Capitolo 27
Le fiamme del braciere erano minuscole, piccole scintille che nascevano tra i neri carboni.
E le uova di drago ne erano circondate.
Dany le guardava assorta, in ginocchio accanto al braciere di bronzo,
Tra non molto, quella sera, ci sarebbe stato il primo Concilio di Guerra indetto da lei e Jon.
Ci sarebbero state discussioni e decisioni ma adesso, in quel breve momento poco prima dell'imbrunire, Daenerys voleva soltanto starsene lì davanti al braciere ad osservare le uova di drago.
Erano sette meraviglie, sette uova colorate circondate da aloni di calore.
Una era nera come era stata quella di Drogon, con riflessi rossi sulle scaglie se veniva presa in mano e mossa.
Un'altra gialla con scanalature bianche, la terza rossa, la quarta bianca come il latte, la quinta era dello stesso verde di Rheagal, la sesta era un grigio sbiadito e la settima...
La settima era di un viola stupendo, profondo, che Jon definiva dello stesso colore dei suoi occhi.
Senti questo calore piccolo mio? Si accarezzò il grembo e gli sorrise. È il calore dal quale nascono i draghi, e tu, come un drago, sei nato dal calore del nostro amore. Sentilo già da adesso attraverso la mia carne, conosci il calore.
Forse il bambino le lesse nella mente, perché un calcio dal ventre le venne quasi come una risposta.
"La mia regina sta ammirando le uova di drago?" Le sussurrò una voce nell'orecchio.
Era la voce di Jon e la sua mano si era posata sulla sua spalla. Dany gliela strinse.
"Volevo solo che nostro figlio conosca già da subito la potenza dei draghi."
Jon rise leggermente. "E dei lupi allora? Ha anche sangue di lupo nelle vene."
Indicò Spettro che si era sdraiato accanto a Daenerys. Durante il loro viaggio verso Naath il metalupo albino era rimasto a Roccia del Drago.
"La conoscerà. " Rispose Dany. "Conoscerà la potenza delle bufere del Nord ed il canto dei lupi alla luna piena."
Jon la baciò sulla guancia. "Il nostro sogno di primavera... Però credo che sia ora del Concilio sai?"
"D'accordo, aspetta che mi cambio."
Come al solito Jon la aspetto seduto sul letto mentre lei si cambiava dietro il paravento.
Dany decise di indossare un semplice abito bianco senza maniche ma con un paio di spalline ed un grande rombo nero ricamato in mezzo al seno.
Non appena uscì dal paravento Jon non riuscì a reprimere un fischio deliziato.
"Per gli dei... che bellissima donna ho sposato."
Dany rise. "Andiamo mio re, ci stanno aspettando."
Si incamminarono mano nella mano versa la Sala del Tavolo Dipinto.
Perché non può essere così per sempre? Dany voleva che tutti i giorni fossero così: lontani dalla guerra e dai pensieri di distruzione, in mezzo ad un popolo felice e non più piangente, con i baci di Jon che la svegliavano la mattina ed il loro sogno di primavera che scalciava.
Ma quando arriverà veramente la primavera? Un raggio di luce, un raggio di speranza? Sembra ancora di essere nel più freddo degli inverni, con le nubi così spesse da non riuscire a vedere niente.
Ma anche nel più freddo degli inverni qualche volta un raggio di luce riusciva a penetrare le nubi ed il gelo, ed allora illuminava tutto di un bianco candore.
Dany sperò di essere capace di ricordarlo: vi è sempre speranza.
Vi è sempre speranza.
Solo che una volta arrivati lì la felicità svanì grazie ad una lettera.
Una lettera legata alla zampa di un corvo proveniente da Approdo del Re.
Fu Ser Davos a mostrarla loro.
"Richiedo la consegna di Aegon e Daenerys di Casa Targaryen fra sette giorni. Se ciò non avverrà io farò sì che tutte le porte di Approdo del Re siano chiuse con i suoi abitanti all'interno. Nessuno potrà più uscire o entrare.
Bran lo Spezzato, legittimo re dei Sei Regni"
Non appena ebbe finito di leggere Dany sentì il fiato mancarle.
Bran voleva assediare Approdo del Re dall'interno? Voleva che i suoi abitanti già stremati morissero di fame?
"Dobbiamo salvare quelle persone." Disse posando le mani sul tavolo.
Tutti coloro che li avevano aiutati durante l'attacco a Roccia del Drago erano lì presenti. Si era recentemente aggiunto loro Gendry Baratheon per la "felicità" di Arya.
"Certamente Vostra Grazia, ma per farlo dobbiamo trovare un modo." Rispose Tyrion.
Jon si avvicinò a Dany e da sotto il tavolo incrociò le dita con le sue.
Questo le diede conforto.
"Potremmo dire loro in qualche modo di fuggire senza che nessuno li noti." Suggerì Jon.
Tyrion rise. "E come? Quella è una città di un milione di persone, le sposti tu un milione di persone senza fare il minimo rumore o farti notare."
"Almeno le donne ed i bambini." Suggerì Davos. "I più deboli ed i sofferenti."
"Già..." Sospirò Dany. Come fare? Le sembrava una missione impossibile.
"Drogon potrebbe trasportare una buona quantità di persone, ma non un milione."
"Ora che ci penso Vostra Grazia... "Tyrion le si avvicinò. "Sotto tutta Approdo del Re vi è una larga rete di fognature. Potremmo dire alla popolazione di passare da lì, esse sbucano sulla spiaggia."
"E da lì potrei aiutarvi io Vostra Grazia." Intervenne Yara. "Un numero sufficiente delle mie galee per far evacuare il popolo."
"E un numero sufficiente di soldati se dovessimo trovarci contro quelli fedeli a Bran. " Disse il comandante delle armate dorniane.
Il principe non era potuto essere presente, ma al suo posto aveva delegato il suo fedele comandante: un uomo dalla pelle scura ed un folto paio di baffi.
"Anche Capo Tempesta vi darà aiuto." Disse Gendry.
"Ed anche io e Ser Podrick." Giurò Ser Brienne.
"E visto che anche la bionda signora lo fa, anche noi Bruti lo facciamo." Tormund rise. "Dopotutto siamo più che in debito con il Piccolo Corvo."
Al sentirsi chiamare con quell'affettuoso soprannome Jon arrossì, mentre Ser Brienne alle sdolcinate frasi di Tormund a lei rivoltè roteò gli occhi.
Dany sorrise. Quanti alleati!
"Allora toccherà a me entrare in azione." La stretta di Jon si fece più intensa. "Se la Fortezza Rossa, come presumiamo, sarà vuota perché i cavalieri fedeli a Bran saranno in strada a lottare, io potrò entrare facilmente e... e compiere il mio dovere con lui."
Dany sentì che la sua voce si era incrinata per un attimo. Lo capiva. Bran Stark un tempo era stato per lui come un fratello.
"Ma come potremmo avvisarli?" Chiese Dany.
La soluzione venne da Tyrion. "In ogni quartiere vi è sempre qualcuno che si definisce più potente degli altri, poveri signorotti caduti in disgrazia che diventano il centro della vita del quartiere. Potremmo parlare con loro e convincerli."
Bene. Molto bene.
"Faremo così Lord Tyrion." Jon gli sorrise. "Ed ora se non vi dispiace, io e la regina vorremmo ritirarci nei nostri appartamenti."
Una serie di inchini li seguirono mentre, a braccetto, uscirono dalla Sala.
Quella sera fecero il bagno insieme e si pulirono l'un l'altra nella grande vasca di granito nero.
"Oh Jon... " Era abbracciati l'un l'altra, la schiena di lui contro gli scalini neri della vasca, le braccia di lei che lo circondavano.
"... credi che ce la faremo? Riusciremo a salvare tutte quelle persone?"
Jon la guardò adorante, gli occhi grigi che riflettevano la luce delle candele disposte tutt'intorno alla vasca.
"Ne sono più che certo."
"E perché mai?"
La baciò sulla guancia. Nel farlo i suoi riccioli bagnati sfregarono contro la sua pelle.
"Perché solo tu sai rendere l'impossibile possibile."
La risposta di Daenerys fu un bacio appassionato sulle labbra del suo amato.
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