Capitolo 3
"Bentornata alla vita Madre dei Draghi".
Questa voce era soffice ed al contempo seria. Apparteneva ad una donna completamente vestita di rosso e che al collo portava un gigantesco e luccicante rubino.
Dany si alzò, si mise a sedere ad ammirò ciò che aveva intorno a sé.
Si trovava in una camera dotata di vetrate, ma poche e che non assolvevano completamente al loro compito poiché quasi tutta la luce era data da enormi bracieri disposti intorno a lei. Oltre alla donna vestita di rosso erano presenti anche altre persone, sia uomini che donne, anch'essi vestiti di rosso.
Chi sono? Dove sono?
Come se avesse letto i suoi pensieri, la donna vestita di rosso rispose: "Sono Kinvara, sacerdotessa del Signore della Luce R'hollr, questi sono i miei confratelli e tu sei a Volantis dove il Signore ha voluto che il tuo drago ti trasportasse, Mhysa."
Il mio drago? Drogon?!
Drogon l'aveva trasportata fin lì?!
"I-io..." Voleva parlare ma solo allora si accorse di essere nuda su un altare di pietra.
Nuda e con una ferita sotto il seno.
Era lì che Jon l'aveva pugnalata. Lì, così vicina al suo cuore.
Jon...
Il suo pensiero la travolse come un'onda. Jon stava male, le aveva detto Lyanna, stava male e soffriva per ciò che aveva fatto. Per ciò che lei l'aveva costretto a fare. Jon soffriva a causa sua, il suo povero e dolce Jon dal sorriso sghembo ed adorabile, dall'alto senso del giusto....
Doveva andare da lui.
Dany tentò di scendere dall'altare ma scoprì ben presto che non era una buona idea. Si sentiva debole e stanca, come se avesse appena corso dieci miglia. Kinvara venne in suo soccorso, avvolgendola con una coperta.
"Siete appena tornata alla vita mia signora, non sforzatevi".
L'aiutò a scendere l'altare e i gradini sotto di esso e la condusse in una stanza poco lontana. Questa stanza non aveva bracieri o altari, solo un semplice letto dalle coperte di lino, un piccolo tavolo accanto alla parete e un balcone dal quale si poteva ammirare Volantis.
"Dovete fare attenzione mia signora, specialmente ora che siete in questo stato".
In questo stato. Allora era vero! Era...era...incinta.
Non aveva mai pensato di poter avere altri figli, figli del suo ventre, dopo Rhaego. I suoi figli erano i draghi, erano Drogon, Rhaegal e Viserion. Erano gli schiavi che aveva liberato. Erano i dothraki che l'aveva servita al punto da attraversare con lei il Mare Stretto.
Eppure, ora, il suo grembo accoglieva un'altra vita.
Una vita frutto del nostro amore Jon.
Al pensiero di Jon e dei suoi tormenti una lacrima solitario solcò il viso di Daenerys, ma lei la cacciò via con la mano.
Kinvara era ancora lì e la guardava.
"Perché... Perchè sono risorta?". Chiese Dany.
"Non lo so, nessuno lo sa. Ma a quanto pare il Signore della Luce, la fonte di ogni bene, non aveva ancora finito con te, Madre dei Draghi".
Sorrise.
"Ora riposa, devi riguadagnare le forze".
E detto questo se ne andò.
Dany rimase da sola in quella stanza e si sdraiò bene sul letto. Kinvara aveva ragione: doveva riprendere le forze, sia per lei sia per la fiammella di vita che ora abitava il suo ventre.
Si addormentò in breve tempo.
Sognò di Jon, di come le sorridesse in mezzo alla neve e la prendesse per danzare. Un bianco ballo fra ai fiocchi, fra le meraviglie del Nord. Sognò il suo caro albero di limoni con la casa dal grande portale rosso e una bambina che correva a piedi nudi verso di essa. Sognò di fare l'amore con Jon, di possederlo ancora, con il suo seme che entrava dentro di lei caldo e freddo ad un tempo. Ghiaccio e fuoco era Jon, dai baci caldi, bollenti, come le fiamme dei draghi ed i respiri gelidi e veloci come i venti del Nord.
Oh, come era bello nei suoi sogni....
Si svegliò felice, con ancora in bocca la sensazione della lingua di Jon che si avvinghiava con la sua in una meravigliosa danza.
Poi sentì la voce.
"Sei così bella quando dormi mia regina".
Mia regina? Io conosco questa voce.
Qualcuno stava nell'ombra ad osservarla.
"Chi sei?". Chiese Daenerys. "Fatti avanti e vieni alla luce".
La persona ubbidì e Dany rimase a bocca aperta.
Daario.
Daario Naharis se ne stava lì in piedi davanti a lei, sorridente.
"Cosa...cosa ci fai qui?".
Lui rise. "Credi che non abbia notato il grande drago nero che si dirigeva verso Volantis portando con sé la più bella donna del mondo?".
Dove vuole andare a parare?
"Sono venuto qui per te Daenerys". Disse il mercenario inginocchiandosi accanto al letto. "Vieni con me, torniamo a Meereen insieme e governiamola come re e regina".
"Io non posso e non.. non voglio Daario, mi dispiace...".
L'altro non perse la sua espressione felice.
"Perché? Hai già dimenticato tutte le nostre notti? Tutti i nostri momenti?".
No, Dany non li aveva dimenticati, ma semplicemente Daario non le diceva più niente. Non le provocava più quel piacevole brivido lungo la schiena, quel vecchio brio. Daario non era Jon con il suo senso dell'onore e la testardaggine, con quella sua bontà ed infinita umiltà. Daario era solo un mercenario.
Lui abbassò gli occhi sul suo ventre ancora così poco rigonfio ed il suo sguardo si incupì.
"Chi è il padre del bastardo?".
Cosa?! Daenerys temette di aver sentito male. Come aveva appena chiamato il frutto dell'amore suo e di Jon?
Lo schiaffeggiò più forte che poté.
"È l'unica persona al mondo che non è mai stata e mai sarà un bastardo sotto ogni punto di vista!".
Detto questo si alzò e lasciò la stanza, lasciando anche un Daario sbigottito.
Restò quattro giorni presso Kinvara e i seguaci del Dio Rosso, assimilando il tutto. Il mondo le sembrava crollato addosso all'improvviso. Lei sembrava essere crollata improvvisamente, lei e tutti gli ideali nel cui nome aveva lottato per anni. Aveva sofferto, sacrificato, pianto in silenzio... e per cosa? Per ridursi a ciò che aveva sempre temuto di diventare? Per cancellare con una semplice e infiammata sillaba tutto ciò che aveva sempre sognato? No, stentava a crederlo e si malediva, passando nel frattempo lunghe ore davanti allo specchio a fraternizzare con quella cicatrice sul seno. Le sarebbe rimasta a vita, un perenne rimando del suo errore più grande.
Ero divenuta... ero divenuta una falce, la degna erede di mio padre. Gli incubi la perseguitarono in quelle notti, facendola sobbalzare sul letto con le lenzuola attorcigliate intorno alle gambe e il cuore impazzito nel petto. Sognò ripetutamente di avere le mani lorde di sangue e ammucchi di cadaveri carbonizzati e gementi sotto i suoi piedi. Ma io non sono mio padre!
Alla fine prese coraggio e annunciò il suo desiderio di partire alla ricerca di Jon. Detestava averlo ridotto in uno stato pietoso e si malediva interiormente per esserne l'artefice, ma una piccola parte di lei nutriva ancora il dubbio, serbando velenoso rancore. L'aveva pugnalata al cuore dopotutto. No, devo fronteggiare le conseguenze delle mie azioni e Jon è una di quelle.
Non poteva volgere lo sguardo al futuro continuando a scappare dal passato.
Si fece dare dei vestiti, sia leggeri che pesanti e mise quelli pesanti in una borsa. Doveva essere preparata per il gelo delle Terre Oltre la Barriera. Prese anche scorte di cibo, tozzi di pane, formaggio stagionato e gallette di riso, e mise anche quelle nella borsa.
Poi, dopo aver ringraziato Kinvara ed i sacerdoti rossi con tutta la gratitudine possibile, si diresse verso Drogon. Il grande drago nero l'aspettava nel cortile del tempio e quando la vide ruggì di gioia. Dany lo accarezzò con tutto l'amore possibile.
Grazie figlio mio, senza di te non sarei qui in questo momento.
Montò sul drago.
"Daenerys aspetta!". Daario Naharis giunse allora, fermandosi a poca distanza da Drogon. "Io... Mi dispiace per prima...io non-".
"Non dire una parola". Lo interruppe Dany.
Gli sputò in terra.
"Arrivederci Daario Naharis, spero che Meereen sia in buone mani".
Ordinò a Drogon di volare e poco dopo si ritrovò fra le nuvole, con il vento fra i capelli. Volantis, Daario ed il mondo intero erano solo puntini indistinti sotto di lei.
"Verso Nord Drogon. Oltre la Barriera".
Il drago nero ubbidì.
Sto venendo da te amore mio! Aspettami!
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