Capitolo 31

Arya Stark era in piedi lì davanti a lei, la spada Ago stretta nella mano ed un'espressione infuriata in viso.

Ma più del viso, erano i suoi occhi grigi - gli stessi occhi di Jon - che la guardavano pieni di disprezzo e collera.

"Cosa vuoi Arya?"

Sansa sapeva che sarebbe stata una cosa lunga, perciò si sedette sul letto.

"Perché hai fatto tutto questo?" La lama di Ago rifletteva un solitario raggio di sole che entrava dalla finestra.

"Perché mi chiedi tu, cara sorellina?"

"Non chiamarmi sorellina."

Sansa rise leggermente. "Ti risponderò: per togliere dai piedi quell'argentea puttana straniera e far ritornare Jon qui al Nord, dove è il suo posto e dove lui può aiutarmi."

"Non chiamare la tua regina in quel modo!"

Arya alzò Ago all'altezza del mento di Sansa.

Sansa ringraziò Gli Antichi Dei per la distanza, seppur lieve, che c'era fra di loro in quel momento.

Non voleva sentire la punta della spada contro la sua gola.

"La mia regina? Il Nord è un regno indipendente!"

Un sorrisetto comparve sulle labbra di Arya. "Non ancora per molto. Sbaglio, o i tuoi cari lord ti hanno rinchiusa qui mentre loro decidono le sorti del Nord?"

"Ma non hanno nominato il voler passare dalla parte di Daenerys e Jon, vogliono solo aiutare il popolo."

"Ed io credo che, se avranno un po' di buonsenso, passare dalla parte di Jon e Daenerys sarà la loro prima scelta. Almeno loro danno una mano alla loro gente. "

La furia stava prendendo dominio in Sansa.

"Perché io? Io non ho forse passato ore chiusa nel mio studio con i lord a cercare di trovare un modo per risolvere questa situazione? E Daenerys poi non è una minaccia in più al nostro regno? Hai visto cosa ha fatto a Jon."

"Esiste una cosa al mondo che si chiama perdono, cara sorella, ed un'altra cosa che si chiama redenzione, pensavo che tu, dopo tutto quello che hai passato, avresti avuto pietà di coloro che hanno attraversato le tue stesse difficoltà ed avresti imparato il significato di queste parole."

"Tu hai visto cosa ha fatto? Hai visto come a ridotto Jon!" Esclamò Sansa.

Si alzò dal letto, i pugni serrati.

Arya le si avvicinò.

"Perché tu come hai trattato tuo cugino? L'hai tradito quando lui ti aveva affidato un segreto che nostro padre è stato capace di nascondere per 23 anni e tu neanche per cinque minuti. E quando se ne stava andando al Nord con i Guardiani della Notte, gli hai almeno detto grazie per tutto, tutto, quello che ti ha fatto?"

"Perché? Tu l'hai fatto?"

"Ho avuto almeno la decenza di piangere perché non sapevo se l'avrei rivisto ancora! Eri lì anche tu Sansa, l'hai visto in volto, hai visto quanto il dolore lo stesse divorando dall'interno, non so che forza sia riuscito a trattenersi tutto dentro! Ma forse non l'hai fatto, forse eri troppo impegnata a pensare alla tua cara e appena guadagnata corona!"

Sansa deglutì nervosamente.

Arya si avvicinò ancora di più a lei con Ago che puntava al petto di Sansa.

"Pensi che la corona te la sei meritata perché sei stata trattata peggio di una pezza vecchia, pensi di sapere più degli altri perché hai giocato al Gioco del Trono. Beh, ti dono due notizie: Jon è stato trattato come una pezza vecchia dal giorno in cui nostro padre lo portò a Grande Inverno, così come Daenerys, e seconda notizia, il Trono di Spade è stato distrutto, non esiste più il Gioco del Trono."

Ed è qui che ti sbagli Arya.

"Mi dispiace dirtelo Arya, ma il Gioco del Trono esisterà in eterno perché il Gioco del Trono è la politica. Finché più uomini o solo uno, sederanno su scranni per governare il loro paese, il Gioco del Trono esisterà e continuerà ad attirare a sé nuovi giocatori pronti a tutto pur di avere il potere e mettere il loro culo su una sedia, sia essa fatta di ferro, di spade, di legno o di merda di cane."

Arya stette un attimo in silenzio.

Sono riuscita a conviverti sorella?

A quanto pare no, perché poco dopo le parole tornarono a fuoriuscire dalle labbra della giovane Stark.

"Ciò non cambia quello che sei, non cercare di distrarmi con lunghi discorsi come farebbero Ditocorto o Cersei."

Come farebbero Ditocorto o Cersei.

Basta! Per quanto tempo avrebbero continuato a paragonarla a gente del genere?

Lei non era loro.

"Ti piace tanto farlo eh?" Arya rise. "Il tuo popolo sta morendo di fame Sansa, tutta Westeros sta morendo di fame e tu non fai niente mentre Jon e Daenerys stanno tentando di tutto pur di risolvere la situazione. Un vero monarca non starebbe per ore con le mani in mano davanti ai propri lord, un vero monarca andrebbe anche fino in capo al mondo pur di aiutare il proprio popolo e farebbe pace con il suo peggior nemico se questo potesse alleviare le sofferenze della popolazione. Ma tu a quanto pare, che dal passato non ti vuoi staccare, non conosci il significato di queste parole."

Arya rinfoderò Ago.

"Io me ne vado Sansa, spero che tu rifletta su ciò che ci siamo dette. Spero che tu sappia veramente seppellire il passato e scoprire il significato della parola perdono."

Uscì da una finestra e scomparve nell'aria frizzante della notte.

E fu allora che Sansa Stark si gettò sul suo letto e pianse disperata.

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