Capitolo 20
I suoi capelli argentati rilucevano alla luce delle candele posate sulla scrivania.
Per Jon era uno spettacolo meraviglioso.
E di questo Dany parve accorgersene. "Vuoi stare lì a vedermi per tutta la sera?"
Rise leggermente. Oh dei, quale meraviglioso suono era la sua risata. Jon le si avvicinò. Dany era impegnata a scrivere una lettera alla scrivania, la penna d'oca che tracciava sottili intrecci d'inchiostro sulla pergamena, il graffiare della punta sulla superficie del foglio. E il sole che stava lentamente scomparendo oltre il mare in uno spettacolo unico di rosso, rosa ed arancione.
Vorrei rimanere nella nostra stanza per sempre, con solo queste meraviglie intorno a noi. Pensò Jon.
Lui le si avvicinò da dietro e posò il mento sulla sua spalla. "Non dovresti stancarti troppo." Le sussurrò all'orecchio.
Lei sorrise. "Non mi sto stancando, sto scrivendo una lettera."
"A chi?"
"A Yara Greyjoy. Lei è l'unica dei miei vecchi alleati che mi sia rimasta fedele ed in quanto sua regina voglio ordinarle che i suoi uomini la smettano di attraccare la popolazione di Westeros."
Jon la baciò sulla guancia. "Credi che ci crederà?"
"Lo spero con tutto il cuore." Sospirò Dany.
Jon le mise entrambe le mani sulle spalle. "Non voglio che tu ti sforzi troppo, capisci? Nelle tue condizioni hai bisogno di riposo..."
Dany piegò la testa all'indietro per incrociare il suo sguardo. Jon adorava le sue iridi viola. "Ti ringrazio per essere così premuroso nei miei confronti, mio re, ma il nostro sogno di primavera sta crescendo bene ed al sicuro."
Jon le prese il viso fra le mani e la baciò sulla fronte. "Quindi ora posso chiamarti mia regina?"
"Sì. Tutte le volte che vuoi... "
La baciò ancora sulla fronte e dopodiché ritorno a sedersi sul letto.
"Bene allora, mia regina, sapete che ci attende un banchetto vero?"
Dany rise ma non staccò gli occhi da foglio. "Se definisci banchetto una cena di sei persone allora non so proprio come definiresti una cena con venti persone."
"Un gran trambusto."
La risata di Dany risuonò ancora per la stanza. Jon adorava quando succedeva ed adorava farla ridere. Era così bella quando rideva.
"Come tratteremo la questione di Tyrion?" Le domandò. "È per causa sua se... se è avvenuto quello che è avvenuto." Si rifiutava ancora di menzionarlo. "Deve pagare per il suo tradimento."
Dany si profuse in profondo sospiro, come se fosse la millesima occasione che tornavano sull'argomento. "Jon, te l'ho già detto: sono ben consapevole di cosa Tyrion sia reo, ma ora come ora, dopo tutto il dolore che abbiamo attraversato, dopo tutte le perdite che abbiamo subito e data la situazione in cui sta versando il reame, spillare sangue è l'ultima cosa che desidero. L'unico sangue a cui ambisco è quello malefico di Bran, quel suo bastardo sangue tiranno... e la mente di Tyrion potrebbe tornarci utile in questi momenti concitati."
"Potrebbe star facendo il doppio gioco e..."
"Tu stesso mi hai informato del sentimento che nutriva nei miei confronti." Dany lo interruppe bruscamente, sempre ricurva sull'epistola. "E, per quanto mi faccia ribrezzo, dubito che si possa essere affievolito e dubito che Tyrion brami di rendersi colpevole di una carestia e del deperimento del suo popolo. Il malgoverno di Bran starà colpendo anche Castel Granito." Lo congedò con un gesto della mano. "Visto che ci tieni tanto a questo banchetto, perché non vai subito ad occupare il tuo posto al desco? Io ti raggiungo subito."
Jon si rialzò, lievemente stizzito dalla conversazione, e la baciò ancora sulla guancia, sfregando poi dolcemente le sue labbra contro quei capelli argentei che tanto amava.
"D'accordo." Le sussurrò ancora all'orecchio. "Ma vedi di non mangiare tanto come tuo solito."
Daenerys gli diede uno scherzoso colpetto sulla nuca. "È per il nostro sogno di primavera che mangio tanto, mio re. E non sono grassa."
"Certamente no, ma il nostro sogno di primavera è proprio un piccolo ingordo se chiede così tanto cibo alla sua mamma."
L'ennesima risata di Dany seguì Jon quando lui uscì dalla stanza e si diresse verso la sala dei banchetti.
I rifugiati di Approdo del Re avevano trovato sistemazione nelle stanze di Roccia del Drago, che di stanze abbondava, ed erano stati dati loro tutti i viveri di cui avevano bisogno. Tuttavia quella era una cena privata fra loro due e Tyrion, Davos, Sam e Gilly. Una cena per parlare dopo tanto, per ritornare in sintonia, per riallacciare vecchi legami e formarne di nuovi.
Quando Jon arrivò la sala era ancora deserta o almeno deserta di uomini. Perché sul tavolo stavano svolazzando impertinenti un paio di corvi.
Corvi. Jon serrò la mascella.
Da quando era scoppiata tutta la vicenda con Bran non sopportava la vista dei corvi.
"Sciò!" Muovendo le braccia cercò di scacciarli. "Sciò! Tornate nella vostra torre!"
I corvi gli gracchiarono contro prima di volare via fuori dalla grande finestra aperta dietro il tavolo.
Stupidi uccellacci. Pensò Jon prima di sedersi e mettersi ad aspettare gli altri.
La cena si rivelò un allegra riunione fra battute e risate.
Da quanto tempo non ridevo così tanto? Troppo. Aveva quasi dimenticato com'era stare con degli amici a tavola davanti ad un bel bicchiere di vino e ridere anche delle più squallide battute.
Ed anche Dany è felice. Accanto a lui la sua sposa - non solo, la sua regina - aveva gli occhi violetti scintillanti di allegria.
"Ti stai divertendo vero?" Le chiese, stringendo la sua mano che era posata sul tavolo.
"Certo!" Esclamò Daenerys. "È così bello... "
"Ma non dovresti bere vino... "
Jon prese il suo calice. Conteneva poco vino, pochissimo a dire il vero, ma lui non voleva comunque che Dany lo bevesse quando si trovava in quello stato.
"È solo qualche goccia amore mio."
"Solo qualche goccia che non sarebbe prudente bere. " Con le nocche le accarezzò la guancia. "Per questo lo bevo io!"
"Hey!" La lieve risata di Dany non riuscì a fermarlo mentre il liquido rosso scivolò nella sua gola.
Non era neanche buono, aveva un sapore orribile di carne bruciata ed inchiostro.
Un adorabile broncio finto comparve sul viso di Daenerys Targaryen. "Sei veramente maleducato mio re, non si ruba il vino ad una dama."
Jon avvicinò il naso al suo e lo sfregò dolcemente contro. "Non se quella dama aspetta un figlio mia regina."
Adesso il sapore disgustoso si era trasformato in qualcosa di... dolce. Sapeva di miele e di carne di cinghiale cotta alla brace, di panna, di carne di cervo e di mirtilli estivi. Erano tutte cose che Jon aveva già avuto occasione di assaggiare.
Ma che razza di vino è?
Guardò il suo riflesso sul fondo dorato del calice.
Un vino ormai andato a male, ecco cosa.
Gettò il calice sul pavimento e ritorno all'allegra cacofonia della cena.
Man mano che il tempo passava il martellare che sentiva nella testa aumentava sempre di più.
Probabilmente sono solo ubriaco. Probabile. Quanti calici si era fatto? Otto? Nove? O forse erano undici? Ne aveva ormai perso il conto. Ma ogni volta che si era ubriacato la testa non gli aveva mai fatto male così...
E lo stomaco.... oh dei se gli doleva...
Jon si abbandonò lungo la sedia, tirando indietro il capo nella speranza che il dolore si affievolisse. Niente da fare.
Ma quanto cavolo devo essere ubriaco per avere un martello che mi picchia la testa?!
Attorno a lui le grida e le risate della festa continuavano e questo non faceva altro che aumentargli il mal di testa.
"Dany." Disse posando una mano sulla spalla della sua sposa.
Dany si girò verso di lui. "Cosa c'è Jon?"
"Sono stanco morto Dany. Vado a letto, d'accordo?"
Dany gli sorrise spostandogli affettuosamente un ricciolo ribelle dalla fronte. "Ti sei fatto qualche bicchierino di troppo vero? Vai pure a fare la nanna piccolo Jon, io ed il nostro sogno arriveremo tra poco. È stata una giornata estenuante per entrambi."
Alzandosi Jon le fece il baciamano. "Cerca di non rimanere qui troppo. Hai bisogno del doppio del mio riposo."
Salutò gli altri ed si incamminò verso i suoi appartamenti.
C'era sua fratello - no, cugino, o forse non era più neanche quello - in quella desolazione grigia.
Il Re Bran lo Spezzato lo guardava fisso negli occhi, silenzioso ed immobile come una statua.
"Cosa vuoi Bran? Non ci hai già dato abbastanza casini?!"
Jon era arrabbiato con lui, era l'ultima persona sulla faccia della terra che desiderasse vedere in quel momento.
"Lo sai Aegon?" Bran alzò una mano dal bracciolo della sedia a rotelle e la guardò. "Il Re della Notte aveva ragione su una cosa: le persone vanno controllate, tutti vanno controllati, altrimenti cosa può diventare la società umana?"
Jon non capiva. "Cosa... cosa intendi dire?"
La risposta di Bran fu un sogghigno contorto che comparve sul suo volto e tutto il suo corpo che si ricoprì di... ghiaccio.
Re Bran lo Spezzato si trasformò in una statua di ghiaccio mentre tutto quel grigio che l'aveva circondato passò ad essere azzurro.
Passò ad essere neve.
"Bran! Bran!" Urlò Jon.
In mezzo a quella bufera la figura di Bran scomparve.
Ed al suo posto si vide solamente, brillante e vivido, un paio di occhi azzurri.
Si svegliò in una bagno di sudore. Cosa aveva appena sognato? Era veramente Bran? Cosa cavolo... cosa cavolo...
La stanza era immersa nel buio e Dany dormiva accanto a lui, i capelli brillanti alla luce della luna che entrava dal balcone. Quando era arrivata? Molto probabilmente Jon doveva essersi già addormentato da un pezzo, ma... quanto era bella...
Il corpo si alzava ed abbassava ritmicamente ai suoi respiri, ed il meraviglioso rigonfiamento dove era custodito il loro sogno di primavera, il loro tesoro prezioso, era una dolce collinetta sotto le coperte.
Avrebbe voluto baciarla ma non ci riuscì.
Un crampo allo stomaco, dolorosissimo, lo fece piegare in un due. E una sensazione di vomito gli risalì lungo la gola fino al palato.
Devo vomitare!
Jon balzò giù dal letto e corse alla latrina più vicina. Ed una volta giunto vi tirò fuori l'anima. Il vomito fu tanto, denso e bluastro ed ogni nuovo conato Jon si piegava in due dal dolore che lo attanagliava allo stomaco.
"Jon?" La voce di Dany risuonò preoccupata alle sue spalle.
Per quanto le forze glielo permisero, Jon si girò ed incrociò il suo sguardo viola ed ansioso, prima che un altro conato lo costringesse a chinare il volto sulla latrina.
"Chiamo Sam! Chiamo immediatamente Sam!" Esclamò Dany uscendo più velocemente possibile dalla loro stanza.
Cinque secondi e diversi vomiti e fitte dopo, Daenerys Targaryen ritornava con Samwell Tarly, Tyrion Lannister e Davos Seaworth alle calcagna e ben visibilmente gettati giù dal letto. Ormai la latrina si era intasata e Jon non aveva avuto altra scelta che il pavimento, il quale si era velocemente colorato di blu.
"Per gli dei... " Furono queste le prime parole di Sam alla vista di quel lago blu. "A-Aiutatemi a portarlo a letto."
In men che non si dica lui e Davos sollevarono Jon e lo trasportarono verso il letto. Jon non aveva più forze per camminare, non aveva più forze per nulla. Sentiva come se tutta la sua energia fosse stata rigettata insieme a quel vomito.
Per lo meno i dolori allo stomaco sembravano essere diminuiti. Ma tra poco ritorneranno più forti di prima vedrai... Oh mamma... sentiva di non riuscire a sopravvivere ancora una volta a tutto quel dolore.
"Che cos'ha Sam?!"
La vista di Jon era annebbiata, ma sapeva che questa era Dany.
Sam si girò un attimo a guardare quel mare di vomito bluastro dietro di sé, poi sospirò. "È stato... beh ecco Jon è stato... "
"DILLO!" Urlò Dany.
"Jon ha ingoiato del veleno!" Esclamò Sam un po' spaventato.
Il silenzio piombò nella stanza.
"H-Hai detto veleno?" Chiese Dany. Le sue mani proteggevano preoccupate il suo ventre.
"Sì." Disse Sam. "Ombra della sera. Jon non l'ha mai provata perciò il suo corpo ha reagito a questa sostanza strana ed estranea decidendo di espellerla... a modo suo."
Dany si morse le labbra e guardò verso Jon. Poi si sedette sul letto accanto a lui e gli strinse la mano, protettiva.
"I-Il tuo calice... " La voce di Jon si stava affievolendo, ma voleva parlare. "Il t-tuo vino a-aveva un s-sapore strano... "
Le ametiste che erano i meravigliosi occhi di Dany erano pieni di preoccupazione. E paura. "Vuoi dire che quel veleno, quello che bevono gli stregoni di Quarth, era destinato a me?"
La stretta attorno alla mano di Jon divenne ancora più protettiva.
"Probabile Vostra Grazia." Intervenne Ser Davos. "Ma la vera domanda è: chi ha tentato di avvelenarti?"
"Di avvelenare me ed il mio bambino." Precisò Dany. "Ma Jon ci ha salvati ancora."
Il suo sguardo era così pieno d'amore che Jon avrebbe ancora una volta voluto baciarla. Ma la situazione nella quale si trovavano non era una delle migliori.
"Se assunta una sola volta da una persona adulta e sana, essa non provoca danni di alcun tipo. " Disse Sam. "Ma se un bambino di pochi mesi ancora nel grembo materno ne viene in contatto... allora... può provocare un aborto."
Un aborto. Jon vide le lacrime comparire negli occhi di Dany a questa parola.
Lui le accarezzò la mano per tranquillizzarla.
"Chi può desiderare la morte del nostro bambino?" Dany cercò di controllare le sue emozioni.
"I c-corvi... " Jon sapeva chi, e lo avrebbe detto nonostante la sua voce fosse ancora più flebile.
"Cosa amore mio?" Dany si chinò su di lui per sentire meglio.
"I-I c-corvi. Quando sono a-arrivato nella s-sala c'erano dei c-corvi sul t-tavolo... Bran... È stato Bran... "
Jon poté vedere la rabbia montare in Daenerys.
"N-Non ti arrabbiare D-Dany, l'ultima v-volta... "
Dany fece un profondo respiro e chiuse gli occhi. Quando li riaprì era calma. "Hai ragione Jon, l'ultima volta che la rabbia ha preso il sopravvento in me ho fatto un casino."
Si accarezzò il ventre. "Il nostro bambino è vivo ed al sicuro grazie a te. Oh Jon... "
Lui le sorrise.
"Resta il fatto, Vostra Grazia, che nonostante Bran sia il re, i veleni sono comunemente un arma da donne ed eunuchi. " Disse Tyrion. "E, mi dispiace molto ammetterlo ma, stando ai vostri racconti, c'è una sola donna a voi familiare che avete incontrato lungo il vostro cammino per venire qui."
"Sansa." Dany pronunciò il suo nome freddamente.
Sansa? Jon non ci voleva credere. Perché mai Sansa avrebbe voluto la morte di un bambino innocente nel grembo materno? La Sansa che conosceva non l'avrebbe mai fatto...
Ma come per Bran, anche la Sansa che conoscevi se n'è andata. Ha imparato tutto ciò che poteva da Cersei e Ditocorto. È un'altra persona ora...
Possibile che li avesse traditi un'altra volta?
Jon avrebbe voluto dire tante cose e fare tante domande, ma la stanchezza piombò su di lui come un macigno. Il sonno lo chiamava a sé, un sonno sereno, senza sogni e senza conati di vomito.
"D-Dany?"
"Sì mio amore?
"M-Mi prometti che non ti arrabbierai e non b-brucerai niente?"
Dany gli sorrise e gli accarezzò la guancia, la paura in lei dissipata grazie a quella battuta."No, te lo prometto, ma ora cerca di riposare."
"Anche tu."
"Tra non molto ti raggiungerò, non ti preoccupare. Dormi ora, mio eroe." Si chinò e lo baciò sulla fronte. Era un bacio unito alle lacrime. "Solo gli dei sanno quanto ti amo Jon Snow. " Gli sussurrò all'orecchio.
"A-Anche io ti a-amo... "
Jon cadde in un sonno tranquillo, senza più incubi o dolori.
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