Capitolo 41
Se c'era una cosa che infastidiva molto Tyrion Lannister, Primo Cavaliere del Re e della Regina, quella cosa era l'urlo di una partoriente.
Se poi questa partoriente era la compagna del Gran Maestro e quelle urla si sommavano alle istruzioni gridate a voce alta da quest'ultimo, la cosa diventava irritante.
Ma per rimediare a questo c'era una bella caraffa di vino a portata di mano e un bambino di tre anni biondo e sorridente.
Per quanto non fosse così loquace come molti bambini della sua età, il Piccolo Sam era una compagnia gradita per Tyrion.
"Tra non molto avrai un fratellino o una sorellina." Disse al bambino prima di portarsi alle labbra l'ennesima coppa di vino.
Il piccolo lo guardò un'attimo con i grandi occhi castani sgranati, per poi ritornare a concentrarsi sui suoi giocattoli sparsi sul pavimento.
"Sarà strano avere un fratello, credimi. Eppure è molto meglio stare in compagnia piuttosto che da soli, non trovi?"
Un lieve annuire ed il rumore di soldatini di legno che si scontravano fu la sua risposta.
Tyrion rise leggermente e rivolse il proprio sguardo fuori dalla finestra, a Approdo del Re.
Già, meglio stare in compagnia che da soli. Pensò.
La sua infanzia non era stata delle più rosee, eppure a illuminare quei lunghi anni bui aveva sempre avuto la presenza di suo fratello Jaime.
Jaime che si era trasformato, che era riuscito finalmente a staccarsi da quell'amore tossico e morboso di Cersei.
O almeno Tyrion fino a poco tempo prima aveva pensato così, fino a che il destino e le sue misteriose intenzioni avevano decretato che così come i gemelli Lannister erano venuti al mondo insieme, da quello stesso mondo se ne sarebbero anche dovuti andare insieme.
C'erano notti in cui Tyrion restava sveglio a pensare a loro.
Jaime era sempre stata la sua sola compagnia, colui che provasse nei suoi confronti anche la seppur minima briciola d'affetto, un uomo con l'onore ritrovato.
Se avesse saputo che la sera in cui l'aveva liberato sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe visto...beh, avrebbe preferito tenerlo prigioniero piuttosto che mandarlo in contro alla morte.
E Cersei invece...
Cersei l'aveva sempre guardato dall'alto verso il basso con uno sguardo di disprezzo e di disgusto. Ma nonostante fosse stata la persona più malvagia che Tyrion avesse mai incontrato, lui conosceva il motivo di questa sua malvagità.
Aveva perso tre figli uno dopo l'altro, era stata costretta a sposare un balordo perennemente ubriaco e infedele, e l'unico amore che mai avesse avuto nella vita era stato quello incestuoso, malato e segreto di suo fratello.
Anche se a Tyrion Cersei non era mai piaciuta era comunque sangue del suo sangue.
Insieme a Jaime erano i leoni Lannister, la cucciolata dell'inflessibile Lord Tywin.
E dei leoni non muoiono sommersi da dei mattoni e da un soffitto che sta crollando.
"È un maschio!" La voce felice di Samwell Tarly distolse Tyrion dai suoi pensieri.
Sam se ne stava sulla soglia della porta. Solo allora Tyrion si accorse che le grida erano cessate
"Congratulazioni!" Esclamò Tyrion.
Il giovane Gran Maestro gli si avvicinò sorridente. Sembrava che da un momento all'altro dovesse esplodere di felicità.
"Io e Gilly abbiamo un figlio maschio, lo chiameremo Jon."
"Come il nostro buon re?" Il Folletto sorseggiò dell'altro vino.
"Anche se per noi resterà sempre Jon Snow, il suo nome da re è Aegon VI."
Tyrion rise. "Lo so sapientone! Ora portami a vedere questa meraviglia che il tuo seme ha creato. E porta anche questo giovanotto. "Indicò il Piccolo Sam. "Era ansioso di vedere il suo fratellino."
Sam prese in braccio il bambino e lui e Tyrion si stavano dirigendo verso la porta, quando qualcosa li fece girare.
Il gracchiare di un corvo che se ne stava appollaiato sul davanzale della finestra.
Legata alle zampe aveva una lettera.
Tyrion la staccò, la lesse e quando ebbe finito di leggere guardò Sam con occhi stupiti.
"Cosa c'è?" Domandò quest'ultimo. "È da Jon e Daenerys? È successo qualcosa?"
Tyrion fece segno di no con la testa.
Quei due ragazzi riescono sempre a cogliermi di sorpresa.
"Mio caro Gran Maestro, credo che presto dovremmo dirigerci verso Vecchia Città: siamo invitati a un'incoronazione."
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