli era sempre stato il re a venire incoronato prima della sua regina, ma Jon e Dany avevano voluto cambiare questo per far sì che tutti vedessero e capissero che adesso i sovrani erano di pari livello.

Si rialzarono e Jon porse una mano a Dany per aiutarla.

"Che possano regnare a lungo!" Proclamò l'Alto Septon.

In tutti il Tempio Stellato la frase ripetuta:

"Che possano regnare a lungo!"

Jon e Daenerys si sorrisero, mentre, mano nella mano, avanzavano verso l'uscita, pronti per mostrarsi appena incoronati al loro nuovo popolo.

Erano lì, insieme, dopo aver tanto lottato.

E insieme avrebbero affrontato qualunque cosa il futuro avrebbe messo sul loro cammino.

Adesso manchi solo tu, nostro sogno di primavera. Pensò Dany posandosi una mano sul grembo. Quando arriverai?

Salutò insieme a Jon la folla giubilante.

Pensò a quanto sarebbero stati giubilanti quando il loro bambino sarebbe venuto al mondo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top