Capitolo 30
"Dany ti prego!"
"No Jon, ho deciso che ci andrò e quindi ci andrò!"
"Ma Dany... "
Daenerys si sedette sul letto sbuffando.
Jon continuava a dirle che non doveva andare con lui quel pomeriggio ad Approdo del Re per incontrare i signorotti che comandavano i quartieri.
Diceva che era "pericoloso" sia per lei sia per il loro sogno di primavera e che era meglio che lei restasse a Roccia del Drago al sicuro.
"Jon, io ti comprendo." Disse lei. "Ma il popolo deve vedermi, deve vedere che io sono cambiata e che voglio solo il loro bene."
La sua mente corse ai rifugiati di Approdo del Re che lei e Jon avevano accolto lì a Roccia del Drago, di come poco a poco non avevano avuto più timore di lei ma avevano scoperto la vera Daenerys.
E si erano affezionati a lei come ad una cara, carissima amica, specialmente la piccola Clare.
Jon sospirò.
"Lo so Dany, ed hai ragione ma... "
"Ma?"
"Ma se Bran ci scoprisse? Se succedesse qualcosa a te ed al nostro sogno? Dany, io non voglio che tu soffra mai più, specialmente per causa mia."
Gli occhi di Jon erano leggermente umidi.
Dany lo baciò sulla guancia per rassicurarlo. "Ne abbiamo già parlato, tu non mi hai mai fatto soffrire. Jon, giurami che non torneremo mai più a parlare di quest'argomento in futuro."
"I-Io... " Jon deglutì nervoso, poi la baciò sulla fronte. "Se proprio devi venire almeno stammi vicino, ti prego, stai attaccata a me e non scappare via."
Dany rise. "Dove vuoi che vada?"
Il sorriso era tornato sulle labbra di Jon Snow.
"Non saprei, continuate a stupirmi mia regina."
Lei lo baciò sulla fronte.
"Allora me lo prometti? Prometti che non parleremo mai più di ciò che è successo? Il passato è passato, ora guardiamo al futuro, guardiamo alla primavera. "
"Te lo prometto mia regina."
Quel pomeriggio salparono per Approdo del Re e quando attraccarono e scesero, ben nascosti sotto lunghi mantelli, Tyrion disse loro che sarebbero andati ad incontrare il primo signorotto di quartiere.
"E se quel tizio si fiderà di noi, allora gli chiederò di divulgare la notizia a tutti i suoi amici in città, i quali la divulgheranno al popolo che, si spera, fra due giorni sarà pronto per scappare come programmato."
Seguendo Jon e Tyrion lungo il molo, Dany ebbe modo di vedere che le barche attraccate erano pochissime e quasi tutte era pescherecci di poveri pescatori, tutti con le reti vuote.
Perché un popolo di un milione di persone non può campare di pesce in eterno ed i pesci non rimangono sempre nello stesso posto.
E le barche erano poche perché tutti erano terrorizzati dagli uomini di ferro e della loro forza distruttiva in mare. Probabilmente molte barche mancanti erano state distrutte ed il loro equipaggiato ucciso o morto affogato.
Dany cercò di stare al passo con Jon e Tyrion, ed ogni tanto il primo le gettava una rapida occhiata per accertarsi che stesse bene e fosse lì.
Com'è protettivo Jon, quando è così è peggio di una balia.
Questo pensiero la fece ridere leggermente ma la risata si spense non appena entrò in città.
Le persone disseminate per le strade erano magrissime, quasi trasparenti, sotto un poverissimo strato di carne si intravedevano le ossa.
Madri dal volto emaciato stringevano silenziose i loro bambini dagli occhi infossati nel cranio, che guardavano i pochissimi passanti con sguardi pietosi.
Una donna anziana stava masticando - sì, masticando - striscioline di legno che lei stessa staccava con le unghie dalla trave sulla quale era adagiata.
Come sono ridotte queste persone?
A Dany quasi venivano le lacrime agli occhi a vedere tutta quella disperazione.
Si posò una mano protettiva sul ventre e si strinse al braccio di Jon.
"Jon... tutta questa gente... " Gli sussurrò all'orecchio.
"Lo so." Rispose lui, come se quelle poche parole gli fossero bastate per capire tutta la tristezza di Daenerys.
Da sotto il mantello la sua mano cercò quella della sua regina.
E la trovò.
Si fermarono un secondo a dare l'elemosina ad una povera donna con due figlioletti moribondi a carico.
"Che gli dei vi benedicano!" Esclamò loro con le lacrime agli occhi.
Passarono davanti a diversi fornai chiusi.
Non c'è più grano per fare la farina e di conseguenza non c'è più pane.
Approdo del Re era diventato un grigio, desolato e silente mondo di morti di fame.
"Ecco, siamo arrivati. " Annunciò ad un certo punto Tyrion.
Davanti loro si stagliava un gigantesco portone di legno con batacchi in ferro.
Anche se quella sarebbe dovuta essere la porta dell'abitazione di un modesto uomo arricchito, a Dany ricordava più l'entrata di una stalla.
Il Folletto si avvicinò e batté tre volte al portone con il batacchio.
In quel breve attimo Dany poté vedere che poco più in là, all'incrocio di una via, un discreto gruppo di individui era radunato attorno ad un fuoco.
E l'animale che stavano arrostendo sullo spiedo era un gatto.
A Dany per poco non venne un conato di vomito, e non per la gravidanza.
Da uno sportello che si aprì nel grande portone si intravidero due occhi porcini.
"Parola d'ordine?" L'uomo dagli occhi porcini aveva un vocione profondo.
"Maialino al latte" Rispose Tyrion.
Da dietro il portone si udirono suoni di chiavi che si giravano e chiavistelli che venivano aperti.
E la porta si aprì.
Davanti a loro apparve un uomo dal ventre più grande della testa e ricoperto da una folta peluria. Ma dalle sue guance scavate e dalla pelle cascante sulle braccia, si vedeva che la fame aveva colpito anche lui.
"Buongiorno Syg." Disse Tyrion all'uomo. "Il tuo signore è in vena di ricevere visite?"
Syg squadrò Jon e Daenerys da capo a piedi. "Questi sono i due di cui ci avevi parlato?"
"Esattamente, e gradirebbero molto parlare con Alaryk, se non ti dispiace."
"Lord Alaryk." Precisò Syg.
Tyrion rise. "Glielo avrò detto milioni di volte: prima mi faccia vedere uno stemma ed un feudo, poi lo chiamerò lord molto volentieri. Un palazzetto grigio e dalle tegole rotte in centro alla Capitale non basta per farsi chiamare lord."
Syg grugnì. "Venite, vi porto dal mio signore."
I tre lo seguirono lungo una scalinata ed un lungo corridoio.
Un corridoio pieno delle più svariate cose che Dany avesse mai visto: stranissimi animali impagliati, statue d'oro che raffiguravano uomini e donne nelle più strane - ed intime - posizioni, gigantesche palle di vetro colorato ed un sacco di altre stranezze.
Ed alla fine giunsero di fronte al famoso lord Alaryk.
Un uomo dai lunghi capelli tinti di viola e le dita ricoperte di anelli era adagiato comodamente su un enorme cuscino e stava accarezzando un gatto dal folto pelo bianco.
Appena lì vide un sorrisetto giallo comparve sul suo volto.
"Tyrion!" Esclamò alla vista del Folletto. "Pensavo che quel corvo maledetto ti avesse ingoiato!"
"Non è stato così, invece sono andato a recuperare i veri e legittimi monarchi dei Sette Regni."
Alaryk gettò un'occhiata a Dany e Jon.
"Tiratevi giù i cappucci ragazzi."
Loro ubbidirono, ed alla loro vista il presunto lord scoppiò a ridere.
"Ma guarda chi abbiamo qui! Daenerys Targaryen e Jon Snow! Proprio le due persone che nessuno avrebbe mai indovinato! "
"Sì signore." Intervenne Dany. "E siamo qui per... "
"Lo so per che cosa siete qui ragazzina." La interruppe bruscamente Alaryk. "Non pensare che ti chiami Vostra Grazia e che mi inchini di fronte a te ed al tuo amichetto, i monarchi sono la cosa più mutevole del mondo, vanno e vengono come la pioggia e ho capito molto presto che è meglio non attaccarsi subito alle loro reali gambe e sottane."
Il gatto bianco miagolò e lui si affrettò ad accarezzarlo.
"Voi volete che io avvisi tutte le mie conoscenze qui in città per far evacuare la popolazione." Continuò. "Ebbene, la mia risposta è sì, lo farò, perché questa città sta soffrendo troppo ed un lord come me deve essere clemente con il suo popolo, ma... "
Tyrion alzò gli occhi al cielo. "Cosa vuoi?"
"Cento dragoni d'oro." Fu la risposta di Alaryk.
Da non si sa dove, Tyrion sganciò al presunto lord un sacchetto pieno di monete.
Lui le prese al volo in mano, soddisfatto.
"Allora?" Chiese Jon impaziente.
"Allora mi dici ragazzo?" Alaryk rise. "Allora il vostro piano si sta realizzando: la popolazione verrà evacuata e quel brutto uccellaccio morirà nella sua stessa merda biancastra."
Quando tornarono a Roccia del Drago, quella sera, si stesero entrambi sul letto.
Non fecero l'amore, si strinsero solamente l'un l'altra per darsi calore e confortarsi a vicenda.
"Quanti bambini vuole avere la mia regina?" Domandò Jon.
La punta del suo naso sfregava dolcemente contro la nuca di Dany.
"Tanti." Rispose lei. "Sedici o venti!"
Risero entrambi.
"Cominciamo a far nascere questo però mio re."
Gli afferrò la mano e la posò sul suo grembo.
Il palmo di Jon era deliziosamente caldo.
"Daremo cibo a tutti quegli affamati." Disse Dany. "Li aiuteremo ed i regni torneranno quelli di un tempo."
Jon la baciò fra i capelli. "E tutti allora vedranno quale meravigliose regina sei, quale meravigliosa persone sei."
E quale meraviglioso re e meravigliosa persona sia tu, Aegon Targaryen, sesto del suo nome.
"Daenerys Targaryen prima del suo nome." Jon giocherellò con una ciocca dei suoi capelli. "Ti piace?"
"E a te piace Aegon Targaryen sesto del suo nome?" Dany gli sorrise.
"Solo se per te sarò sempre Jon Snow."
"Assolutamente sì. "
Si baciarono.
"Vedrai Dany. " Le disse Jon prima che entrambi caddero in un sonno profondo. "Il popolo di Westeros non soffrirà mai più."
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