Capitolo 4

Sapeva ciò che andava fatto.

Lo sapeva da giorni ormai e ora aveva deciso.

Jon Snow si alzò dal letto ed uscì dalla sua tenda, ma questa volta non si sedette ad osservare il fuoco come ogni giorno. Questa volta andò oltre e scese giù dalla collina, evitando accuratamente le tende del suo nuovo popolo.

Spettro è a caccia. Bene, non voglio che nessuno mi veda.

Il Fiumelatte si era ricoperto di un sottile strato di ghiaccio durante la notte ma Jon lo ruppe con un calcio dello stivale.

Lo immerse. L'acqua era gelida.

Bene. Perfetto.

Lentamente, Jon Snow si immerse nel freddo abbraccio delle acque, rompendo il ghiaccio man mano che andava avanti. Avanzò ed avanzò finché l'acqua non gli arrivò al mento.

Era ora. Era il momento.

Il mondo sarebbe stato un posto migliore senza di lui, un regicida ed un traditore in meno. Avrebbe rivisto suo padre, Robb, Theon, Edd l'Addolorato, Pyp, il Lord Comandante Mormont. Avrebbe rivisto Dany.

Questa volta sarebbe stata la volta buona, non c'era nessun prete rosso nelle vicinanze che potesse riportarlo in vita o nessun coagulo di donne brute pronte a soccorrerlo dopo un taglio di vene a seguito dell'ennesimo esasperante incubo.

Ora o mai più Jon.

Si immerse ed una volta sotto l'acqua aprì la bocca. Era freddissima e ben presto la sentì entrargli nei polmoni. Tutto sembrò scurirsi e diventare solo gelo ed oscurità.

Gelo ed oscurità. Sarà questo che ha provato Dany quando l'ho uccisa?

Forse riemerse un poco, perché, poco prima che il buio lo avvolgesse completamente, sentì in lontananza l'ululare di un lupo ed un dolce profumo di rose.


Quando si risvegliò la prima cosa che sentì fu il calore.

Era passato dall'essere abbracciato dal gelo più temibile all'essere avvolto da calde e morbide pellicce.

Dove... Dove sono? Chi... Chi mi ha salvato?

La sua domanda trovò ben presto una risposta perché davanti a lui si piazzò subito il volto ben furioso di Tormund.

"Ti si è ghiacciato il cervello per caso?!".

Jon provò ad aprir bocca ma ne uscì solo un debole rantolo. Solo allora si sentì esausto ed infreddolito come non mai.

Tormund sospirò e lo ricoprì con un'ennesima coperta di pelliccia. "Se non fosse stato per il tuo metalupo qui saresti già un freddo cadavere nel Fiumelatte. Ringrazialo". Indicò Spettro che se ne stava seduto vicino all'entrata della tenda.

Jon non voleva ringraziare Spettro. Gli aveva tolto l'opportunità di fare l'unica cosa che gli rimaneva da fare.

La rabbia abbandonò il viso di Tormund e lasciò spazio alla preoccupazione. "Lo so che sei disperato mio Piccolo Corvo e ne capisco anche il perché. Così mi sembra esagerato".

Jon avrebbe voluto spiegarli. Avrebbe voluto dirgli tante cose, ma come poteva. Lui non aveva visto il modo in cui Dany l'aveva guardato in quel momento. Nessuno l'aveva visto.

Si girò ed affondò il viso nel cuscino di pelliccia. "Lasciami solo". Disse. "Voglio restare solo".

Non era suo intento lasciar trasparire così tanta rabbia, ma così accadde. Tormund gli scompigliò ancora una volta i capelli e sospirò sconsolato. "Cerca di riposare. Se hai bisogno di me io sono fuori accanto al tuo caro posto vicino al fuoco".

Io non ho bisogno di te. Non ho bisogno di nessuno. Io me ne voglio andare da questo cazzo di mondo che non mi ha dato altro che dolore. Che i Sette Inferi mi accolgano per misericordia.

Quando fu certo che Tormund fosse uscito, Jon scoppiò in un pianto disperato, inondando il cuscino di lacrime. Dunque era questa la sua condanna: vivere con quel peso sulla coscienza, vivere con l'immagine costante di Dany che lo tormentava. Qualunque cavolo di divinità dominasse il mondo doveva essere crudele, estremamente crudele.

Riportarlo indietro dai morti solo per condannarlo ad una vita di dolore... Che beffa!

Si addormentò fra le lacrime e nei suoi sogni venne chi mai avrebbe pensato di incontrare.

Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark erano in ginocchio accanto a lui e lo guardavano con uno sguardo carico d'apprensione. Di bene in meglio! I genitori che mai erano comparsi durante il resto della sua vita ora venivano a fargli visita dei sogni! E loro quali crudeli parole avevano da dirgli: figlio infame? Ingrato? O magari un bel come hai osato uccidere tua zia?!

Nessuna di queste.

Lyanna gli accarezzò la guancia e gli sussurrò un dolcissimo: "Bambino mio...".

"Bambino mio?!". Jon era incredulo. "Cosa volete da me, voi che non mi siete mai comparsi in tutta la vita, voi che non mi avete mai detto niente nei sogni?! Andate via!".

I due si guardarono. Lyanna gli prese la mano mentre Rheagar parlò:"Jon... Aegon...come hai pensato di poter fare una cosa simile?!".

"Come ho pensato?! Cosa rimane della mia vita?! Dimmelo! E che cosa ho fatto poi?! Ho UCCISO TUA SORELLA! Lei che si fidava ciecamente di me, lei che mi amava, lei.... lei che.... che...". Le parole ben presto di trasformarono in singhiozzi e Jon si ritrovò a sferrare pugni al terreno, a qualunque tipo di terreno fosse.

"Sssh cucciolo...". Lyanna prese il suo volto fra le mani e lentamente lo condusse verso le sue ginocchia.

Jon si ritrovò a piangere sulle ginocchia di sua madre, mentre lei e suo padre l'accarezzavano dolcemente.

"Sssh... È tutto ok. È tutto ok cucciolo".

"N- No! N-Niente è o-ok! V-Voi non a-a-avete visto come D-Dany mi g-guardava! V-Voi.... v-voi....".

Pianse ancora, ancora ed ancora. Per tutto. Per Daenerys, per Lord Eddard, per i suoi cugini, per i suoi genitori, per la sua cavolo di vita ed ogni cosa che in essa aveva dovuto subire.

Rhaegar cominciò a pizzicare le corde della sua arpa. Jon non sapeva da dove fosse spuntata fuori, ma dopotutto il mondo dei sogni era così strano...

"Noi lo sappiamo Jon. Noi siamo sempre stati accanto a te, altrimenti che razza di genitori saremmo?".

Sempre stati accanto a lui? Ma allora...

"Al f-fiume! Eravate voi! Voi a-avete chiamato Spettro! Il profumo delle r-rose...".

I due non risposero, ma cominciarono a cantare sulle note di una dolce melodia dell'arpa di Rhaegar.

Quanto era bella, quella ninnananna. Jon sapeva che quella era una ninnananna, quella che i suoi genitori gli avrebbero cantato ogni sera se tutto fosse stato diverso, fin dall'inizio.

Non seppe dire per quanto andarono avanti in quel modo.

Ma si svegliò in seguito con il profumo di rose nelle narici e l'eco di una ninnananna lontana nella mente.

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